di Federica Marengo giovedì 12 ottobre 2023
-L’attacco di Hamas a Israele, preparato in gran segreto da due anni, secondo quanto rivelato a Russia Today tv da un dirigente di Hamas, Ali Baraka, e la risposta di Israele con l’assedio totale a Gaza, continuano ad essere al centro dell’azione del Governo in queste ore. In campo, per garantire il sostegno al Presidente Netanhyau, il rilascio degli ostaggi e la sicurezza nelle città italiane ,rispetto alla possibilità di attacchi terroristici contro le comunità ebraiche, la Presidente del Consiglio Meloni, ma anche il Vicepremier e ministro degli Affari Esteri Tajani , così come il ministro degli Interni Piantedosi, che , nel Question Time di oggi in Senato, a una domanda nel merito, ha risposto: “L’azione del governo sin dal suo insediamento si è incentrata su ogni forma di contrasto all’immigrazione irregolare anche in relazione ai possibili profili di rischio di infiltrazione terroristica nei flussi. I recenti tragici avvenimenti impongono una rinnovata e più elevata attenzione, in particolare attraverso il potenziamento delle attività interforze per i controlli delle frontiere e di quelle effettuate dalle specifiche task force operanti nelle principali aree di sbarco e negli hotspot nazionali”.
Il ministro della Difesa, Crosetto, intanto, ha partecipato a Bruxelles, alla riunione dei Ministri della Difesa della Nato, in cui questi ultimi hanno ascoltato l’omologo israeliano Yoav Gallant.
Al termine della riunione, quindi, il ministro Crosetto , ha dichiarato: “Il messaggio che esce dalla riunione dei ministri della Difesa dell’Alleanza atlantica a Bruxelles è di solidarietà con Israele. E non poteva essere altrimenti, di fronte a un atto terroristico di violenza inaudita. Fatto da una organizzazione terroristica come Hamas. Non bisogna sovrapporla al popolo palestinese: sono due cose diverse. Un conto è l’organizzazione terroristica Hamas, un altro il popolo palestinese. Abbiamo visto le immagini che il ministro della Difesa israeliano ci ha mostrato di una violenza inaudita, che non fa parte della guerra, non fa parte di nessuna cosa che l’umanità può accettare. La vicinanza a Israele è totale da parte della Nato e di tutte le nazioni. Che non possono che inorridire di fronte a delle immagini e a una violenza di questo tipo. L’obiettivo immediato è che non ci sia una escalation, che non ci siano persone che non c’entrano nulla con questo scontro, che rimangano in qualche modo, come è successo ai coloni, ai neonati israeliani, in mezzo ad una reazione legittima da parte di Israele, che si è sentita attaccata e che deve difendersi. Probabilmente la convivenza con Hamas, che fino adesso è avvenuta e in qualche modo non aveva avuto effetti così devastanti, adesso è impossibile quindi adesso la reazione di Israele è assicurarsi il futuro. E il futuro, adesso, comprende probabilmente uno scontro con Hamas molto duro. Questo può avere conseguenze, ma noi ci auguriamo di no. L’Italia farà di tutto perché siano rispettati i diritti delle persone che non c’entrano nulla. Tengo ben distinti Hamas e il popolo palestinese. E bisogna evitare che si inneschi una escalation che incida su un’area molto vasta rispetto a quello su cui stiamo concentrando l’attenzione. Penso che questo debba essere l’obiettivo di tutta la comunità internazionale”.
Sul tavolo dell’Esecutivo, però, anche dossier economici, a cominciare dalla Legge di Bilancio. Lunedì 16 ottobre, infatti, approderà in Consiglio dei ministri per il varo, la Manovra, unitamente al Documento programmatico di bilancio ,da inviare a Bruxelles e il decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio, che , tra le altre misure, prevede l’introduzione della Global minimum tax, la nuova imposta per i gruppi multinazionali di imprese , che scatterà dal 1° gennaio 2024, in attuazione della direttiva UE, e che potrebbe garantire un gettito stimato intorno ai 2-3 miliardi, cui dovrebbero aggiungersi anche i 3,2 miliardi liberati in deficit per quest’anno dalla Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza, da destinare al conguaglio anticipato dell’aggiornamento Istat per le pensioni 2024, a misure per il personale della Pubblica amministrazione e alla gestione dei flussi migratori.
