di Federica Marengo mercoledì 14 febbraio 2024
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-Nella 131° giornata di guerra, l’esercito di Israele continua a preparare la sua azione di terra presso il valico di Rafah e ad avanzare a Khan Yunis, lanciando contemporaneamente “un’estesa ondata” di attacchi aerei sul Libano, in risposta al lancio di razzi da parte di quest’ultimo verso il nord di Israele. Colpita una base militare a Safed, dove una donna è rimasta uccisa e otto persone sono rimaste ferite. Raid si sono registrati anche in altre aree a sud del Libano, compresa la città del governatorato di Nabatiye. Secondo il quotidiano libanese Al-Meyadeen , al momento i morti, tra la città di Souaneh e quella di Adchit, sarebbero almeno quattro.
Secondo il Wall Street Journal, gli Stati Uniti starebbero indagando su diversi raid israeliani a Gaza che hanno ucciso decine di persone e sul possibile uso da parte di Israele di fosforo bianco in Libano, precisando che l’indagine rientrerebbe nell’inchiesta del Dipartimento di Stato per determinare se Israele ha usato in modo improprio bombe e missili per uccidere civili.
A tal proposito, il premier iberico Pedro Sánchez, ha fatto sapere su X che “La Spagna e l’Irlanda chiedono alla Commissione Europea di verificare urgentemente se Israele stia rispettando i diritti umani a Gaza”, e che lui stesso e il primo ministro irlandese, Leo Varadkar, hanno inviato una lettera a riguardo a Bruxelles. Entrambi i Premier hanno anche ricordato “l’orrore del 7 ottobre” e chiesto “il rilascio di tutti gli ostaggi” e un cessate il fuoco immediato nella zona”.
Il portavoce del Dipartimento di Stato USA, Matthew Miller, ha dichiarato alla stampa che : “Gli Stati Uniti hanno chiesto di risolvere per via diplomatica le tensioni in Libano dopo il lancio di razzi da parte di Hezbollah e gli attacchi israeliani, seguito dal portavoce dell’Onu ,Stephane Dujarric, che, nel corso del punto stampa con i giornalisti, ha detto: “L’escalation pericolosa in Libano si deve fermare”.
Intanto, il portavoce militare dell’esercito di Israele ha fatto sapere che l’aviazione israeliana, dopo gli attacchi dal Libano, ha colpito una “serie di obiettivi Hezbollah nelle aree di Jabal el Braij, Houneh, Dunin, Aadchit, e Souaneh” e che tra gli obiettivi sono stati “centrati compound militari, centri di controllo operativi e strutture terroristiche usate dai terroristi di Hezbollah”.
Secondo quanto riportato dal sito Axios , che ha riferito le dichiarazioni di due funzionari israeliani, il premier israeliano Netanyahu avrebbe detto che “solo un cambio della posizione di Hamas potrà consentire di progredire nei negoziati”, confermando la decisione di non inviare domani una delegazione al Cairo per i colloqui, prorogatisi per altri tre giorni in vista della partecipazione del presidente turco Erdogan, in quanto, secondo le stesse fonti, per il premier Netanyhau, “solo una posizione di Israele molto dura potrebbe portare ad un accordo”.
Sempre il premier israeliano Netanyahu ,in un post sui social, ha sottolineato: “Insisto, affinché Hamas rinunci alle sue richieste deliranti. Quando rinunceranno a queste richieste, potremo andare avanti. La chiave per il rilascio del resto dei nostri rapiti è anche questa: una forte pressione militare e negoziati molto fermi. Combatteremo fino alla vittoria completa e ciò include un’azione potente anche a Rafah. Questo avverrà dopo aver permesso alla popolazione civile di lasciare le zone di battaglia”.
Tuttavia, Le famiglie degli ostaggi israeliani hanno definito la decisione attribuita al premier Netanyahu di non inviare domani una delegazione al Cairo :”una sentenza di morte per i rapiti”.
Un’esortazione a fermarsi, rivolta al Premier Natanyhau, è arrivata dal presidente francese, Macron che, secondo l’Eliseo , in una telefonata, avrebbe detto: “Il bilancio dei morti a Gaza è intollerabile, le operazione israeliane devono cessare”, esprimendo la sua ferma opposizione a una possibile offensiva militare israeliana a Rafah, perché “potrebbe solo portare a una catastrofe umanitaria di nuova portata e allo sfollamento forzato delle popolazioni, il che costituirebbe una violazione dei diritti umani internazionali e comporterebbe un ulteriore rischio di escalation regionale”.
