di Federica Marengo martedì 24 giugno 2025

Nella giornata di ieri, la Presidente del Consiglio Meloni ha tenuto alla Camera le Comunicazioni, in vista del Consiglio Ue del 26 e del 27 giugno.
La Premier ha quindi illustrato all’Aula la sua Relazione, nella quale ha sottolineato come il Vertice europeo arrivi alla fine di una serie di appuntamenti internazionali, quali: il G7 in Canada e il summit Nato del 24 e del 25 giugno all’Aja e ,come al centro del suddetto Consiglio vi saranno gli ultimi sviluppi della situazione nella Striscia di Gaza, cui si è aggiunta la recente escalation tra Israele e Iran, aggravatasi a seguito dell’attacco degli USA a tre siti nucleari iraniani e la guerra in Ucraina.
La Presidente Meloni ha poi sottolineato come “in questa fase così delicata sia importante il dialogo tra governo e Parlamento, tra governo e opposizione per il bene e la sicurezza degli interessi dell’Italia” e ha confermato quanto è già stato dichiarato dal Ministro degli Esteri Tajani e dal Ministro della Difesa Crosetto, ovvero che “ nessun aereo americano è partito da basi italiane e che la nostra Nazione non ha in alcun modo preso parte alla operazione militare”.
A seguire, la Premier ha riferito le iniziative messe in campo dal Governo in seguito agli attacchi USA sui tre siti nucleari dell’Iran, quali: la riunione d’emergenza con i Vicepremier, i Ministri competenti e i vertici dell’intelligence, evidenziando: “La nostra priorità è stata, ovviamente, la sicurezza dei nostri connazionali -civili e militari – presenti nella regione e l’esame dei possibili impatti securitari ed economici sull’Italia, a partire da quelli legati all’ambito energetico. Sulla situazione dei nostri connazionali, un convoglio con 122 persone a bordo è partito da Israele ed ha raggiunto ieri l’Egitto, da dove chiaramente i cittadini italiani saranno riportati in Patria. Stiamo lavorando anche per ridurre in maniera ordinata la nostra presenza a Teheran, portando fuori dal Paese – via Azerbaijan – i connazionali che ne hanno fatto richiesta. Questa mattina un nuovo convoglio, il terzo, guidato dai carabinieri, con circa 67 persone a bordo, inclusi alcuni dipendenti dell’Ambasciata, si è messo in viaggio verso Baku. Si stanno predisponendo le attività per far partire un ulteriore convoglio nei prossimi giorni a seconda dell’evoluzione della situazione sul terreno, ed è allo studio la possibilità di ricollocare temporaneamente la nostra ambasciata in Oman, da valutare chiaramente quando tutti gli italiani saranno al sicuro”.
Inoltre, ha spiegato la Presidente del Consiglio Meloni, l’Esecutivo sta: “vagliando le ipotesi di risposta da parte iraniana e in particolare stiamo monitorando Hormuz, uno stretto strategico per le economie globali, capace di condizionare il prezzo del petrolio e dell’energia a livello mondiale. Ma, in ogni caso, ci siamo già occupati di assicurare all’Italia gli approvvigionamenti energetici necessari”, mentre riguardo alla posizione del Governo sulla crisi in Medio Oriente, ha detto: Noi consideriamo molto pericolosa l’ipotesi che l’Iran si doti dell’arma nucleare. Un Iran come potenza nucleare non rappresenterebbe solamente un pericolo vitale per Israele, ma avvierebbe una rincorsa a dotarsi di armi atomiche da parte degli altri attori dell’area, innescando un effetto domino che sarebbe molto pericoloso anche per noi. Siamo convinti che solo un’azione diplomatica coordinata possa garantire la pace nella regione. È la ragione per la quale avevamo sostenuto con convinzione le negoziazioni tra USA e Iran. Abbiamo ospitato come sapete a Roma, in questi mesi, due round negoziali e siamo pronti a fare la nostra parte anche oggi. Ma è giunto il tempo di abbandonare