di Federica Marengo lunedì 24 giugno 2024
-Il Premier israeliano Netanyahu ha rilasciato un’intervista televisiva nella quale ha dichiarato che Israele si avvia a una diminuzione e a una sospensione temporanea dei combattimenti nel sud della Striscia di Gaza, a Rafah, ma che si sta preparando a inviare truppe al nord per un eventuale conflitto con Hezbollah, ribadendo, però, che Gaza non sarà abbandonata e che non porrà fine alla guerra fino a quando non saranno riportati a casa tutti gli ostaggi e Hamas sarò sconfitto. L’Ufficio del Premier israeliano ha poi affermato che è il movimento islamista a rifiutare l’accordo di tregua e non Israele.
Inoltre, Netanyahu, nel suo intervento alla Knesset, il Parlamento israeliano, ha affermato: “Siamo impegnati a sostenere la proposta israeliana accolta con favore dal Presidente Biden. La nostra posizione non è cambiata”.
Tali dichiarazioni , sono arrivate alla fine di un’altra giornata di raid su Gaza, che hanno causato più di 10 vittime, mentre nel Nord i droni lanciati da Hezbollah sono penetrati nel territorio israeliano, rendendo sempre più realistica l’ipotesi dell’apertura di un nuovo fronte di guerra con il Libano, come ventilato anche dall’Alto rappresentante per la diplomazia UE, Borrell, che , a margine del Consiglio Affari Esteri , svoltosi stamane ,a Lussemburgo, ha detto: “La consegna degli aiuti a Gaza è impossibile: nulla entra e una parte degli aiuti marcirà presto, sarà perso. E anche quel poco che entra non può essere distribuito, perché la società civile è stata distrutta. Il piano Biden non viene attuato, per mancanza di sostegno da entrambi i lati. Questo weekend è stato tra i più sanguinosi dall’inizio del conflitto e il rischio di un contagio nel sud del Libano è ogni giorno sempre più grande”.
A tal riguardo, il capo di Stato maggiore Herzi Halevi, in una riunione di valutazione della situazione con il comandante del fronte sud, Yaron Finkelman, ha detto: “Ci stiamo chiaramente avvicinando al punto in cui possiamo dire di aver smantellato la Brigata Rafah, che è sconfitta, non nel senso che non ci sono più terroristi, ma nel senso che non può più funzionare come unità combattente”.
Intanto, mentre le famiglie di 3 ostaggi israeliani nelle mani di Hamas hanno autorizzato la diffusione di un video con le terribili immagini del rapimento dei loro congiunti il 7 ottobre, il ministro della Difesa israeliano, Gallant è arrivato a Washington per una serie di incontri sulla guerra. Dapprima, infatti , ha avuto un colloquio con l’inviato speciale per il Medio Oriente del Presidente Biden, Amos Hochstein, a margine del quale ha detto: “Il passaggio alla Fase 3 della campagna militare a Gaza, che comprende la sconfitta degli ultimi battaglioni di Hamas a Rafah impatterà sugli sviluppi su tutti gli altri fronti e Israele si sta preparando ad ogni scenario, sia militare sia diplomatico”.
L’ufficio di Gallant, ha poi fatto sapere che i due hanno discusso “delle azioni per raggiungere un accordo quadro che consenta il ritorno degli sfollati israeliani al nord, dove persiste la minaccia dello scontro con gli Hezbollah” e che “il ministro Gallant ha riaffermato il suo impegno a cambiare la situazione di sicurezza al confine” con il Libano”.
A seguire, il ministro della Difesa Gallant ha incontrato il Segretario di Stato USA Blinken, e , in un punto stampa dopo il colloquio, il portavoce del Dipartimento di Stato americano, ha fatto sapere che: “Antony Blinken ha sottolineato al ministro della Difesa israeliano che Israele deve proporre un robusto piano per il dopo guerra a Gaza”, confermando che ,”se sarà guerra con Hezbollah, gli USA garantiranno pieno appoggio a Israele”.
Nel frattempo, Suhail al-Hindi, membro del politburo di Hamas, in un’intervista al quotidiano londinese Al-Araby Al-Jadeed, ha dichiarato: “L’obiettivo di Hamas nella guerra a Gaza è che Israele esca sconfitto. La resistenza non alzerà bandiera bianca e combatterà il nemico fino al suo ultimo respiro. Non ci sarà alcun accordo con Israele senza un cessate il fuoco e il ritiro dell’occupazione”.
Infine, sul fronte del Mar Rosso, il Comando centrale (Centcom) militare degli Stati Uniti ha confermato l’attacco rivendicato dai ribelli Houthi dello Yemen a due navi, entrambe battenti bandiera della Liberia. Secondo il portavoce militare houthi , Yahya Saree, citato dai media arabi, gli attacchi sarebbero stati effettuati tramite droni e missili da crociera.
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