di Federica Marengo giovedì 7 marzo 2024
-Nella 153° giornata di guerra in Medio Oriente, il New York Times ,citando funzionari vicini ai colloqui, ha riferito la notizia secondo cui “Si starebbero affievolendo le speranze di trovare un accordo sul rilascio degli ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre e di arrivare a una tregua temporanea a Gaza prima dell’inizio del Ramadan, la prossima settimana”.
Infatti, Hamas, come riportato dal Guardian, ha accusato Israele , tramite un suo alto funzionario, di aver “vanificato tutti gli sforzi dei mediatori per raggiungere un accordo per la tregua prima del Ramadan”.
L’ambasciatore Usa in Israele ,Jack Lew , invece, rispondendo a un’osservazione sottopostagli da un moderatore durante un dibattito organizzato dall’Istituto di studi strategici di Tel Aviv, ha evidenziato che: “E’ un errore pensare che i negoziati sugli ostaggi siano finiti. Ci sono ancora contatti in corso. Ci sono persone che vanno e vengono. Divergenze vengono ridotte. Dobbiamo fare il possibile per riportare indietro gli ostaggi”.
Tuttavia, il premier israeliano, Netanyahu, durante una cerimonia militare, ha evidenziato: “Israele respinge le pressioni internazionali ,volte a evitare l’estensione della guerra a Rafah, all’estremità meridionale della Striscia di Gaza. Il nostro esercito continuerà a combattere contro tutti i battaglioni di Hamas, anche a Rafah. Rafah è l’ultima roccaforte di Hamas. Chi ci dice di non agire là ci chiede di perdere la guerra. Questo non avverrà”.
Netanyahu , inoltre, ha ribadito che “Gli obiettivi di Israele sono la eliminazione del regime scellerato di Hamas, il recupero degli ostaggi e la rimozione di nuove minacce da Gaza su Israele”.
Gli USA, intanto, hanno chiesto di inserire nella risoluzione Onu una tregua di sei settimane e il rilascio di tutti gli ostaggi.
L’Italia, tramite il Vicepremier e ministro per gli Affari Esteri, Tajani, ha fatto sapere di aver aderito “alla proposta, che si fa sempre più concreta, di un corridoio umanitario marittimo per Gaza”. Tajani ha anche comunicato a Ursula von der Leyen,nel corso della riunione del PPE, l’adesione dell’Italia, spiegando che si è trattato di “una proposta nata da Cipro per aiutare la popolazione palestinese”.
Da Pechino, il ministro degli Esteri Wang Yi, rinnovando il “pieno supporto” al dialogo e alla fine del conflitto”, ha dichiarato: “L’occupazione dei territori palestinesi di lungo termine non può più essere ignorata. La Cina sostiene la causa palestinese e i suoi legittimi diritti di nazione. Rinnoviamo il pieno supporto al dialogo e alla fine del conflitto. L’auspicio è che la Palestina entri a pieno titolo nel connesso delle Nazioni Unite e l’invito ad alcuni membri del Consiglio di Sicurezza è di non creare ostacoli”.
Sul fronte Libano, invece, secondo il quotidiano di Beirut al Akhbar, Israele avrebbe dato a Hezbollah una settimana di tempo per accettare la proposta di accordo statunitense, presentata nei giorni scorsi dall’inviato speciale Usa, Amos Hochstein e che prevede l’allontanamento dei combattenti libanesi filo-iraniani dalla linea di demarcazione tra Libano e Israele. Dio.
A detta di fonti informate ,non meglio precisate, “Israele avrebbe informato i paesi occidentali di poter aspettare entro il 15 marzo. Altrimenti, è pronta a un’escalation militare che può condurre a una guerra su larga scala”.
Infine, la tv degli Houthi, Al Masirah, ha riferito che “Stati Uniti e Gran Bretagna hanno lanciato due attacchi aerei contro l’aeroporto di Hodeida, in Yemen, come risposta all’attacco condotto dai ribelli yemeniti a un cargo greco nel golfo di Aden, nel quale erano rimasti uccisi due membri dell’equipaggio”.
Il Comando centrale USA, poi , ha reso noto che “Sono tre i marinai uccisi nell’attacco missilistico degli Houthi contro una nave mercantile al largo dello Yemen” e che “dopo il raid, il cargo True Confidence, battente bandiera delle Barbados, è stato abbandonato ed è rimasto alla deriva con un incendio a bordo”.
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