di Federica Marengo venerdì 5 gennaio 2024
-Si è svolta ieri, presso l’Aula dei gruppi parlamentari della Camera, la conferenza stampa di fine anno della Presidente del Consiglio Meloni, organizzata per il 21 dicembre dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e dalla stampa parlamentare e rinviata al 28 dicembre per problemi di salute della Premier.
All’inizio dell’incontro con i cronisti, il Presidente dell’Ordine, Bartoli, nel salutare e ringraziare la Presidente del Consiglio, ha annunciato: “In questa sala ci sono alcuni banchi vuoti: la Fnsi ha inteso disertare per protesta la conferenza. Una protesta che nella sostanza condivido. Ci allarma l’approvazione di un emendamento che rischia di far calare il sipario sull’informazione in materia giudiziaria. Chiediamo di ripensare a fondo la riforma della diffamazione in discussione al Senato; una proposta che non disincentiva in maniera seria le liti temerarie e comprime invece il diritto dei cittadini a un’informazione libera”.
A tale annuncio ha poi replicato la Presidente Meloni nella sua introduzione: “Sarò abbastanza breve in questa introduzione: voglio lasciare spazio alle domande, ho poche cose da dire. La prima è chiaramente fare a tutti gli auguri di buon anno, farci gli auguri di buon anno per un anno che sarà molto complesso per tutti. E’ un anno che vede molte scadenze importanti, tra le elezioni europee, penso alla Presidenza italiana del G7, quindi chiaramente ci vedrà tutti molto impegnati. Da parte mia farò la mia parte perché possiate fare al meglio il vostro lavoro ed ovviamente non mi aspetto altro che rispetto ma certamente non mi aspetto sconti. La seconda cosa che voglio dire è che devo scusarmi chiaramente perché questa conferenza stampa è stata rinviata due volte per ragioni di salute; non potevo fare altrimenti. Mi dispiace francamente che anche questo abbia generato delle polemiche ma come dimostra la mattinata di oggi non c’era alcun intendimento da parte mia di scappare dalle domande dai giornalisti, di rado sono scappate in vita mia da qualcosa. Credo di dovere una risposta su questo tema della protesta della Federazione Nazionale della Stampa, della cosiddetta Legge bavaglio, però io penso Presidente che lei sappia che questa norma è frutto di un emendamento parlamentare, che arriva tra l’altro dall’esponente di un partito dell’opposizione, sul quale certamente c’è stato un parere favorevole del Governo ma non è un’iniziativa del Governo, e questo lo dico per dire anche alla Federazione Nazionale della Stampa che la manifestazione sotto Palazzo Chigi per un’iniziativa che non è del Governo probabilmente avrebbe dovuto tenersi di fronte al Parlamento, perché è il Parlamento che si è assunto questa responsabilità. Dopodiché, nel merito, l’emendamento si agganciava alla Direttiva europea sulla presunzione di innocenza e prevede che non possa essere pubblicata per intero o per estratto l’ordinanza di custodia cautelare in carcere; riporta in buona sostanza l’articolo 114 del Codice di procedura penale al suo perimetro originario che è quello in forza del quale è vietata la pubblicazione anche parziale degli atti del dibattimento che viene celebrato a porte chiuse. Voi sapete che nel 2017 fu fatta dalla allora riforma Orlando un’eccezione a questa previsione del nostro Codice di procedura penale, consentendo la pubblicazione in toto o in parte di questo specifico atto che era appunto relativo alla carcerazione. Questo non toglie, dal mio punto di vista, il diritto al giornalista di informare, perché rimane il diritto del giornalista a conoscere quell’atto e a poterne riportare le notizie che sono importanti per informare i cittadini. Si può ovviamente, e si deve – credo sia giusto – dire che qualcuno è stato arrestato, perché è stato arrestato, quali sono i capi di imputazione che vengono formulati. Quindi, francamente, non ci vedo un bavaglio, a meno che non si dica che la stampa è stata imbavagliata fino al 2017 perché fino ad allora è stato così e non ricordo che in passato siano state disertate conferenze stampa del Presidente del Consiglio dei Ministri perché non vi era la previsione di questa norma. A me pare un’iniziativa – ripeto non l’ho presa io e probabilmente non l’avrei presa personalmente e infatti non l’ho fatto -, una norma di equilibrio tra il diritto di informare e il diritto di un cittadino prima che sia condannato, e spesso prima che possa esercitare il diritto alla difesa, a non ritrovarsi sui giornali anche particolari che possono non essere rilevanti e che ledono la sua onorabilità. Dopodiché sul tema dell’Ordine, so che questo è il tema che sta particolarmente a cuore alla riforma dell’Ordine, in particolare quello del sistema di voto per l’Ordine dei giornalisti, voi sapete che io sono pienamente disponibile. So che in questa Legislatura si è formato un intergruppo parlamentare – attento alle questioni dei giornalisti – che, sulla base anche delle proposte che sono state formulate dal Consiglio Nazionale dell’Ordine, sta elaborando una proposta.
Personalmente ritengo che sarebbe più bello se un’iniziativa di questo tipo arrivasse dal Parlamento ma posso anche dirvi che, se dovessimo ravvisare una eccessiva lungaggine da parte del Parlamento nel prendere un’iniziativa di questo tipo, non ho problemi a ragionare di un intervento. Sappiamo che le norme risalgono, se non vado errata al 1967, obiettivamente il mondo è cambiato ed è giusto che cambino anche le regole di funzionamento. E dico qui l’ultima cosa. Sono molto d’accordo con quello che lei ha detto relativamente al tema dell’intelligenza artificiale: è una materia che questo Governo porterà tra le questioni prioritarie della Presidenza del G7 perché io sono particolarmente preoccupata dall’impatto dell’intelligenza artificiale su vari livelli e particolarmente sul tema del mercato del lavoro. Noi siamo sempre stati abituati a un mondo nel quale il progresso lavorava per ottimizzare le competenze umane., però in passato noi abbiamo sempre conosciuto una sostituzione di lavoro che era fisica prevalentemente e che quindi consentiva alle persone di concentrarsi su lavori più profilati, cioè sui lavori di concetto, su lavori di organizzazione. Oggi noi ci troviamo di fronte a una rivoluzione che è completamente diversa, nella quale è l’intelletto che rischia di essere sostituito e questo vuol dire che l’impatto che l’intelligenza artificiale può avere nel mercato del lavoro riguarda anche lavori di alto profilo e rischiamo un impatto devastante nel quale noi avremo un mercato del lavoro che vedrà sempre meno persone necessarie. Credo che sia una valutazione che va fatta seriamente. Non so dirle se siamo ancora in tempo perché vedo la velocità con la quale corre il progresso e vedo i tempi delle decisioni della politica, particolarmente a livello multilaterale. Queste sono decisioni che vanno prese per essere efficaci a livello globale e mi preoccupa molto, ma noi organizzeremo un focus molto preciso sul tema dell’intelligenza artificiale al G7 e, prima ancora del G7 dei leader che come sapete si terrà in giugno, io voglio fare e sto già lavorando a un’iniziativa specifica sul tema dell’impatto dell’intelligenza artificiale sul mercato del lavoro. Chiaramente è materia che vi riguarda e che vi interessa perché è una di quelle professionalità sulle quali noi non ci stiamo rendendo conto che l’intelligenza artificiale rischia, mentre il progresso finora ha impattato positivamente aiutandoci a lavorare meglio. Oggi rischiamo di fatto una sostituzione e quindi su questo confido che si possa magari lavorare ragionare insieme. Mi fermo perché ho detto sarei stato a breve e poi non l’ho fatto, prego”.
Vari i temi trattati nel corso della conferenza stampa, a cominciare da quelli economici. In merito alle risorse per la nuova Legge di Bilancio, sull’eventualità di una Manovra correttiva, sulle nuove regole del Patto di Stabilità e sul no da parte del Parlamento alla ratifica del nuovo Trattato del Meccanismo Europeo di Stabilità, la Premier ha risposto: “Bisogna sapere esattamente di che cosa parliamo perché noi non sappiamo quale sarà lo sviluppo dell’economia italiana. In quest’anno la crescita italiana è stimata comunque, e questo è un dato secondo me buono, superiore alla media europea. Io non sono per aumentare le tasse, tra le due le tasse le ho diminuite e quindi se devo lavorare, lavoro prevalentemente sul tema del taglio della spesa. È un lavoro che quest’anno abbiamo fatto.
Quest’anno noi abbiamo diminuito le tasse tagliando la spesa pubblica. Lo abbiamo fatto con questa Legge di bilancio, ci sono stati dei tagli lineari che ci consentivano, tagliando la spesa pubblica, di sostenere, per esempio, il rinnovo del taglio del cuneo contributivo, perché è il lavoro che questo Governo intende fare.
Dopodiché vediamo quale sarà l’evoluzione di quest’anno, perché se già stiamo parlando della manovra del 2025 e abbiamo approvato qualche giorno fa la manovra del 2024, bisogna sapere quali sono le risorse che si hanno, per esempio io confido che magari lungo questo anno si possa essere ragionevoli e immaginare una diminuzione dei tassi di interesse che libererebbe diverse risorse che noi abbiamo da pagare sul debito italiano.
Quindi il mio obiettivo è confermare le misure che noi abbiamo portato avanti, se riesco addirittura migliorarle, non so se ci saranno gli elementi, ma questo lo valuteremo in corso di anno. Se la domanda è: aumenta le tasse o taglia la spesa pubblica, tra i due preferisco tagliare la spesa pubblica e su questo penso che si possa fare anche un lavoro più preciso rispetto a quello che noi abbiamo fatto con un lavoro più lineare nella manovra di bilancio di quest’anno, che il tempo di questo anno fornisce l’occasione per fare. Sulla possibilità di una manovra correttiva, Atteso che chiaramente tutti i Paesi europei hanno fatto previsioni che sono state in corsa aggiornate per la situazione nella quale ci troviamo e che comunque io sono contenta del fatto che l’Italia per la prima volta dopo diversi anni abbia una crescita stimata anche dalla Commissione europea superiore alla media europea, atteso anche – per precisazione – che il nuovo Patto parte dal 25 e non dal 24, mi pare molto presto per parlare di manovra correttiva, nel senso che chiaramente noi manterremo come sempre aperto il nostro osservatorio, che ci sono delle questioni, dicevamo prima, dei tassi di interesse che vanno chiaramente valutate e viste, e in corsa si valuterà che cosa bisogna fare sulla base di quello che accadrà.
