di Federica Marengo giovedì 3 dicembre 2020

-Nella notte, al termine di un’intensa giornata di riunioni tra il Premier Conte e la Maggioranza, il Consiglio dei Ministri ha varato il decreto quadro, (già firmato dal Presidente della Repubblica Mattarella e pubblicato in Gazzetta Ufficiale) con le misure restrittive per le prossime Festività natalizie, cornice del nuovo Dpcm, che , previa ultimo confronto con il Comitato Tecnico Scientifico, sarà illustrato dal Premier, questa sera nell’ambito di una conferenza stampa a Palazzo Chigi e che resterà in vigore da domani e fino al 15 gennaio (valido, dunque, non per i consueti trenta giorni, ma per cinquanta).
Vediamo, però, quali sono le principali misure del provvedimento, in vigore dal 21 dicembre al 6 gennaio.
-Confermato il sistema di ripartizione delle Regioni in fasce di rischio.
-Vietati gli spostamenti tra le Regioni (anche se collocate nella fascia Gialla di rischio) dal 21 al 6 gennaio e tra i Comuni nelle giornate del 25, 26 dicembre e del 1°gennaio, salvo che per comprovati motivi di necessità (lavoro, studio, salute, rientro nei luoghi di residenza o domicilio, assistenza a disabili o malati). Niente spostamenti, dunque verso le seconde case.
-Coprifuoco confermato per tutto il periodo festivo dalle 22:00 alle 6:00 del mattino, esteso fino alle 7:00 il giorno di Capodanno. Messe di Natale, quindi, anticipate di due ore e fino alle 20:30.
-Chiusi gli hotel di montagna e gli impianti sciistici fino al 7 gennaio. Ferme, sempre fino al 7 gennaio, le crociere. Aperti, invece, nelle Regioni di fascia gialla, i ristoranti e i bar fino alle 18:00 e anche nei giorni del 25, 26 dicembre e del 1°gennaio. Nelle aree rosse e arancioni , invece, aperti dalle 5:00 alle 22:00 solo per l’asporto; consegna a domicilio, sempre possibile. Chiusi, i ristoranti degli alberghi a Capodanno per evitare veglioni: previsto per i clienti il solo servizio in camera. Dal 4 dicembre fin al 6 gennaio, prolungato l’orario di apertura dei negozi fino alle 21:00 per evitare gli assembramenti, chiusi , invece, i centri commerciali nel fine settimana e nei festivi dal 4 dicembre fino al 15 gennaio.
-Fissato a partire dal 7 gennaio il rientro a scuola in presenza degli studenti delle Superiori, ma solo al 75%: in vigore per la restante parte, la didattica a distanza.
– Quarantena per 14 giorni presso l’abitazione o la dimora indicata, per coloro che arrivano in Italia dai Paesi extra Schengen o partono per quei Paesi fra il 21 dicembre e il 6 gennaio.
-Per cenoni e veglioni, raccomandato di limitare i festeggiamenti ai soli conviventi.
A prevalere dunque, non senza frizioni e scontri, le forze di Governo “rigoriste”, quali Pd-M5S e LeU, contro le forze “aperturiste”, come Italia Viva, in pressing per assicurare gli spostamenti tra le Regioni e tra i Comuni e quindi i ricongiungimenti familiari, così come l’apertura dei centri commerciali nei fine settimana e nei festivi, e il rientro a scuola in presenza per gli studenti delle scuole Secondarie, sebbene stamane, una fronda di 25 senatori dem si siano uniti a una trentina di deputati decisi a presentare una lettera al capogruppo a Palazzo Madama Marcucci per chiedere al Governo di consentire gli spostamenti tra i Comuni, specie quelli piccoli, nei giorni di Natale e Capodanno ,al fine di favorire i ricongiungimenti.
Sulla stessa linea, le Opposizioni di Centrodestra, con la Lega e Forza Italia che hanno contestato al Governo il carattere “discriminatorio e incongruente” del decreto che “divide le famiglie”, e Fratelli d’Italia che ne critica il metodo (“L’Esecutivo, sa solo chiudere”).
Contraria alle limitazioni agli spostamenti e alle chiusure, non solo una parte della Maggioranza e le Opposizioni di Centrodestra ,ma anche le Regioni, che , questa mattina si sono riunite in videoconferenza con il Premier Conte e i ministri Boccia (Affari Regionali) e Speranza (Salute) per valutare il provvedimento, emanando, poco prima dell’incontro, una nota nella quale i Presidenti di Regione (in particolare, Fontana ,Lombardia, Toti ,Liguria, e Zaia ,Veneto, hanno lamentato “il mancato confronto istituzionale” ed espresso: “Stupore e rammarico per il metodo con cui il Governo ha approvato il decreto che fissa le regole per gli spostamenti a Natale. Le forti limitazioni imposte a spostamenti e relazioni sociali dal 21 dicembre al 6 gennaio rende di fatto pleonastico il pronunciamento su parti essenziali del Dpcm”, evidenziando il “mancato confronto istituzionale” e l’assenza nel decreto “del riferimento ai ristori promessi dal Governo per le attività che saranno sospese”.
Immediata, la replica del Vicesegretario del Pd, Orlando che, difendendo le misure varate dal Governo, ha dichiarato: “Sugli spostamenti fra i Comuni c’è una interlocuzione con le Regioni e alcuni particolari saranno chiariti: tendenzialmente gli spostamenti devono essere legati a uno stato di necessità. Per evitare le tavolate, non potendo controllare quante persone siedono a tavola, l’unico modo è quello di evitare gli spostamenti di massa. Si cercherà di andare incontro alle persone sole e alla situazione dei piccoli Comuni”, riecheggiato dal capogruppo alla Camera di LeU, Fornaro, che ha affermato: “Si prosegue sulla giusta strada della massima precauzione” e dal segretario del Pd, Zingaretti, che ha commentato via social: “In 24 ore ,quasi mille persone sono morte a causa del Covid. Negli ultimi 15 giorni oltre 10.000. Rifletta chi non capisce quanto è importante tenere alta l’attenzione con regole rigorose per sconfiggere la pandemia. Combattiamo insieme e uniti. Il nemico è il virus, non le regole” .
