di Federica Marengo martedì 30 gennaio 2024
-Si è tenuto nella giornata di ieri, a Palazzo Madama, anticipato da una cena al Quirinale svoltasi nella serata di domenica, il Vertice “Italia-Africa. Un ponte per una crescita comune”, cui hanno preso parte oltre quaranta tra capi di Stato e di Governo e delegati dei vari Paesi africani ,i vertici delle istituzioni europee ei rappresentanti della Finanza e dell’Industria internazionali.
Quindi, dopo la foto di famiglia, il Presidente del Senato La Russa ha tenuto il suo intervento, nel quale ha detto: “Vi accolgo nell’Aula legislativa del Senato, luogo della rappresentanza, del confronto, del dialogo, della democrazia e della storia della nostra Nazione. Una storia antica e sempre nuova, che segna oggi con la vostra partecipazione l’inizio di un nuovo capitolo nelle relazioni non solo dell’Italia, ma dell’intera Europa verso il continente africano. In quest’Aula oggi si realizza l’incontro di culture e pensieri, di Istituzioni ed esperienze, di visioni e speranze, certi che dal reciproco rispetto e dall’amicizia possano svilupparsi coerenti e solidi rapporti -ha sottolineato La Russa- . Siamo accomunati dalla volontà di comprendere: capire in profondità i bisogni e le attese dei nostri popoli e capirci tra noi superando ogni superficiale approssimazione. Capire e capirci, perché non ci sia più indifferenza per le sorti dell’altro. Ringrazio il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, per aver promosso questo incontro e averlo voluto realizzare all’interno di una architettura parlamentare che assume una valenza simbolica. E ringrazio infine, per il tramite del segretario generale Elisabetta Serafin, tutta l’Amministrazione del Senato per l’importante contributo. Autorità, gentili ospiti, signore e signori, l’augurio che vi rivolgo è quello di un lavoro comune e fruttuoso che, sono certo, trasformerà l’utopia in realtà. Grazie”.
A seguire, ha preso il via la prima sessione dei lavori, aperta dal discorso della Premier Meloni, nel quale ha spiegato: “Il Senato, insieme alla Camera dei Deputati, è il pilastro della democrazia italiana e aver scelto di celebrare questo Vertice qui sottolinea l’importanza che attribuiamo ai lavori di oggi. Così come è la prima volta che la Conferenza Italia-Africa, che in passato si è sempre tenuta a livello ministeriale, sia stata elevata a Vertice e veda la partecipazione dei Capi di Stato e di Governo. Anche questa è una scelta che ribadisce la centralità e la rilevanza che l’Italia attribuisce al rapporto con le Nazioni africane. Consentitemi di ringraziare il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che nel suo intervento di ieri al Palazzo del Quirinale ha ribadito quanto il dialogo e la cooperazione tra Italia e Africa siano strategici. Ringrazio e saluto anche i vertici delle Istituzioni europee che hanno accettato il nostro invito e sono qui oggi. La vostra presenza, Ursula, Charles, Roberta, è un segnale molto importante, perché conferma il sostegno dell’Europa al nostro impegno. Permettetemi di rivolgere un saluto speciale all’Unione Africana, rappresentata dal Presidente di turno, Azali Assoumani, e dal Presidente della Commissione Moussa Faki, che quest’anno è entrata a far parte del G20 ed è un’opzione che l’Italia è stata tra le primissime Nazioni a promuovere.Desidero ringraziare, infine, le Nazioni Unite – rappresentate dal Vicesegretario generale, i vertici delle Organizzazioni internazionali, delle Istituzioni finanziarie e delle Banche Multilaterali di Sviluppo presenti. Questo Vertice è il primo appuntamento internazionale che l’Italia ospita da quando ha assunto la Presidenza del G7. Ed è frutto di una scelta di politica estera estremamente precisa, che porterà a riservare all’Africa un posto d’onore nell’agenda della nostra Presidenza del Gruppo dei Sette.Abbiamo fatto questa scelta perché l’obiettivo, di medio e lungo periodo, che ci siamo dati è quello di dimostrare che siamo consapevoli di quanto il destino dei nostri due continenti, Europa e Africa, sia interconnesso. E pensiamo che sia possibile immaginare e scrivere una pagina nuova nella storia delle nostre relazioni. Una cooperazione da pari a pari, lontana da qualsiasi tentazione predatoria, ma anche da quell’impostazione “caritatevole” nell’approccio con l’Africa che mal si concilia con le sue straordinarie potenzialità di sviluppo.Questo nuovo approccio, del quale la nostra Nazione vuole farsi portatrice, si rispecchia anche nel titolo di questo Vertice: “Italia-Africa, un ponte per crescere insieme”. Perché è la naturale vocazione dell’Italia: un ponte tra l’Africa e l’Europa. Un ponte che noi italiani abbiamo il vantaggio di poter costruire non partendo da zero, ma dalle solide fondamenta che, molto tempo fa, un grande italiano come Enrico Mattei, fondatore di ENI, ha avuto la lungimiranza di saper immaginare.Mattei amava dire che “l’ingegno è vedere possibilità dove gli altri non ne vedono”. Dove altri vedevano difficoltà, Mattei vedeva un’opportunità. E ci ha insegnato che era possibile coniugare l’esigenza italiana di rendere sostenibile la sua crescita con quella delle Nazioni partner di conoscere una stagione di libertà, di sviluppo, di progresso. Noi oggi vogliamo ripartire da quella intuizione e scrivere insieme una nuova pagina di questo racconto. A monte occorre smontare alcune narrazioni distorte, come quella che vorrebbe l’Africa un Continente povero. Perché non è così. L’Africa non è affatto un Continente povero: detiene il 30% delle risorse minerarie del mondo; detiene il 60% delle terre coltivabili. Il 60% della sua popolazione ha un’età inferiore ai 25 anni, è il continente più giovane del mondo, e questo lo rende anche una terra dalle enormi potenzialità di capitale umano. Ma si tratta anche di un continente