Approfitto anche per dire che comunque io penso dobbiamo cercare di guardare un po’ più le luci che le ombre e che nella nostra economia con tutte le difficoltà che stiamo affrontando e che affrontiamo, vediamo qualche segnale incoraggiante, perché ho detto della crescita, e la borsa italiana, penso qualcuno l’ha scritto, l’abbiate letto tutti, ha fatto quest’anno la migliore performance del mondo. Una volta che siamo i primi, diciamolo, diciamolo: in questo siamo stati i primi. Lo spread, anche qui, che era a 220 punti base, lo dico per utilizzare un metro che piace spesso più a voi che a me, era a 220 punti quando questo governo si è insediato, è stabilmente sotto i 160 punti. I dati sull’occupazione, altra cosa insomma sulla quale dovremmo essere tutti contenti, con una serie di record occupazionali, record di numero di occupati, record percentuale di occupazione, record di contratti stabili, record di aumento di occupazione femminile. Ci sono dei segnali incoraggianti, non vuol dire che sono soddisfatta, contenta, no, vuol dire che incoraggiano a fare ancora meglio ma che anche noi ogni tanto dobbiamo cercare di gioire delle poche cose che vanno bene.
Non credo che il tema della mancata ratifica del MES vada letto in relazione ai risultati del Patto di stabilità. Poi se volete magari ne parliamo ma immagino sia altro tema, anche perché è abbastanza lungo da spiegare. Io sono soddisfatta, a condizioni date, dell’accordo che abbiamo fatto sul Patto di stabilità. Chiaramente non è il Patto di stabilità che avrei voluto io. Quello che emerge dal dibattito sull’accordo sul Patto di stabilità è che in Europa non c’è questo superiore interesse comune. Ci sono Nazioni che chiaramente valutano quello che è meglio per il loro interesse e si cerca una sintesi tra questi interessi. Ora chiaramente di fronte a questa idea che emerge sarebbe stato molto difficile per me impormi sul Parlamento in nome di un superiore interesse. Quindi, quello che io potevo fare e che ho fatto, è stato rimettermi all’Aula, cioè il Governo nella ratifica del MES si è rimesso all’Aula. E il MES è stato bocciato. Cioè la modifica del Trattato è stata bocciata. Perché? Perché non c’è mai stata una maggioranza in Parlamento per ratificare la modifica di un trattato che qualcuno ha sottoscritto. E io credo che questo sia il problema che bisogna valutare, cioè perché l’ex Governo Conte ha sottoscritto la modifica di un trattato quando sapeva che non c’era una maggioranza in Parlamento per approvarlo? Perché questo che ha messo l’Italia in una posizione oggettivamente di difficoltà. E non potrebbe essere diversamente perché si sa come la pensavano la maggioranza dei partiti di centrodestra e il Movimento Cinque Stelle ha sempre dichiarato, anzi ha dichiarato di essere stato sempre contrario e infatti ha votato contro la ratifica della modifica del Trattato. Quindi io penso che sia stato un errore sottoscrivere la modifica del Trattato perché questo ha creato una situazione difficile, sapendo che non c’era una maggioranza in Parlamento per ratificare la modifica di questo Trattato. Dopodiché per quello che riguarda il tema del merito io penso che il MES è uno strumento che esiste da tempo e che dal mio punto di vista obsoleto. Penso che nella reazione dei mercati all’indomani della mancata ratifica si legga una consapevolezza rispetto al fatto che è uno strumento obsoleto. Quindi se noi vogliamo guardare il bicchiere mezzo pieno, diciamo così, forse la mancata ratifica della modifica del Trattato da parte dell’Italia può diventare un’occasione per trasformare questo strumento in qualcosa che possa essere più efficace di quello che è oggi. E secondo me questa è la strada sulla quale il Governo deve lavorare. Io l’ho già detto in passato, come voi sapete, perché il MES ha delle problematicità al di là della diciamo vecchia versione/nuova versione è uno strumento che nessuno ha scelto di accedere anche quando fu fatta la versione light del MES sanitario, perché ha delle problematicità. Quindi in una stagione come questa, nella quale noi, come correttamente la collega Fusani ricordava, per trovare le risorse dobbiamo fare dei salti mortali, forse interrogarsi su come spendere meglio delle risorse che teniamo altrimenti ferme può essere la cosa giusta da fare.
Sul tema dell’isolamento mi consenta di dire una cosa io penso che noi dovremmo essere diciamo un po’ più consapevoli del nostro ruolo. Perché l’Italia non ha minori diritti di quelli che hanno altre Nazioni. Le faccio un esempio. Quando fu approvata la Costituzione europea Chirac avrebbe potuto farla ratificare dal Parlamento, scelse di fare un referendum. La Costituzione fu bocciata. Nessuno ha detto a Chirac a quel tempo che gliel’avrebbero fatta pagare. Allora non è che l’Italia ha prerogative diverse da quelle che hanno le altre Nazioni. Che delle cose poi non accadano quando vanno nei parlamenti, quando vanno al cospetto dei cittadini che quei governi rappresentano, è sempre accaduto e accadrà sempre, ma per nessun altro si dice “la pagherai” e, guardi, nessuno lo dice in Europa francamente. Quindi penso che forse dobbiamo anche noi – questo lo dico rispetto al dibattito – dobbiamo essere un po’ più consapevoli del ruolo che abbiamo perché non abbiamo minori diritti delle altre Nazioni”.
Poi, sul tema della tassazione sui profitti “ingiusti” (extraprofitti) delle banche, la Presidente del Consiglio ha spiegato: “Sul tema della tassa agli extraprofitti alle banche che noi abbiamo varato, io ho sentito dire un po’ di tutto. La ringrazio per questa domanda che mi consente di fare un po’ di chiarezza su quello che è stato fatto. Intanto mi fa un po’ sorridere che i primi a criticare il primo governo che ha avuto il coraggio di fare una tassazione sulle banche siano quelli che quando erano al governo alle banche hanno preferito fare regali miliardari. Vale per il Pd con i famosi decreti salva-banche, salvataggi diretti per miliardi di euro. Vale per il MoVimento cinque Stelle che è stato cintura nera di aiuti alle banche: ricordo il famoso decreto dei 400 miliardi e la cosiddetta “potenza di fuoco” con il quale si trasformavano dei prestiti che le banche avevano già erogato in prestiti garantiti dallo Stato italiano; potrei citare l’obbligo di POS addirittura tra gli obiettivi necessari a poter prendere i soldi del PNRR, cioè dove nel resto del mercato europeo gli altri si devono guadagnare il mercato, da noi le cose sono andate diversamente, chiaramente con le Commissioni scaricate sulle imprese e sui commercianti; potrei citare la vicenda del Superbonus della cessione dei crediti che, come lei sa, in moltissimi casi sono stati acquistati dalle banche con uno sconto che viaggiava tra il 20% e il 30%, facendo lievitare i profitti e gli istituti di credito. E poi ci criticano perché noi invece abbiamo avuto il coraggio di mettere la tassazione sulle banche. Noi che cosa abbiamo fatto intanto? Noi abbiamo applicato una tassa su quello che consideriamo un margine ingiusto. Lo dico per ribadire che non c’era un intento punitivo da parte del Governo. C’è stata una differenza tra i tassi di interesse che venivano pagati per avere il prestito, il mutuo, e i tassi di interesse che venivano riconosciuti per i depositi e i conti correnti. La differenza tra quei due tassi è stata appunto oggetto della nostra tassazione per il 40%. Ora la tassa è lì, cioè nessuno ha tolto questa tassa. C’è questa tassa sul margine giusto al 40%, quello che è cambiato in sede di conversione è stata l’aggiunta della possibilità, in alternativa al versamento immediato di questa tassazione, di accantonare un importo pari ad almeno due volte e mezzo l’ammontare della tassazione in una riserva non distribuibile. Che vuol dire riserva non distribuibile? Vuol dire che quei soldi non possono andare ai dividendi degli azionisti, non possono andare ai compensi dei manager. Dopodiché, questo che cosa comporta? Aumentando le riserve aumenterà anche il credito che viene erogato ai cittadini: secondo gli accordi di Basilea – questo voi lo sapete meglio di me – più si rafforza il capitale della banca, più aumenta il volume possibile degli impieghi. Quindi, nel caso in cui si optasse per questa ipotesi – quindi non versamento immediato della tassazione, ma accantonamento di almeno due volte e mezzo l’importo della tassazione in una riserva non distribuibile – questo comporterebbe un aumento del credito che viene erogato. E udite, udite: questo comporta anche nel medio periodo che molte di quelle banche alla fine pagheranno più tasse di quelle previste con la tassazione sugli extraprofitti. Perché? Perché anche qui, una volta che aumentano le riserve e ci sono maggiori impieghi, maggiori impieghi significa maggiori ricavi, maggiori ricavi significa pagare più tasse allo Stato. Per lo Stato è un’operazione Win-Win. A noi non toglie niente. Da una parte consente un’ipotesi che è pagare subito la tassa, dall’altra consente un’ipotesi che è il rafforzamento del capitale e quindi ritorni positivi per i contribuenti, ritorni positivi per lo Stato. Questo è quello che abbiamo fatto. Lo rivendico e penso che si debba riconoscere il coraggio. E anche qui si è detto “la faranno pagare”, praticamente tutti i giorni mi devono fare pagare qualcosa ma, insomma, finora mi pare che poi le cose sensate vengano comprese dai cittadini italiani e non solo da loro”.
