di Federica Marengo giovedì 14 marzo 2024
-Nella mattinata di ieri , la presidente del Consiglio Meloni, ha tenuto un intervento al Convegno, svoltosi alla Camera, dal titolo: “La riforma fiscale-Attuazione e prospettive-I decreti attuativi approvati, gli obiettivi del 2024, i nuovi testi unici”, al quale hanno preso parte , oltre che il presidente della Camera, Fontana, anche il ministro dell’Economia, Giorgetti e il Viceministro all’Economia, Leo.
Nel suo discorso, la premier ha sottolineato: “È un momento storico che ci chiede di affrontare una volta per tutte questioni che finora non sono state affrontate a livello strutturale. Il tema del fisco è senza dubbio una di queste materie e lo rivendico perché è una delle prime materie che noi abbiamo voluto affrontare, approvando una riforma che era attesa da 50 anni e con la quale ci poniamo l’obiettivo di disegnare una nuova idea di Italia, che sia più vicina alle esigenze dei contribuenti, più attrattiva per le aziende, più attrattiva per gli investimenti. Nel farlo abbiamo dato seguito anche a un impegno che avevamo assunto con i cittadini quando abbiamo chiesto il consenso necessario a governare questa Nazione, l’avevamo scritto nel programma e lo stiamo facendo come è doveroso che sia”.
Quindi, la presidente Meloni ha evidenziato l’importanza della riforma del Fisco attuata dal Governo: “La riforma fiscale non è un semplice atto normativo, non è un complesso di misure tecniche, non è un ammasso di regole magari di difficile comprensione, riservato solamente agli addetti ai lavori. No, la riforma fiscale è uno dei perni attorno ai quali si costruisce e ruota il tessuto economico di una Nazione. È uno degli strumenti con i quali lo Stato può aiutare la società a crescere e a prosperare, mettendo chi crea ricchezza – che non è lo Stato, questo va sempre ricordato, ma sono invece le aziende, il tessuto produttivo, i lavoratori – nelle condizioni migliori per produrla. Perché più ricchezza verrà prodotta e più lo Stato potrà utilizzare la parte di quella ricchezza che gli compete per dare le risposte che i cittadini attendono. La riforma fiscale è lo strumento con il quale lo Stato raccoglie le risorse necessarie a erogare i servizi pubblici, a far funzionare la macchina pubblica, a rendere la società più equa, redistribuendo le risorse, particolarmente – come noi stiamo tentando di fare – a favore dei più fragili. Questo è quello che deve fare un sistema fiscale. Un sistema fiscale non nasce per soffocare la società, ma nasce per aiutarla a prosperare. Non è uno strumento attraverso il quale lo Stato si impone sul cittadino, ma è uno degli strumenti attraverso i quali lo Stato può dare risposte ai cittadini. Non deve opprimere le famiglie con regole astruse, incomprensibili, un livello di tassazione ingiusto che non corrisponde spesso al livello dei servizi che poi lo Stato eroga con le risorse che raccoglie. Il sistema fiscale deve chiedere il giusto e deve sapere usare ciò che chiede ai cittadini con lo stesso criterio che userebbe un buon padre di famiglia, e cioè con buon senso, lungimiranza, senza sprecare quelle risorse. Questo è un elemento fondamentale se quelle risorse si vogliono raccogliere”.
Poi, ha affermato: “Non penso e non dirò mai che le tasse siano una cosa bellissima. Sono una cosa bellissima le libere donazioni, non i prelievi imposti per legge”, spiegando: “E proprio per questo penso che sia grande la responsabilità di chi è chiamato a gestire le risorse che arrivano da quei prelievi, che non possono essere utilizzate in modo irresponsabile, ancora peggio se per garantirsi facile consenso nell’immediato e lasciare a chi viene dopo a ripagare quell’irresponsabilità, ma devono essere immaginate in modo tale da far sì che chi ha pagato quelle tasse comprensibilmente “controvoglia” possa almeno dire: però sono risorse spese per cose utili, per cose utili a me, per cose utili alla comunità nazionale.
Questa è la visione che stiamo cercando di realizzare, è la visione che ci ha spinto ad assumerci la responsabilità storica di abbandonare la logica degli interventi-spot per portare avanti una riforma del fisco che fosse organica.
Lo abbiamo fatto perché riteniamo che solo con una riforma organica e complessiva si possa puntare a raggiungere uno dei nostri grandi obiettivi che è quello di una riduzione generalizzata della pressione fiscale che grava sulle spalle delle famiglie e delle imprese di questa Nazione. Appena insediati ci siamo messi subito al lavoro, abbiamo approvato una Legge delega alla quale stiamo dando rapida attuazione. Voglio davvero ringraziare sinceramente particolarmente il Viceministro Leo per il lavoro puntuale, molto determinato, che sta portando avanti in questo senso.