immenso, che racchiude al suo interno mille peculiarità e dunque anche necessità molto diverse tra loro. L’Italia, l’Europa, oserei dire il mondo intero, non possono ragionare di futuro senza tenere nella giusta considerazione l’Africa. Il nostro futuro dipende inevitabilmente anche dal futuro del Continente africano.Consapevoli di questo noi vogliamo fare la nostra parte e abbiamo così deciso di avviare un ambizioso programma di interventi che sia capace di aiutare il Continente a crescere e prosperare partendo dalle sue immense risorse. Tutto questo è l’ossatura del progetto strategico italiano che chiamiamo Piano Mattei per l’Africa. Un piano concreto di interventi strategici, concentrato su poche, fondamentali, priorità di medio e lungo periodo, perché occorre dire basta anche alla logica delle risorse spese in miriadi di micro interventi che non producono risultati significativi. Abbiamo scelto cinque grandi priorità di intervento: istruzione e formazione; salute; agricoltura; acqua ed energia. Abbiamo individuato, per iniziare, alcune Nazioni africane, suddivise nel quadrante subsahariano e in quello nordafricano, con l’obiettivo di estendere progressivamente questa iniziativa seguendo una logica incrementale.Ma non si tratta di un Piano concepito come una scatola chiusa, da imporre e calare dall’alto, come, dobbiamo dire, è stato a volte fatto in passato, perché anche il metodo deve essere nuovo. Così il Piano è pensato come una piattaforma programmatica aperta alla condivisione e alla collaborazione con le Nazioni africane, sia nella fase di definizione sia in quella di attuazione dei singoli progetti. La condivisone è uno dei principi cardine del Piano Mattei e, in questa cornice, i lavori di questo Vertice saranno determinanti per arricchire il percorso. Per questo abbiamo voluto strutturare il programma dei lavori di questa giornata su cinque sessioni tematiche, che ricalcano le direttrici principali di questa nostra iniziativa. Quali sono i progetti pilota sui quali stiamo lavorando? Io mi limiterò a citarne alcuni, suddivisi nelle varie aree di intervento, perché sarebbe impossibile descriverli uno ad uno. Parto dal pilastro istruzione e formazione professionale, che è decisivo, perché qualsiasi investimento, per portare ricchezza, ha bisogno di generare lavoro, e quel lavoro necessita di una adeguata istruzione e di una adeguata formazione. Per costruire ponti, ferrovie, impianti fotovoltaici, strade, scuole, ospedali, occorrono competenze e occorre la formazione ai fini di quella competenza. Penso ad esempio al Marocco, dove puntiamo a realizzare un grande centro di eccellenza per la formazione professionale sul tema delle energie rinnovabili.Ma abbiamo anche in programma di rafforzare i legami tra il sistema scolastico italiano e quelli delle Nazioni africane. Penso alla riqualificazione infrastrutturale delle scuole, come faremo già nel 2024 in Tunisia, alla formazione e all’aggiornamento dei docenti e agli scambi di studenti e insegnanti tra le nostre Nazioni. Il Piano Mattei dedicherà poi uno specifico capitolo alla salute. Qui la prima Nazione alla quale vogliamo rivolgerci è la Costa d’Avorio, dove il nostro obiettivo è migliorare l’accessibilità e la qualità dei servizi primari, con un’attenzione particolare ai più piccoli, alle loro mamme e alle persone più fragili. Altro settore d’intervento sarà l’agricoltura, perché se è vero che l’Africa detiene il 60% delle terre coltivabili, e che quelle terre sono spesso purtroppo inutilizzate, noi dobbiamo fare in modo che la tecnologia contribuisca a renderle coltivabili, perché possano dare frutti. E dico di più. Non siamo impegnati solamente sulla “food security”, ma anche sulla “food safety”. Cioè la sfida che vogliamo centrare non è solo garantire cibo per tutti, ma garantire cibo di qualità per tutti. Ed è fondamentale in questo il ruolo della ricerca, ma come ho già detto, non credo che quella ricerca debba servire per produrre cibo in laboratorio e andare, magari, verso un mondo nel quale chi è ricco potrà mangiare cibo naturale e chi è povero si potrà permettere solo quello sintetico, con effetti sulla salute che non possiamo prevedere. Non è questo il mondo che vogliamo costruire. Il mondo che vogliamo è un mondo nel quale viene mantenuto il legame millenario tra uomo e terra e la ricerca aiuta ad ottimizzare quel legame, garantendo colture sempre più resistenti, tecniche di coltivazione sempre più moderne, e capaci di migliorare la qualità e la quantità delle produzioni. Così come dobbiamo cogliere le opportunità che ci offrono le tecnologie, in termini di osservazione terrestre e raccolta dei dati per fornire quante più informazioni utili possibili sull’andamento della deforestazione, sugli sprechi dell’acqua, sullo stato di salute delle colture. A questo riguardo intendiamo avviare ad esempio in Algeria un progetto di monitoraggio satellitare sull’agricoltura, mentre in Mozambico siamo impegnati a costruire un centro agroalimentare che valorizzi le eccellenze e le esportazioni dei prodotti locali. Ancora, in Egitto prevediamo di sostenere, in un’area a 200 km da Alessandria, la produzione di grano, soia, mais e girasole con investimenti in macchinari, sementi, tecnologie e nuovi metodi di coltivazione, oltre ovviamente ad accompagnare la formazione professionale.Ma penso anche al progetto già avviato in Tunisia, dove stiamo lavorando per potenziare le stazioni di depurazione delle acque non convenzionali per irrigare un’area di otto mila ettari e creare un centro di formazione dedicato al settore agroalimentare. Perché vogliamo offrire il nostro contributo anche per migliorare la gestione e l’accesso all’acqua, risorsa sempre più scarsa la cui mancanza è uno dei principali fattori di insicurezza alimentare, conflitti e migrazione. Su