di Federica Marengo 31 ottobre 2025

-Nella giornata di ieri, il Senato ha approvato in quarta e ultima deliberazione parlamentare , con 112 voti favorevoli, 59 contrari e 9 astenuti, il ddl costituzionale che introduce la riforma della Giustizia.
La suddetta riforma, prevede norme quali: la distinzione netta tra la carriera dei magistrati che svolgono funzioni giudicanti ( giudici) e quella dei magistrati che svolgono funzioni requirenti (pubblici ministeri); la creazione di due Consigli Superiori della Magistratura, ovvero due distinti organi di autogoverno: il Consiglio superiore della Magistratura giudicante e il Consiglio superiore della Magistratura requirente e, l’istituzione dell’Alta Corte disciplinare, cui è attribuita la giurisdizione disciplinare nei confronti dei magistrati ordinari sia giudicanti che requirenti.
Da lunedì, quindi, poiché non è stata raggiunta la maggioranza dei due terzi, comincerà la raccolta di firme tra i parlamentari di maggioranza per chiedere il referendum confermativo (per cui non vi è un quorum e ,quindi , non è previsto un numero minimo di votanti), per cui occorrono : 80 firme tra i deputati o 40 tra i senatori, o 500 mila tra i cittadini o le firme di 5 Consigli regionali da raccogliere entro tre mesi. Dunque, il referendum dovrebbe tenersi fra marzo e aprile.
Il ddl costituzionale è stato votato sia dai partiti di maggioranza, FdI, FI, Lega, Noi Moderati che dal senatore e leader di Azione, Calenda, partito dell’opposizione, mentre Pd, M5S , AVS hanno espresso voto contrario e Italia Viva si è astenuta.
Soddisfatto il ministro della Giustizia Nordio, che ha dichiarato: “Il prossimo step sarà il referendum. Mi auguro che venga mantenuto in termini pacati, razionali e non politicizzati, nell’interesse della politica e soprattutto della magistratura, alla quale mi sento ancora di appartenere. Non si tratta di una legge punitiva contro la magistratura. Trovo improprio parlare di attentato alla Costituzione. Certamente mi spenderò in prima persona sul referendum sulla separazione delle carriere. Ringrazio il Parlamento, tutti i colleghi dell’opposizione a cominciare da loro. Questa è la regola della democrazia. La maggioranza è stata ottima. Era una risoluzione nel programma di governo. Bene che la magistratura, come io auspico, esponga tutte le sue ragioni tecniche razionali che possono meditare contro questa riforma. Ma, per l’amor del cielo, non si aggreghi – come effettivamente ha già detto, ammesso e io lo ringrazio il presidente Parodi , a forze politiche per farne una specie di referendum pro o contro il governo. Questo sarebbe catastrofico per la politica, ma soprattutto per la stessa magistratura”.
Soddisfazione è stata espressa anche dalla Presidente del Consiglio Meloni, che, in un messaggio social, ha scritto: “Oggi, con l’approvazione in quarta e ultima lettura della riforma costituzionale della giustizia, compiamo un passo importante verso un sistema più efficiente, equilibrato e vicino ai cittadini. Un traguardo storico e un impegno concreto mantenuto a favore degli italiani. Governo e Parlamento hanno fatto la loro parte, lavorando con serietà e visione. Ora la parola passerà ai cittadini, che saranno chiamati ad esprimersi attraverso il referendum confermativo. L’Italia prosegue il suo cammino di rinnovamento, per il bene della Nazione e dei suoi cittadini. Perché un’Italia più giusta è anche un’Italia più forte”.