Dall’approvazione definitiva della delega sono passati sette mesi. In quei sette mesi noi abbiamo varato ben dieci decreti attuativi, otto dei quali sono stati già approvati in via definitiva. E questa velocità di attuazione penso che renda molto bene la misura di quanto consideriamo centrale questa materia. Su questa riforma, chiaramente, come su quasi tutto quello che facciamo, è stato detto di tutto di più. Ci hanno accusato di voler aiutare gli evasori, di voler allentare le maglie del fisco, di voler nascondere dei condoni immaginari. Non argomenterò in risposta a queste accuse con le mie idee, perché ringraziando Dio a smentire queste accuse ci sono i numeri che a differenza delle idee non sono opinabili.
I numeri ci dicono che il 2023 è stato un anno record nella lotta all’evasione fiscale, con un’attività di recupero da parte dell’Agenzia delle Entrate che ha portato nelle casse dello Stato ben 24,7 miliardi, cioè 4 miliardi e mezzo in più rispetto all’anno precedente, una cifra mai raggiunta nella storia di questa Nazione. A questi vanno aggiunti 6,7 miliardi di Euro che sono frutto dell’attività che sempre l’Agenzia delle Entrate ha svolto per conto di altri enti: INPS, INAIL, Ministeri, Prefetture e Comuni.
Sommando queste due cifre si arriva alla cifra record di 31 miliardi di euro. Si tratta chiaramente di risultati ottenuti grazie all’ottimo lavoro della Guardia di Finanza, dell’Agenzia delle Entrate – che ringrazio – ma anche grazie a norme specifiche che questo Governo ha introdotto. Penso ad esempio alle norme che abbiamo introdotto per contrastare il fenomeno odioso delle cosiddette attività “apri e chiudi”, una misura che avevamo invano proposto anche ai governi precedenti, sui quali c’era stata una incomprensibile chiusura e che invece sta dando ottimi frutti.
Il messaggio che vogliamo dare è molto semplice. Non abbiamo amici ai quali fare favori, se non gli italiani onesti che pagano le tasse e contribuiscono al mantenimento del bilancio pubblico. Gli unici amici che abbiamo sono gli italiani onesti anche quando non riescono a pagare, ma che vogliono farlo. Non c’è spazio per chi vuole fare il furbo, ma chi è onesto e si trova in difficoltà merita di essere aiutato e di essere messo in condizione di poter pagare ciò che deve.
E lo sanno bene anche cittadini e imprese, lo dimostra il dato sulle somme versate spontaneamente all’Agenzia delle Entrate, che sono aumentate di oltre 26 miliardi di euro rispetto al 2022. Perché? Perché uno Stato giusto, uno Stato comprensivo, uno Stato disponibile, è uno Stato che non viene più percepito come un avversario, a volte addirittura come un nemico e di conseguenza è uno Stato che non merita di essere aggirato.
Questa è la scommessa culturale che noi abbiamo fatto e i dati ci dicono che funziona. Lavoriamo su questo principio con senso pratico, con pragmatismo, lo abbiamo dimostrato anche mettendo a terra la Legge delega, confrontandoci con il Parlamento, approvandola con l’appoggio di una parte dell’opposizione che pure voglio ringraziare per il suo contributo fondamentale.
Abbiamo lavorato e lavoriamo per aumentare e migliorare l’equità del sistema fiscale anche attraverso innovazioni che favoriscono una collaborazione maggiore tra il fisco e i contribuenti, mi riferisco ad esempio al concordato preventivo biennale per i contribuenti di minori dimensioni, misura che apre nuove possibilità ad oltre 4 milioni di imprenditori e lavoratori autonomi consentendo a loro di pianificare il futuro con maggiore serenità e consentendo a noi, allo Stato, di poter contrare su maggiori entrate e su entrate certe.
In pochi mesi abbiamo avviato la riforma dell’IRPEF con la riduzione da 4 a 3 aliquote, che è un intervento con un effetto diretto tangibile sulle tasche dei lavoratori e dei pensionati. Abbiamo regolato la fiscalità internazionale, abbiamo rivisto il contenzioso, gli adempimenti, soprattutto le sanzioni. Stiamo lavorando per allineare le sanzioni ai parametri europei, perché le sanzioni che avevamo erano sproporzionate, illogiche, vessatorie, e a giudicare dai dati dell’evasione fiscale, che sono sostanzialmente rimasti immutati, nonostante l’inasprirsi delle sanzioni, anche abbastanza inutili. Queste misure sono, come dicevo, espressione di una visione, una visione di un’Italia in cui il fisco finalmente viene visto come un alleato per la crescita e per lo sviluppo, un’Italia nella quale imprenditori, lavoratori autonomi, dipendenti, pensionati, possano sentirsi supportati dalle istituzioni, un’Italia nella quale tutti remano nella stessa direzione perché hanno un obiettivo comune che è far crescere insieme questa Nazione.
La riforma fiscale è solo l’inizio di questo percorso. Continueremo a lavorare per migliorare il sistema, per renderlo sempre più equo, sempre più funzionale alle esigenze di tutti i cittadini.
Prima di concludere voglio aggiungere un’ultima considerazione e questa considerazione riguarda i testi unici, tema insieme agli altri sui quali chiaramente entreranno più nel tecnico il Ministro Giorgetti e il Viceministro Leo.
