di Federica Marengo sabato 29 aprile 2023
-All’indomani della due giorni a Londra, in visita ufficiale della Premier Meloni, durante la quale quest’ultima ha firmato con il Premier britannico Sunak un Memorandum d’intesa su sicurezza e difesa , energia , clima e ambiente ,migrazione , economia, scienza e innovazione e il cui esito è stato salutato dalla Presidente del Consiglio come “un successo” ,in termini di “rapporti di collaborazione tra Italia e Regno Unito, per perseguire obiettivi comuni” , il Governo, grazie all’approvazione da parte delle Camere dello scostamento di Bilancio e del Documento di Economia e Finanza, a seguito di una prima votazione non andata a buon fine a Montecitorio, per via della mancanza della maggioranza assoluta dei votanti, si prepara a varare il 1° maggio, Festa dei Lavoratori, in Consiglio dei Ministri , un Decreto sul Lavoro, contenente misure urgenti per l’inclusione sociale e l’accesso al mondo del lavoro e in materia di salute ,la riforma del Reddito di Cittadinanza e un decreto legislativo in attuazione della Delega al Governo in materia di disabilità del 2021,preceduto però dall’incontro a Palazzo Chigi con i sindacati Cgil, Cisl,Uil e Ugl ,che si terrà nella serata di domani.
In particolare, oltre al taglio di altri tre punti del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti con reddito medio-basso, sommato a quello già in vigore con la Legge di Bilancio, e al rafforzamento dei fringe benefit per i lavoratori con figli a carico, il provvedimento dovrebbe contenere le norme del nuovo Reddito di cittadinanza, che scatterà a partire dal 1°gennaio 2024.
Secondo indiscrezioni di stampa sulla bozza del testo, circolante alla Camera, il nuovo strumento che sostituirà il Reddito di cittadinanza, si chiama Assegno di inclusione, cui si dovrebbe aggiungere lo “Strumento di attivazione” (Sda), la misura che dovrebbe essere introdotta per le persone occupabili.
L’Assegno di inclusione, come si legge nella bozza del decreto: “E’ una misura di sostegno economico e di inclusione sociale e professionale, condizionata alla prova dei mezzi e all’adesione a un percorso personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa”. Per accedervi, il richiedente dovrà essere cittadino Ue, o suo familiare titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ovvero cittadino di Paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo, ovvero titolare dello status di protezione internazionale e , al momento della presentazione della domanda, dovrà essere residente in Italia per almeno cinque anni, di cui gli ultimi due anni in modo continuativo.
Per quanto riguarda i parametri necessari per l’erogazione, il richiedente non dovrà avere un valore dell’ISEE, in corso di validità, superiore a 9.360 euro, valore che sarà rimodulato in caso di nuclei familiari con minorenni e il valore del reddito familiare dovrà essere inferiore ad una soglia di 6.000 euro annui, moltiplicata per il corrispondente parametro della scala di equivalenza (presenza di figli minori, componenti con disabilità o non autosufficienti, etc.).
Nel reddito familiare saranno incluse : le pensioni dirette e indirette, in corso di godimento da parte dei componenti del nucleo familiare, ma non verrà conteggiato quanto percepito a titolo di Assegno di inclusione, di Reddito di Cittadinanza o di altre misure nazionali o regionali di contrasto alla povertà. Inoltre, il patrimonio immobiliare del richiedente non dovrà essere superiore ai 30 mila euro, se diverso dalla casa di abitazione di valore ,ai fini IMU non superiore a 150.000 euro.
Il patrimonio mobiliare, invece, non dovrà superare la soglia di 6.000 euro, accresciuta di euro 2.000 per ogni componente del nucleo familiare successivo al primo, fino a un massimo di 10.000 euro, incrementato di ulteriori 1.000 euro per ogni minorenne successivo al secondo, massimali , questi ultimi, ulteriormente incrementati per ogni componente in condizione di disabilità o di non autosufficienza.