La Premier ha poi rilasciato un’intervista al Tg1, nella quale, ribadendo che il referendum non avrà ripercussioni sul Governo, ha detto: “La riforma è una occasione storica per il Paese per avere una giustizia più efficiente e più giusta. Sono norme di buon senso: la separazione delle carriere che significa rafforzare la terzietà del giudice, quindi un processo più giusto, Alta Corte disciplinare che significa che se un giudice domani dovesse sbagliare si assumerà anche, finalmente, la responsabilità, e il sorteggio dei componenti del Csm, che vuol dire liberare la magistratura dalle correnti politicizzate e quindi valorizzare il merito. Il referendum, deve essere una consultazione sulla Giustizia. Intanto perché non ci saranno in ogni caso conseguenze per il governo. Noi arriveremo alla fine della legislatura, chiederemo agli italiani di essere giudicati per il complesso del lavoro che abbiamo fatto. Voglio ricordare a tutti che i governi passano e invece le leggi, soprattutto le costituzionali, rimangono e incidono sulla vita dei cittadini. Quindi io penso che sia una scelta più facile: chi pensa che nella giustizia va tutto bene, voterà contro la riforma e quindi voterà no. E invece chi pensa che possa migliorare, voterà a favore della riforma e, quindi, voterà sì”.
Poi, riguardo alle critiche e al no alla riforma da parte dell’Associazione Nazionale Magistrati, la Presidente Meloni ha dichiarato: “Non sono d’accordo con l’Anm del resto, guardi, a memoria io non ricordo una volta in cui l’Anm sia stata favorevole a una qualsiasi riforma della giustizia ,quindi la loro idea è che tutto va benissimo, non è l’idea che ne abbiamo noi della giustizia e probabilmente neanche quella che ne hanno i cittadini”.
Di “giornata storica”, ha parlato anche il segretario nazionale di Forza Italia, Vicepremier e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Tajani, che ha dedicato la riforma al Presidente Berlusconi e a tutte le vittime di errori giudiziari.
Il segretario della Lega ,Vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Salvini, in un post social, ha sottolineato: “Fuori la politica e le correnti dai Tribunali, separazione delle carriere e una Giustizia finalmente più veloce ed efficiente. Promessa mantenuta! Ora prepariamoci a vincere il Referendum confermativo”.
Critiche, invece, le Opposizioni, Pd, M5S e AVS. La segretaria del Pd, Schlein, infatti, nella conferenza stampa convocata con i capigruppo dem, subito dopo il via libera al ddl costituzionale , ha dichiarato che la riforma della Giustizia “serve ad avere le mani libere e porsi al di sopra della Costituzione”, riecheggiata dal Presidente del M5S, Conte, secondo cui: “ L’obiettivo politico è quello di sottrarsi a qualsiasi controllo della magistratura, a pesi e contrappesi” e dai leader di AVS, Bonelli e Fratoianni, per cui: “L’unico obiettivo è quello di minare e indebolire l’indipendenza e l’autonomia della magistratura per sottoporla al controllo politico del Governo”.
Per il leader di Azione, Calenda, che ha votato il ddl costituzionale con la maggioranza, non bisogna politicizzare la riforma della Giustizia, né attaccare la magistratura , in quanto “inappropriato e sbagliato”, ma “occorre discuterne con i cittadini nel merito e con pacatezza”, poiché “ Liberare i CSM dalle correnti e garantire la terzietà del giudice sono obiettivi che tanti cittadini condividono. La guerra alla magistratura no”.
Per il leader di Italia Viva, Renzi, il cui partito si è astenuto: “La Separazione delle carriere non è la riforma storica che racconta la destra ex giustizialista, né la fine della democrazia che dice la sinistra ex riformista. I problemi restano: giustizialismo, mancanza di responsabilità e uso politico della giustizia”.
Critica anche Più Europa , con il segretario Magi, secondo cui la riforma “non funzionerà, ma a questa destra serviva piantare una bandierina costituzionale senza porsi troppe domande e soprattutto senza dare risposte”.
Critica e per il no alla riforma, l’Associazione Nazionale Magistrati, che in una nota, esprimendo preoccupazione per il disegno di legge ,perché “altera l’equilibrio fra i poteri”, ha dichiarato: “Questa riforma altera l’assetto dei poteri disegnato dai costituenti e mette in pericolo la piena realizzazione del principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. La riforma non aumenta il numero dei magistrati, che resta tra i più bassi in Europa (11,8 giudici ogni 100 mila abitanti, la media europea è di 17,6). La riforma non colma le lacune dell’organico amministrativo (meno personale= giustizia più lenta). La riforma altera l’assetto dei poteri disegnato dai Costituenti e mette in pericolo la piena realizzazione del principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge”.