Noi abbiamo predisposto delle bozze che metteremo in consultazione, anche qui accoglieremo gli spunti sia della politica che degli addetti ai lavori per recepire tutte le osservazioni e poi varare un sistema fiscale che sia molto più semplice, dove la certezza del diritto è la cifra fondamentale di tutta la riforma.
Lasciatemi dire però che sono molto fiera che sia questo il Governo che sta mettendo ordine in una materia che per moltissimi anni si è preferito riporre in un cassetto perché era troppo complessa per essere affrontata. Sono molto fiera che sia questo il Governo che sta allineando l’Italia ai principali standard europei in ambito fiscale, e che sta lavorando per dare modo alle nostre imprese, ai nostri cittadini, di competere alla pari con le altre economie del G7, con tutte le principali economie mondiali. Sono molto fiera che sia questo il Governo che sta consegnando ai cittadini un fisco più equo, più giusto e più comprensibile.
Abbiamo chiaramente ancora molto lavoro da fare, però abbiamo anche un vantaggio che altri prima di noi non hanno avuto, che è il vantaggio del tempo, e cioè la possibilità di avere davanti un orizzonte di legislatura che ci consente di fare le cose bene, con buon senso e nell’interesse degli italiani. Grazie a tutti coloro che intenderanno continuare a collaborare con noi su questo obiettivo che è un obiettivo non di un partito politico, non di una maggioranza di governo, ma ritengo debba essere un obiettivo della Nazione nel suo complesso”.
Il ministro dell’Economia Giorgetti, invece, ha detto: “E’ stata un’impresa eccezionale l’approvazione a tempo record della legge delega sulla riforma fiscale, è stata un’impresa storica e mi è particolarmente caro, perché chi mi conosce sa che per me la politica significa soprattutto decidere e nei tempi moderni l’incapacità di decidere, sia a livello nazionale che internazionale, soprattutto europeo, è un fatto di cui dobbiamo dare atto a governo e Parlamento. La riforma fiscale sarà valutata per gli effetti che avrà nel tempo, ma possiamo dire che i primi moduli di applicazione, i primi passi hanno prodotto esattamente il nostro obiettivo di andare incontro alle famiglie, restituendo potere d’acquisto e impostare un lavoro verso le imprese, premiando quelle che danno lavoro e investono su settori produttivi e sul futuro e più in generale chi investe, rischia e lavora”.
Infine, il viceministro dell’Economia Leo, annunciando le novità in materia di Fisco che l’Esecutivo ha in cantiere, quali un provvedimento per corregge gli aspetti legati alle scadenze, al concordato preventivo, al contenzioso e allo statuto del contribuente; una misura per risolvere la questione legata agli atti e al contraddittorio preventivo; l’approvazione del Testo unico Dogane e del decreto legislativo sui tributi minori e il raggruppamento in 9 Testi unici delle leggi esistenti per tributo, ha spiegato: “Un grande tema è la pressione fiscale: abbiamo fatto un primo passo per le fasce medio-basse, ora dobbiamo andare oltre e occuparci del ceto medio, ho sempre detto che chi guadagna 55 mila euro non può essere considerato super-ricco, vogliamo intervenire e dobbiamo farlo reperendo le risorse per procedere. Bisogna cambiare registro sull’accertamento, non agire ex post, ma ex ante, con la logica del concordato preventivo biennale, così come sulle sanzioni che oggi sono da esproprio, per esempio in materia di Iva, e il contenzioso che è un moloch inespugnabile, visto che presso la Corte di Cassazione il 44% di controversie civili è tributario, dobbiamo semplificare e far diminuire questo carico con la conciliazione, come ci chiede l’Europa che ci da risorse per deflazionare”.
A seguire, l’annuncio sulla possibilità , (previa risoluzione del nodo risorse) di estendere la riduzione dell’Irpef , già attuata ai redditi fino ai 28 mila euro ,ai redditi fino a 55.000 euro, ”Siamo intervenuti sui redditi medio bassi ,ma ora dobbiamo occuparci del ceto medio. Si sta ragionando su come intervenire. Chi guadagna 55mila euro non può essere considerato super ricco e questi soggetti oggi pagano oltre 50% di tasse”.
E ancora, in merito agli ultimi decreti delegati approvati lunedì scorso in Consiglio dei Ministri, su Riscossione e Testo unico giochi, il viceministro Leo ha detto: “Se non si riesce a riscuotere il dovuto perché ci sono cartelle che risalgono al 2000 e non si riesce a riscuoterle una decisione dovrà essere assunta. Oggi, il fisco ha tanti elementi conoscitivi, l’intelligenza artificiale, la tecnologia, può fare proposta a contribuenti questo è un cambi di passo non è un condono, non abbassiamo la guardia sulla base degli elementi che consociamo facciamo una proposta al contribuente affinché possa allinearsi”.