Per questo , nelle ultime ore, vi sono state a Palazzo Chigi alcune riunioni, della Premier, (che stamane ha partecipato a Roma alla cerimonia per il giuramento del 94° corso Allievi Vigili del Fuoco e, che domani sarà in visita ufficiale in Mozambico e nella Repubblica del Congo), con i Vicepremier e segretari dei partiti di Maggioranza Tajani, Salvini e Lupi e con i capigruppo di Camera e Senato ,nel corso delle quali la Presidente Meloni avrebbe ribadito che le risorse a disposizione per la Legge di Bilancio sono poche e i tempi di approvazione sono stretti , chiedendo alla Maggioranza compattezza in Parlamento e di non presentare emendamenti, riscontrando un clima di grande collaborazione e di determinazione nelle forze di coalizione, come sottolineato in una nota di Palazzo Chigi, in cui si legge: “Clima di grande collaborazione e determinazione nella maggioranza in vista della Legge di Bilancio.
Il Ministro Giorgetti ha svolto una relazione sull’impostazione della Legge che andrà in approvazione nel prossimo Consiglio dei Ministri di lunedì.
Una manovra seria che, nel quadro della sostenibilità della finanza pubblica, concentrerà la sua attenzione su redditi e pensioni medio bassi, sulla famiglia e sulla sanità in continuità con il lavoro portato avanti dal governo fin dalla precedente Legge di Bilancio”.
Quindi, la Presidente del Consiglio ha confermato i 4 pilastri della Manovra: il taglio del cuneo fiscale anche nel 2024, l’avvio della riforma fiscale con l’accorpamento dei primi due scaglioni Irpef, le misure per le famiglie, con particolare riguardo a quelle numerose e le risorse per il rinnovo dei contratti della Pubblica amministrazione, in particolare dei lavoratori del comparto Sanità.
Nella Manovra, che dovrebbe avere un valore di 22 miliardi, il capitolo Pensioni dovrebbe invece limitarsi alla conferma di Quota 103 , al rinnovo di Ape sociale e ad una revisione di Opzione donna.
Entro domani, quindi, con il confronto a Palazzo Chigi con le parti sociali e le associazioni datoriali, il dossier Legge di Bilancio verrà chiuso.
Intanto, ieri , la Camera e il Senato hanno dato via libera alla risoluzione presentata dalla Maggioranza sulla Nadef e alla richiesta di uno scostamento di bilancio da 3,2 miliardi nel 2023 e di 15,7 miliardi nel 2024, con una crescita del Pil pari a 0,8% nel 2023, per arrivare all’1,4% nel 2025 e scendere all’1% nel 2026. A incidere su questi parametri però, la variabilità dello scenario geopolitico internazionale che potrebbe imporre degli aggiustamenti alle stime della crescita, così come pure a quelle del Deficit, previsto al 5,3% nel 2023 ,al 4,3% nel 2024 , al 3,6% nel 2025 e al 2,9% nel 2026.
Smentite, infine, le ipotesi di sanatorie fiscali o edilizie , con il Dl fiscale che potrebbe contenere invece la rateizzazione dell’acconto di novembre per Autonomi e Partite Iva, facendola così partire già dal prossimo mese , ma entro un certo tetto di fatturato.
In merito, nel decreto fiscale collegato alla Manovra, inoltre, il Viceministro dell’Economia, Leo, ha intenzione di portare la revisione del calendario degli adempimenti, sia per le dichiarazioni che per i termini di versamento, oltre alle misure per favorire un nuovo rapporto tra Fisco e contribuente, come il concordato preventivo biennale e la cooperative compliance.