questo fronte cito brevemente altri due progetti pilota: il primo nella Repubblica del Congo, dove intendiamo impegnarci nella costruzione di pozzi e reti di distribuzione dell’acqua soprattutto a fini agricoli, alimentati esclusivamente da energia rinnovabile; il secondo in Etiopia, dove vogliamo avviare il recupero ambientale di alcune aree e portare avanti interventi di risanamento delle acque, anche attraverso la formazione e il sostegno tecnico alle Università locali. E veniamo all’ultimo pilastro, certamente non ultimo per importanza del Piano Mattei, ovvero quello dedicato al nesso clima-energia e alle infrastrutture collegate. Noi siamo sempre stati convinti che l’Italia abbia tutte le carte in regola per diventare l’hub naturale di approvvigionamento energetico per l’intera Europa. È un obiettivo che possiamo raggiungere se usiamo l’energia come chiave di sviluppo per tutti. L’interesse che persegue l’Italia è aiutare le Nazioni africane interessate a produrre energia sufficiente alle proprie esigenze e ad esportare in Europa la parte in eccesso, mettendo insieme due necessità. Quella africana di sviluppare questa produzione e generare ricchezza, e quella europea di garantirsi nuove rotte di fornitura energetica. Tra le iniziative in questo ambito voglio ricordare quella in Kenya dedicato allo sviluppo della filiera dei biocarburanti, che punta a coinvolgere fino a circa 400 mila agricoltori entro il 2027. Ma chiaramente questo scambio funziona se ci sono anche infrastrutture di connessione tra i due continenti e lavoriamo da tempo anche su questo, soprattutto insieme all’Unione europea, penso all’interconnessione elettrica ELMED tra Italia e Tunisia, o al nuovo Corridoio H2 Sud per il trasporto dell’idrogeno dal Nord Africa all’Europa centrale passando per l’Italia. Come vedete ho voluto parlare di progetti e iniziative concrete, capaci di generare un impatto significativo e immediato nelle Nazioni nelle quali verranno attuati e che potranno espandersi non solo in termini di dimensioni ma anche in termini di settori d’intervento. Sono progetti la cui realizzazione e i cui sviluppi intendo seguire personalmente, per quelli non ancora avviati i nostri responsabili sono pronti a partire immediatamente per la definizione della parte operativa, ma chiaramente questo è solo l’avvio del Piano perché puntiamo a replicare i modelli di successo in tutti i Paesi africani che saranno interessati. Ma è ovvio che un Piano così ambizioso non potrà prescindere dal pieno coinvolgimento di tutto il “Sistema Italia” complessivamente inteso, a partire dalla Cooperazione allo Sviluppo e dal settore privato che è fondamentale coinvolgere nella nostra strategia, dato l’enorme patrimonio di conoscenza, tecnologia e soluzioni innovative che può vantare. Un Piano di interventi con il quale vogliamo dare il nostro contributo a liberare le energie africane, anche per garantire alle giovani generazioni un diritto che finora è stato negato, perché qui in Europa noi abbiamo parlato spesso del diritto a emigrare, ma non abbiamo parlato quasi mai di come garantire il diritto a non dover essere costretti a emigrare, e a non dover così recidere le proprie radici, in cerca di una vita migliore sempre più difficile da raggiungere in Europa. L’immigrazione illegale di massa non sarà mai fermata, i trafficanti di vite umane non saranno mai sconfitti, se non si affrontano a monte le cause che spingono una persona ad abbandonare la propria casa. È esattamente quello che intendiamo fare, da una parte dichiarando guerra agli schiavisti del Terzo millennio e dall’altra lavorando per offrire ai popoli africani un’alternativa fatta di opportunità, lavoro, formazione e percorsi di migrazione legale.Il Piano Mattei risponde anche a questa esigenza e può contare su una dotazione iniziale di oltre 5,5 miliardi di euro tra crediti, operazioni a dono e garanzie, dei quali circa 3 miliardi verranno destinati dal Fondo italiano per il clima, e circa due miliardi e mezzo dalle risorse della cooperazione allo sviluppo. Certo non basta, per questo vogliamo coinvolgere le Istituzioni finanziarie internazionali, le Banche Multilaterali di Sviluppo, l’Unione Europea e altri Stati donatori, che già hanno dichiarato la loro disponibilità a sostenere progetti comuni. Così come abbiamo intenzione di creare entro l’anno un nuovo strumento finanziario, assieme a Cassa Depositi e Prestiti, per agevolare gli investimenti del settore privato nei progetti del Piano Mattei. Insomma, e concludo, l’Africa che vediamo noi è soprattutto un continente che può e deve stupire, ma per farlo ha bisogno di essere messo alla prova e di poter competere ad armi pari nel contesto globale. Come è stato detto fin dall’antichità, “dall’Africa sorge sempre qualcosa di nuovo”. Ecco, l’augurio che faccio a ognuno di noi è che da questo Vertice possa davvero nascere qualcosa di nuovo, qualcosa che nessuno si aspetta, persino qualcosa che in molti non avrebbero creduto possibile, perché smentire i pronostici come sempre è scrivere la propria pagina nella storia”.
Dopo la Presidente del Coniglio, poi, è stata la volta del Vicepremier e ministro degli Affari Esteri Tajani, che, in un passaggio del suo intervento, ha evidenziato: “Favorendo la creazione di lavoro in Africa daremo un colpo decisivo ai trafficanti di esseri umani, che sono i nostri comuni nemici. Insieme li sconfiggeremo ,perché, se loro investono sulla disperazione, noi vogliamo investire sulle opportunità. E le opportunità dovranno essere più forti della disperazione di ogni giovane africano. E’ necessario rafforzare il dialogo tra Paesi di origine, di transito e di destinazione. In tre anni, abbiamo portato a 450mila i permessi di lavoro, abbiamo messo al centro la formazione professionale, che ha un ruolo cruciale”.