Proprio riguardo all’ultimo Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro dell’Economia Giorgetti, è stato approvato, in esame preliminare , un dl contenente disposizioni in materia di riordino del sistema nazionale della riscossione che, come si legge nel comunicato di Palazzo Chigi: “Interviene in modo organico al fine di assicurare al sistema maggiore efficacia, imparzialità ed efficienza, in un appropriato bilanciamento con i diritti dei contribuenti, prevedendo per l’Agenzia delle entrate-riscossione (AdER) una pianificazione annuale volta ad assicurare la salvaguardia dei crediti tributari affidati dai vari Enti mediante il tempestivo tentativo di notifica della cartella di pagamento e degli atti interruttivi della prescrizione e la conseguente tempestiva gestione delle attività di recupero. Si introduce, a decorrere dal 2025, l’istituto del “discarico automatico” dei ruoli affidati ad AdER decorsi 5 anni dal loro affidamento, ad eccezione di quelli i cui crediti sono oggetto di procedure esecutive, concorsuali o di accordi di ristrutturazione del debito ai sensi del codice della crisi d’impresa. Il discarico non comporta automaticamente l’estinzione del debito, pertanto l’Ente creditore può provvedere autonomamente alla riscossione del credito non prescritto o, in presenza di “nuovi e significativi elementi reddituali o patrimoniali del debitore”, riaffidarlo ad AdER. Sull’azione di recupero dei crediti affidati ad AdER e su quella di discarico automatico è previsto sia il controllo del Ministero dell’economia e delle finanze che quello dell’Ente creditore, che può contestare all’agente della riscossione l’intervenuta decadenza o prescrizione del diritto di credito. L’agente può definire la contestazione in via agevolata, pagando una somma pari ad un ottavo dell’importo del credito affidato oltre interessi (di un terzo in caso di mancata definizione agevolata o in assenza di ricorso alla Corte dei conti). La responsabilità amministrativa e contabile dell’agente della riscossione è limitata ai casi di dolo, nonché ai casi di colpa grave nelle ipotesi di decadenza o prescrizione del diritto di credito. Si prevede la costituzione di un’apposita Commissione, per individuare possibili soluzioni legislative, per i discarichi dei ruoli affidati ad AdER dal 2000 al 2024.Si introduce una specifica disciplina per le cosiddette “risorse proprie tradizionali” dell’Unione Europea e per le somme dovute a titolo di recupero di aiuti di Stato, poiché non soggette al discarico automatico e alla reiscrizione a ruolo. Si prevede la progressiva estensione del numero massimo di rate per la rateizzazione ordinaria dei debiti fiscali dalle attuali 72 a 120. In caso di comprovato peggioramento della situazione economica del debitore, il periodo può essere prorogato di una sola volta per un periodo di pari durata. Infine, si estendono le ipotesi di concentrazione della riscossione nell’accertamento e si semplificano le procedure amministrative e gli adempimenti connessi all’erogazione dei rimborsi fiscali di competenza dell’Agenzia delle entrate in presenza di debiti iscritti a ruolo a carico dei beneficiari”.
Critiche, specie sui decreti delegati riguardanti la riscossione, le Opposizioni, con la segretaria del Pd, Schlein, che , in un post sui social, ha scritto: “Il Governo della destra continua a stare dalla parte dei furbetti, degli evasori e di chi la vuole fare sempre franca. A pagarne le spese sono i cittadini onesti che vedono aumentare i taglia alla sanità pubblica, alla scuola, alla pensioni e al welfare”, mentre, in replica alle dichiarazioni della Premier al convegno sulla riforma del Fisco alla Camera, ha sottolineato: “ Tasse non sono cosa bellissima? Sa cos’è bellissimo? Sanità pubblica che permette di curare le persone a prescindere dal portafoglio. Scuola pubblica che garantisca istruzione per tutti. Capisco che questo Governo impegnato a trovare slogan ogni giorno si dimentica i problemi della sanità. Li abbiamo visti più timidi sugli extra-profitti: hanno fatto e cancellato il tweet”.
Dal M5S, la senatrice, Bevilacqua, intervenuta nella trasmissione di Rai Tre, ReStart, ha dichiarato: “E’ una finta riforma. È annunciata, come tutti i proclami di questo governo che deve cambiare qualche cosa, ma in realtà non cambia niente. Da un punto di vista della cancellazione dei debiti, delle cartelle, dopo cinque anni , in realtà è un nulla di fatto. Il debito non viene cancellato, ma viene solo restituito al creditore originario. Torna per esempio in capo a un Comune, che potrà affidarlo alla riscossione di una società terza, potrà occuparsene direttamente, potrà rimandarlo alla Agenzia delle Entrate, ma non potrà mai cancellarlo, a meno di non accettare di creare un grosso dissesto ai conti del bilancio. Da parte del governo, non c’è nessuna vera pace fiscale, nessuna cancellazione. E poi “fisco amico” detto da un governo che nell’ultima legge di bilancio ha messo due miliardi di nuove tasse sui cittadini tra aumento dell’Iva sui beni dell’infanzia, pannolini e seggiolini, ha aumentato le tasse sulla casa con la cedolare secca sugli affitti brevi, cancellando le agevolazioni per gli under 36, ha dimenticato di cancellare le accise ,ma si è ricordato di cancellare gli sconti sulle accise. Parlerei di tutto tranne che di condono e di “fisco amico”, perché così non è”.
Da Italia Viva, invece, via X, Marattin ha evidenziato: “A dispetto degli annunci di Meloni e Giorgetti, nei decreti attuativi della riforma fiscale finora di ‘storico’ c’è oggettivamente molto poco. E di ‘ciccia’ (taglio delle tasse) non c’è assolutamente nulla”.