Quanto alla proposta di legge delle Opposizioni (Pd, M5S, Azione e AVS, eccetto Italia Viva), sull’introduzione del salario minimo di 9 euro, che tornerà in Aula alla Camera il 17 ottobre, è arrivato nella giornata di oggi il parere del Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) con relativa proposta, chiesto dalla Premier Meloni nell’agosto scorso.
Fino a ieri la Commissione del Cnel, guidata dall’ex ministro Brunetta, aveva approvato solo due documenti , uno tecnico e uno con le proposte (bocciate da Cgil e Uil) in cui si sostiene che la mera introduzione del salario minimo legale non risolverebbe né la questione del lavoro povero né la politica del dumping contrattuale né darebbe maggior forza alla contrattazione collettiva.
Tuttavia, in Assemblea , alla vigilia del voto sul testo finale su lavoro povero e salario minimo, 5 consiglieri , parte del gruppo di 8 esperti nominati dal Presidente della Repubblica, Mattarella, hanno presentato una proposta di compromesso, ovvero un emendamento in cui si sosteneva che , “se ben implementato all’interno dei meccanismi della contrattazione collettiva, il salario minimo non indebolirebbe, ma rafforzerebbe la stessa e la tariffa retributiva minima verrebbe introdotta in via sperimentale solo in alcuni settori , prendendo come riferimento i minimi retributivi dei contratti qualitativamente più protetti”.
Tale emendamento è stato però bocciato dalla Commissione del Cnel, che ha approvato il documento finale sul lavoro povero e il salario minimo a larga maggioranza, con 39 voti favorevoli, 15 contrari e 8 astenuti (contrari Cgil, Uil e Usb e i 5 consiglieri di nomina del Presidente della Repubblica,) su 54 votanti e 62 presenti (8 consiglieri non hanno votato), esprimendosi a favore “dell’introduzione per i lavoratori più fragili, come i lavoratori occasionali e gli stagisti, di una tariffa tramite contrattazione, eventualmente sostenuta da un’adeguata normativa di sostegno, parametrata sugli indicatori della direttiva europea o comunque interventi legislativi ad hoc funzionali a incrementare il numero di ore lavorate nell’arco dell’anno”.
Il Presidente del Cnel, Brunetta, ha quindi spiegato in conferenza stampa: “Non una scelta duale, ma una “cassetta degli attrezzi” per aiutare la contrattazione, specie nei settori più fragili. Il documento è stato approvato a larghissima maggioranza. Esprimo grande soddisfazione. Oggi lo invierò ufficialmente al premier per farne l’uso che meglio si richiede. Il premier aveva detto che le nostre conclusioni, una volta vagliate dal governo, potessero entrare già in legge bilancio e o, aggiungo, nel collegato lavoro; avere una contrattazione forte è l’unica garanzia per un mercato del lavoro efficiente, equo. Si era detto o all’unanimità o nulla, ma questo valeva solo in passato quando il sindacato era unitario. Oggi non lo è, la Cisl crede ancora nella non necessità di una legge, Cgil e Uil non più. Se dunque il sindacato è diviso, anche il Cnel ha dovuto tenere conto di questo. Quando il sindacato era unitario, il Cnel deliberava unanimemente. Quando si è diviso questa cosa è apparsa anche al Cnel. È legittimo che Cgil e Uil abbiano cambiato idea, visto che due tre anni fa Landini tuonava contro il salario minimo per legge, anche Camusso e poi abbiano cambiato idea. Legittimissimo, ma hanno spaccato l’unità sindacale, quella dei lavoratori. Il Cnel non è diviso e i numeri di approvazione lo dice. Il compito del Consiglio è di offrire un contributo di ‘osservazioni e proposte’ per facilitare il compito di governo e Parlamento nella elaborazione della legislazione economica e sociale, non quello di entrare nell’agone. Noi abbiamo fatto una scelta di stare fuori dallo scontro politico, di partire dalla direttiva europea, quindi non dai dibattiti parlamentari. Sono certo che, una volta affievolita la contesa politica, che vede una estrema e ingiustificata polarizzazione tra chi è a favore e è chi contro il salario