ambiguità e distinguo: l’Iran deve evitare ritorsioni contro gli Stati Uniti e cogliere l’opportunità, oggi, di un accordo con Washington sul proprio programma nucleare, consapevole che è possibile portare avanti un programma civile in un modo che garantisca la totale assenza di fini militari. Gli Emirati Arabi Uniti in questo senso sono un modello nella regione. Con questo obiettivo, in queste ore, ho ovviamente mantenuto contatti costanti con gli alleati del G7 e i principali attori regionali, e tutti concordiamo su una azione coesa a favore di un ritorno ai negoziati. Il Ministro degli Esteri Tajani ha parlato più volte in questi giorni con il suo omologo iraniano, l’ultima volta questa mattina, e ha trasferito questi messaggi. Il Ministro Tajani è stato in contatto anche con il Segretario di Stato Rubio e ribadirà oggi a Bruxelles la nostra posizione alla riunione dei Ministri degli Esteri dell’Unione Europea, come io stessa farò al Consiglio Europeo e negli incontri con i leader a margine del vertice NATO. Ma in tutte queste occasioni ribadiremo anche un altro obiettivo prioritario per l’Italia: il cessate il fuoco a Gaza, dove, come già detto dal Governo in quest’aula, la legittima reazione di Israele a un terribile e insensato attacco terroristico sta assumendo forme drammatiche e inaccettabili, che chiediamo a Israele di fermare immediatamente. Anche grazie all’impegno italiano, abbiamo condiviso questa necessità in ambito G7, e siamo soddisfatti del fatto che il riferimento al cessate il fuoco nella Striscia sia incluso nella Dichiarazione finale dei leader al Vertice di Kananaskis. Siamo convinti che sia necessario, e possibile, cogliere il momento per ottenere finalmente una cessazione delle ostilità sulla Striscia – anche per permettere l’ingresso degli aiuti umanitari e porre fine alle sofferenze della popolazione civile, che ha patito troppo e troppo a lungo – e più in generale per allentare la tensione nella regione. A questo obiettivo fondamentale stiamo ora dedicando i nostri principali sforzi. Ribadiamo il nostro forte sostegno alla mediazione intrapresa da Stati Uniti, Egitto e Qatar. Il futuro della Striscia può iniziare solo con la liberazione degli ostaggi e il disarmo di Hamas. Una cessazione permanente delle ostilità è necessaria anche per poter avviare la sfida della ricostruzione, in cui ,come ho già detto , credo che le Nazioni arabe debbano svolgere un ruolo preminente. E in cui, è chiaro, Hamas non potrà invece avere alcun ruolo. Per la Palestina, siamo pronti a fornire il nostro contributo per un assetto futuro in cui i due popoli possano convivere in pace, dignità e sicurezza, in cui i terroristi non possano avere alcun ruolo, in cui la Striscia di Gaza non possa mai più essere una piattaforma per attacchi verso Israele. Al contrario, nel quadro di una soluzione concordata, una riformata Autorità Palestinese dovrebbe, a nostro avviso, assumere responsabilità sempre maggiori di governo e la gestione della sicurezza sia in Cisgiordania che a Gaza. Per ottenere questi risultati sono necessarie scelte coraggiose, in primo luogo da parte di Israele. È necessario un processo politico che conduca alla soluzione dei due Stati, con garanzie di sicurezza reali e credibili per Israele e una piena normalizzazione dei rapporti con il mondo arabo e islamico, portando a compimento il processo avviato con gli Accordi di Abramo. L’Italia, attore determinante nel sostegno concreto alla popolazione di Gaza, sia in termini di finanziamenti stanziati sia di aiuti umanitari consegnati, intende inoltre portare in sede di Consiglio europeo l’esperienza maturata con l’iniziativa Food for Gaza per rafforzare l’azione umanitaria dell’Unione europea”.