A seguire, sul Ddl Concorrenza e i rilievi del Presidente della Repubblica Mattarella al provvedimento in materia di concessioni delle licenze ad ambulanti e ai balneari per sollecitare un ulteriore intervento del Governo e del Parlamento in materia, la Premier ha evidenziato: “Ovviamente io ho letto con grande attenzione la lettera del Presidente Mattarella. Per quello che riguarda il tema del rinnovo delle concessioni ambulanti, l’intervento sostanzialmente si è reso necessario per uniformare il trattamento che alcuni beneficiari avevano avuto con il rinnovo di dodici anni che era stato disposto nel 2020, con quello che invece riguarda altri che, soprattutto per una difficoltà dei Comuni, non ne avevano potuto beneficiare creando di fatto una disparità tra Comune e Comune e tra operatore e operatore. In un contesto nel quale bisogna anche ricordare che per una serie di ragioni queste aziende vanno diminuendo e quindi gli spazi disponibili aumentano. Dopodiché ovviamente l’appello del Presidente non rimarrà inascoltato. Credo che su questo occorrerà valutare nei prossimi giorni con gli altri partiti di maggioranza e con i Ministri interessati, l’opportunità di ulteriori interventi chiarificatori sulla materia.
Per quello che riguarda il tema dei balneari, lei sa che questo Governo ha fatto per la prima volta un lavoro che, curiosamente, nessuno aveva inteso fare prima, che è la mappatura delle nostre coste per stabilire se esista o non esista il principio della scarsità del bene, che è fondamentale per l’applicazione della direttiva Bolkestein. Questo curiosamente, in tutti questi anni dai quali la direttiva Bolkestein è entrata in vigore, nessuno ha ritenuto di doverlo fare. Noi su questo abbiamo proceduto abbastanza velocemente, abbiamo fatto un lavoro serio, e ora l’obiettivo del Governo, chiaramente, è una norma di riordino che ci consenta, intanto di mettere ordine alla giungla di interventi e pronunciamenti che si sono susseguiti, che necessita di un confronto con la Commissione europea per arrivare al duplice obiettivo, da una parte, di scongiurare la procedura di infrazione e, dall’altra, di dare certezze agli operatori che è sempre stata una delle nostre priorità. Quindi questo adesso è il lavoro che noi stiamo facendo e che riteniamo sia a questo punto diventato molto importante perché c’è obiettivamente una difficoltà, sia per gli operatori che non hanno certezze sul loro futuro, sia anche per gli enti che devono poi applicare delle norme che non sono chiare, a partire dai Comuni che hanno oggettivamente delle difficoltà che ci segnalano continuamente. Quindi è oggetto del lavoro delle prossime settimane”.
Ancora sulla riforma delle Pensioni, la Presidente del Consiglio ha risposto: “Penso che il tema delle pensioni vada affrontato in maniera più organica di quanto si sia fatto finora anche da noi, è sicuramente una materia che va affrontata anche con le parti sociali soprattutto se le parti sociali hanno voglia di fare questo lavoro con noi.
Posso dirle che io però sono soprattutto fiera del lavoro che abbiamo fatto particolarmente con l’ultima manovra di bilancio sulle pensioni dei giovani, perché questo è un tema che tutti hanno fatto finta di non vedere e cioè che noi stiamo mantenendo il nostro sistema pensionistico scaricandolo su chi non si può difendere e che c’è un gap di garanzie tra chi oggi va in pensione e chi ci andrà fra 30anni che è enorme.
Allora abbiamo cominciato a mettere da questo punto di vista qualche paletto e io lo considero un elemento molto importante. Chiaramente la sostenibilità del sistema pensionistico va costruita con un equilibrio: deve essere il sistema migliore possibile, ma deve essere uguale per tutti. E questo è qualcosa che oggi ha dei problemi che vanno affrontati, per cui io penso che vada affrontato in maniera organica. So che ci sta lavorando il Ministro Calderone, so che su questo c’era anche appunto una richiesta dei sindacati a confrontarsi, a partecipare, forse un lavoro già avviato – adesso sto andando a memoria -, e penso che sia cosa estremamente proficua”.
Infine, su privatizzazioni, capacità dell’Italia di attrarre investimenti, Ddl Capitali, riforma del Fisco e tassazione elevata, la Presidente Meloni ha spiegato: “Nella Nadef noi abbiamo stabilito l’obiettivo di 20 miliardi di privatizzazioni nel triennio 24-26. Vuol dire in buona sostanza un punto di PIL in tre anni. Voglio però anche dirle che l’impostazione mia e di questo Governo in tema di privatizzazioni è lontana anni luce da quello che delle volte abbiamo visto accadere in passato, dove per privatizzazioni si intendevano regali miliardari a fortunati imprenditori ben inseriti. Non è questa la mia idea di cosa si intenda per privatizzazione.
La mia idea di cosa si intenda per privatizzazione è è ridurre la presenza dello Stato dove la presenza dello Stato non è necessaria e, diciamo, riaffermare la presenza dello Stato dove invece la presenza dello Stato è necessaria. E questo riguarda sicuramente il tema della riduzione delle quote di partecipazione statale che non riduce controllo pubblico – e questo potrebbe ad esempio essere il caso di Poste – così come io penso che ci sia la possibilità di far entrare i privati in quote minoritarie di società che oggi sono interamente sotto controllo pubblico e questo è il caso di Ferrovie, ma sulla tempistica soprattutto sulla vicenda di Ferrovie lei sa che questo richiede una serie di passaggi che non stiamo a spiegare, ma insomma che sono abbastanza lunghi e quindi la tempistica non dipende ovviamente solamente da me.
Penso intanto che abbiamo dato un bel segnale con Monte dei Paschi di Siena, perché noi per anni ne abbiamo parlato come lo Stato italiano che metteva i soldi in Monte dei Paschi di Siena e bene o male con la nostra iniziativa alcune di queste risorse sono rientrate, lo considero un bel segnale. Ma ripeto, a partire dal nostro programma, l’idea con la quale ci muoviamo è questa, cioè dove la presenza dello Stato non è necessaria si può indietreggiare, dove la presenza dello Stato è necessaria lo Stato deve riaffermare la sua presenza e deve controllare quello che è strategico, ma questo non vuol dire non aprirsi anche al mercato. Sul Ddl Capitali penso che questa lettura che è stata data non sia corretta, cioè la lettura per la quale si rischia di rendere ingovernabili alcuni gruppi amministrativi e si rischia di allontanare gli investimenti. Quello che questa norma fa, di fatto, è limitare il meccanismo attraverso il quale in alcuni casi si perpetuano all’infinito i CDA a prescindere dai soci. E chiaramente al mercato normalmente una previsione che rafforza il peso degli azionisti piace, per cui io ci vedo una norma che consente forse di avvicinare investimenti rispetto a qualcosa che non ha sempre funzionato perfettamente in passato. Riguardo alla capacità di attrarre investimenti dall’estero. È oggettivamente un tema. È un tema che è figlio di una stratificazione di problemi che noi abbiamo, che vanno sicuramente dalla questione delle lungaggini burocratiche fino ai tempi della giustizia. Lo sappiamo bene, lo sappiamo bene tutti. L’Italia è una Nazione nella quale in molti investirebbero molto volentieri se avessero maggiori certezze.
Io penso che queste siano due riforme che servono – la riforma della burocrazia e la riforma della giustizia – e le considero due delle mie priorità per il prossimo anno, perché guardi vado in giro per il mondo a parlare con tutti e mi rendo conto di quanta voglia d’Italia ci sia e di quanto rispetto, di quanta attenzione, di quanto potenziale inespresso noi abbiamo. Non è facile, perché lei sa anche che in questa Nazione, quando si cerca di mettere mano ad alcuni ambiti, le opposizioni – non in questo caso le opposizioni politiche – si fanno sentire, ma penso che se non ha il coraggio di provarci un Governo che ha la maggioranza che noi vantiamo, la – si spera- stabilità che in molti ci riconoscono, davvero insomma ci sarà poca speranza di fare di più.
Dopodiché ci sono diversi investimenti sui quali stiamo cercando di lavorare – penso al tema diciamo dei semiconduttori, il caso che lei citava di Intel -, e sicuramente dare dei segnali, come noi da una parte abbiamo dato un segnale, di attenzione al mondo della produzione. Uno dei messaggi che per me era importante dare in questo anno, e che abbiamo dato, è che non c’è un Governo ostile a chi produce, anzi. Lei ricorderà “non disturbare chi vuole fare” è stato uno dei miei slogan. Io la penso davvero così.
Penso ci debba essere uno Stato che controlla, ma non uno Stato oppressivo. Penso che debba esserci uno Stato che si mette al fianco di chi produce, di chi investe, di chi crea ricchezza e chi crea posti di lavoro. Non è stato sempre così, perché noi spesso abbiamo dato l’immagine di essere invece uno Stato forte con i deboli debole con i forti, ostile delle volte a chi creava ricchezza, chi produceva posti di lavoro. Non è la mia mentalità, non è la nostra mentalità. Credo che questo segnale sia arrivato ed è già un elemento interessante e penso che alcuni segnali che arrivano anche dall’economia poi rispondano a questo, pur nella condizione economica difficile nella quale ci troviamo. Però sicuramente c’è di più da fare su questo e penso che, ripeto, burocrazia e giustizia siano due di quelle cose sulle quali bisogna avere il coraggio – e io vorrei farlo quest’anno – di mettere le mani, di riformare in maniera seria per dare il segnale anche qui che l’Italia non vuole più essere fanalino di coda degli investimenti esteri. Sul rientro dei cosiddetti paradisi fiscali, io penso che la materia vada se non altro affrontata – questo si farà dopo le elezioni europee – a livello europeo perché c’è una diversità, chiamiamola così, anche all’interno dell’Unione europea che con il mercato unico, le regole uniche eccetera e tutto quello che conosciamo secondo me produce obiettivamente un problema dei privilegi e delle discriminazioni. Quindi intanto bisognerebbe lavorare per far sì che le regole all’interno del mercato europeo su questa materia valessero per tutti e che non ci fossero Nazioni che lavorano per drenare gettito ad altre Nazioni che fanno parte dell’Unione europea. A livello nazionale chiaramente quello che noi possiamo fare è soprattutto lavorare per rendere la tassazione in Italia più competitiva e come lei vede abbiamo tentato di farlo e tentiamo di farlo con varie misure.
