di Federica Marengo mercoledì 10 maggio 2023
-Due gli obiettivi da centrare, riguardanti la riforma istituzionale sulla forma del Governo, prefissati dalla Presidente del Consiglio Meloni : assicurare la stabilità ai futuri esecutivi e attuare il programma elettorale, auspicando una “condivisione ampia, che vada oltre la Maggioranza , ma “non a costo che venga meno l’impegno assunto con i cittadini”. Questo è quanto ha ribadito la Premier ieri sera in conferenza stampa, al termine della giornata di consultazioni con le Opposizioni, iniziata alle 12:30, ricevendo alla Camera, presso la Biblioteca del Presidente, insieme con i Vicepremier e ministri Salvini e Tajani, la ministra per le Riforme istituzionali e la Semplificazione, Casellati, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Ciriani , i sottosegretari alla Presidenza del Consiglio Mantovano e Fazzolari e il costituzionalista Francesco Saverio Marini, la prima delegazione: quella del M5S, guidata dal Presidente Conte.
Sul tavolo del confronto non una proposta specifica da parte dell’Esecutivo , sebbene siano almeno tre i modelli di Governo cui ispirarsi: il Presidenzialismo, il Semipresidenzialismo e il Premierato.
Il Presidenzialismo o modello americano, si basa su una rigida separazione tra il potere legislativo bicamerale ed un Esecutivo fondato sulla figura del Presidente della Repubblica, eletto direttamente dal popolo. Il Governo presidenziale è abbastanza stabile, ma la netta separazione tra le istituzioni fa sì che , soprattutto in caso di maggioranze parlamentari opposte, la capacità decisionale sia ridotta, motivo per il quale non è stato adottato da alcuna democrazia europea.
Il Semipresidenzialismo o modello francese, invece, si basa sul rapporto di fiducia tra Camera e Governo ,ma i leader di partito competono per la carica di Presidente della Repubblica , vero capo dell’Esecutivo, mentre il Primo ministro ne diventa l’esecutore. Il Presidente della Repubblica è in carica 5 anni, ma può procedere a cambi di Governo e anche del Primo Ministro. Si tratta di un modello indicato da molti, in quanto assicura flessibilità, ma farebbe perdere al Presidente della Repubblica il ruolo di garanzia , previsto dalla nostra Costituzione.
Il Premierato, forma di Governo che mira a ottenere con regole diverse , che tengano conto della debolezza del sistema dei partiti, governi di legislatura basati su coalizioni che riconoscano come leader chi sia stato indicato, prima del voto, dal partito più votato. Il Governo così si formerebbe in Parlamento, ma sostanzialmente nascerebbe dal voto degli elettori. Tuttavia, si può ricorrere anche alle regole vigenti per le elezioni di Comuni e Regioni (ovvero il modello: “sindaco d’Italia”), eleggendo in maniera diretta il leader dell’Esecutivo, con annesso scioglimento delle Camere in caso di sfiducia o dimissioni, oppure si può attuare il modello che prevede un’indicazione del Premier sulla scheda elettorale in luogo di un’elezione diretta.
Rispetto a questi tre modelli, quindi, il Presidente del M5S Conte e la sua delegazione, al termine del confronto con la Premier e con l’Esecutivo, hanno dichiarato ai cronisti di non prendere in considerazione né il Presidenzialismo né il Semipresidenzialismo, spiegando: “Abbiamo una diagnosi sul nostro sistema, a partire dalla instabilità degli esecutivi, ma da questo primo incontro non è venuta fuori una condivisione delle soluzioni. Siamo disponibili a un rafforzamento dei poteri del Premier, ma in un quadro che non mortifichi il confronto parlamentare e che non mortifichi neppure la funzione del Presidente della Repubblica, che ha una funzione di garanzia, e ha un ruolo chiave”.
Inoltre, il Presidente pentastellato ha proposto all’Esecutivo l’istituzione di una commissione ad hoc sulle riforme, sottolineando: “Siamo disponibili, per quanto riguarda il metodo, al dialogo. Abbiamo proposto una commissione parlamentare, raccomandiamo questa soluzione. Nel governo c’è quella che ci sembra un’assoluta contraddizione, da un lato vogliono perseguire un progetto di autonomia differenziata spinta, che finisce per svuotare l’autorità di governo di tantissime funzioni, e nello stesso tempo si mira a rafforzare i poteri dell’autorità di governo centrale”.