Altro tema al centro del dibattito politico, il no della Corte dei Conti al visto di legittimità sulla delibera CIPESS n. 41/2025 relativa al progetto definitivo del collegamento stabile tra Sicilia e Calabria.
La Corte dei Conti, ha fatto sapere in una nota che le motivazioni della decisione sono attualmente in fase di redazione e saranno rese pubbliche con un’apposita deliberazione entro 30 giorni.
In merito, la Presidente del Consiglio Meloni ha così commentato , la decisione della Corte dei Conti: “La mancata registrazione da parte della Corte dei conti della delibera CIPESS riguardante il Ponte sullo Stretto è l’ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del Governo e del Parlamento. Sul piano tecnico, i ministeri interessati e la Presidenza del Consiglio hanno fornito puntuale risposta a tutti i rilievi formulati per l’adunanza di oggi; per avere un’idea della capziosità, una delle censure ha riguardato l’avvenuta trasmissione di atti voluminosi con link, come se i giudici contabili ignorassero l’esistenza dei computer. La riforma costituzionale della giustizia e la riforma della Corte dei Conti, entrambe in discussione al Senato, prossime all’approvazione, rappresentano la risposta più adeguata a una intollerabile invadenza, che non fermerà l’azione di Governo, sostenuta dal Parlamento”.
Il Vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Salvini, ha dichiarato in merito: “La decisione della Corte dei Conti è un grave danno per il Paese e appare una scelta politica più che un sereno giudizio tecnico. In attesa delle motivazioni, chiarisco subito che non mi sono fermato quando dovevo difendere i confini e non mi fermerò ora, visto che parliamo di un progetto auspicato perfino dall’Europa che regalerà sviluppo e migliaia di posti di lavoro da Sud a Nord. Siamo determinati a percorrere tutte le strade possibili per far partire i lavori. Andiamo avanti”.
Per il Vicepremier e ministro Tajani, che si è detto “esterrefatto”, ““Non è ammissibile che in un Paese democratico la magistratura contabile decida quali siano le opere strategiche da realizzare. Quella sul Ponte dello Stretto da parte della Corte dei Conti, è una decisione che mi lascia esterrefatto e che arriva alla vigilia dell’ultimo voto in Parlamento per realizzare la riforma della giustizia. Il Governo andrà avanti”.
Successivamente , la questione del no della Corte dei Conti è stata oggetto di una riunione al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, convocata dallo stesso ministro Salvini e di un vertice di maggioranza a Palazzo Chigi, cui hanno partecipato, oltre la stessa Premier, i Vicepremier e ministri Salvini e Tajani (quest’ultimo, in videocollegamento), i Sottosegretari Mantovano e Fazzolari.
La Premier Meloni ha quindi esposto la posizione del Governo al riguardo nell’intervista rilasciata ieri al Tg1: “Alla magistratura contabile voglio dire che sono rimasta francamente un po’ incuriosita di fronte ad alcuni rilievi. Come quello nel quale ci si chiedeva per quale ragione avessimo condiviso una parte della documentazione via link, perché avrei voglia di rispondere: perché c’è internet. Dopodiché , il governo aspetta i rilievi, risponderà ai rilievi. Sia chiaro che l’obiettivo è fare il ponte sullo stretto di Messina che è un’opera strategica. Sarà un’opera ingegneristica unica al mondo, perché voglio dire anche questo, noi siamo eredi di una civiltà che con i suoi ponti ha meravigliato il mondo per millenni e io non mi rassegno all’idea che non si possa più fare oggi perché siamo soffocati dalla burocrazia e dai cavilli. L‘obiettivo di realizzare il ponte sullo Stretto di Messina c’è. E’ un’opera strategica, unica al mondo, i ponti da millenni meravigliano il mondo. Non mi rassegno che questo non si possa fare ,perché soffocati da burocrazia e cavilli”.
La Corte dei Conti ha sottolineato in una nota: “Il rispetto della legittimità è presupposto imprescindibile per la regolarità della spesa pubblica, la cui tutela è demandata dalla Costituzione alla Corte dei Conti. Le sentenze e le deliberazioni della Corte dei conti non sono certamente sottratte alla critica che, tuttavia, deve svolgersi in un contesto di rispetto per l’operato dei magistrati”.