Intanto mi corre l’obbligo di ricordare che noi abbiamo varato la riforma fiscale, che era una riforma attesa da 50 anni circa. Voglio ringraziare anche il MEF, in particolare il Vice Ministro Leo, per un lavoro estremamente veloce di affermazione, di stesura dei decreti che dipendono da quella delega, e stiamo cercando di disegnare un fisco diverso, un fisco che non disegni un rapporto tra uno Stato e un suddito ma il rapporto tra uno Stato e un cittadino. Un fisco che da una parte cerca di venirti incontro, di essere più comprensivo, in un rapporto che è più equilibrato e dall’altro chiaramente quando nonostante quella comprensione, nonostante quella disponibilità, dovessi cercare di fregare lo Stato italiano diventa più efficace. E io credo che questo sia, è parte di quel segnale che dicevamo prima sul tema degli investimenti, credo che questa sia una delle altre grandi cose che andavano fatte e che noi abbiamo fatto per cercare da una parte riportare investimenti e da una parte evitare che le risorse vengano drenate da sistemi che sono più competitivi del nostro. Ed è un lavoro sul quale bisogna andare avanti.
Penso anche che alcuni segnali che abbiamo dato in tema di tassazione in rapporto al mercato del lavoro siano importanti perché uno dei principi introdotti all’interno della manovra di bilancio in questo caso, quello del più assumi meno paghi, cioè più è alta l’incidenza di manodopera che hai in rapporto al fatturato meno tasse paghi, sia un altro segnale importante di attenzione in questo caso al mondo produttivo ma anche al mondo produttivo in rapporto al lavoro che produce sul territorio che è secondo me altra materia che non dobbiamo mai dimenticare, anche se mi scuserà sono finita fuori tema, ma fondamentalmente credo che da una parte bisogna uniformare, combattere i paradisi fiscali a livello europeo, e dall’altra bisogna continuare a rendere il nostro sistema fiscale più competitivo”.
In materia di riforme costituzionali, quali il Premierato e l’Autonomia differenziata, ma anche sulla Riforma della Giustizia e sulla condizione delle carceri ,la Premier ha dichiarato: “Sul tema della riforma costituzionale ho già risposto varie volte a questa domanda. Quando io ho presentato la riforma costituzionale del premierato, la prima cosa che ho detto è che noi avevamo scelto di non toccare i poteri del Presidente della Repubblica e non li tocchiamo. Noi manteniamo intatto il ruolo del Presidente della Repubblica perché è giusto così, penso io, e perché sappiamo che il Presidente della Repubblica in Italia è sempre stato una figura di assoluta garanzia e c’è, a maggior ragione, bisogno di quella figura di assoluta garanzia quando domani ci dovesse essere un governo che ha un Primo Ministro eletto direttamente. Io non vedo in cosa l’elezione diretta del Capo del governo significhi togliere potere al Capo dello Stato, soprattutto se noi abbiamo scientificamente scelto di non toccare i poteri del Capo dello Stato. Si crea secondo me un equilibrio che è un buon equilibrio. Si rafforza la stabilità dei governi e non vedo, anche qui, come questo potrebbe ledere le prerogative del Capo dello Stato, perché oggettivamente in Italia abbiamo avuto un problema di stabilità dei governi. Abbiamo anche avuto un problema di governi che non rispondevano a nessuno, cioè che venivano smontati e rimontati all’interno del Palazzo senza mai chiedere agli italiani che cosa ne pensassero, che non vuol dire semplicemente la persona, vuol dire il programma. In tutta la scorsa legislatura sono stati realizzati programmi che non erano stati votati da nessuno. Mi si può dire in che cosa si sostanzia la democrazia rappresentativa? La democrazia rappresentativa si sostanzia nel voto per te, perché tu possa fare questo in mia vece. Ma se manca questo passaggio temo che ci sia un problema, che noi abbiamo visto molte volte. Quindi che cosa stiamo cercando di fare noi? Stiamo cercando di fare una riforma che mantenendo gli equilibri, mantenendo le garanzie, mantenendo il ruolo del Capo dello Stato, consenta ai governi domani intanto di avere ragionevolmente la possibilità di durare 5 anni, perché noi abbiamo pagato la nostra instabilità pesantemente. L’abbiamo pagata in tema di credibilità internazionale, l’abbiamo pagata in tema di visione e strategia, perché non ereditiamo il pesantissimo debito pubblico che abbiamo per qualche ragione, lo ereditiamo perché chiaramente quando ci sono dei governi che hanno un orizzonte breve, quei governi tenderanno per esempio a privilegiare la spesa pubblica rispetto agli investimenti, perché? Perché i risultati degli investimenti si vedono più tardi di quelli che offre la spesa pubblica. Ma ha significato anche la debolezza della politica rispetto a una serie di altre cose, per esempio sul tema economico la incapacità di dare risposte sulla questione degli investimenti, di fare riforme di lungo respiro. Noi lo abbiamo pagato. Ora io potrei non pormi il problema perché ragionevolmente potrei essere il Presidente del Consiglio – facendo i debiti scongiuri – più longevo di qualcuno dei miei predecessori, però che senso ha, quando hai l’opportunità di una maggioranza e di una stabilità, non porti il problema di che cosa accadrà dopo di te? Io penso che questa sia una delle riforme più importanti che si possono regalare all’Italia: consentire ai cittadini di scegliere da chi farsi governare e consentire a chi viene scelto di farlo per cinque anni, di mettere in piedi la sua strategia, di tornare dopo cinque anni al cospetto degli italiani e chiedere agli italiani che cosa pensano di quel lavoro. È la democrazia, è la cosa più bella del mondo, è una riforma della quale vado fiera. E guardi, anche qui sento dire di tutto – il referendum, la Meloni come Renzi, me la faranno pagare -, però il referendum non è su di me, perché io sono il presente di questa Nazione. Il referendum è sul futuro di questa Nazione, è quello su cui gli italiani devono scegliere e votare, è che futuro vogliono per questa Nazione, al netto del percorso di questo governo e della sottoscritta. Io ho fatto quello che i cittadini mi hanno chiesto di fare, perché era scritto nel nostro programma, lo abbiamo fatto. Spero che si possa avere una maggioranza parlamentare, non sono molto ottimista su questo, sarò franca; se non ci dovesse essere lo chiederemo agli italiani, ma non è un referendum sul Governo, su Giorgia Meloni, è un referendum su che cosa deve accadere dopo. E penso che sia un’occasione per gli italiani di risolvere in un colpo solo diversi problemi che hanno avuto.
E poi mi aveva chiesto l’autonomia, vado velocissima. L’autonomia intanto si tiene perfettamente con il premierato, no? Perché ovviamente un problema di sbilanciamento che noi abbiamo avuto anche nel rapporto tra Regioni e Stato Centrale, è che tu oggi ti trovi con Presidenti di Regioni eletti direttamente, che hanno una forza anche in rapporto a Presidenti del Consiglio, che durano mediamente molto di meno e che non sono eletti direttamente, secondo me sbilanciata. Ripristinare anche questo equilibrio può essere importante: credo che a uno Stato forte debbano corrispondere autonomie forti e il meccanismo si tiene così. Dopodiché non credo nelle sperequazioni tra Nord e Sud perché, come lei sa, l’autonomia – al netto del fatto che noi siamo gli unici anche qui che stanno lavorando sui livelli essenziali delle prestazioni, altro lavoro che nessuno ha mai fatto e che quella è la base sulla quale poggia chiaramente una corretta applicazione dell’autonomia- , non si applica nel senso che racconta qualcuno tolgo “una regione per dare a un’altra regione”; l’autonomia stabilisce il principio che se tu gestisci bene le tue competenze e le tue risorse, lo Stato può valutare, nel rapporto tra Regione e Stato – quindi non nel rapporto tra una Regione e un’altra -, di darti altre competenze da gestire. Questo è il tema dell’autonomia e io penso che possa essere un volano anche per il Mezzogiorno. Penso che possa essere un volano anche per il Mezzogiorno la responsabilizzazione della classe dirigente, perché poi non mi stupisce che i primi a schierarsi contro l’autonomia siano quelli che, per esempio, spendono peggio i fondi europei. Non mi stupisce, ma credo che un meccanismo di responsabilizzazione da Nord a Sud faccia semplicemente andare avanti e meglio quelli che sono più bravi. Sulla riforma della legge elettorale, qual è il modello è una cosa sulla quale non ho ancora ragionato, qual è in generale il modello di legge elettorale e tra l’altro anche questa è una materia che probabilmente spetterebbe in via prioritaria al governo. Posso darle le due risposte precise che lei mi ha chiesto. La soglia ci deve essere per forza perché lì c’è una materia costituzionale che lei ricorda arriva già da a vecchie sentenze della Corte Costituzionale che dice che per il premio in maggioranza ci vuole, e che in generale ci vuole un range che non sia troppo alto tra i voti che si prendono alle persone che si che si eleggono. Come lei sa io sono favorevolissima alle preferenze e quindi al ritorno delle preferenze, l’abolizione delle liste bloccate lo sono sempre stato, sono stata l’unica che ha avuto il coraggio, lo dico anche a quelli che oggi ce lo spiegano, di portare in aula gli emendamenti in tutte le leggi elettorali puntualmente proposte a sei mesi dal voto per tentare di apparecchiarsi il risultato delle elezioni, non ha mai funzionato. Però abbiamo avuto molte leggi elettorali che sono cambiate e in tutte queste leggi elettorali che sono cambiate o in tutte quelle in cui ho avuto la possibilità, io ho presentato un emendamento per introdurre le preferenze che è stato puntualmente bocciato, quindi io sono assolutamente favorevole. Poi bisogna valutare con il Parlamento quali sono gli altri partiti che sono favorevoli. Sulla riforma della giustizia, l’eventuale referendum sulla separazione delle carriere non sarà accorpato a quello sul premierato, quindi i tempi si allungano). Sul caso Zuncheddu , chiaramente sono rimasta molto colpita anche io, così come rimango molto colpita dal numero di questi casi che purtroppo in Italia ancora ci sono. Stimati, negli ultimi 30 anni, in media mille casi di cittadini che ogni anno sono vittime di ingiusta detenzione o di errore giudiziario.
