di Federica Marengo martedì 30 aprile 2024
-Il bilancio dei raid israeliani delle ultime 24 ore sulla Striscia di Gaza è di 34 morti. Colpita anche Rafah, al Sud, mentre sulla costa, le forze USA lavorano alla costruzione del molo galleggiante per l’arrivo degli aiuti umanitari via mare, che sarà completato nei prossimi giorni.
Sul fronte del Mar Rosso, secondo quanto reso noto su X dal Comando Centrale delle Forze Armate USA, sono stati lanciati 3 missili balistici anti-nave e 3 droni dallo Yemen verso una nave battente bandiera di Malta, di proprietà della Grecia. Non vi sarebbero stati feriti e la nave avrebbe proseguito la sua rotta.
Intanto, in Egitto continuano le trattive per la tregua e si attende la risposta di Hamas alla controproposta presentata da Israele.
A tal riguardo, si sono svolti dei colloqui anche nel corso del World Economic Forum in Arabia Saudita, alla quale hanno preso parte il ministro degli Esteri del Regno Unito, Cameron e il ministro degli Esteri egiziano Shoukry, i quali si sono detti “ottimisti”.
Ottimista, anche il ministro degli Affari Esteri italiano, Tajani, giunto a Riyad per favorire una tregua, la liberazione degli ostaggi e l’incremento degli aiuti umanitari, grazie all’iniziativa della Farnesina “Food for Gaza”.
Il ministro Tajani, infatti , ha dischiarato: “I negoziati potrebbero essere ad un punto di svolta”.
Nel pomeriggio di oggi, una fonte diplomatica francese ha fatto sapere che “Nei negoziati c’è stata una convergenza sul numero di ostaggi da rilasciare in cambio dei palestinesi detenuti nelle carceri israeliane”.
Successivamente , una fonte di Hamas avrebbe detto alla rete televisiva saudita al Arabiya, ripresa da Haaretz, che “L’accordo proposto da Israele riflette alcune delle condizioni per un cessate il fuoco stabilite dalla stessa fazione palestinese”.
Secondo il Wall Street Journal, la proposta mediata dall’Egitto, che Israele ha contribuito a formulare, ma che Hamas non ha ancora accettato (la risposta sarebbe attesa per mercoledì sera) prevedrebbe due fasi: la prima, il rilascio di almeno 20 ostaggi in tre settimane per un numero imprecisato di prigionieri palestinesi. La seconda fase, includerebbe un cessate il fuoco di 10 settimane durante le quali Hamas e Israele si accorderebbero su un rilascio più ampio di ostaggi e su una pausa prolungata nei combattimenti che potrebbe durare fino a un anno. La durata della prima fase potrebbe essere prolungata di un giorno per ogni altro ostaggio.
Fonti di Hamas, poi avrebbero riferito ad Haaretz che Hamas, per concludere un accordo sul rilascio degli ostaggi, avrebbe chiesto come condizione garanzieche Israele non riprenda i combattimenti nella Striscia di Gaza nei prossimi mesi, ovvero: la fine della guerra,il ritiro israeliano, il ripristino della Striscia e un chiaro quadro politico.
Tuttavia, il Premier israeliano Netanyahu, parlando con le famiglie degli ostaggi, ha dichiarato: “Noi entreremo a Rafah e annienteremo tutti i battaglioni di Hamas presenti lì, con o senza un accordo, per ottenere la vittoria totale”.
Una dichiarazione, quella di Netanyahu, cui gli USA hanno replicato tramite il portavoce del Consiglio per la sicurezza USA, John Kirby, che, in un punto stampa, interrogato al riguardo da un cronista, ha detto: “La nostra posizione è sempre la stessa: non vogliamo un’operazione di terra a Rafah”.
Contrarietà all’operazione di terra a Rafah, è stata espressa poi anche dal Segretario di Stato USA, Blinken, da ieri di nuovo in missione in Medio Oriente, dapprima a Riyad, dove ha tenuto dei colloqui con il principe ereditario bin Salman, i ministri degli Esteri di Turchia e dei Paesi arabi e con il ministro degli Esteri italiano, Tajani, e nelle prossime ore in Israele, il quale ha chiesto ad Hamas di “accettare senza ulteriori ritardi la proposta per una tregua a Gaza”.
In pressing per un accordo sul cessate il fuoco, anche il Presidente USA Biden, che, domenica scorsa, in un colloquio telefonico avuto con il Premier Netanyhau , ha ribadito la necessità di una tregua e il suo no all’operazione su Rafah (oltre alla richiesta di aprire un nuovo valico a scopo umanitario nel nord di Gaza); posizioni ribadite ieri, nel corso di un colloquio con l’emiro del Qatar, al Thani e con il Presidente egiziano al Sisi, i leader dei due Paesi arabi in contatto con Hamas, che ha ringraziato per il ruolo di mediazione svolto , sottolineando che “L’unico ostacolo a un immediato cessate il fuoco, al momento, è Hamas”.
Nel frattempo, riguardo la questione dei mandati di arresto spiccati dalla Corte dell’Aia per crimini di guerra contro comandanti dell’esercito israeliano (Idf) e leader di Stato,come il Premier Netanyhau, quest’ultimo ha dichiarato: “La Corte penale internazionale dell’Aia non ha alcuna autorità sullo Stato di Israele. La possibilità che emetta mandati di arresto per crimini di guerra contro comandanti dell’Idf e leader di Stato, è uno scandalo su scala storica. Sarà la prima volta che un Paese democratico, che lotta per la propria vita secondo tutte le regole del Diritto internazionale, verrà accusato di crimini di guerra. Se dovesse accadere, sarebbe una macchia indelebile per tutta l’umanità. Un crimine d’odio antisemita, che aggiungerebbe benzina all’antisemitismo”.
Infine, proteste pro Gaza e occupazioni di aule da parte di studenti e studentesse, malgrado i provvedimenti di sospensione presi, si sono registrati presso la Columbia University.
©Riproduzione riservata