di Federica Marengo venerdì 15 gennaio 2021

-Niente dimissioni, come da iter costituzionale. Il Premier Conte, salito ieri pomeriggio al Colle per la seconda volta dall’inizio della rottura con l’alleato Italia Viva per assumere l’interim del ministero delle Politiche Agricole e la delega al Ministero delle Pari Opportunità e della Famiglia, dicasteri lasciati vacanti a fronte delle dimissioni delle Ministre renziane,Bellavova e Bonetti, ha scelto la via della parlamentarizzazione della crisi.
Pertanto, lunedì, alle 12:00 , sarà alla Camera, e martedì alle 9:30 in Senato, per le Comunicazioni sulla situazione politica, cui seguirà il voto sulle risoluzioni di Maggioranza e Opposizioni, così come previsto dalle procedure del voto di fiducia.
Se alla Camera, il Premier non dovrebbe avere problemi nell’incassare il sì alla fiducia, è al Senato, dove i numeri sono più risicati, che il Governo Conte bis potrebbe rischiare. Per proseguire, l’Esecutivo giallo-rosso ha infatti bisogno a Palazzo Madama di raggiungere almeno la Maggioranza relativa, 158 voti su 161, che è la Maggioranza assoluta (ovvero basta un voto in più dell’Opposizione ) .
Ad oggi, causa le defezioni di senatori dal M5S al Gruppo Misto, il Governo può contare su 151 voti a favore, cui bisogna sottrarre i 18 senatori di Italia Viva, occorrono dunque una ventina di “responsabili” o “costruttori”. In tarda mattinata, è nato, intorno agli Italiani all’estero, il gruppo parlamentare Maie-Italia23, che ha come punto di riferimento Conte, e come contenitore di raccordo l’associazione Italia23 per agevolare nuovi ingressi. Contatti, infatti sono in corso con ex esponenti di Forza Italia , di Italia Viva e del Gruppo Misto e nella giornata di lunedì si terrà una riunione per studiare lo statuto e chiudere con le nuove adesioni.
A questi “costruttori”, si aggiungerebbero poi anche ex grillini ,i senatori a vita Elena Cattaneo e Mario Monti, i senatori socialisti, Nencini e Maraio, transfughi di Italia Viva, che hanno già assicurato il loro appoggio al Premier, anche se il simbolo “prestato” ai renziani per rendere possibile la nascita del partito dell’ex Premier fuoriuscito dal Pd e la costituzione del Conte bis, resterà al partito dell’ex sindaco di Firenze, evitando il passaggio al Gruppo Misto, esponenti dell’Udc ,un gruppo di parlamentari federati da Tabacci intorno al Centro democratico e un gruppo coordinato dal sindaco di Benevento Mastella.
Netta, invece, la posizione di chiusura di Pd, M5S e LeU, nei confronti di un ingresso del partito renziano nella nuova Maggioranza, con il segretario dem Zingaretti che , nel corso della riunione del partito convocata per discutere del Recovery Plan, ha dichiarato: “Si sta aprendo una fase in cui abbiamo anche noi voluto il Parlamento avesse centralità nelle scelte che andremo a fare. Parlamentarizzare non è una sfida, ma una necessità e un passaggio delicato collocato nella sede appropriata, che è il Parlamento. Ogni forza politica dovrà assumersi per le sue scelte, nella chiarezza, le proprie responsabilità. Malgrado l’enormità di quanto sta avvenendo non penso che sia un fulmine a ciel sereno. Era una delle possibilità in campo, che abbiamo fatto di tutto per scongiurare. C’è un patrimonio da difendere: essere riusciti a ricollocare la democrazia italiana dentro il solco della sua tradizione europeista e fondatrice dell’Europa rispetto a una deriva che oggi abbiamo dimenticato ma che con il governo precedente aveva collocato l’Italia su una deriva antieuropeista e fuori dalla collocazione euro atlantica. Abbiamo dato il contributo decisivo anche per l’innovazione dell’Europa. Dobbiamo tutelare la legislatura fino a quando sarà possibile, ed evitare le elezioni anticipate,e impedire il paradosso che nel momento in cui in America vince Biden, si corra il rischio che gli alleati di Trump risorgano non sulla base di un’iniziativa ma di un errore. In questo anno e mezzo di governo sono stati commessi molti errori e ci sono state molte lentezze. Conoscete la fatica del lavoro parlamentare: le ore di mediazione e di contrapposizione, il non rispetto o il ritardo nel