Nel pomeriggio, poi, la presidente del Consiglio Meloni si è recata in Toscana per la firma dell’Accordo per lo sviluppo e la coesione tra il Governo e la Regione (altri accordi sono stati firmati nei giorni scorsi con i presidenti delle Province Autonome di Trento e Bolzano).
Nel corso della cerimonia, svoltasi a Palazzo Strozzi Sacrati, alla presenza del presidente della Regione ,Giani, la presidente del Consiglio Meloni ha dichiarato: “Grazie per questa bella occasione che ci vede oggi firmare questo Accordo di coesione, il quindicesimo Accordo che il Governo nazionale firma con una Regione o con una Provincia autonoma, un lavoro molto complesso che ci sta portando su tutto il territorio nazionale, del quale andiamo particolarmente fieri. Risorse importanti che arrivano sul territorio partendo da ciò a cui servono i fondi di sviluppo e coesione, che dobbiamo ricordare sono quei fondi che per antonomasia servono a combattere le disparità tra i territori. E noi sappiamo che questa è una Nazione nella quale le disparità non mancano, quella più famosa di tutte tra il Nord e il Sud, ma anche quella tra la costa tirrenica e la costa triatica, quelle interne agli stessi territori, alle stesse regioni, tra le aree interne e le città e sono fondi estremamente preziosi quelli che noi, che sono oggetto oggi del nostro accordo Presidente Giani e quindi sono molto contenta del lavoro che abbiamo fatto insieme per arrivare fin qui, perché questo accordo è estremamente serio e sono anche contenta del lavoro che il Governo ha fatto a monte per consentire di arrivare alla firma di questi Accordi di coesione, proprio perché i Fondi di sviluppo e coesione sono fondi particolarmente importanti. La responsabilità delle istituzioni, a partire dal Governo nazionale, per arrivare ovviamente alle autonomie locali, è quella di fare in modo che queste risorse arrivino a terra tutte il più velocemente possibile. E allora mi piace fare mezzo passo indietro per raccontare di questo lavoro, che particolarmente il Ministro Fitto, che ringrazio, ha portato avanti in questo anno, per riorganizzare il Fondo di sviluppo e coesione e garantire che la spesa fosse più efficace e più efficiente. Quando noi siamo arrivati abbiamo avviato, come il Presidente Giani sa benissimo, un’interlocuzione con tutti i Presidenti delle Regioni, con i Presidenti delle Province autonome per fare stato sull’attuazione dei Fondi di coesione, sulla realizzazione delle opere che con quei fondi si finanziavano e abbiamo trovato una situazione che era oggettivamente, diciamo così, imperfetta e che prevedeva ad esempio nella vecchia programmazione 2014-2020 – quindi quella conclusa già qualche anno fa – su una disponibilità complessiva di 126 miliardi di euro, una spesa effettiva di circa 47 miliardi di euro. allora sempre con i Presidenti delle Regioni, con i Presidenti delle Province autonome abbiamo cercato di capire quali fossero i problemi strutturali, quali fossero le difficoltà e come si potesse lavorare insieme per migliorare questa percentuale, perché decisamente l’Italia non è una Nazione che naviga nell’oro e quindi non è neanche una Nazione che si può permettere di disperdere risorse che sono a disposizione. Siamo arrivate così a questo decreto che si chiama Decreto Sud che riorganizza il Fondo di sviluppo e coesione, che istituisce gli Accordi di coesione, che hanno alcune importanti interessanti iniziative dal mio punto di vista. Da una parte chiaramente il tentativo di dare a questa Nazione nel suo complesso una strategia. Noi firmiamo gli Accordi di coesione su proposte che arrivano dalla Regione, come è giusto e normale che sia, condivise dal Governo nazionale, non perché si voglia chiaramente limitare l’autonomia dei territori, ma per fare in modo che il lavoro che ogni Regione fa sia messo in relazione con le altre, in una strategia, proprio perché è importante mettere insieme l’orgoglio dell’identità del territorio con l’unicità della Nazione. Abbiamo tentato di fare questo lavoro attraverso la revisione del Fondo di sviluppo e coesione. Abbiamo cercato di investire di più sul principio di responsabilità perché ci sono state realtà nelle quali la spesa, non è il caso del quale parliamo oggi, ma insomma in cui è rimasta un po’ indietro e quindi anche qui abbiamo previsto la possibilità dei poteri sostitutivi quando ci sono degli intoppi che non consentono di arrivare alla spesa delle risorse. Abbiamo previsto fin anche il definanziamento per consentire eventualmente di utilizzare risorse che rischiano di essere disperse su altri obiettivi che possono essere invece centrati e abbiamo cercato di dare una mano alle Regioni perché una delle innovazioni più diciamo ben viste dai Presidenti delle Regioni e dalle Regioni è che noi con gli Accordi di coesione garantiamo anche la somma di