di Federica Marengo mercoledì 4 settembre 2024
-Dopo le proteste di piazza di ieri in tutto il Paese, sono continuate anche oggi le proteste contro il Premier israeliano Netanyahu, accusato di non aver fatto abbastanza per liberare gli ostaggi nelle mani di Hamas. Stamane, decine di persone, tra cui i familiari degli ostaggi , hanno manifestato davanti alla sede del Likud, il partito del Primo ministro, chiedendo al governo Netanyahu di siglare un accordo che porti al rilascio dei rapiti.
Il Premier Netanyahu, che nelle scorse ore ha comunicato all’Idf di prepararsi all’eventualità di dover subentrare alle organizzazioni umanitarie internazionali nella distribuzione di aiuti umanitari a Gaza, ha tenuto una conferenza stampa per i media esteri, nella quale ha detto: “Israele sta vivendo giorni di rabbia. Ieri ho visitato la famiglia di un ostaggio assassinato a Gaza, ho detto che mi scuso, abbiamo fatto tutto quello che potevamo ma non siamo riusciti a riportarlo a casa. Il 7 ottobre abbiamo assistito al più terribile massacro di ebrei dai tempi dell’Olocausto: hanno decapitato la nostra gente, violentato le nostre donne e poi le hanno uccise. Hanno bruciato vivi i bambini, hanno portato 250 persone nei tunnel”. Poi ha ribadito: “Se vogliamo il rilascio degli ostaggi, dobbiamo controllare il Corridoio Filadelfia” e , mostrando una mappa della regione, ha sottolineato: “Questo è il Medio Oriente e questo è il resto del mondo arabo. Israele è uno dei Paesi più piccoli del mondo, quindi quando Hamas parla di liberare la Palestina dal fiume al mare, parla della distruzione di Israele”.
Intanto, proprio in merito al corridoio Filadelfia e alle affermazioni recenti di Netanyahu, secondo cui “l’ Egitto, anche sotto la presidenza di Abdel Fattah Al Sisi, non ha protetto il confine con Gaza”, parlando di “ingresso di armi e mezzi per produrre armi”, i ministri degli Esteri di Arabia , Qatar ed Emirati hanno espresso solidarietà all’Egitto , condannando fermamente le dichiarazioni israeliane riguardanti la striscia di terra tra Gaza e l’Egitto.
A difesa dell’Egitto ,poi, si sono espressi anche il ministero degli esteri turco e il segretario generale della Lega Araba, secondo cui: “Il tentativo del Primo ministro dello stato occupante, Netanyahu, di lanciare accuse contro l’ Egitto non è altro che fumo negli occhi, usato per coprire il proprio desiderio di prolungare la guerra per motivi politici e personali”.
Inoltre, il Presidente turco Erdogan ha ricevuto il Presidente egiziano, Abdel Fattah El-Sisi in visita ufficiale in Turchia , la prima da 12 anni. Le presidenze turca ed egiziana hanno confermato che la storica visita “rappresenta una nuova tappa nel percorso di rafforzamento delle relazioni e di amicizia e cooperazione reciproca tra i due Paesi”.
Nel frattempo, mentre secondo alcuni atti giudiziari, la giustizia Usa ha accusato di terrorismo alcuni leader di Hamas, tra cui Yahya Sinvar, per il massacro del 7 ottobre, a detta del Wall Streer Journal, l’amministrazione Biden starebbe lavorando alla nuova bozza di una proposta dettagliata di accordo a Gaza per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi israeliani che dovrebbe descrivere in dettaglio come avverrà lo scambio degli ostaggi , specificare le condizioni in base alle quali le parti potranno tornare a combattere e anche per quanto tempo potrà durare la presenza israeliana nel corridoio Filadelfia.
Ciò , nonostante, il ministro della Sicurezza nazionale israeliano, Ben Gvir, abbia dichiarato di “lavorare per mettere fine ai negoziati con Hamas”, evidenziando in un post su X: “Un Paese a cui uccidono sei ostaggi a sangue freddo non conduce negoziati con gli assassini, ma mette fine ai colloqui, interrompe il trasferimento di carburante ed elettricità e li schiaccia fino a farli crollare. Proseguire con i colloqui non fa che spingerli a creare sempre più terrore, anche in Giudea e Samaria (in Cisgiordania)”.
A tale scenario, si aggiunge poi una nuova minaccia dell’Iran. Il vice comandante per le operazioni delle forze Quds delle Guardie rivoluzionarie iraniane, infatti, ha dichiarato che : “La risposta dell’Iran a Israele, promessa dopo l’uccisione del leader di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran, sarà diversa e inaspettata” e che “ l’Iran risponderà al momento giusto”.
Nel frattempo , sul campo, 65 razzi lanciati da Hezbollah hanno colpito la Galilea, nel nord di Israele. A tale raid, l’esercito di Tel Aviv ha risposto con un’ondata di attacchi nel sud del Libano.
Lo stesso esercito ha riferito che: “Nell’ultima settimana ,più di 200 terroristi sono stati eliminati dall’esercito israeliano nell’area di Tel Al Sultan a Rafah, nel sud di Gaza, sulla base di precise informazioni di intelligence” e che “interi arsenali sono stati trovati dentro strutture civili”.
Infine, sul versante umanitario, l’UNICEF per il Medio Oriente e il Nord Africa ha fatto sapere che : “La prima fase della vaccinazione anti-polio dei bambini di Gaza si è conclusa, con 189mila piccoli vaccinati. Ma l’obiettivo finale è immunizzarne 640mila. Gli ultimi tre giorni abbiamo portato un raro raggio di luce in mezzo al disastroso conflitto nella Striscia di Gaza. Dopo quasi un anno in cui le famiglie hanno vissuto orrori che nessun uomo, donna o bambino dovrebbe mai sopportare, questa settimana abbiamo visto cosa si può ottenere con la semplice volontà. Per almeno 25 anni, non ci sono stati casi di polio nella Striscia di Gaza. Ora, dalle profondità delle acque reflue non trattate e delle macerie, la minaccia invisibile è tornata. Finora è stato confermato un caso di polio in un bambino di 11 mesi, la cui breve vita è già stata costellata dalle circostanze più difficili e che ora subirà danni fisici irreparabili. Il rischio della diffusione della polio a Gaza e oltre, in particolare nei paesi vicini, rimane alto. Questa settimana abbiamo iniziato a rispondere. L’Unicef, l’Unrwa e l’Oms stanno lavorando instancabilmente per lanciare una campagna di vaccinazione a Gaza per 640.000 bambini sotto i 10 anni. La prima fase della campagna, che si è svolta dall’1 al 3 settembre, ha raggiunto più di 189.000 bambini sotto i 10 anni nell’area centrale della Striscia di Gaza, superando l’obiettivo iniziale. Sono state impiegate circa 513 squadre in tutta l’area”.
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