di Federica Marengo venerdì 29 marzo 2024
-Nella 175° giornata di guerra in Medio Oriente, il Presidente degli USA, Biden, in una conversazione durante un evento di raccolta fondi, ha dichiarato: “Non entrerò nei dettagli, ma ho lavorato con i sauditi e con tutti gli altri Paesi arabi, inclusi Egitto, Giordania e Qatar. Sono pronti a riconoscere pienamente Israele per prima volta , ma deve esserci un piano post-Gaza, e deve esserci una soluzione a 2 Stati, non avviene oggi, ma deve esserci un progresso, penso che possiamo farlo”.
Intanto, il Premier israeliano, Netanyahu ,che si è detto pronto all’attacco finale di terra a Rafah, tramite nota del suo ufficio, ha fatto sapere che ha conversato con il capo del Mossad e con il capo dello Shin Bet (la sicurezza interna), autorizzandoli a “inviare nei prossimi giorni proprie delegazioni a Doha e al Cairo, con un ampio potere di decisione nella prosecuzione delle trattative sugli ostaggi”.
Tuttavia, il ministro della Difesa isaraeliano Gallant ha annunciato che lo Stato ebraico “estenderà la sua offensiva al nord e. aumenterà gli attacchi contro gli Hezbollah in Libano”.
A tal proposito, il portavoce militare dell’esercito israeliano, ha reso noto che “L’ ‘esercito israeliano ha confermato l’uccisione in un raid nell’area di Bazouriye in Libano del vicecomandante dell’unità che si occupa del lancio di razzi di Hezbollah”.
Gli attacchi di Israele ,dunque ,proseguono sia su Gaza City, dove i bombardamenti hanno causato la distruzione del Palazzo dei Media, sia su Khan Yunis, dove , ieri sera, secondo l’agenzia di stampa palestinese Wafa , almeno 12 persone sarebbero rimaste uccise in un bombardamento aereo israeliano, così come l’operazione presso l’ospedale di al Shifa, dove le truppe israeliane hanno “eliminato terroristi e localizzato armi e infrastrutture terroristiche nell’area” e dove un reporter sarebbe stato ucciso durante gli scontri.
Ma il conflitto sembra allargarsi , alla luce degli attacchi dell’esercito israeliano e di un gruppo militante nella città settentrionale di Aleppo, in Siria, che hanno causato la morte di 42 persone.
Al riguardo, la portavoce del ministero degli Esteri russo, Zakharova, ha definito “inaccettabili” , da parte di Mosca, “i bombardamenti israeliani della notte scorsa sulla Siria. Tali azioni aggressive contro la Siria costituiscono un’aperta violazione della sovranità di questo Paese e delle norme fondamentali della legge internazionale e possono portare a conseguenze estremamente pericolose“.
Dall’Italia, il Vicepremier e ministro degli Esteri , Tajani, ha dichiarato: “Temo che il conflitto in Medioriente possa allargarsi, ma noi dobbiamo fare tutto il possibile perché non accada”.
La Presidente del Consiglio Meloni, invece, nelle ultime 48h , si è recata in visita in Libano, dove ha tenuto un bilaterale con il Premier della Repubblica libanese, Najib Mikati, presso il Palazzo del Governo Grand Serail , nel corso del quale, come comunicato da una nota di Palazzo Chigi: “Il Presidente Meloni ha innanzitutto ribadito la volontà dell’Italia di continuare a contribuire alla sicurezza e alla stabilità del Libano, in particolare in questo momento storico. Il bilaterale ha rappresentato, infatti, l’occasione per portare una concreta vicinanza italiana e un messaggio chiaro sulla necessità di evitare ogni rischio di escalation lungo il confine con Israele. Più in generale, durante il bilaterale si è svolto un approfondito scambio di vedute sulla situazione internazionale, con particolare riferimento agli ultimi sviluppi in Medio Oriente e alla situazione al confine sud del Libano. Il Presidente Meloni ha rinnovato l’impegno dell’Italia nei settori della cooperazione allo sviluppo, nei quali l’Italia si conferma anche quest’anno tra i primi donatori a livello globale, e della sicurezza, dove l’Italia è presente in UNIFIL e con la missione militare bilaterale MIBIL. Apprezzamento per il contributo italiano alla missione UNIFIL e alla attività di formazione delle forze armate libanesi è stato espresso dal Primo Ministro Mikati. Sono stati inoltre approfonditi i temi dell’agenda bilaterale, ed è stata ribadita la volontà di aumentare l’interscambio commerciale. Il dialogo si è concentrato anche sul rafforzamento delle politiche migratorie nel Mediterraneo, con l’obiettivo di coordinare le politiche contro le migrazioni irregolari e il traffico di persone. Infine, vi è stato uno scambio approfondito di vedute al fine di esplorare soluzioni politiche per l’emergenza rifugiati che continua ad affliggere il Libano”.
La Premier ha poi raggiunto Shama per una visita ai contingenti militari italiani operanti nel teatro operativo libanese in ambito Nazioni Unite (UNIFIL) e in ambito bilaterale (MIBIL), durante la quale ha tenuto un intervento.