cofinanziamento dei fondi europei, perché c’è anche questo, cioè una delle ragioni per le quali noi siamo rimasti delle volte soprattutto sui fondi europei indietro è che spesso manca la quota di cofinanziamento e destinando noi la quota di cofinanziamento consentiamo alle Regioni di liberare una parte, faceva riferimento a questo, una parte dei propri bilanci per altre importanti iniziative e necessità che tutti i territori hanno. Io credo che questo sia stato e che sia un lavoro molto prezioso e credo anche che sia un lavoro prezioso se noi lo mettiamo in rete con le altre fonti di finanziamento che abbiamo, che era un’altra questione. Non è stato un caso che quando io ho formato il Governo ho voluto dare allo stesso Ministro la competenza dei fondi di coesione, dei fondi europei e del PNRR, perché l’altro rischio che non dobbiamo correre è quello di avere diverse fonti di finanziamento che non si parlano tra di loro e dove si è meno coperti da una parte si può andare chiaramente in soccorso con le risorse delle quali si dispone. E questo mi consente di fare un cenno anche alla vicenda del PNRR, altra questione molto complessa sulla quale stiamo cercando di fare del nostro meglio e con risultati che oggettivamente sono oggi degli ottimi risultati. Noi abbiamo, come voi sapete, il PNRR più impattante, più imponente d’Europa. Molto spesso abbiamo letto dei dubbi sulla capacità, la possibilità dell’Italia di riuscire a spendere queste risorse e di riuscire a spenderle nei tempi molto contingentati, previsti dal PNRR, però, obiettivamente, delle volte ci sottovalutiamo, perché poi lo stato dell’arte della situazione è che nel 2023 l’Italia ha presentato gli obiettivi della terza rata, ha ottenuto il pagamento della terza rata, ha presentato gli obiettivi della quarta rata, ha ottenuto il pagamento della quarta rata, è la prima Nazione d’Europa ad aver presentato gli obiettivi della quinta rata e abbiamo rinegoziato il PNRR. Anche qui perché? Abbiamo rinegoziato il PNRR perché da quando il primo PNRR era stato scritto ad oggi è mutato il contesto e siccome le risorse sono strumenti, quegli strumenti vanno adeguati a un contesto che muta. Questa revisione ci ha consentito di mettere in sicurezza alcuni interventi e ci ha consentito di liberare 21 miliardi di euro di risorse su priorità che abbiamo tutti. Penso al tema del mondo produttivo, del sistema produttivo. 12 miliardi di questi 21 miliardi andranno al nostro sistema produttivo. 6, oltre 6 miliardi su Transizione 5.0, quindi sul tentativo e il sostegno alle nostre aziende in materia di innovazione. Perché noi dobbiamo ricordarci, ne parlavamo stamattina in un convegno sulla riforma fiscale, che la ricchezza non la crea lo Stato, la ricchezza non la creano le istituzioni, la ricchezza la creano le imprese con i loro lavoratori e più si mettono quelle persone nelle condizioni di produrre quella ricchezza e più una parte di quella ricchezza rientrerà anche allo Stato e quindi è nostro interesse fare del nostro meglio per rendere il nostro sistema produttivo competitivo. Quindi le aziende, l’agricoltura, anche qui credo che a nessuno di noi servisse vedere i trattori in piazza per sapere che il nostro mondo agricolo è in difficoltà, contesto internazionale particolarmente complesso, costi di produzione che aumentano, prezzi di vendita che diminuiscono, scelte dal mio punto di vista discutibili. Oggi obiettivamente il mondo agricolo ha bisogno di aiuto e nella rinegoziazione del PNRR noi siamo passati da 5 a 8 miliardi di investimento, particolarmente sull’agrivoltaico e sui contratti di filiera, perché l’altra grande sfida – lei citava il rigassificatore di Piombino – è la transizione energetica ed è una sfida particolarmente, dal mio punto di vista, strategica per l’Italia, perché le crisi portano sempre con sé anche delle opportunità. n questa crisi che noi abbiamo avuto all’indomani della guerra d’invasione russa contro l’Ucraina, crisi inizialmente prevalentemente energetica, chiaramente tutti quanti ci siamo dovuti riorganizzare. In quel doversi riorganizzare l’Italia oggi ha se non altro una posizione geostrategica particolarmente favorevole. Noi siamo una piattaforma in mezzo al Mediterraneo, siamo una Nazione nella quale l’energia, soprattutto l’energia verde, l’energia da fonti rinnovabili, può essere prodotta in grandi quantità, ma siamo anche i dirimpettai del continente che più di tutti può oggi produrre energia e siamo la porta d’ingresso tra un continente, l’Africa, potenzialmente enorme produttore di energie, particolarmente di energia pulita, e un continente, l’Europa, che ha un problema di approvvigionamento energetico. L’interesse dell’Italia è che noi siamo la porta con le giuste infrastrutture e con i giusti investimenti, perché poi quando si ha una strategia, quella strategia va