Critiche sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto, le opposizioni, con la segretaria del Pd, Schlein che ha definito l’opera : un “progetto sbagliato, anacronistico, dannoso e dispendioso”, affermando che “la decisione della Corte conferma che l’opera è piena di incertezze su aspetti cruciali” e , sottolineando, in riferimento alla riforma della Giustizia, che la Premier Meloni “con le sue gravi affermazioni contro la Corte dei Conti chiarisce il vero obiettivo della riforma Costituzionale. Non è una riforma che serve a migliorare la giustizia, né serve agli italiani. Serve a questo governo per avere le mani libere e mettersi al di sopra delle leggi e della Costituzione”.
Concordi sul no al Ponte sullo Stretto, i leader di AVS, Fratoianni e Bonelli, così come il Presidente del M5S, Conte , secondo cui l’infrastruttura è una “progetto scellerato” e il “no all’opera, non è ideologico, ma motivato dal fatto che non vi è interesse pubblico né alcuna utilità”, per cui si sottraggano risorse di coesione e sviluppo necessarie per le regioni meridionali.
Il leader di Azione , Calenda, in un post social, rivolgendosi al Governo e alla maggioranza, ha evidenziato: “Reazioni pericolose e scomposte. La Corte dei Conti è un organo tecnico e separato dalla politica. Se solleva dei dubbi occorre entrare nel merito. Imbarcarsi in un’operazione sballata sarebbe un disastro finanziario”.
Intanto, la Presidente del Consiglio Meloni è a lavoro anche su altri dossier di politica interna, come la sicurezza sul lavoro. Martedì , infatti, il Consiglio dei Ministri ha varato un decreto legge che introduce misure urgenti per la tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro e in materia di protezione civile, volte a rafforzare la cultura della sicurezza, all’incremento della prevenzione e alla riduzione degli infortuni in ogni ambito lavorativo e a ridurre gli infortuni sul lavoro e a premiare i datori di lavoro virtuosi, potenziando le attività di vigilanza e l’apparato sanzionatorio.
Il provvedimento, illustrato in conferenza stampa dalla Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Calderone e dal Ministro per la Protezione civile e le Politiche del Mare, Musumeci, prevede: la revisione delle aliquote INAIL e contributi agricoli. A partire dal 1° gennaio 2026, si autorizza l’INAIL alla revisione delle aliquote per l’oscillazione in bonus per andamento infortunistico e dei contributi in agricoltura, con l’obiettivo di premiare le imprese che dimostrano un andamento positivo in materia di sicurezza. Sono inoltre introdotte specifiche cause di esclusione dal bonus; per aderire alla Rete del lavoro agricolo di qualità, le imprese dovranno dimostrare l’assenza di condanne penali o sanzioni amministrative in materia di salute e sicurezza sul lavoro negli ultimi tre anni. A queste imprese virtuose verrà riservata una quota delle risorse programmate dell’INAIL; subappalto e strumenti digitali. Il decreto orienta l’attività di vigilanza dell’INAIL in modo mirato nei confronti dei datori di lavoro che ricorrono allo strumento del subappalto (pubblico e privato). Contestualmente, vengono introdotte disposizioni specifiche per il badge di cantiere e la patente a crediti, prevedendo la precompilazione della tessera digitale con i dati identificativi dei lavoratori assunti tramite la piattaforma SIISL (Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa). Inoltre, si individueranno gli ulteriori ambiti di attività a rischio più elevato (oltre al settore edile); potenziamento dell’apparato ispettivo e promozionale. Il testo prevede il potenziamento dell’organico dell’INAIL e del Comando Carabinieri per la tutela del lavoro.