rispetto di punti di programma fondativi dell’alleanza, la vicenda del pacchetto istituzionale che fu proposto ad agosto 2019 perché accettammo, con grande travaglio, il taglio dei parlamentari in cambio di impegni che poi non ci sono stati. Perciò dico che oggi non possiamo accettare tutto. Abbiamo già dato. Al gruppo Pd voglio dire che non c’è alcuna voglia di rivalsa o di vendetta o di resa dei conti nei confronti di nessuno: non abbiamo nemici. Fino a qualche minuto prima della conferenza stampa di Iv siamo stati impegnati a fare di tutto: abbiamo letto le parole di Conte sul patto di legislatura da definire all’interno dei confini di questa maggioranza. Anche alla luce di questo la rottura è un fatto grave e irresponsabile” ripete il segretario del Pd, “se non si voleva il salto nel buio si doveva lottare insieme a noi per ottenere risultati e invece ora si restringe lo spazio politico per ottenere risultati. In maniera aperta e trasparente ci si rivolge al Parlamento perché si possa definire un profilo di un allargamento possibile della maggioranza che, come detto a Conte, deve avvenire però dentro uno schema di garanzia dei contenuti e un profilo politico che dovrà essere costruito” conclude il segretario democratico. Questa è la condizione massima per salvaguardare la legislatura e dare una prospettiva a una stagione di rinnovamento che vogliamo continuare: purtroppo tutti i nodi della verifica sono ancora sul tappeto. Serve un forte impianto di innovazione e di definizione di un programma di legislatura”.
Pieno appoggio a Conte anche da LeU e dal Ministro degli Esteri in quota 5Stelle, Di Maio, che al Tg3, chiudendo anche lui a Italia Viva, ha affermato: “Oggi, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte è una figura cruciale di questa Maggioranza, noi come M5S l’abbiamo proposto due volte e continueremo a sostenerlo. In questo momento, non vedo altre opzioni percorribili , se la situazione invece scivola verso il voto si mette a rischio la fascia più debole della popolazione, perché non si avrà modo di erogare i fondi per la ripresa. Noi siamo stati chiari: chi stacca la spina, chi mette in difficoltà il governo, non è più un interlocutore e questa situazione di instabilità danneggia. Dobbiamo continuare a lavorare perché c’è il dl ristori da fare per evitare che gli esercizi commerciali siano in difficoltà, lo scostamento di bilancio per rimandare le cartelle esattoriali…mettiamoci al lavoro e ben vengano tutti coloro che vogliono rilanciare l’Italia. Io ho fatto un appello a condividere i valori europei, l’uguaglianza, la solidarietà, il rispetto della dignità umana in questo momento in cui abbiamo tante persone che muoiono. Tutti coloro che vogliono costruire, non distruggere, condividano con noi questo progetto. Conte è stato proposto dal M5s per ben due volte, io stesso l’ho fatto quando ero alla guida del Movimento. Si è guadagnato il rispetto internazionale e lo sosteniamo con convinzione”, mentre il capo politico pentastellato Crimi, nel corso della riunione dei gruppi parlamentari svoltasi nella serata di ieri, nella quale 13 esponenti del Movimento hanno presentato un cambio di passo per la designazione della leadership, ha detto: “Quando la crisi verrà formalizzata vedremo se ci sono parlamentari che di fronte alla follia di questa situazione che è stata creata, comprenderanno che il Paese ha bisogno di una guida e di responsabilità. Nel caso in cui però il Governo non dovesse ricevere la fiducia , a strada maestra è quella del voto, altre soluzioni sono impensabili e impraticabili, compreso un governo tecnico. Visto che ora non si può votare ma probabilmente in primavera-estate sì, allora si andrebbe verso un governo elettorale che traghetta verso il voto”.
Sul fronte delle Opposizioni di Centrodestra, invece, la coalizione di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, annunciando la convocazione di una riunione al giorno per tutta la durata della crisi, ha sollecitato le dimissioni del Premier Conte e il ritorno alle urne, respingendo aspramente la ricerca da parte della Maggioranza di “costruttori” o “responsabili”.