Poi, ringraziando gli operatori umanitari, i medici e i paramedici che operano in prima linea nella Striscia e , ricordando che in questi giorni, il Governo si è impegnato a stanziare ulteriori aiuti per OMS e UNICEF per attrezzature sanitarie e assistenza a donne e bambini e ha coordinato l’evacuazione di 70 palestinesi dalla Striscia di Gaza, tra i quali anche un bambino e sua madre, unici sopravvissuti di una famiglia di dodici persone uccise dai bombardamenti, si è soffermata sui cambiamenti registrati in Medio Oriente: “Ma oltre l’emergenza, se allarghiamo lo sguardo, noi cominciamo a vedere un Medio Oriente profondamente cambiato. Assad è caduto e abbiamo una nuova Leadership a Damasco. Hezbollah è indebolito e il Libano ha una nuova dirigenza che dobbiamo sostenere e che può davvero voltare pagina, superando le molte crisi che hanno attanagliato quella Nazione negli ultimi anni. La ripresa economica di entrambi i Paesi e la ricostruzione non solo delle infrastrutture, ma anche del tessuto sociale libanese e siriano, sono cruciali per gli equilibri di lungo periodo della regione e non solo della regione. In Libano, l’Italia intende continuare a sostenere le esigenze umanitarie della popolazione, avviando al contempo progetti con effetti duraturi. Per la Siria, abbiamo annunciato a Bruxelles uno stanziamento da 50 milioni di euro, che saranno destinati a interventi nei settori dell’assistenza e del reintegro dei rifugiati, protezione dei soggetti vulnerabili, infrastrutture, sicurezza alimentare, salute e protezione del patrimonio culturale. La rimozione delle sanzioni economiche dell’Unione europea alla Siria determina una congiuntura storica chiave per il Medio Oriente. L’Italia farà il possibile perché il Consiglio europeo ne colga le potenzialità, per definire un nuovo ‘triangolo di stabilità’ tra Libano, Siria e il futuro Stato palestinese, che avrebbe effetti cruciali anche per la sicurezza di Israele. Ci sono, infatti, in tutto il mondo arabo, e in particolare nel Golfo, leader interessati a un futuro di pace e di opportunità economiche, che sono pronti a lavorare a un quadro regionale in cui Israele possa essere pienamente integrato, come un partner e non un nemico. Una regione proiettata nel futuro, che esporta tecnologia e ricchezza in luogo di instabilità e terrorismo. Un cambiamento epocale che gli estremisti proveranno a contrastare in ogni modo, soprattutto facendo ricorso alla cinica strategia degli attentati contro la popolazione inerme. In questo contesto rientra probabilmente il terribile attentato che ieri ha colpito la Chiesa di Sant’Elia a Damasco, causando decine di vittime tra i fedeli. Alle comunità cristiane e siriane vogliamo esprimere il nostro più sentito cordoglio”.
La Presidente del Consiglio Meloni ha proseguito la sua Relazione, parlando dell’altro dossier internazionale sul tavolo del Consiglio Europeo: la guerra in Ucraina, evidenziando: “Assistiamo in questo frangente a una fase estremamente delicata del conflitto, con l’assenza di progressi sostanziali sul piano negoziale, specie in termini di cessazione delle ostilità. Alla luce di questi sviluppi, due sono le direttrici su cui ci stiamo muovendo: sostegno all’Ucraina e pressione sulla Russia. Anche qui, l’obiettivo immediato è un cessate il fuoco che fermi i combattimenti e lasci il campo alla diplomazia, per discutere un vero e duraturo accordo di pace, che giocoforza avrà un impatto anche sull’architettura di sicurezza europea. Credo che sia evidente a tutti come l’impegno dell’Ucraina a favore della pace è un impegno chiaro, a partire dall’immediata disponibilità ad accettare il cessate il fuoco fino alle ripetute manifestazioni di disponibilità a colloqui diretti con la Russia che abbiamo visto a Istanbul con l’invio di una delegazione qualificata, e le