Poi, il presidente dell’Unione Africana, Azali Assoumani, esprimendo un giudizio positivo sul Piano Mattei, ha affermato: “Riponiamo molta speranza nella presidenza italiana nel G7, per la riduzione delle diseguaglianze, la risoluzione dei conflitti, lo sviluppo dell’imprenditoria, con l’obiettivo di stimolare gli investimenti e migliorare l’offerta di infrastrutture nei Paesi a basso reddito e reddito medio. Con l’Italia si lavorerà in “sinergia”, con una cooperazione franca e sincera, su interessi comuni che l’Italia con una leadership illuminata mantiene con l’Unione Africana. I legami che ci uniscono sono storici, grazie agli investimenti italiani in Africa che contribuiscono alla creazione di posti di lavoro e lo sviluppo di infrastrutture”.
Per il presidente della Commissione Africana, Moussa Faki, invece: “L’Italia è il principale punto di arrivo dei flussi migratori. Con l’Africa, l’Italia condivide la preoccupazione di contenere i flussi migratori, la fuga di forza lavoro giovane. Per fermare le migrazioni di massa ,c’è una via sola: trasformare in prosperità le aree economicamente depresse dell’Africa. L’Africa non vuole tendere la mano, non siamo dei mendicanti. L’Africa vuole perorare un cambiamento di paradigma per un nuovo modello di partenariato, per aprire la strada verso un mondo più giusto e coerente e per costruire la pace attraverso la amicizia e non attraverso barriere. Questa è l’unica strada possibile. L’auspicio è che l’Italia sia sempre più coinvolta insieme a noi in questa operazione”.
La Presidente del Parlamento UE, Metsola, ringraziando la Presidente del Consiglio Meloni e il Vicepremier Tajani per un “vero e proprio cambiamento di mentalità atteso da tempo nei rapporti con l’Africa”, ha sottolineato: “Quando l’Africa prospera, l’Europa prospera e il mondo prospera. Ed Enrico Mattei aveva capito per primo che c’è più forza nelle nazioni che collaborano, piuttosto che quando lavorano l’una contro l’altra. L’Africa ha tutte le carte in regola per diventare la prossima potenza economica globale, pioniera nelle destinazioni turistiche emergenti e green-tech e leader nella transizione digitale. Quasi mezzo miliardo di consumatori in Africa pagano già su piattaforme di telefonia mobile lanciate da talenti locali. Nel settore energetico è un continente senza rivali. L’Europa deve affrontare una sfida in termini di approvvigionamento energetico e l’Africa ha il potenziale per essere un enorme fornitore di energia rinnovabile e verde. Ciò vale anche per le materie prime e le terre rare. Possiamo crescere insieme, in modo sostenibile, non a scapito l’uno dell’altro. L’Africa ha tutte le carte in regola per diventare la prossima potenza economica globale, pioniera nelle destinazioni turistiche emergenti e green-tech e leader nella transizione digitale. Quasi mezzo miliardo di consumatori in Africa pagano già su piattaforme di telefonia mobile lanciate da talenti locali. Nel settore energetico è un continente senza rivali. L’Europa deve affrontare una sfida in termini di approvvigionamento energetico e l’Africa ha il potenziale per essere un enorme fornitore di energia rinnovabile e verde. Ciò vale anche per le materie prime e le terre rare. Possiamo crescere insieme, in modo sostenibile, non a scapito l’uno dell’altro. I continenti europeo e africano hanno un anche interesse comune quando si tratta di questioni di sicurezza. I recenti sviluppi hanno sottolineato quelli relativi alle nostre reti commerciali. Quindi, quando affermiamo che l’Africa deve prendere il posto che le spetta al tavolo come partner , da pari a pari , questo non deve essere confuso con una sorta di mal interpretata filantropia europea. Non si tratta del tentativo degli europei di riscrivere la storia. Si tratta piuttosto della consapevolezza che i nostri continenti, i nostri Paesi e i nostri popoli hanno bisogno gli uni degli altri per emergere più forti dalle sfide globali e per favorire la crescita economica. una vittoria per tutti. L’Africa ha tutto ciò di cui ha bisogno per realizzare il suo vasto potenziale e l’Europa può essere un partner. Prendiamo ad esempio la regione del Mediterraneo. Il potenziale che ha per tornare al suo antico splendore come hub per affari, scambio di beni, servizi, turismo e idee è illimitato”.
Il presidente del Consiglio UE, Michel, sottolineando il rispetto e la fiducia reciproca alla base del Piano Mattei, ha detto: “Vorrei innanzitutto ringraziarLa, presidente del Consiglio, per questa iniziativa, per questa ospitalità e per il vostro costante coinvolgimento nel portare in primo piano all’agenda il rapporto non solo tra l’Italia, ma anche tra l’Unione europea e il continente africano. Rendo omaggio anche allo sforzo instancabile e all’esperienza del ministro Tajani in questo contesto”, seguito dalla Presidente della Commissione UE, Von der Leyen, che , a proposito dell’immigrazione, ha sottolineato: “Dobbiamo dare un giro di vite ai trafficanti che commerciano esseri umani. Porre fine al loro terribile traffico. E parallelamente costruire alternative legali a queste rotte mortali. Negli ultimi mesi, abbiamo lavorato a stretto contatto con Costa d’Avorio, Gambia, Mauritania e Senegal. Il nostro approccio è chiaro. Noi siamo pronti a offrire maggiori opportunità per venire in Europa legalmente in modo che le persone possano muoversi, imparare e riportare a casa le nuove competenze. La mobilità deve essere gestita dalla legge, non dai trafficanti. Enrico Mattei è stato un grande italiano, un grande europeo e un vero amico dell’Africa. Ha capito, prima degli altri, che la tua forza è la nostra forza, e viceversa. E la sua eredità continua a vivere. Oggi i nostri Continenti stanno costruendo un vero partenariato vantaggioso per tutti, con benefici per l’Africa, per l’Europa e per il mondo”.