Sulla stessa linea, anche il cancelliere tedesco Scholz, mentre il Vicepremier e ministro degli Esteri Tajani, nell’odierno Question Time alla Camera, ha annunciato: “Abbiamo deciso di incrementare il nostro contributo di 10 milioni di euro, che si aggiungono ai 10 milioni già stanziati a dicembre per la popolazione civile palestinese. Queste risorse andranno a coprire le esigenze prioritarie nel settore salute e della sicurezza alimentare a Gaza, e consentiranno di finanziare nuovi progetti delle organizzazioni italiane in Cisgiordania e Gerusalemme Est. Vigileremo, affinché gli aiuti giungano ai civili che ne hanno bisogno e non cadano in mani sbagliate”.
In precedenza, a margine di una conferenza nella sede di Forza Italia, il Vicepremier e titolare della Farnesina, Tajani aveva evidenziato: “Come obiettivo abbiamo la pace, vogliamo il cessate il fuoco perché non bisogna permettere ad Hamas” di raggiungere il suo “obiettivo di mettere Israele nell’angolo. L’Italia è protagonista in tutte le iniziative politiche’, volte a mettere fine ai combattimenti tra Israele e Hamas. bisogna “lavorare per una de-escalation del conflitto”.
Un appello a Israele a fermarsi è stato lanciato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità , che ha avvertito riguardo al rischio che un’offensiva militare israeliana contro Rafah nel sud di Gaza possa causare una “catastrofe insondabile” e “spingere il sistema sanitario dell’enclave sull’orlo del collasso. “
Il presidente palestinese Abu Mazen, citato dalla Wafa, invece, ha esortato Hamas a “completare rapidamente l’accordo sugli ostaggi per risparmiare al nostro popolo palestinese il flagello di un’altra catastrofe dalle conseguenze minacciose, non meno pericolosa della Nakba del 1948“, spiegando che “bisogna evitare l’attacco dell’occupazione alla città di Rafah, che causerà migliaia di vittime, sofferenze e sfollamenti”.
Nel frattempo, l’ambasciata di Israele presso la Santa Sede, commentando in una nota la dichiarazione del Segretario di Stato Vaticano, il card. Pietro Parolin, che, pur condannando quanto avvenuto il 7 ottobre, ha definito la risposta di Israele alla strage, “sproporzionata rispetto all’attacco di Hamas”, ha scritto: “E’ una dichiarazione deplorevole. Giudicare la legittimità di una guerra senza tenere conto di tutte le circostanze e i dati rilevanti porta inevitabilmente a conclusioni errate”.
Ieri, l’ambasciatore israeliano Alon Bar aveva replicato sia alle dichiarazioni del segretario di Stato Vaticano, cardinale Parolin, che a quelle del ministro degli Esteri Tajani, sulla risposta “sproporzionata” di Israele, affermando: “Non siamo certamente dei santi. Abbiamo fatto, e purtroppo probabilmente faremo, anche degli errori. Ma questo è anche un momento di prova per i nostri amici, dei Paesi amici. E’ l’ora in cui vediamo chi ci sta accanto. Chi è davvero impegnato per la sicurezza di Israele e non si limita a usare questo slogan nei giorni di calma, tanto per togliersi l’obbligo. Il ministro Tajani è stato in Israele, ha incontrato Netanyahu e gli sono stati forniti tutti i dettagli sugli sforzi di Israele per evitare vittime civili. La popolazione palestinese in realtà è vittima di Hamas, che la usa come scudo umano per proteggersi e lanciare attacchi ai soldati dell’Idf”.
In un editoriale in prima pagina sull’Osservatore Romano, però ,si legge: “Per la Santa Sede la scelta di campo è sempre quella per le vittime. E dunque per gli israeliani massacrati in casa nei kibbutz mentre si accingevano a celebrare il giorno della Simchat Torah, per gli ostaggi strappati alle loro famiglie, come per i civili innocenti (un terzo dei quali bambini) uccisi dai bombardamenti a Gaza. Nessuno può definire quanto sta accadendo nella Striscia un ‘danno collaterale’ della lotta al terrorismo. Il diritto alla difesa, il diritto di Israele di assicurare alla giustizia i responsabili del massacro di ottobre, non può giustificare questa carneficina”.
Più tardi, l’Ambasciata di Israele presso la Santa Sede , tramite comunicato, ha fatto sapere che la traduzione dell’aggettivo utilizzata per definire le dichiarazioni del cardinale Pietro Parolin sulla reazione “sproporzionata” di Israele a Gaza, non era “deplorevole”, ma “sfortunata”.
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