Nel 2022 sono diminuiti a circa la metà, sono comunque numeri molto alti e sono soprattutto dei numeri molto alti per i casi di ingiusta detenzione che sono probabilmente anche frutto di un uso, come posso dire, eccessivo della carcerazione preventiva e qui lo dico per dire che siamo intervenuti come lei sa, perché il Ddl Nordio che è attualmente all’esame del Senato affrontava con due precisi interventi normativi il tema dell’applicazione delle misure di carcerazione preventiva senza depotenziare chiaramente il lavoro della magistratura e cioè dice che prima di mettere qualcuno in carcere, intanto questo qualcuno deve essere sentito non solo dal Pubblico ministero ma anche dal Giudice, che si decide in forma collegiale. Quindi abbiamo cercato di rendere la normativa anche più capace di circoscriversi alle reali necessità.
Sul piano della politica carceraria in generale anche qui ereditiamo una situazione che è obiettivamente molto complessa con sovraffollamento cronico di circa il 120%, 60 mila detenuti circa a fronte della capienza delle nostre carceri che si aggira intorno ai 50 mila. Chiaramente io che non credo che questo problema si possa risolvere con le amnistie, gli indulti o gli svuotacarceri, devo cercare un’altra soluzione.
Quello che abbiamo fatto finora da una parte è stato per esempio rafforzare il personale di polizia penitenziaria come mai era stato fatto in passato e dall’altra ampliare la capienza delle carceri che è il lavoro che stiamo facendo e che abbiamo fatto e che si fa sia con gli 80 milioni di euro che sono previsti nel Pnrr per otto nuovi padiglioni detentivi, abbiamo anche sbloccato 166milioni di euro che erano sempre destinate a ampliare l’edilizia carceraria, la ristrutturazione delle carceri che erano bloccati da diverso tempo. Chiaramente anche su questo bisognerà fare di più ma questa è la direzione verso la quale dobbiamo andare.
Da una parte garantire che alcuni strumenti vengano utilizzati in modo non eccessivo anche producendo i problemi che ci siamo detti e dall’altra trovare una soluzione strutturale al problema delle carceri che secondo me non è quella di tagliare i reati ma è quella di aumentare le carceri”.
Riguardo all’immigrazione e al tema della sicurezza e delle periferie, poi, la Presidente del Consiglio Meloni ha evidenziato: “Io considero le regole del nuovo patto di migrazione e asilo migliori delle precedenti, come lei sa. È la ragione per la quale l’ho sostenuto pur non essendo una mia priorità perché è vero che c’è il tema del riprendere i dublinanti – chiamiamolo così -, ma c’è soprattutto un meccanismo serio che impegna anche gli altri Paesi a fare un lavoro di redistribuzione. Nel senso che a un certo punto i nostri hotspot erano pieni, abbiamo bloccato la possibilità di riprendere persone che avevano passato il confine, dall’altra parte, come lei sa, altri Paesi hanno bloccato qualsiasi possibilità di redistribuire chi arriva in Italia, perché l’Italia è la porta d’Europa. E quindi c’è un meccanismo sicuramente che per noi è più di garanzia sul combinato disposto tra queste due questioni. Però guardi io insisto. Io ho sostenuto il patto immigrazione asilo, le regole sono migliori, non è la soluzione. Noi non risolveremo mai questo problema se pensiamo di affrontarlo solamente su come gestire i migranti una volta che arrivano in Europa. Non troveremo mai una soluzione che mette tutti d’accordo, come è normale che sia, e noi citiamo sempre alcuni Paesi, ma segnalo che quasi tutti sono molto rigidi, tant’è che è stato abbastanza facile per me, devo dire, nell’ultimo anno costruire una priorità diversa. E qual è quella priorità diversa? Io l’ho detto credo in una mia prima riunione del Consiglio europeo: se noi pensiamo che possiamo risolvere il problema parlando di come si distribuiscono, non ne usciamo mai. C’è solo un modo per risolvere il problema per tutti che è lavorare a monte, ed è tutto il lavoro, che lei cita, che riguarda anche il tema del Piano Mattei. Chiaramente non è un lavoro che l’Italia può fare da sola. Torniamo al G7: un altro focus fondamentale della Presidenza italiana del G7 sarà l’Africa. Questo è un lavoro sul quale l’Europa, intanto l’Europa, ma credo tutto il G7, prevalentemente l’Europa, deve tornare a concentrare la sua attenzione. Noi non ci stiamo rendendo conto di che cosa sta accadendo in Africa non ci stiamo rendendo conto del combinato disposto tra un continente che è potenzialmente ricchissimo soprattutto di materie prime critiche e una destabilizzazione, in alcuni casi voluta e costruita, che noi paghiamo più di chiunque altro. E quindi bisogna tornare a lavorare in maniera completamente diversa in Africa. Che cos’è che non ha funzionato? Piano Mattei. Non ha funzionato un certo approccio, come posso dire, paternalistico, quando non predatorio, anche da parte europea che non aiuta nel dibattito e nella cooperazione con questi Paesi. Quello che secondo me va fatto in Africa non è carità quello che va fatto in Africa è costruire rapporti di cooperazione seri strategici, da pari a pari, non predatori. Quello che va fatto in Africa è difendere il diritto a non dover emigrare prima del diritto a poter emigrare. E questo si fa con investimenti e con una strategia. Il Piano Mattei costruisce, una prima, perché ripeto non è che possiamo occuparci da soli di tutto il continente africano, ma costruisce questa idea. E il mio obiettivo è che diventi un modello anche per altri Paesi europei, anche per altri Paesi occidentali, cioè che possano aggregarsi poi al Piano Mattei tanti altri che oggi lavorano spesso in ordine sparso e che si possa invece fare un lavoro serio di strategia sul continente africano. Il Piano Mattei è più avanti di quanto di quanto sembri e di quanto io senta dire. Come lei sa ci sarà la Conferenza Italia-Africa tra poche settimane e quella sarà, secondo me, l’occasione nella quale presentare il piano che come lei sa poi verrà anche confrontato con il Parlamento. Non è solamente l’energia il nostro focus, noi ci stiamo concentrando su alcune materie, c’è sicuramente il tema dell’energia, dello sviluppo energetico. Io non ho nascosto il fatto che ritenga che, se noi vogliamo lavorare a una strategia, una strategia che mette insieme l’interesse africano e l’interesse europeo è per esempio l’energia, perché l’Africa è potenzialmente un enorme produttore di energia e l’Europa ha un problema approvvigionamento energetico.
E si può lavorare con investimenti sulla produzione soprattutto di energia pulita in Africa che porta lavoro, porta sviluppo e risolve a noi, anche, dei problemi e lega il nostro interesse reciproco. Ma noi lavoriamo anche sulla formazione: il lavoro che per esempio hanno fatto e fanno in Africa diverse scuole italiane io l’ho trovato straordinario. Quando sono stata ad Addis Abeba, credo che una delle emozioni più belle che mi sono, che ricordo, dell’ultimo anno è la scuola italiana di Addis Abeba e credo che quello per esempio sia un’altra parte del lavoro molto interessante da fare. C’è tutto il tema dell’acqua in Africa sul quale l’Italia può portare un suo valore aggiunto. Quindi stiamo lavorando su diversi filoni, credo che vadano circoscritti. Credo che un errore che noi abbiamo fatto delle volte in passato è stato forse distribuire troppo, anche, le risorse, magari in progetti più piccoli, piuttosto che concentrarci su alcune grandi priorità. Il lavoro che voglio fare io con il Piano Mattei è scegliere quelle priorità, immaginare dei primi Paesi partner con i quali mettere a terra questi progetti e utilizzare la stesura di questo primo Piano, di questo primo embrione per poi moltiplicare queste iniziative anche con l’aiuto degli investitori privati, anche con l’aiuto – si spera – di altri Paesi che vogliono condividere questa strategia con noi. Ci sono i progetti specifici, ma io non li voglio raccontare prima di presentarlo ufficialmente. No, non ritengo soddisfacenti i risultati avuti finora, soprattutto non li ritengo soddisfacenti in rapporto alla mole di lavoro che ho dedicato a questa materia. Penso che se non avessi dedicato la mole di lavoro che ho dedicato a questa materia le cose sarebbero andate molto, molto peggio. Sono leggermente più soddisfatta dei dati dell’ultima parte dell’anno che dimostrano, rispetto ai dati iniziali, un calo. So che ci si aspettava di più su questo, sono chiaramente pronta ad assumermene le responsabilità. Perché la materia con la quale ci confrontiamo è una sfida epocale e chiaramente si possono fare diverse iniziative che ti danno un consenso immediato ma che non risolvono il problema sulla media distanza.
Quello che ho cercato e sto cercando di fare io è risolvere il problema strutturalmente e questo è qualcosa che richiede, intanto un coinvolgimento internazionale al quale io, come lei sa, mi sono ampiamente dedicata, enorme, e soluzioni strutturali di lungo periodo (torniamo sul tema del Piano Mattei). Qual è il mio obiettivo? Il mio obiettivo è sempre lo stesso, lo dico perché lei citava le opposizioni, il lavoro fatto all’opposizione. Il mio obiettivo è lavorare in Africa, fermare le partenze in Africa, valutare la possibilità di aprire gli hot spot in Africa per stabilire chi abbia diritto e chi non abbia diritto ad arrivare in Europa, parallelamente lavorare sulla migrazione legale, dove lei sa che noi invece, anche su questo, abbiamo fatto un lavoro. Siamo stati il primo Governo che ha attivato il Decreto flussi per tre anni per capirci, perché? Perché un altro elemento fondamentale per combattere la migrazione illegale è dare segnali sulla migrazione legale, ma per dare segnali sulla migrazione legale è importante combattere quella illegale. E’ un lavoro molto complesso sul quale le cose cominciano a cambiare, non lo dico per i risultati perché confido di riuscire a fare molto di più ma perché vedo cambiare l’approccio.