Infine, la vicesegretaria generale dell’Onu, Amina Mohammed, nel suo intervento, ha evidenziato il “fallimento dell’Agenda 2030”, sottolineando: “Senza una dinamica forte, non riusciremo a sviluppare le energie rinnovabili. Il deficit finanziario è enorme e si sta aggravando. La via da perseguire è sempre stata chiara: approvare lo stanziamento di 500 miliardi all’anno, ma soprattutto promuovere progressi in settori chiave per lo sviluppo. L’Italia si impegna a sostenere elementi chiave, come la digitalizzazione. Bisogna puntare a costituire della partnership solide con l’Africa e auspico il coinvolgimento del governo italiano perché queste partnership diventino realtà e perché possa esortare i Paesi del G7 a fare altrettanto”.
Successivamente, si sono svolte da metà mattina e, fino al tardo pomeriggio, le cinque sessioni dedicate alle cinque direttrici del Piano Mattei, individuate dal Governo, con i relativi interventi dei ministri competenti: cooperazione in campo economico e infrastrutturale; sicurezza alimentare; sicurezza e transizione energetica; formazione professionale e cultura; migrazioni, mobilità e questioni di sicurezza.
A margine delle sessioni, poi, la Presidente del Consiglio Meloni, ha tenuto dei bilaterali con : il Presidente di turno dell’Unione africana e Presidente delle Comore, Azali Assoumani, il Presidente della Repubblica tunisina, Kais Saied, il Presidente della Repubblica del Kenya, William Samoei Ruto, il Presidente della Repubblica del Mozambico, Filipe Jacinto Nyusi, e il Presidente della Repubblica del Senegal, Macky Sall. La Premier ha incontrato, inoltre, il Presidente della Repubblica dello Zimbabwe, Emmerson Dambudzo Mnangagwa, e il Primo Ministro del Governo di Unità Nazionale libico, Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh.
I lavori hanno anche permesso dei brevi incontri con il Primo Ministro di Sao Tome e Principe, Patrice Trovoada, e il Presidente della Repubblica Centrafricana, Faustin-Archange Touadera.
Al termine del Vertice, la Presidente del Consiglio ha tenuto un nuovo intervento conclusivo, nel quale , ringraziando i Primi ministri e le autorità convenute, ha detto: “Grazie ancora per aver risposto all’invito del Governo italiano, per il contributo estremamente prezioso che è arrivato da tutti gli interventi; un contributo che intendo raccogliere per ogni spunto che è arrivato nella giornata di oggi. E ritengo davvero che questo Vertice abbia raggiunto lo scopo che si era prefissato, e cioè essere un momento soprattutto di condivisione, di dialogo, di scambio di opinioni tra l’Italia e le Nazioni africane e, grazie alla vostra presenza numerosa, qualificata, che dimostra l’interesse verso la posizione italiana, possiamo dire che è stato un successo. Ma lo devo soprattutto, lo dobbiamo soprattutto a voi, ai vostri contributi, alla vostra partecipazione. Sono contenta anche di aver riscontrato una concreta volontà da parte di tutti di immaginare e scrivere insieme una nuova pagina nelle nostre relazioni, una pagina basata su una cooperazione strutturale, su una cooperazione da pari a pari, lontana da quell’approccio predatorio che per troppo tempo ha caratterizzato le relazioni con l’Africa e che, se vogliamo, troppo spesso ha impedito all’Africa di crescere e prosperare come avrebbe potuto. Un nuovo modello di cooperazione nel quale dobbiamo tutti credere, perché può funzionare solamente se ci crediamo tutti quanti insieme, che è fondato sulla responsabilità, che è fondato sulla fiducia, che è fondato sul rispetto. Io ho apprezzato molto la concretezza degli interventi, le tante proposte anche articolate che sono emerse in termini di collaborazione sia nella sessione plenaria sia nelle sessioni di approfondimento sui diversi temi. Voglio davvero ringraziare tutti coloro che hanno preso la parola. È stato un contributo straordinario, molto prezioso per noi che sapremo raccogliere e che lavoriamo perché possa trovare declinazione pratica nel nostro Piano Mattei, nelle sue diverse direttrici di intervento. Oggi noi ci siamo confrontati su molti temi, dalla cooperazione economica e infrastrutturale, la sicurezza alimentare, il nesso clima-energia, l’istruzione e la formazione, il contrasto all’immigrazione illegale, la sicurezza, e sono molto soddisfatta del fatto che abbiamo trovato moltissimi punti di contatto. Chiaramente questo lavoro è solamente all’inizio, abbiamo ancora davanti un cammino molto lungo. Io considero questa giornata come una ripartenza. È l’inizio di una stagione nuova per cui siamo solamente all’inizio del lavoro che dobbiamo e possiamo fare insieme. Oggi noi ci siamo concentrati su alcuni temi specifici, abbiamo parlato nel dettaglio dei primi progetti pilota del Piano Mattei che intendiamo realizzare insieme, però io credo che il perimetro della nostra collaborazione possa e debba essere molto più ampio ed esteso. È un perimetro che sta a noi definire e che noi intendiamo definire con tutte le Nazioni che sono interessate a fare questo pezzo di strada con noi e chiaramente con il contributo delle organizzazioni anche multilaterali, a partire dall’Unione Africana, che ringrazio per la sua presenza e per la sua collaborazione. Da oggi, dal mio punto di vista, per dimostrare che si fa qualcosa di diverso da quello che a volte abbiamo visto accadere in passato, è essenziale che da oggi noi si riesca a lavorare per fare in modo che le idee, i progetti, gli obiettivi che sono emersi nel corso di questo Vertice abbiano immediati seguiti operativi. Molto di frequente è stato detto in tanti interventi oggi che in passato è accaduto che ci si limitasse soprattutto a dichiarazioni di principio e che poi molto spesso quelle dichiarazioni di principio non trovassero dei seguiti concreti. Noi non vogliamo seguire questa strada, noi vogliamo essere invece pragmatici ed estremamente concreti. Chi mi conosce, chi ha imparato a conoscermi sa che più o meno questo metodo di lavoro è quello che muove tutto