minimo, sarà possibile apprezzare il documento approvato oggi, che individua una ‘cassetta degli attrezzi’ per gestire, in modo articolato e mirato le diverse criticità del lavoro povero e dei salari minimi adeguati per tutti i lavoratori (non solo i dipendenti e non solo i livelli più bassi delle scale di classificazione contrattuale), che non possono certo essere risolti attraverso soluzioni semplicistiche che non sanno poi fare i conti con la realtà e con i bisogni delle persone in carne e ossa. In questa casa, c’è una grande tradizione: contrattazione, contrattazione, contrattazione quindi per noi la strada non è una supplenza da parte leggi, ma una valorizzazione della contrattazione nelle aree più fragili. Dire 9 euro l’ora non significa nulla ,se non c’è la sostenibilità economica. Perché o sparisce il lavoro, o sparisce l’impresa o aumentano i prezzi. Non fare i conti con il mercato e fare le anime belle e io non sopporto le anime belle. Hanno chiesto venga il Cnel in Parlamento, subito. Quando il Parlamento chiama il Cnel risponde. C’è questa demonizzazione del Cnel… Chiudiamolo, costa troppo… Sapete quanto costa? 7 milioni l’anno. Tutto compreso, dagli stipendi all’acqua. Prima costava tre volte tanto”.
La Presidente del Consiglio, Meloni, ha dichiarato: “Ringrazio il Presidente Brunetta e tutti i consiglieri del CNEL per il puntuale e celere lavoro svolto. Dall’analisi tecnica ricevuta emerge che il mercato del lavoro italiano rispetta pienamente i parametri previsti dalla direttiva europea sul salario minimo adeguato. La contrattazione collettiva, al netto dei comparti del lavoro agricolo e domestico, copre infatti oltre il 95% dei lavoratori del settore privato. Da ciò si evince che un salario minimo orario stabilito per legge non è lo strumento adatto a contrastare il lavoro povero e le basse retribuzioni. Come sottolineato dal CNEL, occorre piuttosto programmare e realizzare, nell’ambito di un piano di azione pluriennale, una serie di misure e interventi organici. È la strada che il Governo intende intraprendere nel minor tempo possibile, tenendo in massimo conto le indicazioni e i suggerimenti formulati nel documento dalle rappresentanze delle forze sociali presenti nel CNEL e di quelli che arriveranno dall’opposizione. È intenzione del Governo proseguire nel contrasto al lavoro povero e ai salari bassi che affliggono l’Italia ormai da diversi decenni, contrariamente a quanto avviene nel resto d’Europa, dove si è assistito a una crescita sostenuta e costante dei livelli salariali”.
All’attacco le Opposizioni, con la segretaria del Pd, Schlein, che ha dichiarato: ” L’esito delle votazioni sul documento finale sancisce una divisione così forte all’interno del Cnel da far sì che le conclusioni offerte al governo ne risultino fortemente indebolite. La prossima settimana vedremo se maggioranza e governo saranno in grado di dirci finalmente quali sono le loro proposte contro la diffusione delle retribuzioni da fame che noi denunciamo, e la cui esistenza anche loro non possono più negare. La nostra proposta rafforza la contrattazione collettiva e al tempo stesso si fa carico di difendere i lavoratori e le lavoratrici più deboli sul nostro mercato del lavoro, ponendo un limite di dignità, una retribuzione minima sotto la quale non si deve mai andare”.
Sulla stessa linea, il Presidente del M5S, Conte: “Oggi , il Cnel di Brunetta, come immaginabile, ha fatto da sponda e rinvia la questione alla contrattazione collettiva”.
Per il leader di Azione, Calenda, “Il CNEL si è spaccato sul salario minimo. Ora tocca a Giorgia Meloni dire una parola sulla posizione del Governo e su come affrontare il problema del lavoro povero. Ci eravamo incontrati l’11 agosto con la promessa di una risposta entro sessanta giorni. Ora è tempo di sciogliere questo nodo. Evitiamo, se possibile ,uno scontro parlamentare. Ce lo chiedono 3,5 milioni di lavoratori”.
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