L’Italia nell’ultimo anno ha portato sulla migrazione un approccio serio, che non ha avuto problemi a farsi ascoltare. E guardi, questo io lo devo dire anche per dirle che mi sono resa conto che le questioni serie di come affrontare a livello europeo la migrazione, che non fosse semplicemente io li faccio entrare e tu te li prendi, non l’aveva mai posta nessuno. L’Italia non aveva posto questo problema. Questa è stata l’impressione chiarissima che io ho avuto, perché dopo un anno che siamo al governo penso che lei veda: il Piano e i dieci punti di Ursula von der Leyen, le priorità che l’Europa si dà, che non sono più appunto parliamo di come distribuiamo ma che sono lavoriamo in Africa, fermiamo le partenze, combattiamo i trafficanti, una politica più efficace di rimpatri. Sono le cose che abbiamo sempre detto noi, quindi probabilmente si sarebbe potuto fare anche prima. Chiaramente oggi noi siamo anche in una congiuntura geopolitica di estrema complessità dove chiaramente anche il tema della migrazione fa parte di un quadro più ampio che riguarda anche la guerra ibrida, che riguarda la destabilizzazione, delle volte costruita, e quindi bisogna lavorare a 360 gradi. Se mi chiede se sono soddisfatta? No, se mi chiede se conto di essere soddisfatta alla fine di questa legislatura è quello su cui continuo a lavorare. Lei sa che è una delle mie priorità combattere i trafficanti, fermare la migrazione illegale e difendere il diritto a non dover emigrare e lavorare sulla migrazione legale. Questo è quello che io ho sempre detto che avrei fatto e quello su cui sto lavorando. Su burocrazia e Decreto Flussi 2022, è oggettivamente un tema, qui c’è una complessità obiettiva, soprattutto in questa prima fase che noi stiamo incontrando, dove si accavallano da una parte le richieste del 23, per le quali il termine è scattato nelle ultime settimane dello scorso anno e che sono già circa 150mila se non vado errata, e si aggiungeranno quelle de 2024. È oggettivamente un carico di lavoro enorme, sul quale forse bisogna anche valutare un’ipotesi di snellimento delle procedure ma, intanto, quello che abbiamo fatto e stiamo facendo è rafforzare gli organi che se ne occupano: il Ministro Tajani ha rafforzato il personale nei Paesi di origine, stessa cosa sta facendo per quello che riguarda le prefetture il Ministro Piantedosi. Chiaramente abbiamo in questo momento una difficoltà, dopo questa fase iniziale confido che si possa procedere più spediti. È forse la mole più ampia di lavoro da fare negli ultimi anni da questo punto di vista, attesi i numeri, e lei ricorda che il sistema andava in tilt per molto meno rispetto a quello che stiamo affrontando noi, ma abbiamo chiaro il problema, stiamo potenziando tutte le strutture che possiamo potenziare. Poi magari bisognerà ragionare di capire se ci sono dei passaggi che sono secondari o superflui che si possono snellire, questo sicuramente. Noi veniamo da un tempo nel quale in Italia si sono moltiplicate delle vere e proprie zone franche, nelle quali lo Stato ha indietreggiato sempre di più, ha fatto finta di non vedere quello che accadeva, ha deciso che fosse più facile e agevole voltarsi dall’altra parte rispetto a impattare la questione e questo ha fatto sì che intanto ci sono stati dei cittadini che in questi anni non avevano neanche lontanamente i diritti di tutti gli altri e che lo Stato ha perso terreno e credibilità. Ora ce ne sono diverse di queste periferie, ce ne sono moltissime per la verità, io non posso affrontarle tutte insieme e non è, diciamo, la promessa facile che ho fatto. La promessa che ho fatto, che non è facile, è dimostrare che si può invertire la rotta, se lo Stato ci si mette con continuità e non con iniziative spot – c’è il caso di cronaca, vai, fai la conferenza stampa e finisce li. Io di questo devo ringraziare il Commissario Ciciliano, il Sottosegretario Mantovano, che è qui presente. Noi tutte le settimane facciamo una riunione su Caivano e facciamo il punto di che cosa sta accadendo. C’è una presenza costante del governo, perché questo non è un lavoro che si fa semplicemente mandando più poliziotti, o mandando più insegnanti, o mandando funzionari che possano far lavorare il Comune commissariato o i giudici del tribunale competente che non hanno il personale per poter evadere le cause che hanno. È un lavoro che funziona se fai tutto insieme e molto di più. Eguardi ci sta dando qualche soddisfazione, è presto ancora, però intanto stiamo procedendo nei tempi e anzi con qualche anticipo – penso alla posa della prima pietra del centro Delfinea, penso al fatto che abbiamo sgomberato 300 metri cubi di detriti e rifiuti a tempo di record -, e nel fare cose semplici abbiamo restituito diritti banali che alcuni cittadini non avevano. A me ha colpito moltissimo l’immagine di questa mamma che può portare suo figlio al parco. Si figuri lei, no? Ci sono dei posti dove tu non puoi portare tuo figlio al parco.
Però che cosa si può fare con Caivano? Si può, da una parte, dimostrare che non era la scelta giusta voltarsi dall’altra parte pensando che tanto non fosse risolvibile e mentre noi facciamo questo lavoro su Caivano produciamo le norme che servono per tutte le altre zone che sono nella stessa situazione. E penso che se alla fine di questo percorso riuscissimo a trasformare quelli che erano territori famosi per la cronaca in modelli, noi possiamo fare una rivoluzione straordinaria sulle periferie di questa nostra Nazione, ma se non si comincia da qualche parte o se si prova a fare tutto nello stesso momento probabilmente non si riesce. Se si comincia da qualche parte e ci si mette cuore e anima io penso che i risultati arrivino e che questo possa essere anche di insegnamento poi a chi dovesse arrivare domani, dimostrare che si poteva fare.
In merito alle elezioni Europee e a una sua possibile candidatura , sull’eventuale presidenza della Commissione UE, da parte dell’ex Premier Mario Draghi, sull’intesa nella Maggioranza sulla scelta dei candidati alle Amministrative e sul terzo mandato, la Presidente del Consiglio ha risposto: “Sul tema della candidatura alle europee è una decisione che non ho ancora preso. Come lei sa io sono persona per la quale niente conta di più che sapere di avere il consenso dei cittadini.
Per cui tutte le volte che io ho avuto l’occasione di misurarmi col consenso dei cittadini l’ho fatto e anche ora che sono Presidente del Consiglio secondo me misurarsi con il consenso dei cittadini sarebbe a maggior ragione una cosa utile e interessante. Né mi convince la tesi di chi dice che candidarsi alle europee sarebbe, diciamo così, una presa in giro dei cittadini perché poi ci si dimette e non si va in Europa. I cittadini che ti votano lo sanno che poi non andrai in Europa, ma se vogliono confermarti il tuo consenso anche questa è democrazia.
Penso anche che una mia eventuale candidatura potrebbe forse portare anche altri leader a fare la stessa scelta. Penso nell’opposizione e potrebbe anche diventare un test di altissimo livello, quindi un test democratico molto interessante.
La ragione per la quale a fronte di queste valutazioni che le ho fatto, che farebbero propendere per un sì, io non ho ancora deciso, è che devo capire se una mia eventuale candidatura personale toglierebbe tempo al mio lavoro da Presidente del Consiglio più del tempo che chiaramente sarà comunque necessario per fare la campagna elettorale delle elezioni europee che tutti faremo. E perché penso anche che sia una decisione che va presa insieme agli altri leader della maggioranza e abbiamo stabilito che l’avremmo presa insieme.
Per quello che riguarda il tema della cosiddetta maggioranza Ursula, lei sa che io lavoro per costruire una maggioranza alternativa – che tra l’altro negli ultimi mesi ha dimostrato di poter esistere su alcuni dossier: penso ad alcune materie legate alla transizione verde, penso ad alcune materie legate all’immigrazione – se questo non fosse possibile all’esito del voto delle elezioni europee, come si sa io non sono mai stata disponibile a fare un’alleanza parlamentare con la sinistra. Non l’ho fatto in Italia e non lo farei in Europa e questa rimane la mia posizione.
Chiaramente un ragionamento diverso va fatto per il tema della Commissione, perché qui si fa un po’ di confusione, e del voto parlamentare che conferma la Commissione perché quando si forma una Commissione europea ogni governo esprime un proprio Commissario, cioè Ursula von der Leyen fu eletta Presidente della Commissione nel 2019 con il voto determinante di partiti di governo che poi non hanno mai fatto parte della sua maggioranza, non so il PIS polacco. Perché ovviamente quando si fa un accordo e ciascun governo nomina il suo Commissario poi i partiti di governo tendono a favorire la nascita di quella Commissione che è frutto di un accordo ma questa non è una maggioranza e non lo è stata per esempio nel caso di Ursula von der Leyen.
Quindi con questa doverosa precisazione, perché è una dinamica solo europea che qui in Italia spesso genera secondo me confusione nel dibattito che sento e che leggo, no, non sarei disposta a fare una maggioranza stabile in Parlamento con la sinistra come è sempre stato per quello che mi riguarda. Non mi sto occupando delle candidature di Fratelli d’Italia e dei vari partiti, su questo purtroppo non so dirle niente. Per quello che riguarda i ministri, se lei mi paventa l’ipotesi di un rimpasto direi che abbiamo già risolto il problema per le candidature dei ministri perché io non auspico, non voglio e non lavoro a un rimpasto dei ministri del Governo. Sono contenta della mia squadra, tutto si può migliorare, chiaramente sono contenta del clima che c’è, sono contenta del lavoro che stiamo facendo e quindi non ragiono di rimpasto. Poi quello che faranno i vari partiti nelle candidature lo valuteremo caso per caso e quando i problemi si porranno.