il mio impegno politico.Il Piano Mattei non è un piano di buone intenzioni o di dichiarazioni di principi, è un Piano di obiettivi concreti e realizzabili che vanno verificati passo dopo passo – ho già detto stamattina e ribadisco che è qualcosa che intendo seguire personalmente -, hanno bisogno di un cronoprogramma deciso, preciso, ben delineato, perché questo è il nostro metodo di lavoro e crediamo che sia un metodo di lavoro che può fare la differenza e raccontare un modello completamente nuovo. Allora, proprio per questo, noi già nelle prossime settimane avvieremo missioni operative nelle diverse Nazioni che sono coinvolte nella prima fase attuativa del Piano, ma anche nelle altre che hanno dichiarato la loro disponibilità e il loro interesse per capire come si possa allargare questa iniziativa. Quella che noi abbiamo presentato oggi è soprattutto una filosofia. Non volevamo che fosse solamente filosofia e l’abbiamo raccontata attraverso fatti concreti, ma rimane soprattutto un modello di cooperazione che siamo disponibili a portare avanti con tutte le Nazioni che dovessero essere interessate a questo approccio e, a giudicare dalla partecipazione ai lavori di oggi, sono molte le Nazioni che sono interessate a questo approccio. chiaramente un lavoro che doveva passare anche da un’iniziativa come questa per approfondire le proposte, i contributi, proprio perché – ho detto questa mattina e lo ribadisco – non abbiamo una scatola chiusa da consegnare, da presentare. Noi abbiamo un’idea da condividere e abbiamo atteso questa Conferenza per capire se l’idea che abbiamo in testa sia condivisa e condivisibile anche dai nostri interlocutori, perché questo lavoro è un lavoro che si può fare solamente insieme. E sono felice di poter contare per questo lavoro anche sul contributo del Sistema Italia complessivamente inteso, che oggi è stato in questa Sala ampiamente rappresentato. Ringrazio tutti, anche qui, per aver compreso dall’inizio l’importanza e la portata di questa sfida. Così come voglio ringraziare ancora una volta i rappresentanti delle Nazioni Unite, dell’Unione europea, dell’Unione Africana, delle Organizzazioni internazionali, delle Istituzioni finanziarie, delle Banche multilaterali di sviluppo, che con la loro presenza e il loro contributo oggi ci hanno aiutato a segnare un cambio di paradigma nei rapporti con l’Africa. E siamo orgogliosi come Governo italiano di aver gettato le basi per questo nuovo percorso. L’Italia continuerà a lavorare per coinvolgere sempre più attori internazionali nel processo che abbiamo avviato oggi per definire insieme nuovi strumenti, anche finanziari, per sostenere le iniziative condivise di sviluppo e di crescita. E l’Africa, come ho detto e ripeto, continuerà a essere una delle priorità strategiche della politica estera italiana e dunque sarà anche centrale durante quest’anno, durante la Presidenza italiana del G7. E quindi grazie davvero ancora per la vostra presenza, per i vostri contributi, per la vostra amicizia che è per noi estremamente preziosa, e grazie soprattutto per quello non che abbiamo costruito fin qui, grazie soprattutto per quello che noi costruiremo a partire da oggi. Davvero spero che il Governo italiano nell’organizzare questa Conferenza sia stato all’altezza delle vostre aspettative, perché decisamente voi siete state all’altezza delle aspettative del Governo italiano”.
Terminata la sua Relazione conclusiva, la Premier Meloni ha tenuto una conferenza stampa, preceduta da una introduzione nella quale ha fatto il punto sul Vertice, dicendo: “Voglio ringraziare il Presidente di turno dell’Unione Africana, Sua Eccellenza Azali Assoumani, che mi accompagna in questa conferenza stampa, come ci ha accompagnato in tutto questo Vertice. Quando noi abbiamo scelto di elevare la tradizionale Conferenza Italia-Africa, che si era sempre svolta a livello di Ministri, al rango di Vertice, invitando i capi di Stato e di Governo africani, il Governo italiano ha certamente fatto una scommessa e voglio dire, all’esito di questa giornata, che quella scommessa, senza timore di smentita, è una scommessa che è stata vinta. Lo si vede dalla partecipazione estremamente significativa di Leader di Paesi africani a questo Vertice.
Voi sapete già che sono state presenti a questo Vertice oltre 46 Paesi africani, 13 Capi di Stato, 9 Capi di Governo, 5 Vice Presidenti, 9 Ministri, 2 Vice Ministri, più 25 Organizzazioni internazionali.
In buona sostanza l’approccio italiano è un approccio che viene visto con estremo interesse dal Continente africano, questa presenza oggi lo ha dimostrato e chiaramente io ne vado orgogliosa come vado orgogliosa del fatto che tanti colleghi che sono stati invitati a questa Conferenza abbiano al termine del Vertice fatto i complimenti al Governo italiano sia per l’organizzazione sia per i contenuti, per la riuscita di questa iniziativa che da tutti è stata definita un successo.
Molti dei Capi di Stato e di Governo che sono stati presenti a questo Vertice sono stati oggetto in parte oggi e saranno, soprattutto domani, oggetto di incontri bilaterali che ci consentiranno di approfondire ulteriormente le nostre relazioni.
Io voglio ringraziare il Presidente Mattarella, che ieri ha aperto il Vertice Italia-Africa con una splendida cena al Palazzo del Quirinale nella quale anche il Presidente della Repubblica ha ribadito l’importanza e la strategicità del rapporto tra Europa e Africa e del ruolo che l’Italia può giocare da questo punto di vista.
Dopodiché, nel Vertice di oggi, che serviva a rappresentare questa nuova filosofia di cooperazione dell’Italia verso i Paesi africani, un nuovo modello di cooperazione che rifugia qualsiasi tentazione predatoria, così come ogni approccio di tipo paternalistico, ma anche una certa idea che il rapporto con l’Africa vada vissuto soprattutto su una dimensione così caritatevole, che non fa stato delle grandi opportunità e delle grandi potenzialità delle quali il Continente dispone.