anche sostenuta. Dopodiché, sempre nell’ambito PNRR, si citava il tema della sanità, che è chiaramente grande questione, non è un caso che abbiamo con la legge di bilancio fatto del tema della sanità una delle priorità che avevamo con le poche risorse a disposizione. Abbiamo portato il fondo sanitario al suo massimo storico con 136 miliardi, ma con il PNRR abbiamo liberato altri 750 milioni da destinare sempre alla sanità, secondo me e secondo noi con priorità allo smaltimento delle liste d’attesa, che sono oggi il tema, se vogliamo, più sentito dai nostri cittadini. È una questione che ci vede tutti quanti dover lavorare per migliorare una condizione oggettivamente molto complessa. Un lavoro di riorganizzazione di questi fondi complessivo che secondo me sta dando ottimi risultati e che ci porta oggi alla firma di questo Accordo di coesione. Con l’Accordo di oggi noi destiniamo complessivamente alla Regione Toscana risorse del Fondo di sviluppo e coesione per oltre 683 milioni di euro, come ricordava il Presidente Eugenio Giani. Di questi 110 erano già stati assegnati come anticipo nel 2021. Se a queste risorse FSC, che includono, come dicevamo, anche i 102 milioni necessari a cofinanziare i programmi europei, aggiungiamo i 381 milioni che sono già stati resi disponibili da altre fonti finanziarie, arriviamo a un investimento complessivo, importante dal mio punto di vista, di circa un miliardo di euro. E con questi Fondi vengono finanziati complessivamente 176 progetti, che ora vi elenco. No, sto scherzando, chiaramente non intendo elencare 176 i progetti, ma citare alcune delle questioni principali e delle quali insieme ci siamo occupati e ci stiamo occupando: 32 milioni di euro destinati alla riqualificazione urbana; 300 milioni di euro dedicati alla rete infrastrutturale via aria; 5 milioni di euro dedicati al rafforzamento del trasporto pubblico locale – il Presidente ne ha già parlato; 20 milioni di euro per gli impianti sportivi, 15 milioni di euro per il cofinanziamento del Polo ospedaliero universitario Nuovo Santa Chiara, 6 milioni e mezzo di euro per il consolidamento antisismico degli edifici scolastici; 13 milioni di euro destinati al recupero e alla valorizzazione di importanti beni culturali; senza dimenticare ovviamente la messa in sicurezza ambientale – particolarmente in una Regione come questa il tema della tutela della salvaguardia dell’ambiente diventa centrale. A questo capitolo sono destinati 25 milioni di euro, dei quali 15 milioni per la messa in sicurezza del territorio, la prevenzione del rischio di frane, il consolidamento degli argini dei fiumi. E questo è un tema che io voglio sottolineare perché è sempre una scelta coraggiosa fatta dalla politica, ce lo dobbiamo dire. Tutti parliamo sempre giustamente di messa in sicurezza del territorio, poi da lì a metterci sopra le risorse ce ne passa. Perché? Perché la spesa per la messa in sicurezza del territorio è una spesa poco redditizia sul piano del consenso. Se riesci a fare il lavoro per cui quelle risorse sono state destinate, cioè a evitare che ci siano delle tragedie, nessuno te lo riconoscerà banalmente perché le tragedie non sono esistite. Io ogni tanto racconto questa storia che mi colpì molto quando la lessi, di questo sindaco di un Comune giapponese che si chiama Fudai, uno dei comuni che furono travolti dallo tsunami del 2011. Quando nel 2011 è arrivato questo tsunami che, come voi sapete, ha fatto oltre 20.000 morti, ha portato devastazione in tutti i territori sui quali si è abbattuto, dei comuni interessati ce n’è stato uno solo che si è salvato, che ha avuto solamente uno spavento, ma non ha avuto vittime, ed è questa città che si chiama Fudai. Perché? Nel 1967 l’allora sindaco di Fudai, che era un signore visionario, decide di spendere l’equivalente oggi di 25 milioni di euro per elevare una barriera anti-tsunami alta 16 metri. È stato linciato dai suoi cittadini che dicevano che era un’opera inutile, che dicevano che si stavano gettando i soldi, che dicevano che era un’opera brutta. Poi, quando è arrivato lo tsunami e Fudai è rimasta illesa, l’allora sindaco è diventato un eroe della città, solo che intanto era morto. Cioè a dire: è una scelta coraggiosa quella di mettere le risorse sulla messa in sicurezza, di spendere le risorse sulla messa in sicurezza del territorio, ma è anche una scelta che fanno i politici che hanno una coscienza, che si pongono il problema chiaramente di evitare che alcune cose accadano e, particolarmente, dicevo, in un territorio come questo è molto importante. E questo mi porta anche a fare stato del lavoro che stiamo portando avanti insieme al Presidente Gianni per la Toscana in seguito agli eventi catastrofici che si sono verificati a partire dallo scorso 29 ottobre, che hanno chiaramente stravolto la vita di molti toscani.