proposte concrete e credibili per un percorso negoziale. La ripresa del dialogo diretto e lo scambio di prigionieri sono passi in avanti, ma sono insufficienti. La Federazione Russia deve ora dimostrare di volersi seriamente impegnare al tavolo negoziale. Al momento, purtroppo, non vediamo questo impegno, come dimostrano i sistematici e premeditati attacchi contro gli obiettivi civili, particolarmente alla vigilia di eventi importanti, come è stato per i bombardamenti su Kiev alla vigilia della presenza del Presidente Zelensky al vertice del G7, come se il tentativo fosse, invece, quello di minare ogni tentativo di fare dei passi in avanti nel percorso di pace. Penso, quindi, che in questa fase sia importante esercitare sulla Russia una pressione coordinata, e siamo pronti a farlo con il diciottesimo pacchetto sanzionatorio attualmente in discussione a Bruxelles, che si concentra sulla flotta ombra di petroliere riconducibili alla Russia, utilizzate per aggirare le sanzioni, e più in generale sul settore energetico e su quello bancario.Intendiamo continuare a sostenere l’Ucraina nella sua legittima autodifesa, ma anche nella prospettiva della ricostruzione, una delle più importanti scommesse sul futuro di questa Nazione come una Nazione libera, prospera e sovrana. Il 10 e 11 luglio ospiteremo a Roma l’Ukraine Recovery Conference e in quella sede torneremo a ribadire il nostro impegno per garantire al popolo ucraino un futuro di pace e di benessere. È una sfida ambiziosa, che possiamo vincere solo se riusciamo lavorare insieme e a mobilitare il settore privato. Stiamo lavorando con l’Ucraina e con i partner esattamente in questa direzione, e contiamo di raggiungere obiettivi concreti e immediati. Consapevoli come siamo che un’Ucraina libera e prospera sarebbe una grande opportunità e una grande ricchezza per l’intera Europa”.
Riguardo al tema della sicurezza e della difesa dell’Europa, invece, la Presidente Meloni ha sottolineato: “Ma dobbiamo essere anche pronti a fare di più per la sicurezza e la difesa dell’Italia e del Continente. È una necessità strategica che non possiamo più disattendere, perché come ho già detto in quest’Aula, nessuna Nazione e nessuna organizzazione di Stati può essere pienamente indipendente e sovrana se affida ad altri la propria difesa e la propria sicurezza. E questo ha ricadute che vanno molto oltre la questione della difesa in sé, perché coinvolge le dinamiche economiche e commerciali, ovvero, in poche parole, la possibilità stessa di difendere appieno i propri interessi nazionali. Se non sai difenderti non decidi, se non decidi non puoi considerarti pienamente libero. È il motivo per il quale ho sempre creduto che fosse una scelta giusta lavorare per costruire un solido pilastro europeo dell’Alleanza Atlantica, da affiancare a quello nordamericano, in un’ottica di complementarità strategica e capace di incentivare anche la formazione di una solida base industriale. Nel 2014, gli Stati membri dell’Alleanza Atlantica si erano impegnati a fornire le forze e le capacità richieste dai piani di difesa della NATO, equivalenti al raggiungimento in 10 anni di spese per la difesa pari al 2% del PIL. Da allora, tutti i governi italiani hanno confermato quell’impegno, senza mai raggiungerlo, senza eccezioni di colore politico. È un obiettivo che abbiamo raggiunto, rispettando così la parola data dall’Italia a livello internazionale. Lo abbiamo fatto sia rilanciando la traiettoria di potenziamento delle nostre capacità di difesa, sia inserendo nel computo delle spese rilevanti le voci che altre Nazioni già considerano, in linea coi parametri dell’Alleanza Atlantica. Spese che rientrano in quell’approccio allargato e multidimensionale della difesa che sono propri del Concetto strategico NATO, del Libro Bianco UE e del Piano Readiness 2030”.