Così noi abbiamo raccontato questa idea italiana di una cooperazione che nasce da pari a pari, una cooperazione che deve avere mutui benefici per tutti, di una cooperazione che deve servire soprattutto a lavorare su questioni strategiche per accompagnare la crescita delle Nazioni che partecipano a questa cooperazione, farlo sul lungo periodo.
Lo abbiamo fatto presentando i cardini di quello che abbiamo chiamato e che chiamiamo Piano Mattei, con alcuni progetti specifici, concreti, che abbiamo già raccontato questa mattina.
Perché? Perché non volevamo fare semplicemente filosofia, perché una delle cose che abbiamo spesso sentito dire dai nostri partner africani è proprio che ci si presenta sempre con grandi idee e che poi quelle idee stentano a diventare fatti concreti.
Noi oggi abbiamo voluto partire da quei fatti concreti abbiamo raccontato che ci sono cinque prioritarie linee di intervento nel Piano Mattei su alcune questioni che noi consideriamo strategiche che sono l’istruzione, la formazione, la salute, l’acqua, l’agricoltura, l’energia e, trasversalmente a queste priorità, il tema infrastrutturale senza il quale è molto difficile realizzare il resto.
E quindi abbiamo strutturato i lavori di questa Conferenza seguendo queste cinque priorità, queste cinque direttrici, e devo dire che dai lavori della conferenza sono arrivati moltissimi spunti interessanti che intendiamo utilizzare nei passaggi successivi.
Ma intanto torno un attimo velocemente ai progetti che abbiamo già raccontato questa mattina che coinvolgono di partenza nove Nazioni africane.
Il Kenya, che ha come pilastro quello dell’energia e dell’agricoltura. Abbiamo come obiettivo quello di lavorare allo sviluppo della filiera dei biocarburanti con un progetto nel quale puntiamo a coinvolgere 400 mila agricoltori entro il 2027.
La Tunisia, che ha come pilastro l’agricoltura, l’acqua, la formazione, dove lavoriamo al potenziamento delle stazioni di depurazione delle acque non convenzionali per irrigare un’area di 8 mila ettari e creare un centro di formazione legato all’agroalimentare.
Il Congo, che ha come pilastro l’acqua, l’energia, le infrastrutture. Il nostro obiettivo è la costruzione di pozzi e reti di distribuzione dell’acqua a fini agricoli, soprattutto alimentati con energie rinnovabili.
La Costa d’Avorio, che ha come pilastro la salute e l’istruzione. Qui puntiamo a migliorare l’accessibilità, la qualità dei servizi primari, anche con programmi di formazione del personale sanitario, scambio di personale medico e telemedicina, e poi il potenziamento dell’istruzione.
E ancora il Marocco, che ha come pilastro la formazione e l’energia. Il nostro obiettivo è la realizzazione di un grande centro di eccellenza per la formazione professionale legata alla produzione di energie rinnovabili.
Il Mozambico, che ha come pilastro l’agricoltura e le infrastrutture. Siamo impegnati nella costruzione di un centro agroalimentare che valorizzi le eccellenze e l’esportazione dei prodotti locali.
L’Etiopia, che ha come pilastro l’agricoltura, l’acqua, la formazione. Il nostro obiettivo è il recupero ambientale di alcune aree, interventi di risanamento delle acque, anche con sostegno alla formazione.
L’Egitto, che ha come pilastro l’agricoltura e la formazione. In un’area a 200 chilometri da Alessandria, lavoriamo per sostenere la produzione di cereali, investendo nell’acquisto di macchinari, nuovi metodi di coltivazione e formazione professionale.
A questi si aggiunge l’Algeria, dove vorremmo sperimentare il monitoraggio satellitare dell’agricoltura.
Chiaramente in questa nostra idea di parternariato noi puntiamo a utilizzare le migliori tecnologie che l’Italia dispone, che copriranno trasversalmente tutti gli interventi, anche con forme di trasferimento di tecnologia, così come a monte sono fondamentali le infrastrutture di collegamento, particolarmente per quello che riguarda il tema energetico. Voi sapete che l’obiettivo dell’Italia è diventare un hub d’approvvigionamento energetico d’Europa, anche attraverso un’energia che può essere prodotta dai Paesi africani, in eccesso rispetto a quella che è necessaria a quei Paesi e che per essere trasportata, per essere esportata in Europa ha bisogno di infrastrutture di collegamento. E qui potrei citare diverse infrastrutture a partire dal cavo di interconnessione elettrica Elmed sul quale lavoriamo, l’H2 Corridor. Insomma ci sono diverse infrastrutture sulle quali insomma ci sono diverse infrastrutture sulle quali anche con il sostegno dell’Unione europea lavoriamo.