Come lei ricordava, ci siamo sentiti immediatamente. Il governo allora ha tempestivamente messo a disposizione, che sono già nella disponibilità del Commissario, i 33 milioni iniziali per fare fronte all’emergenza, ma tenendo insieme tutti i provvedimenti, sui quali sono andata a rifare l’elenco, che sono stati varati dal governo, complessivamente oggi ci sono a disposizione circa 189 milioni tra interventi di soccorso e assistenza alla popolazione, ripristino alla funzionalità delle infrastrutture dei servizi pubblici, gestione dei rifiuti e delle macerie, garanzia di continuità amministrativa nei territori interessati, ovviamente interventi in favore dell’agricoltura, dell’industria, delle aziende esportatrici. Quello che aggiungo oggi è che siamo finalmente riusciti a definire la copertura dei 66 milioni di euro che sono necessari al sostegno delle famiglie e delle imprese colpite per fronteggiare i bisogni prioritari. Questo lavoro ci consente, la settimana prossima, di presentare un emendamento al decreto PNRR che è in conversione alla Camera, quindi di avere le risorse immediatamente disponibili. Nel contempo, come Presidente Giani sa, abbiamo attivato l’interlocuzione con la Commissione europea per finanziare ulteriori interventi con il Fondo di solidarietà europeo: la quantificazione in percentuale rispetto al danno dovrebbe portare a un contributo di circa 67 milioni di euro. Infine, tornando al tema del PNRR, nel decreto PNRR, come voi sapete, il Governo ha salvaguardato i 55 milioni di euro che erano destinati alla costruzione dello Stadio Franchi di Firenze, che però era stato ritenuto inammissibile dalla Commissione europea, nell’ambito dei piani integrati. Non è stato facile perché, in assenza di altri progetti immediatamente disponibili, è stata una trattativa abbastanza complessa, però quei fondi sono a disposizione e, sulla base di quei fondi che siamo riusciti a mettere in sicurezza, avvierei con tutta la Città metropolitana, con i sindaci dei Comuni della Città metropolitana, con il Presidente della Regione nelle prossime settimane un’interlocuzione per capire come meglio spendere queste risorse, considerato anche che nella Provincia ci sono circa 17 Comuni che rientrano sempre tra i Comuni alluvionati. Questo per dire – e concludo ringraziando ancora il Presidente Giani e ringraziando tutti voi – che nelle prossime settimane avremo ancora del lavoro da fare immediato e confido che lo continueremo a fare con la stessa concretezza, con la stessa disponibilità, insomma con la stessa ansia per tutti noi di fare il meglio che possiamo per i nostri cittadini che abbiamo dimostrato nei mesi passati”.
I prossimi impegni della premier in agenda, riguardano perlopiù la politica estera. La presidente del Consiglio, Meloni, infatti, incontrerà domenica pomeriggio , in Egitto, il presidente al Sisi, e martedì 19 e mercoledì 20 marzo terrà al Senato e alla Camera le sue Comunicazioni in vista della partecipazione al Consiglio Europeo del 21 e 22 marzo.
Intanto, sul fronte dei lavori parlamentari, in Aula al Senato, si sono registrate tensioni nella Maggioranza e con le Opposizioni sul Dl elezioni, con la Lega che ha presentato un emendamento sull’eliminazione del ballottaggio nei Comuni con più di 15mila abitanti, se si ottiene il 40% delle preferenze, poi ritirato e trasformato in un ordine del giorno, dopo la richiesta del relatore del Dl, Balboni di FdI.
Critica su tale proposta, anche l’Anci, l’Associazione dei Comuni italiani, che, tramite il presidente e sindaco di Bari, ha precisato: “Non crediamo che uno stravolgimento della legge sull’elezione diretta dei sindaci possa essere ipotizzato senza interpellare i comuni, in nome della leale collaborazione tra istituzioni”.
Bocciato inoltre l’emendamento presentato sempre dalla Lega, per la seconda volta (la proposta di modifica al dl era già stata, bocciata in Commissione Affari costituzionali e aveva già ottenuto il parere contrario dell’Esecutivo) che chiedeva di innalzare da due a tre il limite del mandato del Presidente di Regione, dopo che il relatore Balboni aveva espresso parere contrario, mentre il Governo si era rimesso all’Aula.
Dal Carroccio, però, si sottolinea che “Tornare alla carica dopo la bocciatura in Commissione è stata una scelta di coerenza, non una mossa contro il Governo”, e che “un compromesso con gli alleati si troverà”.
Il Terzo mandato, però, divide anche i partiti delle Opposizioni al loro interno, in particolare il Pd, con l’ala riformista , guidata dal presidente dell’Emilia Romagna e vicesegretario dem, Bonaccini favorevole e , dunque, su posizioni contrarie alla linea della segretaria Schlein.
Quest’ultima è alle prese anche con la definizione delle alleanze alle prossime elezioni Regionali in Basilicata, il cosiddetto “campo largo”, con il M5S e AVS e il resto dei partiti di centrosinistra (non sembrerebbero voler convergere, però, né Italia Viva di Renzi né Azione di Calenda ) per sostenere il candidato alla presidenza della Regione, Lacerenza , che sfiderà il presidente uscente e, ricandidato dal centrodestra unito, Bardi, il 21 e 22 aprile.
In merito alle alleanze, il presidente del M5S Conte , a margine della presentazione di un libro, tenutasi a Roma, ha precisato: “Noi ,non esprimiamo dei veti, nel nostro corso c’è una politica col sorriso, che rispetta gli altri, ma è difficile ,se devi lavorare con dei leader che dichiarano pubblicamente che il loro obiettivo non è la competizione sana, ma distruggere il M5S”.
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