Quindi, parlando del Vertice Nato dell’Aja del 24 e del 25 giugno, la Premier ha spiegato: “Al vertice dell’Aja, ci confronteremo sulla proposta presentata dal Segretario Generale della NATO Rutte sul potenziamento della capacità difensiva dell’Alleanza e saremo chiamati ad assumere impegni all’altezza della complessità del tempo che viviamo. Impegni che dovranno essere chiari, trasparenti e soprattutto sostenibili dal punto di vista economico e finanziario, sia per questo Governo sia per quelli che verranno dopo di noi. Resta ferma la necessità, a livello europeo, di rendere compatibili le regole del patto di stabilità con l’incremento delle spese di difesa concordate con gli alleati. In particolare, con riferimento alle procedure di deficit eccessivo, riguardo cui è necessario conseguire una parità di trattamento ed evitare rischi di applicazioni asimmetriche. Attualmente la proposta presentata prende atto della valutazione aggiornata che la Nato fa delle minacce e dei rischi per l’Europa, dei conseguenti piani di Difesa, della possibile riduzione del contributo in termini di forze e capacità da parte degli Stati Uniti. Questo si traduce in un impegno per tutti i membri dell’Alleanza ad arrivare al 3,5% del PIL in spese di difesa e al 1,5% in spese di sicurezza. Sono impegni importanti, certo, sono impegni necessari, che finché questo Governo sarà in carica, l’Italia rispetterà restando un membro di prim’ordine della Nato. Per il semplice motivo che l’alternativa sarebbe più costosa e decisamente peggiore. Intorno a noi vediamo moltiplicarsi caos e insicurezza, e non lasceremo l’Italia esposta, debole, incapace di difendersi o impossibilitata a tutelare i suoi interessi come merita che i suoi interessi vengano tutelati. In questa trattativa, l’Italia è stata impegnata, da un lato, ad ottenere una modulazione sostenibile nel tempo degli investimenti richiesti e, dall’altro, a far sì che in questo nuovo programma di impegni per i prossimi anni venga rispettato quell’approccio a 360 gradi che vede come essenziali per la difesa nazionale, europea e occidentale gli investimenti strategici sulla sicurezza in tutti i domini oggetto di minacce ibride. Significa non solo difesa in senso stretto, ma molto altro. Significa difesa dei confini, lotta ai trafficanti di esseri umani, significa lotta al terrorismo, minacce cyber, infrastrutture critiche e mobilità militare. É un approccio che conoscete, del quale abbiamo già discusso in quest’aula, che l’Italia ha già sostenuto con successo nella fase di discussione del Piano Ue Readiness 2030 e che sta trovando importanti riscontri anche da molti partner.Grazie alla mediazione voluta e ottenuta da noi avremo un periodo temporale di 10 anni per raggiungere il 3,5%, libertà sugli aumenti annuali senza alcun limite minimo annuo e possibilità di revisione degli impegni nel 2029. In sostanza, tenuto conto che già siamo al 2% del PIL per la Difesa, un aumento dell’1,5% in dieci anni, è un impegno non distante da quello che nel 2014 il governo di allora prese con un aumento dell’1% atteso che in quell’anno l’Italia si trovava all’1% delle proprie spese di difesa in rapporto al PIL . Riguardo l’1,5% di spese dedicate alla sicurezza, abbiamo invece chiesto e ottenuto che siano gli stati membri a definire cosa considerino una minaccia per la sicurezza dei propri cittadini e quali strumenti mettere in campo per affrontare quella minaccia, e di conseguenza quali spese effettuare. Si tratta di un percorso compatibile con tutte le altre priorità del governo – perché non distoglieremo risorse da ciò che consideriamo importante per il benessere degli italiani – coerente con gli impegni internazionali dell’Italia, e coerente con la posizione dell’attuale maggioranza di governo, posizione consacrata nel programma con il quale si è presentata agli italiani. Perché senza difesa non c’è sicurezza e senza sicurezza non c’è libertà. E aggiungo, senza sicurezza e libertà non c’è benessere né prosperità”.