Per ora noi abbiamo solamente parlato dell’ipotesi di candidare i tre leader dei partiti della maggioranza, come dicevo questa è una scelta che secondo me è corretto fare insieme, del resto mi pare molto presto, non ne abbiamo parlato e non mi sono mai posta il problema, ma sicuramente io non lavoro per ottenere un rimpasto, se questa poteva essere la domanda nascosta, non lavoro per ottenere un rimpasto. Per quello che riguarda Le Penne e AfD, io normalmente non sono una persona diciamo che ama dare patenti anche per ragioni di storia, come lei sa sono due partiti che non fanno parte del partito europeo che io ho l’onore di guidare che è il Partito dei Conservatori Europei. Credo che, mi pare evidente oggi, con AfD ci siano delle distanze insormontabili, potremmo citarne diverse, ma insomma partire dal tema del rapporto con la Russia sul quale invece per esempio il Rassemblement National di Marine Le Pen secondo me sta facendo un ragionamento interessante. Dopodiché, ripeto, non sono una persona che ritiene di dover distribuire patenti e ritengo che una riflessione che va fatta è che quando ci sono dei partiti in grandi democrazie europee che prendono il 20% il 30% dei consensi, ci si deve anche interrogare su come rispondere a quei cittadini, ma questo non lo dico per me, lo dico rispetto al tema delle classi dirigenti europee, perché evidentemente qualcosa non funziona delle risposte che si stanno dando, questo è sicuramente una valutazione che va fatta. Dopodiché, chi più distante, chi meno distante, io lavoro per ora soprattutto con i conservatori europei e questo mi interessa. Mi impegnerei, mi impegno volentieri in un confronto tv con Elly Schlein. Credo che sia normale, credo che sia giusto che il Presidente del Consiglio dei Ministri si confronti con il leader dell’opposizione prima della campagna elettorale delle elezioni europee. Si figuri, non mi sono mai sottratta e non lo farò stavolta, anche se chiaramente lei sa come la penso sul tema della condizione femminile a vari livelli – siamo intervenuti a vari livelli – e non credo che dovrebbe essere solamente questo l’oggetto del confronto tra due leader politici. Indipendentemente dal fatto che siano donne sono due leader politici e due leader politici si occupano di tutte le materie. Adesso non so dirle la sede dove lo facciamo, intanto non so se Elly Schlein sia disponibile, però non mi faccia prendere impegni sul dove ecco, ma mi posso sicuramente impegnare sul fatto che – capisco giustamente che, obiettivamente, ha anche messo diciamo un chip sulla questione avendolo chiesto – sono disponibile a fare il confronto. Sul tema di Mario Draghi, anche qui cerchiamo di mettere ordine perché queste cose piacciono sempre molto alla stampa ma poi sono più complesse di quanto possano sembrare. Punto primo, io credo che sia per chi conosce i metodi di funzionamento della Commissione europea impossibile parlare oggi di chi potrebbe domani guidare la Commissione europea. Secondo, Mario Draghi come voi sapete ha dichiarato di non essere disponibile: questi sono due elementi che dobbiamo considerare. Dopodiché lei sa come la penso, io sono stata una fiera oppositrice del governo di Mario Draghi ma questo non mi ha impedito per esempio di sostenere la sua politica estera, non ci ha impedito di fare un passaggio di consegne assolutamente improntato alla lealtà, alla collaborazione, come per la verità sempre dovrebbe essere ma non è sempre così, insomma anche in segno di persone che chiaramente si rispettano.
Sono anche contenta che una persona autorevole come Draghi oggi collabori con la Commissione particolarmente sul dossier del completamento del mercato unico, dopodiché però questo è il tema, oggi parlare del totonomi della Presidenza della Commissione europea così come dei commissari europei secondo me è buono per fare un po’ di dibattito sulla stampa ma non è il tema, il vero tema che noi dobbiamo porci è che cosa debba fare la prossima Commissione, e lì io posso dirle perché questo vorrei fosse il dibattito dei prossimi mesi, non il totonomi che inevitabilmente ci ritroveremo, ma io lavoro per avere domani una Commissione europea e conseguentemente una politica europea che sappia essere più forte quando deve farsi sentire negli scenari di crisi, quando deve avere un ruolo negli scenari di crisi, più efficace, che sia più determinata nel perseguimento della sua agenda strategica e di una sua sovranità strategica per non consegnarsi a nuove, pericolose dipendenze, perché dobbiamo imparare dai nostri errori; che sia più efficace e ferma nel contrasto all’immigrazione illegale nella difesa dei propri confini esterni; che sia più, come possiamo dire, capace di armonizzare il tema della transizione della sostenibilità ambientale con la sostenibilità economica e sociale. Questi sono gli obiettivi che io mi do e chiaramente mi do l’obiettivo domani che l’Italia abbia per il tramite della propria rappresentanza nella Commissione e ritengo che l’Italia abbia le carte in regola per avere un ruolo importante in linea con il suo con il suo ruolo, con il suo peso. Questo è un altro degli obiettivi che l’Italia si dà, ma insomma da questo in poi, secondo me, tutti gli altri ragionamenti che si stanno facendo sono veramente molto, molto prematuri. Quanto alle elezioni Amministrative e al Terzo mandato, io personalmente ravviso pro e contro, sono abbastanza laica su questa materia per quello che riguarda il merito; per quello che riguarda il metodo, però, penso che sarebbe corretto che un’iniziativa di questo tipo venisse presa dal Parlamento più che dal Governo, sinceramente. Quindi, se il Parlamento intende prendere un’iniziativa di questo tipo per il terzo mandato, Sindaci, Presidenti di Regione, chiaramente io ne parlerò col mio partito di riferimento e prenderemo la nostra posizione. Non credo che sarebbe una buona iniziativa farlo dal Governo.
Per quello che riguarda la riforma costituzionale, no, non l’ho previsto. Anche qui, se il Parlamento ritiene che ci debba essere un limite ai mandati – e la norma sarà per lunghi mesi in approvazione tra Camera e Senato – la Camera e il Senato faranno tutte le proposte del caso. Io non ho ritenuto di farlo e non lo considero necessario ma anche qui non mi creerebbe un grande problema. Noi siamo, come si dice, famosi per discussioni che sono anche accese ma anche per risolverle poi, no? Nel senso che tra persone che si parlano chiaro e che hanno rapporti di reciproca lealtà e fanno un percorso insieme, è normale che quando non siete d’accordo lo si dica e lo si dica con chiarezza, sapendo che lo si dice perché si deve risolvere il problema. E’ quello che confido accadrà anche stavolta, cioè il tavolo delle amministrazioni, un tavolo per le candidature delle amministrative nel quale sono rappresentati tutti i partiti che compongono la maggioranza, che sta cominciando a lavorare, vorremmo questo sì – anzi lo faccio io come appello – non arrivare troppo a ridosso delle elezioni per selezionare i candidati, parlo per i candidati diciamo sindaco soprattutto, insomma per i candidati alle cariche monocratiche, perché chiaramente più si avvicina il voto e più anche il clima diventa arroventato, ma anche per consentire di fare al meglio la campagna elettorale. Però, ripeto, lo abbiamo sempre risolto in passato, si figuri se non lo risolveremo adesso. Ci sono in alcuni casi punti di vista diversi dei territori che esprimono e devono affrontare queste elezioni, non è una cosa che mi preoccupa francamente, mi preoccupa che lo facciamo un po’ tardi, ecco, se posso dire una cosa, spero che si riescano a identificare i candidati comuni il prima possibile”.
Sulla sua non ricattabilità e sui suoi rapporti con gli alleati, la Presidente Meloni ha sottolineato: “Io penso che qualcuno in questa Nazione abbia pensato di poter dare le carte, in alcuni casi. Penso che, in uno Stato normale non debbano esserci questi condizionamenti, non mi chieda di essere più precisa di questo; l’ho visto accadere, vedo degli attacchi, vedo anche chi pensa che ti spaventerai se non fai quello che spera o che vuole. Non sono una persona che si spaventa facilmente, non sono una persona che si spaventa facilmente e credo che lo siano capendo in parecchi, preferisco cento volte andare a casa. Per cui quelli che pensano che “o fai quello che diciamo noi o”, sono pochi per la verità, ma qualcuno, ogni tanto vedo queste dinamiche, hanno a che fare con la persona sbagliata. Basta. Probabilmente è normale che accada probabilmente accadrà ovunque che ci sono quelli che pensano che possono indirizzare le scelte, ma con me non si indirizzano le scelte. Le scelte se io faccio il Presidente del Consiglio le faccio io, perché io sono quella che si assume la responsabilità. Per quello che diceva degli alleati, guardi il mio rapporto con gli alleati è – io voglio dire la verità, anche rispetto a tante ricostruzioni che leggo – un ottimo rapporto, quello che si è costruito a livello di Consiglio dei Ministri, a livello di maggioranza di governo. Non che non abbiamo, come sempre, i nostri dibatti interni, le posizioni diverse, lo vedete, lo avete visto, insomma, su mille cose. Io delle volte non condivido quello che dice uno o l’altro, loro delle volte non condividono quello che dico io. Il punto qual è? Il punto è che quando noi abbiamo un problema ci mettiamo seduti e ne parliamo finché non l’abbiamo risolto. E penso, come ho detto in passato, che alla fine la compattezza di una maggioranza si veda soprattutto dalla velocità con la quale opera e, obiettivamente, questo è un governo che di cose in un anno ne ha fatte moltissime. Abbiamo approvato le leggi di bilancio in tempi record rispetto a quello che accadeva in passato – non dico in Parlamento, dico a livello di governo perché ho visto la faccia che ha fatto-, ma in Consiglio dei ministri – io ho fatto anche parte, lei ricorderà, di un altro governo – ho visto riunioni che andavano avanti, non è il nostro caso. In ogni caso mi consenta, apro e chiudo la parentesi, di rivendicare che per il primo anno, dopo molti, la legge del bilancio è stata approvata con voto finale senza apposizione di voto di fiducia, è un altro segnale anche della compattezza della maggioranza. Quindi sono molto contenta di quello che abbiamo costruito, di quello che stiamo costruendo e non sono neanche preoccupata delle elezioni europee, che come lei sa, essendo elezioni proporzionali, tendono a sottolineare le differenze tra i partiti. Credo che quelle differenze siano un valore aggiunto e che dobbiamo chiaramente saperle privilegiare ciascuno senza che possa diventare una competizione interna. Io penso che si possa anche in queste elezioni europee, per capirci, crescere tutti quanti, se ci riusciamo e se i cittadini ci daranno il loro consenso, ma non mi pare che ci sia da parte di alcuno la volontà di sottomettere la tenuta del governo, il lavoro del governo, la velocità del governo all’interesse di partito legato al piano elettorale. Quindi sono soddisfatta e positiva”.