Non solo crisi, però. Il Governo infatti, ancora nel pieno delle sue funzioni, ha approvato nella serata di ieri, lo scostamento di bilancio da 32 miliardi per finanziare il quinto Dl Ristori, il quale prevede indennizzi per le Partite Iva con cali di fatturato di 1/3 nel 2020 rispetto al 2019, indipendentemente dal codice Ateco e dal fascia di rischio in cui è collocata la Regione di appartenenza del richiedente, un bonus Inps da 1000 euro per Partite Iva, Autonomi e Professionisti e il rifinanziamento della Cassa integrazione in scadenza, insieme con il blocco dei licenziamenti il 31 marzo, prorogata come lo stato di emergenza fino al 30 aprile.
Cinque ,dunque, i miliardi stanziati per il Lavoro, quattro, per la Sanità , di cui uno e mezzo per il piano vaccinale. Quanto, al Fisco, in attesa della riforma, introdotto il mini-rinvio al 31 gennaio delle cartelle esattoriali, circa 50 milioni che saranno notificate a partire da lunedì prossimo.
Un decreto, quest’ultimo che porta a 108 miliardi il deficit 2020 e al 9,4 il rapporto debito/ Pil, mentre dal Governatore di Banca d’Italia, Visco, che ha citato una recente analisi dell’istituto centrale, è arrivato l’allarme relativo agli effetti della pandemia sulle banche minori : Gli “effetti della pandemia sull’esposizione al rischio di credito delle banche italiane potrebbero essere più elevate. Fra quelle di minori dimensioni. le banche ‘non significant presentamo un composizione diversa del portafoglio di crediti.
Imporre delle perdite ai creditori delle banche medie e piccole “in assenza di adeguati cuscinetti (buffer) di capitale Mrel per assorbirle inirebbe per colpire i loro depositi con un possibile effetto a catena negativo sulle altre piccole banche”, seguito dal responsabile del supervisory board della Bce Andrea Enria, che , sulla questione, ha dichiarato: “L’impatto della crisi Covid sui bilanci delle banche è rimasto fino ad ora limitato, ma non possiamo escludere che una volta che le misure di supporto dei Governi siano rimosse alcune banche possano avere un significativo deterioramento della loro qualità degli attivi ; propongo pertanto un quadro di regole effettivo e integrato per la gestione delle crisi bancarie e l’assicurazione dei depositi che includa anche quelle piccole e medie sul modello della Fidc degli Stati Uniti. Chiediamo uno schema unico europeo di assicurazione dei depositi, strumenti comuni per la liquidazione delle banche di tutte le dimensioni”.
Poi, sempre Palazzo Koch, nel suo bollettino economico, ha reso noto : “Gli occupati in Italia torneranno ad aumentare solo l’anno prossimo, a causa della crisi del Coronavirus. L’occupazione, misurata in termini di ore lavorate, recupererà entro il 2023 la caduta subita l’anno scorso (-11%). Il numero di occupati, sceso in misura più contenuta (-1,9% nel 2020) grazie all’esteso ricorso alla cassa integrazione continuerà a ridursi anche quest’anno (-0,9%), scontando gli effetti ritardati della crisi. Tornerà ad aumentare nel prossimo biennio, con un +1,7% nel 2022 e un +1,3% nel 2023. Nel trimestre estivo del 2020, con la riapertura delle attività sospese in primavera, sono fortemente aumentate le ore lavorate e si è ridotto il ricorso agli strumenti di integrazione salariale. Anche il numero di posizioni di lavoro alle dipendenze è tornato a crescere. Gli ultimi dati disponibili indicano però un nuovo incremento dell’utilizzo della cassa integrazione a partire da ottobre, seppure su livelli molto inferiori a quelli raggiunti durante la prima ondata dei contagi. A novembre il recupero del numero di nuove posizioni lavorative si è sostanzialmente interrotto, evidenziando un divario rispetto allo stesso periodo dell’anno prima, in particolare per i giovani e le donne. La seconda ondata pandemica, come negli altri Paesi dell’area, ha determinato una nuova contrazione del prodotto nel quarto trimestre che pur con elevata incertezza è valutabile nell’ordine del -3,5% : l’effetto di trascinamento della flessione di fine 2020 sui primi mesi dell’anno in corso fa slittare una ripresa robusta all’estate e taglia la stima di crescita 2021 a +3,5%, oltre un punto in meno rispetto alle previsioni di luglio. Più decisa l’accelerazione nel 2022 a +3,8%, e con un +2,3 per il 2023. Nei prossimi tre mesi poco meno di un terzo delle famiglie italiane pensa di diminuire ulteriormente i consumi non durevoli come gli alimentari, pranzi e cene, viaggi e vacanze. Per circa la metà di queste famiglie, la contrazione della spesa sarebbe superiore al 20%. La flessione interesserebbe soprattutto i nuclei residenti nelle regioni più esposte all’emergenza sanitaria; riguarderebbe anche poco più di un quarto di coloro che si aspettano un incremento di reddito nel 2021. Le banche hanno continuato a soddisfare la domanda di fondi da parte delle imprese. Le condizioni di offerta si sono mantenute nel complesso distese anche grazie alle misure di politica monetaria e a quelle governative a sostegno della liquidità. A differenza degli altri Paesi, la dinamica del credito alle società non finanziarie si mantiene robusta (8,9 per cento), ancora sospinta dall’ampio ricorso delle imprese ai finanziamenti coperti da garanzia pubblica. I prestiti alle famiglie si sono espansi a ritmi pressoché invariati rispetto ad agosto (4,1 per cento). I mutui hanno lievemente accelerato, mentre il credito al consumo si è mantenuto debole”.