Per quanto riguarda la formazione e la tutela specifica, il decreto legge introduce : il rafforzamento della formazione per RLS. L’obbligo di aggiornamento periodico dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) viene esteso anche alle imprese con meno di 15 dipendenti, garantendo una formazione costante in tutti gli ambiti lavorativi. Inoltre, si innalza il livello qualitativo degli enti accreditati che erogano la formazione in materia, demandando a un accordo Stato-Regioni l’individuazione di criteri e requisiti di accreditamento; il rafforzamento della tutela assicurativa INAIL per gli studenti impegnati nei percorsi di formazione scuola-lavoro, estendendo la copertura anche agli infortuni occorsi nel tragitto casa-lavoro e viceversa. Si introduce a carico dell’INAIL una borsa di studio per alunni e studenti superstiti di persone decedute per infortuni sul lavoro o malattie professionali; near miss e prevenzione , ovvero ,l’adozione di linee guida per l’identificazione, il tracciamento e l’analisi dei mancati infortuni (c.d. near miss) da parte delle imprese con più di quindici dipendenti. Strumenti di incentivazione economica e premiale saranno individuati per le imprese che adottano modelli organizzativi avanzati di gestione della sicurezza e di tracciamento dei mancati infortuni; l’introduzione di una nuova tipologia di visita medica nei confronti del lavoratore qualora vi sia il ragionevole motivo di ritenere che si trovi sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o alcoliche.
Infine, il provvedimento prevede che le risorse introitate dalle ASL a seguito dei provvedimenti sanzionatori siano impiegate in via esclusiva per attività di sorveglianza epidemiologica dei rischi, al rafforzamento dei servizi di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro (SPRESAL) e ad attività di formazione e aggiornamento professionale.
Il Consiglio dei Ministri ha poi approvato, con procedura d’urgenza, un disegno di legge che introduce norme in materia di protezione civile, con l’obiettivo di: riconoscere e tutelare gli operatori in ambito nazionale e territoriale, sostenere la specializzazione del personale e rafforzare la capacità di risposta del Sistema nazionale di protezione civile.
Pertanto, come si legge nel comunicato di Palazzo Chigi: “Si istituisce, nell’ambito della contrattazione collettiva relativa al comparto delle funzioni locali, una sezione contrattuale specifica destinata al personale (dirigenziale e non dirigenziale) delle strutture di protezione civile delle regioni e degli altri enti. Questa misura riconosce la specificità dei compiti e delle responsabilità assunte” e “si chiarisce e definisce il regime di responsabilità penale applicabile agli operatori, alle autorità e ai volontari di protezione civile. Si introduce un nuovo articolo nel Codice penale che stabilisce che, nelle attività di gestione e superamento delle emergenze, il personale è punibile solo per colpa grave. Nell’accertamento della colpa si dovrà tener conto del contesto d’urgenza e dei limiti correlati alla disponibilità di dati e risorse. Inoltre, la punibilità è esclusa per le condotte commesse nell’osservanza delle linee guida e raccomandazioni in materia di protezione civile adottate dall’Autorità competente”.
In merito alla politica economica e a quella estera, la Presidente Meloni continua a lavorare al dossier dazi, al fine di siglare accordi con gli USA in stretta collaborazione con l’Ue. Ieri, infatti, ha incontrato a Palazzo Chigi , il Commissario europeo per il Commercio, Maros Sefcovic, con il quale ha parlato delle priorità della politica commerciale e della sicurezza economica dell’Unione Europea.
Inoltre, come sottolineato da Palazzo Chigi in una nota: “Particolare attenzione è stata riservata all’attuazione della dichiarazione congiunta UE-USA del 21 agosto scorso, a partire dalle prospettive di un allargamento dei settori esenti da dazi e della conclusione di un’intesa in tema di acciaio e alluminio”, mentre “Con riferimento all’accordo Ue-Mercosur, il Presidente Meloni ha ribadito l’esigenza di offrire risposte concrete alle preoccupazioni del settore agricolo e chiesto al Commissario di proseguire nella strada di rafforzamento delle salvaguardie per i prodotti agricoli sensibili intrapresa negli ultimi mesi”.
Al riguardo , il Commissario europeo per il Commercio, Sefcovic, che ha incontrato anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy Urso e il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Lollobrigida, ha dichiarato di aver avuto un colloquio “lungimirante” con la Premier “su come rafforzare la posizione dell’Europa nell’economia globale, con un focus su commercio e sicurezza economica” e che è necessario “pensare e agire strategicamente”.
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