A seguire, la Presidente Meloni ha riferito riguardo altri due dossier di politica estera, al centro del Vertice UE e, importanti tanto per la sicurezza dell’Italia che per quella dell’Europa: il Nord Africa e Sahel, collegati, a loro volta , al dossier migratorio, in merito al quale la Premier ha detto: “Al Consiglio Europeo faremo nuovamente il punto sull’attuazione delle politiche dell’Unione europea in ambito migratorio. Una discussione che cade nel quarantesimo anniversario del Trattato di Schengen che, se da un lato ha garantito una libertà per noi oggi irrinunciabile, come quella di poterci muovere senza barriere all’interno dell’Ue, dall’altro ha visto per troppo tempo sottovalutato e non pienamente attuato il suo secondo pilastro: quello della difesa e della protezione dei confini esterni dell’Unione e, conseguentemente, della riaffermazione del sacrosanto principio secondo il quale spetta agli Stati decidere chi può entrare all’interno dei propri territori, e non certo alle mafie dei trafficanti di esseri umani. Sono molto fiera del lavoro fatto su questa materia anche a livello di G7, dove non a caso è stato affidato all’Italia il compito di coordinare il tavolo tematico sull’immigrazione e la lotta globale contro il traffico di esseri umani. Un formato che dà seguito al lavoro della Presidenza italiana del G7 dello scorso anno. Il documento finale del G7 sull’immigrazione sposa in pieno la nostra linea, ovvero la necessità di una immigrazione regolamentata, di una lotta senza quartiere alla criminalità organizzata che gestisce il traffico di esseri umani ,soprattutto seguendo il principio “follow the money”, che abbiamo imparato da Giovanni Falcone e da Paolo Borsellino , e di una cooperazione tra pari con i Paesi di origine e di transito, strategia alla base degli accordi bilaterali che abbiamo siglato, nonché ovviamente del Piano Mattei per l’Africa e del Global Gateway dell’Unione europea. E proprio sulla sinergia tra le due piattaforme, Piano Mattei e Global Gateway, la scorsa settimana – insieme alla Presidente della Commissione europea – abbiamo ospitato a Roma una conferenza internazionale nella quale abbiamo annunciato nuovi impegni verso il continente africano. Il Piano Mattei, insomma, non è più una strategia solamente italiana. Come sapete, negli ultimi due anni ,su spinta italiana , c’è stato a Bruxelles un deciso cambio di passo in materia migratoria. L’attenzione, ora, è tutta rivolta alla dimensione esterna, ai partenariati paritari, al nuovo Regolamento per rendere più efficaci i rimpatri, al nuovo patto migrazione e asilo, alla cui attuazione gli Stati membri stanno lavorando in vista dell’entrata in vigore. Senza dimenticare le cosiddette soluzioni innovative, concetto anch’esso introdotto dall’Italia con il protocollo Italia Albania. Attorno a questa strategia complessiva – che include i concetti rafforzati di Paese sicuro di origine e di Paese terzo sicuro ma, anche, in prospettiva la creazione di centri di rimpatrio europei in Paesi terzi – è oggi riunita la stragrande maggioranza degli Stati membri, e il risultato è che la Commissione, in questi mesi, ha presentato diverse proposte legislative concrete su queste materie. Voglio ricordare ad esempio – e forse soprattutto – la lista europea di Paesi di origine sicuri, che fa giustizia di tante, troppe, decisioni dettate da una distorta lente ideologica alle quali abbiamo assistito, per mesi, qui in Italia. Toccherà ora ai legislatori europei, al Consiglio e al Parlamento, portare avanti rapidamente i relativi negoziati. L’Italia è stata, è, all’avanguardia in questo dibattito e sempre molto esigente sull’attuazione pratica di quanto deciso, e, ovviamente, anche in occasione di questo Consiglio si riunirà il gruppo di lavoro sull’immigrazione che abbiamo promosso insieme a Danimarca e Paesi Bassi, e che ormai rappresenta ampiamente la maggioranza degli Stati