Il richiedente, poi, non dovrà possedere autoveicoli di cilindrata superiore a 1600 cc. o motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc., immatricolati la prima volta nei trentasei mesi antecedenti la richiesta, esclusi gli autoveicoli e i motoveicoli per cui è prevista una agevolazione fiscale in favore delle persone con disabilità e nessun componente dovrà essere intestatario di navi e imbarcazioni da diporto o di aeromobili di ogni genere.
Infine, il richiedente non dovrà essere stato sottoposto a misura cautelare personale a misura di prevenzione, o a condanne definitive nei dieci anni precedenti , mentre non avrà diritto ad alcun assegno di inclusione il nucleo familiare in cui un componente risulti disoccupato a seguito di dimissioni volontarie, nei dodici mesi successivi alla data delle dimissioni, fatte salve le dimissioni per giusta causa e la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro.
Critico sul Decreto Lavoro, il segretario della Cgil, Landini, che ai microfoni di Radio Anch’io su Radio Uno Rai, ha sottolineato: “La convocazione quando il provvedimento è già deciso immagino sarà una informazione. Noi abbiamo sempre chiesto di essere coinvolti e essere ascoltati. Naturalmente ascolteremo. Ma non è questo il metodo che a noi piace: essere convocati la sera prima quando la mattina dopo votano un decreto già fatto. Serve un cambiamento serio, non propaganda o una coccarda il primo maggio: bisogna pensare tutti i giorni a chi lavora e a chi tiene in piedi il Paese, non una volta l’anno. Abbiamo i salari falcidiati dall’inflazione, la maggioranza dei lavoratori che non arriva alla fine del mese; noi chiediamo di ridurre il cuneo di 5 punti, di reintrodurre il fiscal drag e di andare a prendere i soldi non tagliando il Reddito di cittadinanza, ma mettendo un contributo di solidarietà sui profitti e sugli extraprofitti e combattendo l’alta evasione fiscale. C’è bisogno di dare risposte alle richieste che abbiamo avanzato, compreso il rinnovo dei contratti pubblici: non c’è un euro”.
Stamane, invece, a margine della marcia anticamorra a Scafati, Landini ha ribadito: “Noi agli incontri ci andiamo. È chiaro che essere convocati la domenica sera per un provvedimento che hanno già deciso e che faranno il lunedì mattina non è quello che noi abbiamo chiesto da tempo, dopodiché valuteremo quello che concretamente verrà realizzato. Noi abbiamo chiesto delle cose molto precise. C’è un’emergenza salariale, quindi bisogna aumentare i salari in modo molto consistente. Bisogna fare una vera riforma fiscale che colpisca la rendita finanziaria e la rendita immobiliare che riduca la tassazione sul lavoro dipendente e bisogna contrastare la precarietà, cosa che mi pare il governo non stia facendo. Queste cose le diremo al governo, valuteremo naturalmente quello che ci diranno. Vorrei ricordare a tutti che abbiamo in programma non solo il primo maggio ma anche tre grandi manifestazioni a maggio, a Bologna il 6, a Milano il 13 e a Napoli il 20, manifestazioni che vogliono mettere al centro la necessità di un cambiamento delle politiche economiche e sociali. Vogliamo un fisco giusto, più salari, una sanità pubblica degna di questo nome ed è il momento di dire basta alla precarietà perché vogliamo che si smetta che i giovani del nostro Paese siano costretti ad andare all’estero e non possano rimanere qui a utilizzare la loro intelligenza”.
Critica sul Dl lavoro, anche la segretaria del Pd, Schlein, che oggi, in Piemonte per il sostegno ai candidati sindaci dem alle elezioni del 14 e 15 maggio, banco di prova per una possibile futura alleanza con il M5S, che pare essersi concretizzata anche per le elezioni Regionali in Molise, ha evidenziato: “Siamo estremamente preoccupati dalla provocazione di portare il primo maggio un decreto che porta lavoro nel nome ma spinge il lavoro precario di cui questo Paese non ha più bisogno, anzi. Vengano a chiederlo alle giovani generazioni che ormai hanno paura del futuro, perché con contratti che durano pochi mesi senza sapere se saranno rinnovati e con salari troppo bassi è difficile costruirsi un futuro e una famiglia, perché non sai se puoi mantenerla. La nostra è una Repubblica fondata sul lavoro e sul lavoro dignitoso, di qualità, quindi basta con il lavoro precario e con il lavoro povero. Chiedo al governo di cambiare rotta, se quella è la direzione l’abbiamo già vista in questi anni: stiamo condannando alla precarietà intere generazioni di giovani e di donne che hanno già pagato abbastanza il costo della crisi occupazionale”.