Stamane, poi, il Presidente Conte ha firmato il Dpcm con le nuove misure anti-Covid19, in vigore dal 16 gennaio e fino al 5 marzo. Prorogato al 30 aprile lo stato di emergenza, confermato lo stop agli spostamenti (se non per comprovate e autocertificate esigenze di lavoro, studio e salute) tra Regioni, anche collocate in area Gialla fino al 15 febbraio, il sistema delle zone colorate a seconda dell’indice di contagio, il coprifuoco dalle 22:00 alle 5:00, la chiusura di palestre piscine, teatri e cinema. Consentita, come è accaduto nel periodo delle feste natalizie, la visita anche in zona rossa ad amici e parenti una sola volta al giorno in massimo 2 perone (nel conteggio non rientrano i minori di 14 anni e le persone non autosufficienti). Previsto anche il rientro a scuola , in presenza fino al 75%, degli studenti delle Superiori, il 18 gennaio, fatte salve le ordinanze regionali.
La Zona Gialla, è assegnata con un indice Rt minore di 1. Consente di spostarsi liberamente nella Regione, con bar e ristoranti aperti fino alle 18 con la possibilità di sedersi al tavolo in massimo quattro persone, ma ai bar sarà vietato l’asporto dopo le 18 per contrastare gli assembramenti e la movida. Inoltre i musei riapriranno nei giorni feriali, su prenotazione online.
La Zona Arancione prevede il divieto di spostamento dal Comune con la sola deroga per chi vive in Comuni sotto i 5000 abitanti, la chiusura di bar e ristoranti e l’apertura dei negozi, mentre in zona rossa saranno chiuse tutte le attività non essenziali. La novità però è la stretta sui parametri per rientrare in tali fasce: in zona Arancione si va con un Rt maggiore o uguale a 1 o se si è ritenute Regioni ad alto rischio, e in zona Rossa con un Rt a 1,25.
Introdotta anche una zona Bianca ,laddove l’Rt sia inferiore e il rischio considerato basso, ma i casi dovranno essere 50 ogni 100 mila abitanti per tre settimane consecutive. Nelle Regioni collocate in tale fascia, tutte le attività saranno aperte e gli unici obblighi saranno quelli di distanziamento e di indossare la mascherina.
Infine, sulla base dei dati elaborati dall’Istituto Superiore di Sanità, esposti oggi nella conferenza stampa settimanale dal Presidente Brusaferro, che ha parlato di un trend in crescita (alto rischio di un’epidemia incontrollata) , ma di una curva di contagi comunque contenuta grazie alle misure restrittive applicate durante le festività natalizie e curva della mortalità in calo, da domenica 17 gennaio, su ordinanze del Ministro della Salute Speranza ,saranno collocate in zona Rossa : Lombardia (il cui Presidente, Fontana, ha annunciato ricorso, così come il Presidente della Provincia di Bolazano), Sicilia e la Provincia di Bolzano, in zona Arancione: Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria e Valle D’Aosta, Calabria, Emilia-Romagna e Veneto. Sei, in area Gialla: Campania, Basilicata, Molise, Sardegna, Toscana e la Provincia Autonoma di Trento.
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