di Federica Marengo venerdì 2 febbraio 2024
-Nella 119° giornata di guerra in Medio Oriente, sono proseguiti le operazioni dell’esercito di Israele nella Striscia di Gaza e il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha dichiarato che “Le forze israeliane continueranno la loro campagna militare fino a Rafah”, spiegando via X che “La brigata di Hamas a Khan Younis è stata dispersa: completeremo la missione lì e proseguiremo fino a Rafah. La grande pressione che le nostre forze esercitano sugli obiettivi di Hamas , ci avvicina al ritorno dei sequestrati, più di ogni altra cosa: continueremo fino alla fine, non c’è altro modo”.
Tuttavia, il baricentro della guerra mediorientale si è spostato ed esteso anche in Siria, dove un consigliere della Guardia rivoluzionaria iraniana sarebbe stato ucciso in un presunto attacco israeliano a Damasco. Secondo il Guardian: “L’ esercito siriano, afferma di aver abbattuto una serie di missili israeliani lanciati dalle alture di Golan che stavano prendendo di mira il sud di Damasco”, mentre, secondo Reuters online, “Già questa notte si era diffusa la notizia di un’esplosione nei pressi di Damasco. Non c’è stato alcun commento immediato da parte dell’esercito israeliano”.
Quanto alla proposta di tregua, redatta alcuni giorni fa da alti funzionari di Stati Uniti, Israele, Qatar ed Egitto , un alto funzionario di Hamas, che parlato in condizione di anonimato, per via dei colloqui indiretti ancora in corso, dichiarando all’ Associated Press che: “Il gruppo risponderà molto presto a una proposta che prevede pause prolungate nei combattimenti a Gaza e scambi graduali tra gli ostaggi e i detenuti palestinesi” e che “Un cessate il fuoco duraturo è la componente più importante per Hamas, e che tutto il resto può essere negoziato”. A Il Cairo, un alto funzionario egiziano con conoscenza diretta dei contatti, anch’esso anonimo, ha fatto sapere che “Hamas non ha presentato una risposta formale, ma ha inviato segnali positivi”.
A tal riguardo, secondo i media internazionali, il portavoce di Hamas a Beirut, Osama Hamdan, avrebbe fatto sapere che Hamas, nell’ambito dell’accordo sugli ostaggi e sul cessate il fuoco a Gaza, ha chiesto che Israele rilasci “migliaia” di detenuti palestinesi, anche con condanne all’ergastolo, e tra questi Marwan Barghouti e Ahmad Saadat. Barghouti (papabile candidato presidente dell’Autorità nazionale palestinese, in carcere dal 2002 come leader della Seconda Intifada, condannato a 5 ergastoli). Il secondo, invece, è il capo del Fronte popolare per la liberazione della Palestina , condannato a trent’anni di carcere per l’uccisione di un ministro di Israele.
Intanto, mentre il portavoce dell’Onu Stephane Dujarric, ha reso noto che ogni venerdì una delegazione di parenti degli ostaggi di Hamas a Gaza si raduna davanti alla residenza del Segretario generale Guterres a New York, che parla con loro, oltre 800 tra diplomatici e funzionari americani ed europei hanno sottoscritto un documento “transatlantico” , visionato dai media , tra cui la Bbc, in cui accusano Israele di “gravi violazioni del diritto internazionale nell’ambito della risposta militare contro la Striscia di Gaza all’attacco di Hamas del 7 ottobre” e chiedono ai rispettivi governi una “reazione più decisa, altrimenti, vi è il rischio di rendersi complici di una delle più gravi catastrofi umanitarie del secolo, fino, potenzialmente, a scenari di pulizia etnica e genocidio”.
Per l’Italia, il Vicepremier e ministro degli Esteri, Tajani, al termine del vertice ministeriale Ue-Asean, ha dichiarato: “Il nostro obbiettivo in Ucraina, in Medioriente e nel Mar rosso è di raggiungere la pace e la stabilità. Troppi morti, troppi civili morti vittime dello scontro fra Israele e Hamas: vittime innocenti i palestinesi, vittime innocenti gli israeliani assassinati e vittime innocenti gli ostaggi”.
L’Amministrazione Usa, nel frattempo, in vista del viaggio del segretario di Stato Blinken in Medio Oriente, ha reso noto che quest’ultimo “farà pressione per raggiungere un accordo sugli ostaggi”.
In merito all’attacco di alcuni giorni fa contro i soldati USA presso una base militare in Giordania, il Presidente Biden ha fatto sapere che “Gli Usa sono pronti alla ritorsione contro l’Iran”: identificati, infatti, gli obiettivi da colpire e il presidente iraniano Ebrahim Raisi, in un discorso televisivo, ha replicato sottolineando che il suo Paese “non comincerà una guerra, ma che risponderà con forza a chiunque lo intimidisca”.
Riguardo all’azione diplomatica per una soluzione a lungo termine della guerra e per la stabilità del Medio Oriente, il ministro degli Esteri britannico, David Cameron, in un’intervista all’Associated Press, riportata sul sito dell’agenzia Usa, ha dichiarato che “La Gran Bretagna potrebbe riconoscere ufficialmente uno Stato palestinese dopo un cessate il fuoco a Gaza senza attendere l’esito di negoziati, che potrebbero durare anni, tra Israele e palestinesi su una soluzione a due Stati”, precisando però che “nessun riconoscimento potrebbe però arrivare finché Hamas rimane al potere a Gaza, ma che potrebbe avvenire mentre sono in corso i negoziati tra israeliani con i leader palestinesi”.
Quanto alla situazione nel Mar Rosso, dove proseguono gli attacchi degli Houthi ribelli , sostenuti dall’Iran, alle navi mercantili occidentali: nelle ultime ore, un missile lanciato proprio dal gruppo di miliziani ha colpito una nave mercantile americana al largo delle coste dello Yemen.
Il ministro della Difesa Crosetto, proprio in merito alla missione navale europea nel Mar Rosso, a difesa delle navi mercantili dagli attacchi dei ribelli Houti, ha poi annunciato: “L’Unione Europea, nella giornata di oggi (ieri), ha chiesto all’Italia di fornire il Force Commander dell’Operazione Aspides nel Mar Rosso (l’ufficiale ammiraglio che esercita il comando imbarcato degli assetti navali che partecipano all’operazione). L’importanza e l’urgenza dell’Operazione Aspides, che contribuirà a garantire la libera navigazione e la sicurezza del traffico commerciale nel Mar Rosso, hanno indotto la Difesa italiana ad assicurare immediatamente il proprio sostegno. Si tratta di un ulteriore riconoscimento dell’impegno del Governo e della Difesa e della competenza e professionalità della Marina Militare”.
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