Sulla stessa linea, il Presidente del M5S Conte, anch’egli presente in Piemonte per la medesima iniziativa elettorale, che ha detto: “Se il governo vuole fare questa smargiassata di convocare il Consiglio dei ministri il primo maggio, lo faccia per approvare il salario minimo legale. Quattro milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori vanno avanti con paghe da fame di 2, 3, 4, 5 euro lordi all’ora. È una vergogna”. Poi, sulla riforma del Reddito di Cittadinanza, ha aggiunto: “Preparano la pagliacciata del Consiglio dei ministri il primo maggio, Festa dei lavoratori. E lo fanno per smantellare il sistema di protezione che noi avevamo introdotto con il reddito di cittadinanza e per rendere ancora più precario il lavoro. Per i lavoratori c’è poco da festeggiare”.
Critico nei confronti del Governo sul Def, invece, il deputato di Azione, Richetti, che ha sottolineato: “ Il Def non programma nulla, noi ce ne rendiamo conto. E se perdessero meno tempo a parlare a sproposito avremmo un documento all’altezza delle sfide che ci aspettano”.
Proprio sui temi del Lavoro è tornato stamane, il Presidente della Repubblica Mattarella, intervenendo stamane a Reggio Emilia, dove si è recato in occasione della Festa dei Lavoratori ,che, quest’anno, non si celebrerà al Quirinale.
Il Capo dello Stato quindi ha dichiarato: “Celebriamo il valore della giornata del 1° maggio con necessario anticipo, nel cuore del distretto della Meccatronica, a Reggio Emilia. Dopo l’anno scorso, a Udine, anticipiamo questa volta la celebrazione della Festa del Lavoro in un luogo di lavoro che guarda all’innovazione. Una realtà che ribadisce il valore costituzionale del lavoro e sottolinea, al contempo, come esso si confermi il motore della crescita e della coesione sociale della Repubblica. L’immagine del cantiere riporta al Cantiere Italia, al cantiere del Pnrr, con la ineguagliabile opportunità che offre per ridurre e colmare ritardi strutturali, sostenere strategie di crescita e favorire, con l’innovazione, più diffuse opportunità. Opportunità che interpellano il sistema delle imprese per mettere a terra le diverse iniziative. L’unità del Paese significa unità sostanziale sul piano delle opportunità di lavoro. Significa impegno per rimuovere le disuguaglianze territoriali. Presidiare e promuovere l’unità nazionale significa anche questo. Il lavoro è indice di dignità perché è strettamente collegato al progetto di vita di ogni persona. E, allora, mentre si riaffaccia la tentazione di arrendersi all’idea che possa esistere il lavoro povero, la cui remunerazione non permette di condurre una esistenza decente, è necessario affermare con forza, invece, il carattere del lavoro come primo, elementare, modo costruttivo di redistribuzione del reddito prodotto”. “Un recente rapporto ha messo in evidenza come il lavoro minorile sfruttato sia ancora una piaga presente. Lo sfruttamento ai danni dei minori costituisce un grave furto di futuro, sottraendo questi ragazzi alla scuola e spingendoli verso la marginalità. E’ un tema che riguarda anche la condizione di molti lavoratori immigrati. Altro aspetto da porre in primo piano è quello degli infortuni sul lavoro, che distruggono vite, gettano nella disperazione famiglie, provocano danni irreversibili, con costi umani inaccettabili. Sappiamo bene che le battaglie del movimento sindacale dei lavoratori hanno contribuito in modo significativo a raggiungere traguardi di progresso sociale evidenti e che l’Italia, nella sua trasformazione, ha compiuto giganteschi passi di crescita e di progresso. Ma le contraddizioni tendono sovente a riprodursi, come in ogni vicenda umana. Le imprese cercano personale qualificato e formato. La precarietà come sistema stride con le finalità di crescita e di sviluppo. Se le cifre sono preoccupanti e note, e denunciano in Italia un alto tasso di inattività rispetto ai parametri europei, una risposta adeguata può venire soltanto da un concreto impegno di mobilitazione collettiva che sappia valorizzare il grande patrimonio di competenze presente nel nostro Paese. Ampliare la base del lavoro, e la sua qualità, deve essere assillo costante a ogni livello, a partire dalle istituzioni”.