Una proposta, quella del M5S, di istituire una commissione ad hoc per le riforme, a cui la Presidente del Consiglio Meloni ha aperto, purché si faccia “presto e bene” e “senza intenti dilatori, fermo restando che la sede propria di dibattito già esiste ed è la Commissione Affari costituzionali, che questo lavoro fa e ha sempre fatto”.
Aperta al dialogo con il Governo sul modello del Premierato e del “sindaco d’Italia”, la delegazione di Azione e Italia Viva, ormai ex Terzo Polo, anche se i gruppi parlamentari non si sono divisi, guidata (per Azione ) dal leader Calenda , il quale , al termine del confronto, ha dichiarato alla stampa: “Siamo disponibili a collaborare per l’ovvia ragione che anche noi abbiamo provato a fare un percorso di riforma. Condividiamo l’esigenza di avere maggiore stabilità del governo ed efficienza dell’apparato complessivo dello Stato. Abbiamo provato a definire il perimetro entro il quale una collaborazione è possibile. Per noi una linea rossa assoluta è la figura di garanzia del Presidente della Repubblica, toccarla sarebbe un errore grave. Mentre siamo favorevoli all’indicazione del Presidente del Consiglio, con l’opzione del sindaco d’Italia o con l’indicazione del Presidente del Consiglio. Abbiamo sottolineato che c’è un tema grande che è l’efficienza del Parlamento, oggi viviamo in un monocameralismo di fatto. Noi siamo a favore di una scelta monocamerale e di una distinzione fondamentale delle due Camere. In ogni caso ,noi non faremo alcun Aventino, sarebbe illogico e incoerente farlo”.
Maria Elena Boschi, invece, che ha parlato per Italia Viva, ha evidenziato: “Come Italia viva nasciamo per fare le riforme, crediamo nella loro importanza e siamo disponibili a lavorare insieme alla maggioranza e al governo, sul sindaco d’Italia e sul superamento del bicameralismo perfetto”.
Tensioni interne, però, si sono registrate tra Azione e Italia Viva, alla richiesta del leader di Azione , Calenda di attuare un coordinamento con le Opposizioni su questo e altri temi, richiesta alla quale la capogruppo al Senato di Italia Viva, Paita, ha replicato, sottolineando: “Noi non faremo nessun coordinamento con il M5S: se Azione vuole questo, faccia pure. Noi siamo fedeli alla linea di chi ha votato per il Terzo polo: elezione diretta del Premier e superamento del bicameralismo”.
Chiusura netta all’ipotesi del Presidenzialismo come a quella del Premierato, da parte sia delle delegazioni di +Europa che di Alleanza Verdi Sinistra italiana, in quanto, l’ipotesi “sindaco d’Italia” “Creerebbe un dualismo pericoloso tra un Presidente del Consiglio eletto direttamente e un Presidente della Repubblica eletto dal Parlamento”, e “la Costituzione va applicata, non cambiata”.
No all’elezione diretta del Presidente della Repubblica o del Presidente del Consiglio anche da parte della delegazione del Pd, guidata dalla segretaria Schlein, che, al termine del confronto con la Premier e il Governo, definito “franco”, ha dichiarato: “Sì al confronto, ma se è un confronto vero, non predeterminato. Noi abbiamo chiarito la nostra contrarietà all’elezione diretta del presidente della Repubblica e del presidente del Consiglio. Se l’obiettivo è rafforzare la stabilità e la rappresentanza non ci sottraiamo al confronto. Ciò che invece non vogliamo e l’indebolimento dei pesi e contrappesi previsti dalla Costituzione. E non che si tocchi o si indebolisca la presidenza della Repubblica, nel suo ruolo di garante della Costituzione, super partes. Diciamo no anche al premierato, una forma che indebolirebbe il Parlamento. Abbiamo portato alcune nostre proposte che vanno nella direzione di migliorare stabilità e rappresentanza. Per prima cosa si deve riformare la legge elettorale, basta con i listini bloccati. La seconda questione, guardando al modello tedesco, e l’istituto della sfiducia costruttiva che eviterebbe crisi al buio. La terza è la necessità di limitare la decretazione d’urgenza. C’è poi il tema del rafforzamento degli istituti referendari e delle leggi di iniziativa popolare”.