Nel suo messaggio di saluto, la Presidente del Consiglio Meloni , ha detto: “Io sono venuta qui oggi soprattutto a dire grazie, a dire grazie a nome dell’Italia per aver scelto di indossare una divisa, grazie per aver capito che indossare quella divisa significa saper usare tanto la testa quanto il cuore, grazie per aver studiato perché sapevate anche che indossare quella divisa impone professionalità e competenze.Grazie per aver accettato di venire fino qui, in Libano, dove da decenni le nostre forze armate costituiscono un pezzo fondamentale della missione UNIFIL, una missione che per la
nostra Nazione è indispensabile, in una terra che è culla di grandi civiltà, che per molto tempo è stata anche un modello nella capacità di convivenza tra diverse tradizioni, tra diverse confessioni religiose. Una Nazione alla quale l’Italia è legata da una lunga storia di amicizia e che riveste un ruolo, come voi sapete molto meglio di me, fondamentale nel Medio Oriente, fondamentale nel mantenimento degli equilibri in questa Regione. E lo sapete così bene che qui, oltre al lavoro che portiamo avanti nell’ambito delle Nazioni Unite, l’Italia declina il suo impegno anche a livello bilaterale con la missione MIBIL che sostiene e forma le forze di sicurezza libanesi, che sono a loro volta essenziali per salvaguardare il quadro istituzionale di questa Nazione. Era un lavoro importante ieri, diventa un lavoro fondamentale oggi. Sono giorni difficili in Medio Oriente, in Europa, sono giorni difficili a livello mondiale. Intere aree del pianeta si sono di colpo incendiate e quando c’è un incendio il rischio è sempre lo stesso, che le fiamme volino troppo velocemente da un albero all’altro e che alla fine l’incendio non si riesca a domare. Noi dobbiamo fare tutto quello che possiamo per evitare quel rischio e voi siete parte di quello che noi possiamo fare. Dobbiamo fare tutto il possibile, siete parte di quel possibile, siete il fossato, la barriera di sabbia che aiuta a non far progredire l’incendio. E tutta l’Italia ne deve essere consapevole. L’Italia deve essere consapevole di quello che garantite con i vostri sacrifici, perché non vedete i vostri figli crescere, non ci siete durante le feste quando la famiglia si ritrova, si riunisce, non ci siete per i vostri amici, non ci siete per le vostre fidanzate, i vostri fidanzati, le vostre mogli, i vostri mariti. Rinunciate a tutto e rinunciate a tutto per costruire e garantire quella pace della quale in tanti, soprattutto in questo momento, si riempiono la bocca comodamente seduti dal divano di casa loro. Perché la pace non si costruisce con i buoni sentimenti e con le belle parole, la pace è soprattutto deterrenza, è impegno, è sacrificio. E non può esserci pace se non c’è anche il rispetto. E il rispetto che l’Italia è riuscita a costruire in Nazioni e territori come questi, un rispetto garantito dalla professionalità e dall’umanità, dalla capacità di essere competenti, ma anche dalla capacità di saper guardare al bisogno degli altri è la carta d’identità del nostro orgoglio, è la base dell’autorevolezza che l’Italia ha costruito nel mondo e che consente a persone come noi, come me, di far valere gli interessi italiani, perché buona parte del nome che noi abbiamo in contesti come questo, la gran parte è costruito dal lavoro che voi fate ogni giorno. So però che tutto questo comporta un prezzo alto da pagare per voi. Nel mio piccolo so che cosa voglia dire non esserci per le persone che amiamo, semplicemente perché devi fare bene il tuo lavoro, devi portare a termine la tua missione. Però c’è una differenza: il giorno di Pasqua io sarò con la mia famiglia e voi no. E allora anche per questo sono qui – e concludo -, perché se è vero che la patria è una madre, ed è vero, allora qualsiasi madre che possa farlo, se ha un figlio lontano, quando arrivano le feste, lo raggiunge per dirgli la tua famiglia c’è, la tua famiglia è fiera di te. E sono molto contenta di avere l’occasione di pranzare con voi oggi, come fanno tutte le famiglie, per ricordarci che noi siamo tutti legati, indipendentemente da quale sia il nostro compito, indipendentemente da quale sia il nostro ruolo, indipendentemente da quale sia la nostra mansione, noi operiamo tutti per il buon nome della nostra famiglia. Noi operiamo tutti per l’amore che ci lega a quella famiglia. Grazie”.
Sul fronte umanitario, l’Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani ,Volker Türk ,ha affermato che “Israele ha una responsabilità significativa sulla catastrofe umanitaria a Gaza”, mentre la Corte dell’Aja , che deve decidere sulle accuse di genocidio mosse dal Sudafrica nei confronti dello Stato ebraico, ha ordinato a Israele di “garantire un’assistenza umanitaria urgente a Gaza, dove è cominciata la carestia”.
L’’Autorità nazionale palestinese, nel frattempo, ha annunciato la formazione di un nuovo gabinetto, incalzata dagli USA, che hanno chiesto siano attuate presto riforme, in quanto hanno proposto che fosse un’Autorità palestinese rinnovata ad amministrare Gaza nel dopoguerra, sebbene Israele abbia respinto tale proposta, affermando che “manterrà il controllo di sicurezza a tempo indeterminato sulla città”.
Infine, riguardo al Mar Rosso, il Comando Centrale degli Stati Uniti ha fatto sapere tramite nota di avere distrutto ieri nel Mar Rosso quattro droni lanciati dagli Houthi yemeniti e che “gli attacchi erano mirati a una nave della coalizione e a una nave da guerra statunitense. Non sono stati segnalati feriti o danni. Queste armi rappresentavano una minaccia imminente per le navi mercantili e le navi della Marina americana nella regione”.
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