Questi sono, dicevo, alcuni dei primi Paesi, però il nostro obiettivo è replicare in tutti i Paesi che saranno interessati i modelli che avranno maggiore successo, immaginare altri progetti anche con il contributo delle Nazioni africane, perché questa è una novità nel metodo che abbiamo voluto utilizzare con questo Vertice. Non ci siamo presentati con un progetto definito, chiuso, da presentare agli altri. Noi abbiamo presentato un’idea, abbiamo cercato di raccontarla attraverso progetti concreti, abbiamo chiesto a queste Nazioni cosa ne pensassero, stiamo raccogliendo le loro indicazioni, i loro consigli, il loro punto di vista per arrivare a un lavoro definito. Chiaramente nelle prossime settimane, dopo il Vertice e dopo aver raccolto questi spunti, dopo i bilaterali di domani, quindi dopo questo ampio lavoro di scambio e di condivisione, convocheremo la Cabina di regia, chiaramente da una parte per la stesura definitiva, dall’altra per cominciare a far partire sul piano operativo le prime squadre e fare in modo che si possa essere concreti immediatamente, perché questa è una cosa che abbiamo sentito dire oggi da molti interlocutori: la concretezza, dimostrare che quando ci si prende un impegno si è anche in grado di realizzarlo. Io credo che questa chiave di volta possa fare la differenza nel rapporto tra l’Africa e, non tanto l’Italia, l’Europa, perché oggi c’erano anche molti ambasciatori e c’erano gli ambasciatori dei Paesi G7. Dall’altra parte quello che l’Italia vuole tentare di fare è anche un approccio pionieristico in riguardo al lavoro che secondo noi l’Europa deve saper fare e poter fare – e ringrazio ovviamente i massimi vertici delle Istituzioni europee che sono stati qui oggi i nostri ospiti. Questo nuovo approccio – e concludo – mi pare che sia stato nella Conferenza accolto molto positivamente. Ho visto e ascoltato molti interventi che ringraziavano l’Italia per aver compreso alcune cose importanti che i Paesi africani sentono anche nel rapporto con noi.E quindi il tema della condivisione, il tema di un approccio immediatamente concreto hanno sicuramente fatto la differenza. Ma mi hanno colpito anche alcuni passaggi che ho ascoltato nel corso degli interventi. Penso alla necessità di superare nell’approccio con l’Africa lo schema classico Stato donatore-Stato beneficiario, cioè a dire ‘siamo dei partner e non c’è un donatore e un beneficiario. Ci sono Nazioni che lavorano insieme per crescere insieme, per avere entrambe benefici’. E questo è un approccio molto diverso da quello che spesso abbiamo visto. Qualcun altro chiedeva di andare oltre l’impostazione che spesso ha guidato il punto di vista sull’Africa, che ha visto le Nazioni occidentali considerarsi una sorta di locomotiva alla quale agganciare le Nazioni africane come se dovessero seguire. Anche questo non viene apprezzato. Io sono d’accordo sul fatto che sia soprattutto il rispetto, la capacità di credere negli altri, di considerarli soprattutto dei partner e quindi, come dicevamo, un rapporto da pari a pari. Questo è il lavoro che abbiamo fatto con questa conferenza, io sono estremamente soddisfatta della sua riuscita e sono soddisfatta del fatto che si sia compreso l’approccio e il punto di vista italiano e quanto possa essere innovativo. Chiaramente questo lavoro non finisce qui: la Conferenza è uno dei tanti momenti in cui questo lavoro nella politica estera italiana si concretizza, chiaramente attraverserà anche tutto l’anno della Presidenza G7, perché come sapete intendiamo portare l’Africa anche al centro delle tematiche principali della discussione del G7”.
Gli incontri bilaterali della Presidente del Consiglio Meloni, con i capi di Stato e di Governo di alcuni Paesi del Continte africano, poi, sono proseguiti anche oggi, intervallati da un incontro con il vincitore degli Australian Open e campione di Tennis, Jannik Sinner .
La Premier ,infatti, ha incontrato a Palazzo Chigi: il Primo Ministro della Repubblica Federale Democratica di Etiopia, Abiy Ahmed Ali; il Vicepresidente della Costa d’Avorio, Tiémoko Meyliet Kone; il Capo del Governo del Regno del Marocco, Aziz Akhannouch; il Presidente dell’Eritrea, Isaias Aferweki; il Presidente della Banca Africana di Sviluppo, Akinwumi Adesina; il Presidente della Repubblica Federale di Somalia, Hassan Sheikh Mohamud; il Presidente della Repubblica del Congo, Denis Sassou-N’Guesso.
Al riguardo, la Presidenza del Consiglio ha sottolineato in una nota: “I colloqui sono l’occasione per avere uno scambio di idee sul rilancio delle relazioni con il Continente africano, anche alla luce della Presidenza italiana del G7, e sullo sviluppo congiunto del Piano Mattei. Gli incontri hanno consentito anche di approfondire alcune tematiche bilaterali”.
Se il Governo si è detto soddisfatto dalla piena riuscita del Vertice, però, le Opposizioni (e tra gli Stati UE, la Francia) hanno espresso le loro critiche in merito.
Dal Pd, la deputata e Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera, Quartapelle, in merito all’intervento a Palazzo Madama del presidente della Commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki Mahamat, ha sottolineato: “Il presidente dell’Unione africana ha esortato il governo alla concretezza rispetto al cosiddetto Piano Mattei tanto strombazzato dal Governo. Il presidente Faki ha anche criticato il governo italiano per non aver consultato i Paesi africani (più tardi, tale dichiarazione da parte di Faki è stata smentita e attribuita a un errore nella traduzione) e ha auspicato un nuovo approccio non securitario nella gestione dei flussi migratori. Rilanciare le relazioni tra Italia e Africa è un compito enorme, se Meloni vuole fare sul serio non se la caverà con qualche slogan”.
Per i capigruppo del M5S di Senato e Camera, Patuanelli e Silvestri: “Se il falso presidente della Commissione dell’Unione Africana aveva smascherato la Meloni sull’Ucraina, quello vero ha smontato il bluff della Meloni sul Piano Mattei. Esprimendo il suo disappunto per il fatto che l’Ua non sia stata consultata sul piano e dicendo che non bastano le parole e promesse ma servono i fatti, il presidente Moussa Faki ha smentito il preteso approccio paritario e concertato del piano propagandato dalla Meloni, confermando quello che noi denunciano da mesi, cioè che si tratta di una scatola vuota piena solo di retorica e annunci. Una falsa retorica che nasconde il vero obiettivo del Governo: mettere le mani su gas e petrolio africani, finanziando questa operazione, il colmo dei colmi, con i soldi del fondo per il clima”.
Restando in tema di immigrazione, sempre ieri, la Corte Costituzionale dell’Albania ha dato il via libera all’accordo sui migranti, che prevede l’apertura sul territorio albanese di due grandi centri di accoglienza per i migranti, firmato dal primo ministro Rama e dalla presidente del Consiglio italiano Meloni, in quanto l’intesa sarebbe “conforme alla Costituzione e non lederebbe l’integrità territoriale dell’Albania”. Bocciata quindi, la richiesta di annullamento presentata da 30 deputati dell’opposizione al Governo albanese.
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