Membri, tenuto conto che ora anche la Germania ha deciso di farne parte. Sempre con il Primo Ministro danese Mette Frederiksen, e altri sette Leader europei – che sono certa aumenteranno, data anche la recente adesione del Primo Ministro ungherese e l’interesse crescente che registriamo sull’iniziativa da parte di altri – vogliamo continuare a cercare soluzioni sempre più efficaci. Per questo, lo scorso 22 maggio, abbiamo firmato una lettera aperta con la quale chiediamo di aprire una riflessione di alto livello sul tema delle Convenzioni internazionali alle quali siamo legati, e sulla capacità di quelle Convenzioni, a distanza di diversi decenni da quando sono state adottate, di affrontare efficacemente le questioni del nostro tempo. A partire proprio dal fenomeno migratorio. Ovviamente, la riflessione che proponiamo non ha l’obiettivo di indebolire le Convenzioni o i valori che quelle Convenzioni incarnano. Il nostro obiettivo è, al contrario, rafforzarli, perché adattandone l’applicazione a una realtà che è cambiata, non faremmo altro che rendere quei testi più aderenti ai bisogni e alle richieste dei cittadini. In troppi casi, l’applicazione di alcuni principi ha prodotto risultati incomprensibili ai più. Penso, ad esempio, ai casi nei quali, in applicazione della Convenzione Europea per i diritti dell’uomo, viene impedito alle Nazioni parte di espellere stranieri che si sono macchiati di crimini particolarmente gravi, per poter difendere la sicurezza dei propri cittadini. La tutela di profughi e dei rifugiati va ripensata per renderla più efficace e meno ipocrita, e questo può vuol dire una accoglienza minore sui nostri territori ma anche maggiore sostegno nelle aree di crisi. Abbiamo preso atto della disponibilità del Segretario Generale del Consiglio d’Europa di approfondire questi temi, e con i nostri partner intendiamo avviare una discussione seria, ma anche analizzare tutti gli strumenti giuridici a disposizione, perché, come ha detto lo stesso Segretario Generale, non ci devono essere tabù sulla possibilità di aggiornare alcuni aspetti della Convenzione”.
Avviandosi alla conclusione, la Presidente del Consiglio ha poi riferito sugli altri temi che saranno discussi nel corso del Consiglio Ue: l’integrazione europea dei Balcani Occidentali, la competitività europea , il mercato unico, le modifiche del Green Deal e gli interventi per il settore automobilistico in crisi, riguardo cui ha annunciato la collaborazione con il Presidente francese Macron e il Cancelliere tedesco Merz per definire delle linee comuni a sostegno del settore.
Infine, la Premier ha sottolineato: “E la rotta, per questo Governo, è chiara: un’Italia protagonista in tutti i tavoli, costruttrice di ponti e capace di dialogo con tutti i partner, chiara nel suo posizionamento euroatlantico e mediterraneo, salda nella guida grazie a un governo che ha messo finalmente al centro l’interesse nazionale, e lo persegue ogni giorno, su ogni tema. E forti delle nostre posizioni, della credibilità che ci siamo guadagnati con lealtà e franchezza, della visione che accumuna una maggioranza solida, e di un popolo italiano che rappresentiamo e che è ancora capace di stupire il mondo, continueremo a lavorare senza risparmiarci, senza condizionamenti, senza paura, come sempre solo ed esclusivamente nell’ interesse dell’Italia”.
Al termine delle Comunicazioni, si è svolto il dibattito in Aula, seguito dalla replica della Premier e dalle dichiarazioni di voto sulle risoluzioni presentate dalla Maggioranza e sulle risoluzioni presentate dalle Opposizioni ( in totale, 5: una per Pd, una per M5S, una per AVS, una per Italia Viva e una per Azione).
Il Governo ha espresso parere positivo sulla risoluzione di maggioranza , respingendo quelle delle opposizioni.
Stamane, invece, la Premier ha tenuto in Senato la replica alle Comunicazioni, il cui testo è stato depositato ieri mattina a Palazzo Madama.