Infine, riguardo alla politica estera ,alla crisi mediorientale, al ritorno dell’antisemitismo e alla guerra in Ucraina e allo stop del Governo all’intesa con la Cina sulla Via della Seta, la Premier ha detto: “A me colpisce moltissimo, l’ho già detto ma vale la pena sempre ribadirlo, che per paradosso le immagini atroci che noi abbiamo visto lo scorso 7 ottobre degli attacchi di Hamas su civili inermi, abbiano prodotto una recrudescenza di antisemitismo in tutto l’Occidente. Credo che questa sia una riflessione che bisogna fare, perché vuol dire che covava sotto la cenere. Vuol dire che forse noi abbiamo sottovalutato soprattutto le forme contemporanee di antisemitismo, che sono quella, per esempio, mascherata da critica verso Israele, così come quella legata a un certo fondamentalismo islamico. E guardi, lo dico oggi perché l’ho detto ieri. Quando fu votata la Commissione Segre, che era una Commissione sull’antisemitismo, noi abbiamo presentato degli emendamenti chiedendo che si fosse più chiari, per esempio, chiedendo che si potesse citare il diritto di Israele a esistere e non furono approvati, per calcolo politico. Poi per questo noi ci astenemmo sulla Commissione e fummo noi, diciamo, tacciati di antisemitismo. Però poi i nodi vengono al pettine, perciò poi una riflessione seria sul fatto che delle volte forse si è messa un po’ la testa sotto la sabbia vale la pena di farla. Dopodiché, quello che noi abbiamo fatto in questo momento. Intanto come sa, anzi le do una notizia, perché lei sa che il Prefetto Pecoraro si è dimesso per ragioni personali dal suo incarico che riguarda questa materia e noi siamo in procinto di nominare il Generale Angelosanto, che è già stato capo del ROS, una persona, un Generale molto autorevole a occuparsi di questa materia. Sul piano della sicurezza, come lei sa, abbiamo lavorato da subito col Ministro Piantedosi, che ringrazio per questo lavoro, soprattutto per mettere in sicurezza luoghi sensibili, le nostre comunità ebraiche in Italia, ma dopodiché io penso che bisogna lavorare sul piano culturale. E forse la cosa più intelligente che possiamo fare, soprattutto verso le giovani generazioni, è far conoscere cosa sia Israele. Quando ero Ministro della Gioventù, noi abbiamo attivato il Servizio civile in Israele. E secondo me è una di quelle, chiaramente non è questo il momento, però, iniziative che possono aiutare a conoscere meglio una realtà che secondo me molto spesso è vittima di stereotipi. C’è un racconto che io vedo molto diverso dalla realtà che conosco e forse aiutare più giovani a conoscere quella realtà può aiutare a combattere anche culturalmente, che poi è il tema principale, il fenomeno tragico dell’antisemitismo. La definizione della tempistica su un percorso di pace chiaramente non dipende da me. Io posso dirle come secondo me si costruisce la pace in questi scenari e in parte l’ho già detto per quello che riguarda l’Ucraina, differentemente da quello che sostiene chi dice che non dovremmo mandare armi all’Ucraina perché così si produce un’escalation del conflitto, io credo che sia l’esatto contrario.
L’unica possibilità che in Ucraina c’è di arrivare a un qualsiasi tavolo, a una qualsiasi soluzione diplomatica, a un qualsiasi tavolo di trattativa e mantenere equilibrio tra le forze in campo e se noi avessimo fatto quello che ci era stato proposto da chi dice che non dobbiamo sostenere l’Ucraina noi non avremmo avuto nessuna pace, avremmo avuto un’invasione, quindi una guerra più vicina a casa nostra. Questa è la realtà dei fatti e questo è quello che noi lavoriamo per fare.
Per quello che riguarda il tema del Medio Oriente, noi abbiamo lavorato dall’inizio per evitare un’escalation di questo conflitto, perché l’escalation di questa crisi potrebbe avere conseguenze che io considero inimmaginabili. Lo abbiamo fatto, come lei sa, intanto mantenendo una posizione molto equilibrata.
La posizione italiana è forse stata una delle posizioni riconosciute come maggiormente equilibrate. Lo abbiamo fatto da una parte ovviamente condannando gli attacchi terroristici di Hamas difendendo e sostenendo il diritto di Israele a esistere e a difendersi. Approfitto però anche per fare un nuovo appello a Israele a preservare l’incolumità della popolazione civile. Lo abbiamo fatto e lo facciamo occupandoci di quella popolazione civile con una serie di iniziative umanitarie che condividiamo particolarmente con i paesi arabi, credo che sia un altro segnale molto importante.
Noi abbiamo lì la nave Vulcano che è una nave ospedale sulla quale lavorano anche medici qatarini. Quando io sono stato alla COP28, Emirati Arabi Uniti, ho portato con me un’equipe di medici pediatrici del Gaslini, del Bambino Gesù, che andavano a lavorare per curare prevalentemente bambini civili che erano stati presi da casa anche grazie al lavoro dei nostri militari, che sono diverse le iniziative che portiamo avanti in questo senso, credo che il dialogo con i Paesi arabi in questo momento sia fondamentale. È la ragione per la quale io sono stata e lo rivendico l’unica leader di una Nazione del G7 ad essere presente alla Conferenza del Cairo a livello di leader, credo che questo sia fondamentale.
Così come credo che sia fondamentale lavorare da ora per una soluzione strutturale per il problema palestinese. Io credo che questo sia nell’interesse di tutti, credo che sarebbe un errore dire prima distruggiamo Hamas e poi ne parliamo, perché uno degli strumenti più efficaci per svelare il bluff di Hamas, che non ha alcun interesse per la causa palestinese, è lavorare seriamente sulla soluzione strutturale del problema palestinese e questo è quello che io sto portando chiaramente nei vari organismi multilaterali dei quali faccio parte. Credo che su questo, per esempio, l’Unione europea possa giocare un ruolo sicuramente rilevante e forse dovrebbe giocarlo in maniera più coesa. Sulla Cina e sullo stop agli accordi sulla Via della Seta, io ho preso la decisione che ho preso sul tema della via della seta intanto per coerenza con quello che ho sempre pensato sulla adesione italiana della via della seta, unico Paese del G7 a far parte della via della seta. A maggior ragione sono convinta di questa decisione sulla base dei risultati che sono arrivati con la via della seta, perché poi si fanno delle scelte, si valutano i risultati e si decide che cosa fare. Allora, qui qualche dato può essere utile.
Al tempo ci si disse che l’ingresso dell’Italia nella Belt and Road assicurava un riequilibrio della bilancia commerciale tra Italia e Cina, cioè la differenza tra quello che importi e quello che esporti. Che cosa dicono i dati? I dati dicono che il saldo della bilancia commerciale dal 2019 a oggi è diventato sempre più sfavorevole per l’Italia, è passato da meno 18 miliardi nel 2019 a meno 41,44 miliardi di ora. Cioè l’adesione alla via della seta non è servita a riequilibrare importazioni e esportazioni, ma è semmai servita a fare entrare in Italia molti più prodotti cinesi.
Dopodiché si garantiva la massima reciprocità, ma la massima reciprocità non c’è ancora, ma questo non lo stabilisco io, lo stabilisce la Commissione europea che dice che tra Cina e mercato europeo non c’è reciprocità e quindi anche qui temo che non abbia funzionato e un accenno lo meritano anche gli investimenti diretti. Gli investimenti diretti cinesi in Italia sono passati da 657 milioni nel 2019 a 140 nel 2022, chiaramente qui bisogna però tenere conto di norme che sono intervenute a livello europeo che non hanno aiutato, perché voglio essere onesta. In compenso gli investimenti diretti italiani in Cina sono passati da 672 milioni nel 2019 a oltre un miliardo e cento.
Secondo me non era una scelta politicamente giusta, ma è stata anche una scelta economicamente inefficace. Questo però non vuol dire che io voglia rivolgere altrove… Sa che cosa mi ha colpito della via della seta? Che Nazioni europee che non sono e non hanno mai aderito alla via della seta abbiano un volume di cooperazione con la Cina significativamente superiore al nostro. Che vuol dire? Vuol dire che, come ho già detto in passato, non c’è bisogno necessariamente della via della Seta come unico strumento per avere buone relazioni commerciali con la Cina. E io intendo rilanciare le relazioni con la Cina. Intendo onorare il mio impegno di recarmi su invito del Presidente Xi Jinping a Pechino quanto prima, ritengo che si possano fare altri accordi che, anche al di fuori della via della seta come hanno dimostrato tutti gli altri paesi europei, possano rafforzare la nostra cooperazione, siamo due Nazioni millenarie, antichissime, che vantano storicamente buoni rapporti; non c’è da parte mia e non c’è stato alcun intento, come posso dire, da parte nostra punitivo, cioè di prendere le distanze, è una scelta e questa scelta qui secondo me non ha funzionato e quindi bisogna immaginarne delle altre e credo che si debbano rilanciare sia i rapporti e gli accordi con la Cina e anche come già stiamo facendo tra l’altro favorire anche lì investimenti cinesi che sicuramente in molti campi possono essere interessanti”.
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