Presente al distretto industriale di meccatronica di Reggio Emilia, e presso due suoi stabilimenti di eccellenza nell’innovazione, insieme con il Capo dello Stato, anche la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Calderone, che ha dichiarato: “La nostra consapevolezza come Governo è che il lavoro sia in primo luogo un fattore di coesione e inclusione. Investire sul lavoro significa agire per un Paese più giusto e più unito. Perché questo si realizzi nella nostra vita quotidiana dobbiamo come Stato agire perché il nostro Paese sia davvero più coeso”.
Intanto, il ministro dell’Economia Giorgetti, a margine dell’Ecofin, tenutosi a Stoccolma, riguardo alla terza rata del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, alla proposta di riforma del Patto di Stabilità e Crescita e alla Ratifica del Meccanismo europeo di Stabilità, ha detto: “Sul pagamento della terza rata del Pnrr all’Italia è questione di ore, ma io penso che la situazione sia definita. Dalle informazioni che ho io la situazione è definita e quindi siamo assolutamente ottimisti. La controproposta dell’Italia sulla riforma del Patto di stabilità è di considerare le spese di investimento, in particolare quelle eleggibili ai fini del Pnnr, e le spese per la difesa, ad esempio quelle relative all’Ucraina, in modo diverso rispetto alle altre. Non si può mettere un Paese di fronte alla prospettiva di scegliere se aiutare l’Ucraina o rompere le regole del Patto di stabilità, mi sembra una cosa assurda. Il Mes è una parte, non la sola, rispetto a diverse situazioni che sono ancora in discussione su cui anche noi abbiamo le nostre richieste, ad esempio l’Unione bancaria. Rispetto alla posizione di chi chiede che prima l’Italia faccia la ratifica e poi si proceda a trattare su altro, noi ne abbiamo un’altra: bisogna cominciare a discutere di tutto”.
Tutto ciò mentre le stime positive dell’Istituto Nazionale di Statistica rese note in questi giorni, sia sulla fiducia di imprese e consumatori che sulla crescita, pari nel primo trimestre allo 0,5% e all’1,8%, in termini tendenziali, e che superano quindi le attese degli analisti, anche in rapporto agli altri Paesi europei, crescendo nei primi tre mesi dell’anno più di Francia e Germania, sono state confermate anche dal Centro Studi di Confindustria, che ha rilevato: “Venti favorevoli sulla rotta dell’economia italiana nella prima parte del 2023, con il Pil che nel primo trimestre ha visto una ripartenza sopra le attese (+0,5%) portando la variazione acquisita per il 2023 a +0,8%.E’ quanto sottolinea il Centro studi di Confindustria, aggiungendo che il calo del prezzo del gas “alimenta la fiducia in Italia, oltre a favorire la riduzione dell’inflazione, che però sarà lenta e continuerà a frenare i consumi. Quanto all’industria, la dinamica è positiva solo grazie al trascinamento da fine 2022, mentre i servizi e il turismo sono in forte espansione. I consumi sono dunque penalizzati dal precedente balzo dei prezzi: nel quarto trimestre 2022 la loro impennata ha eroso il reddito delle famiglie (-3,7% reale), sottolinea il Csc, e ne è derivato un calo dei consumi (-1,6%), in particolare alimentari (-5,3%). Continua intanto a crescere l’export italiano, che resta in espansione a inizio 2023 (+0,5% a febbraio; +0,6% acquisito nel primo trimestre). Mentre i tassi restano alti e in salita. Il costo del credito per le imprese italiane, prosegue il Centro studi di Confindustria, è salito a 3,55% a febbraio (da 1,18% a fine 2021) e a marzo la quota di imprese industriali che ottiene credito solo a condizioni più