Quindi, la Presidente del Consiglio, incontrate tutte le delegazioni delle Opposizioni, ha tenuto una conferenza stampa nella quale ha spiegato: “È stato un dialogo aperto, franco e collaborativo che ci ha aiutato ad avere le idee più chiare. Continueremo con altri come la Conferenza Stato-Regioni, con i sindaci e all’esito del ragionamento, fermo restando l’impegno assunto con i cittadini in campagna elettorale, formuleremo la nostra proposta. Sono anche disponibile a spiegare come l’autonomia e la riforma delle istituzioni centrali si tengono insieme non consideriamo che c’è una diversità fondamentale di orizzonte e autorevolezza, perché c’è un presidente del Consiglio che dialoga con i governatori che è non eletto con orizzonte di un anno e mezzo, anche questo produce uno squilibrio nel nostro ordinamento. Abbiamo registrato a monte una chiusura trasversale più netta sui sistemi di modello di presidenzialismo o semipresidenzialismo e che la valutazione è più variegata sull’elezione diretta del premier. Noi non siamo innamorati di un sistema nello specifico e c’è la possibilità di un modello italiano, non ci siamo presentati con una nostra proposta perché crediamo sia importante dialogare con le forze politiche. Abbiamo ascoltato volentieri. Continueremo con questo nostro ascolto anche con altri livelli istituzionali, con la Conferenza Stato-Regioni, con i sindaci, probabilmente anche con i corpi intermedi. E all’esito di questo ragionamento, fermo restando l’impegno assunto con i cittadini di consentire il rispetto delle loro indicazioni e con governi che non cambiano continuamente, formuleremo la nostra proposta” Per noi è più difficile, se si vuole perdere tempo all’infinito, riuscire a fare una riforma che ora
una maggioranza solida, e con un orizzonte sufficiente, ci consentirebbe di fare. È una riforma che, sia chiaro, non stiamo facendo per noi stessi. La daremo in consegna al prossimo governo, a tutte le forze politiche e crediamo che possa lasciare il segno di una democrazia più matura, più forte e più efficace e di immaginare progetti di lungo periodo”.
Stamane , invece, la Premier Meloni è volata in Repubblica Ceca per incontrare il Premier Fiala e il Presidente della Repubblica Pavel, con cui ha parlato di immigrazione, riforma del Patto di Stabilità, guerra in Ucraina, sicurezza energetica , scambi commerciali e culturali, alleanze europee e del futuro del Gruppo dei Conservatori (Ecr).
Al termine del bilaterale con il Primo ministro Fiala, la Presidente del Consiglio ha tenuto una conferenza stampa congiunta, nella quale , concentrandosi sui temi energetici, ha dichiarato: “Dopo l’aggressione della Russia all’Ucraina, l’Europa deve affrontare il tema della sicurezza energetica, se i Paesi europei non possono più guardare a Est, è inevitabile guardare a Sud e il Mediterraneo ci offre grandi possibilità. E’ necessaria una sicurezza delle “catene di approvvigionamento, sicurezza nelle forniture: c’è un lavoro importante che l’Europa affronta in materia di dipendenza energetica e che deve risolvere. Ho raccontato al primo ministro un lavoro importante che l’Italia intende fare, insieme e per conto dell’Europa nel suo complesso, con il Piano Mattei per l’Africa per diversificare la produzione di energia e coinvolgere le nazioni mediterranee”.
Poi, in merito alla guerra in Ucraina, all’accoglienza dei rifugiati , alle politiche migratorie e alla riforma del Patto di Stabilità, ha detto: “Sicurezza, significa catene di approvvigionamento, sicurezza nelle forniture, essere proprietari del proprio destino. L’Italia e la Repubblica Ceca hanno sempre, in modo fermo e determinato, sostenuto il popolo ucraino; continueremo a farlo a 360 gradi fino a quando sarà necessario. Ma abbiamo parlato anche di ricostruzione, a conferma che stiamo scommettendo sulla vittoria dell’Ucraina, su un futuro di pace e libertà e sul futuro europeo dell’Ucraina. Ringrazio il Premier Fiala per l’impegno per i profughi ucraini: 500mila persone sono ospitate qui, la Repubblica Ceca se ne sta prendendo cura dall’inizio del conflitto. Sulla questione migranti ,c’è la necessità di azioni concrete da parte della Commissione europea. Ma anche sul Patto di stabilità, c’è un lavoro da fare rispetto al documento presentato dalla Commissione”.