La Presidente del Consiglio Meloni ha quindi informato l’Aula degli ultimi sviluppi della crisi tra Israele e Iran, con l’attacco missilistico di ieri da parte di Teheran alle basi USA in Qatar come risposta al raid americano sulle sue basi nucleari. Un attacco contenuto ,riguardo cui l’Iran aveva precedentemente avvisato USA e Qatar, che hanno preventivamente evacuato le basi e l’annuncio da parte del Presidente USA Trump di una tregua di 12 ore, accettata da entrambe le parti, ma poi violata in mattinata dall’Iran, violazione cui Israele potrebbe rispondere in maniera commisurata e simmetrica.
Poi, la Premier ha risposto agli interventi dei senatori su temi come: la situazione in Medio Oriente, il programma di riarmo europeo, l’aumento delle spese per la difesa e la sicurezza , la competitività e la semplificazione in Ue, ribadendo quanto detto nelle Comunicazioni.
Al termine della replica, si è poi svolta la votazione sulle mozioni presentate da maggioranza e dalle opposizioni. Il Governo ha quindi dato parere favorevole alla risoluzione n°1 dei partiti di maggioranza e alla n°6 del partito di opposizione ,Azione, per le parti non assorbite.
Prima di partire per l’Aja, dove domani e dopodomani si terrà il vertice Nato, la Presidente del Consiglio si è recata con i ministri facenti parte della delegazione che andrà a Bruxelles, al Quirinale per il tradizionale pranzo pre-Consiglio Ue.
Intanto, a Palazzo Chigi , si è svolta la Cabina di regia PNRR, convocata e presieduta dal Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, Tommaso Foti, alla presenza dei Ministri e dei Sottosegretari responsabili, oltre che dell’ANCI, dell’UPI e della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, per la verifica dello stato di avanzamento dei 40 obiettivi connessi alla richiesta di pagamento dell’ottava rata del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per un importo pari a 12,8 miliardi di euro.
Come riportato da Palazzo Chigi in una nota: “La Cabina di regia, al termine di una puntuale verifica, ha preso atto dello stato di attuazione delle 12 milestone e dei 28 target previsti nell’ottava rata, tra i quali figurano riforme e investimenti strategici per la crescita della Nazione che coinvolgono tredici Amministrazioni titolari. Tra gli interventi più significativi: la digitalizzazione della Guardia di Finanza, con innovativi sistemi informativi per contrastare la criminalità economica, l’erogazione in ambito scolastico di oltre 1.000 corsi linguistici e metodologici ai docenti, l’attivazione in più di 8.000 scuole di progetti per aggiornare l’offerta scolastica e orientare gli studenti verso le competenze STEM, la realizzazione, in ambito culturale, di progetti di valorizzazione culturale e turistica attraverso il sostegno a circa 2.000 piccole e medie imprese, oltre alla riqualificazione di circa 50 parchi e giardini storici. Inoltre, con l’ottava rata, è stata verificata l’attuazione delle misure connesse alla dotazione del sistema europeo di gestione del traffico ferroviario a 1.400 km di infrastrutture ferroviarie, alla copertura di un sistema avanzato e integrato di monitoraggio e previsione per identificare i rischi idrogeologici sul 90% della superficie delle regioni meridionali, agli interventi per la tutela degli habitat marini e per l’osservazione delle coste, all’efficientamento energetico dell’edilizia residenziale pubblica, al finanziamento in campo universitario di 5.000 Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale (PRIN), all’assunzione di circa 2.300 nuovi ricercatori, all’assegnazione di oltre 550 borse di ricerca e all’erogazione di finanziamenti di progetti di ricerca su malattie rare e altamente invalidanti. Di particolare rilevanza, tra le riforme strategiche conseguite, la riduzione dei ritardi di pagamento delle Amministrazioni centrali e locali, delle Regioni, delle Province autonome e degli enti del Servizio Sanitario Nazionale”.
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