onerose è al 44,3% (da 7,3%). A livello internazionale, l’Eurozona è in rallentamento: nel primo trimestre la dinamica del Pil è stata “deludente” (+0,1% da +0,2%). Gli Usa sono meno brillanti: la Fed ha rivisto al ribasso le previsioni sul Pil nel 2023 (da +0,5% a +0,4%) e nel 2024 (da +1,6% a +1,2%); i dati hanno poi mostrato un rallentamento superiore alle attese nel primo trimestre (+0,3%, da +0,6% nel quarto trimestre 2022). Mentre frena la Cina e accelera l’India .E’ cruciale l’implementazione del Pnrr, per sostenere gli investimenti, in particolare quelli in tecnologie digitali e per l’efficienza energetica, e per alzare finalmente il potenziale di crescita dell’economia italiana nei prossimi anni. Gli investimenti fissi in Italia sono frenati soprattutto dalla carenza di risorse delle imprese e dai tassi elevati per il credito. Non vi sono nei bilanci delle imprese italiane risorse facilmente utilizzabili per finanziare nuovi investimenti fissi. In positivo, può però agire la crescita attesa per gli investimenti in fabbricati non residenziali e in macchinari e attrezzature legata alla spesa delle risorse previste dal Pnrr e dagli altri fondi europei”.
Ma, secondo le stime di Confcommercio , resta il dato preoccupante sul divario da colmare relativo alla parità di genere e all’occupazione femminile tra Italia ed UE e tra Nord e Sud Italia, tra gli obiettivi da centrare per attuare il PNRR e accedere ai fondi. Al Sud , infatti, lavora meno di una donna su tre, con un tasso di occupazione del 28,9% contro il 52% del Nord. Inoltre, il tasso di occupazione delle donne in Italia sia pari al 43,6%, contro una media europea del 54,1%, “un gap molto più ampio di quello relativo all’occupazione maschile: 60,3% in Italia, 64,7% in Europa”. Pertanto, se il tasso di disoccupazione femminile in Italia, pari all’11,1%, venisse portato al valore europeo, che si attesta al 7,2%, si avrebbero 433mila donne occupate in più”.
Quanto al tasso di partecipazione al mercato del lavoro, per lo studio di Confcommercio : “L’Italia soffre di un cronico ritardo nel confronto con i principali partner internazionali per quanto riguarda la componente femminile. Se si valutano i dati del 2019, non inficiati dai riflessi statistici delle turbolenze che la pandemia ha prodotto, il nostro Paese è sostanzialmente allineato per i valori che riguardano la partecipazione degli uomini, mentre la distanza è ampia se guardiamo alle donne. Più in dettaglio il tasso di partecipazione femminile rispetto al valore medio europeo al Nord è inferiore di due punti e mezzo, al Centro di cinque punti, al Sud di venticinque punti, fermandosi in quest’area al 36% circa. Un tasso di partecipazione femminile del 36%, rispetto a una media prossima al 50% in Italia e a quasi il 60% europeo, indica una vera e propria patologia. Considerando un tasso di disoccupazione di quasi il 20%, nel 2019, il numero di occupate nel Mezzogiorno arriva a poco più di 2,2 milioni: vale a dire che solo il 28,9% delle donne tra i 15 ed i 74 anni delle regioni meridionali lavorava a fronte di una quota pari a quasi il 52% nel Nord, sottolinea lo studio. Per migliorare questa condizione ,al di là delle necessarie politiche attive e della riorganizzazione ad ampio spettro dei servizi a supporto della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, che scontano forti ritardi nel Mezzogiorno, la soluzione non può che passare per la valorizzazione della produttività e dall’incremento di innovazione e investimenti nel terziario di mercato”.
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