Infine sugli scambi culturali tra Italia e Repubblica Ceca, ha evidenziato: “, Roma e Praga sono due città antichissime, hanno un legame molto forte con la loro cultura e reciprocamente. Qui a Praga c’è il più antico Istituto italiano di cultura che esista, ha 100 anni di attività ininterrotta e anche negli anni più difficili ha continuato a lavorare e questo ci rende orgogliosi. Sapere che, in una città che offre una vastissima gamma di iniziative, c’è un pubblico importante per la cultura italiana, racconta quanto siano solide le nostre radici e quanto ci sia di amicizia fra i nostri governi e i nostri popoli”.
Il Premier Fiala, invece, parlando degli scambi commerciali tra i due Paesi , della crisi energetica e della direttiva UE sui motori diesel e benzina, ha affermato: “Con uno scambio commerciale che l’anno scorso valeva 18 miliardi di euro, l’Italia per noi è un partner strategico. Repubblica Ceca e Italia condividono lapreoccupazione per la direttiva euro 7,che mette fuori gioco i motori diesel e benzina. Si tratta di una preoccupazione per la nostra industria e per quella dell’Italia. E insieme all’Italia portiamo le nostre istanze in sede Ue. L’Italia ha un mercato grandissimo per il gas naturale, vuole diventare e anzi sta diventando un hub europeo per le forniture e questo per la Repubblica Ceca è importante. La Presidente ci ha illustrato il piano di sviluppo e questo è importante non solo per la Repubblica Ceca ma per l’Europa”.
La Premier Meloni, poi, prima di far ritorno in Italia, in un punto stampa a margine della visita ufficiale in Repubblica Ceca, ha risposto alle critiche rivoltele sulla gestione dell’immigrazione, da parte del capo del partito del Presidente francese Macron, Stéphane Séjourné, riprese da Le Figaro, secondo cui : “La Premier italiana farebbe demagogia sul tema con una politica ‘ingiusta, disumana e inefficace’, una politica cui si ispirerebbe l’estrema destra francese di Marie Le Pen”.
La Presidente del Consiglio ha quindi replicato: “Non è l’ideale usare noi per conti interni, però ognuno fa le scelte che vuole fare. Io credo che si utilizzi la politica degli altri governi per regolare i conti interni. Non mi sembra una cosa ideale sul piano della politica e del galateo, però ognuno fa le scelte che vuole fare. Io immagino che vedrò Macron nei prossimi giorni, tra G7 e Consiglio d’Europa le occasioni saranno molte. Non mi risulta che ci siano problemi bilaterali tra Italia e Francia”.
Tuttavia, in giornata, altre critiche al Governo italiano sono arrivate dalla Spagna, sul tema del Lavoro, con la vicepremier e ministra del Lavoro nel governo socialista di Sánchez, Yolanda Díaz,che ha dichiarato: “Con l’ultimo decreto Lavoro, l’esecutivo Meloni ha mostrato di voler governare contro lavoratori e lavoratrici, per tornare al modello dei contratti spazzatura”, accusando gli ultraconservatori di Vox di voler fare lo stesso in futuro nel Paese iberico.
La Presidente Meloni ha dunque risposto: “L’Italia ha appena segnato il record storico di numero di occupati e di contratti stabili, forse non si conosce bene il lavoro che sta facendo il governo italiano”.
Alle critiche del Presidente del Gruppo Renew al Parlamento europeo, Stéphane Séjourné, come a quelle della Vicepremier e ministra del Lavoro iberica Dìaz (che hanno trovato una sponda in una parte delle Opposizioni: Pd, M5S ,AVS, +Europa), hanno replicato anche il Vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Salvini, che per primo ha commentato via Twitter:“Toni inaccettabili e offensivi. La Francia non può dare lezioni a nessuno. Portino rispetto al governo italiano”, riecheggiato dal ministro per gli affari europei , Fitto,che ha evidenziato: “Il nervosismo per le crescenti preoccupazioni di politica interna ha oggi fatto registrare un’altra vittima, il Presidente del Gruppo Renew al Parlamento europeo, Stéphane Séjourné. Privo di argomentazioni politiche valide e spaventato dal giudizio dei suoi concittadini Séjourné ha pensato bene di giocarsi la carta di un attacco non provocato ed ingiustificato al Presidente Meloni che non solo contraddice ogni regola di bon ton istituzionale non aiutando il corretto dialogo tra i Governi, ma, sono certo, non gli servirà a risolvere i molti problemi politici che ha”, mentre il Vicepremier e ministro degli Esteri, Tajani, rispondendo all’omologa iberica, ha sottolineato: “Spiace che la vicepremier spagnola Yolanda Diaz interferisca nella vita politica italiana dando giudizi inaccettabili sulle scelte del governo. Le difficoltà elettorali del suo partito non giustificano offese ad un partner e alleato europeo. Non è questo il modo di collaborare”.
Nel frattempo, però, è proseguita l’attività del Governo, con il Vicepremier e ministro per le Infrastrutture e i trasporti Salvini ,che in mattinata ha incontrato i sindacati Cgil, Cisl , Uil e Ugl, per discutere della realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina.
Al termine dell’incontro al Mit, il Vicepremier e ministro Salvini, ha dichiarato: “Il Ponte sullo Stretto ritengo che sia un’opera fondamentale che si attende da 30 anni, e se tutto va bene sarà transitabile nel 2032″, non trovando riscontro positivo nella Cgil, che, con vicesegretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi,che ha ribadito la contrarietà dei sindacati alla modifica al Codice degli Appalti, ha sottolineato: “Il ponte sullo Stretto non è un priorità in questo momento. In questa fase è necessario dare una risposta alla mobilità delle persone, rafforzando la viabilità stradale e ferroviaria, e allo sviluppo industriale. Quello di oggi è stato un incontro informativo. Rimangono ancora tutti i nodi da sciogliere a partire dallo sblocco delle risorse del Pnrr, dalle criticità
del Codice appalti, al dumping contrattuale nel subappalto, al Ponte sullo Stretto. E manca un quadro strutturato per rispondere ad un nuovo modello di mobilità sostenibile, interventi su Tpl, su salute e la sicurezza, risposte per l’emergenza casa, sfratti, edilizia pubblica sociale e studentesca”.
A favore della ripresa del progetto del Ponte sullo Stretto, invece, seppure con diverse istanze, Cisl e Ugl.
Sul fronte dei lavori parlamentari, invece, concluso l’esame del provvedimento, via libera delle Commissioni al Dl Bollette, che approderà in Aula alla Camera il 17 maggio, mentre sempre a Montecitorio nelle ultime 48h ore è stata approvata la duplice mozione di Maggioranza e di Azione-Italia Viva sull’ inserimento dell’energia nucleare nel novero delle fonti di energie a zero emissioni e bocciate quelle delle Opposizioni sul ripristino del sistema pensionistico Opzione donna.
Infine, in ambito economico, l’Istat, nel rapporto mensile sulla produzione industriale ha rilevato il terzo calo consecutivo. Rispetto al 2022, infatti, vi è un calo del 3,2% e anche il II° trimestre ha risentito di una lieve diminuzione dello 0,1%, rispetto ai tre mesi precedenti, sebbene a marzo vi sia stato un balzo nella produzione di auto (+35,8%). Boom registrato anche per il Turismo nel I° trimestre 2023 (+45,5%), attestando una ripresa delle presenze rispetto allo stesso bimestre del 2022.
Per OCSE, invece, il reddito reale delle famiglie italiane risulta diminuire del 3,5%, a causa della fiammata dei prezzi energetici, causata da una forte inflazione . Il reddito reale delle famiglie è cresciuto dello 0,6% nella zona OCSE, nel IV° trimestre 2022. Il dato, su base annua , è calato del 3,8%.
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