Perentorio, anche il ministro per gli Affari Regionali Boccia, che ha affermato: “E’ incomprensibile lo stupore delle Regioni per le norme inserite nel decreto legge e nel Dpcm. Le norme inserite nel decreto legge le conoscevate bene e sono state discusse in due riunioni nell’ultima settimana durate complessivamente 7 ore. Erano i due punti centrali delle misure: coprifuoco alle 22 e limitazione alla mobilità tra le Regioni. Fin dalla prima riunione abbiamo detto con chiarezza che questi due punti erano per noi inamovibili”.
A dividere la Maggioranza però, non solo il nuovo Dpcm per le Festività, ma anche questioni politiche come la riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità o Fondo Salva Stati, che, approvata in via definitiva all’Ecofin del 30 novembre dai ministri delle Finanze dell’area Euro, dovrà essere votata dal Parlamento il 9 dicembre e che non vede una compattezza di posizioni tra le forze dell’Esecutivo.
Infatti, se la modifica dei trattati che regolano il fondo internazionale per la risoluzione delle crisi finanziarie dei Paesi dell’Eurozona creato nel 2012 e , che prevede: una nuova definizione delle linee di credito del Mes (non la linea dedicata alla pandemia nata a marzo), con l’obiettivo di prevenire le crisi degli Stati invece che curarle con dolorosi programmi di aggiustamento, l’eliminazione del Memorandum,sostituito con una lettera d’intenti che assicura il rispetto delle regole del Patto di stabilità , e l’introduzione di un paracadute finanziario (backstop) al fondo salva-banche Srf (il fondo unico di risoluzione europeo alimentato dalle banche stesse), qualora, in casi estremi, dovesse finire le risorse a disposizione per completare i ‘fallimenti ordinati’ delle banche in difficoltà, è sostenuta dal Pd e da Italia Viva, non sembra incassare il via libera del M5S.
Nella giornata di ieri infatti 16 senatori e 42 deputati pentastellati hanno scritto e inviato una lettera al capo reggente Crimi, all’ex capo politico Di Maio, al capodelegazione Bonafede, al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Fraccaro e ai capigruppo alla Camera e al Senato per chiedere che nella prossima risoluzione parlamentare venga richiesto che la riforma sia subordinata alla chiusura di tutti gli altri elementi (EDIS e NGEU) delle riforme economico-finanziarie europee in ossequio alla logica di pacchetto e che sia ribadito il no al ricorso alla linea di credito per le spese sanitarie dirette e indirette da 37 miliardi o che siano rinviati gli aspetti più critici della riforma del Mes, pena il voto contrario alle Camere con le Opposizioni di Centrodestra, pur, tuttavia, sottolineando di “non voler mettere a rischio la Maggioranza“.
Dunque, sulla base di tale rassicurazione, ripresa anche oggi dal Guardasigilli Bonafede, la tenuta del Governo, specie al Senato, dove i numeri sono già risicati, dovrebbe comunque essere assicurata, sebbene in Europa , proprio quest’oggi , si sia registrato l’abbandono da parte di alcuni parlamentari del gruppo pentastellato in UE, tra cui Corrao, prossimi al passaggio con i Verdi.
Un soccorso inoltre potrebbe giungere dall’Opposizione , alla luce della spaccatura registratasi nel Centrodestra, dove il Presidente di Forza Italia Berlusconi, per cui la riforma votata all’Ecofin è poco soddisfacente per l’Italia e lontana dall’indirizzo fornito dal Parlamento UE, ha annunciato voto contrario in Parlamento, allineandosi così alle posizioni di Lega (che ha minacciato scissione in caso di voto disgiunto nella coalizione) e Fratelli d’Italia, e sollevando le proteste di una parte del suo partito, capitanato dal responsabile economico Brunetta, dettosi per il sì e lontano dall’orientamento sovranista, parte , quindi, che potrebbe andare in soccorso della Maggioranza.
Altra divisione all’interno delle forze dell’Esecutivo si registra poi anche sulle riforme costituzionali (legge elettorale e superamento del bicameralismo perfetto) con la contrapposizione tra Italia Viva da una parte e Pd e M5S dall’altra, in merito al sistema proporzionale con soglia di sbarramento al 5%, e sulle modifiche ai Dl Sicurezza, ora in esame alla Camera, con il gruppo di parlamentari pentastellati che ha proposto la sottoscrizione della lettera contraria al Mes che , secondo indiscrezioni di stampa, si starebbe muovendo anche per raccogliere adesioni per votare contro il nuovo testo che elimina le maxi multe alle Ong, estende la protezione umanitaria e quella speciale ai casi di migranti in fuga da violenze e torture e ripristina il sistema di accoglienza degli Sprar, per protestare contro il quale le Opposizioni di Centrodestra hanno tenuto questo pomeriggio un flash mob fuori da Montecitorio.
Sul fronte economico, poi sono previsioni a tinte fosche, quelle sulla crescita nel 2020 e nel 2021 pervenute dall’Istituto Nazionale di Statistica che, nel suo Rapporto sulle Prospettive economiche 2020-2021 ha rivisto a ribasso le stime del Pil.
Per l’Italia , si prevede infatti una marcata contrazione del Pil nel 2020 (-8,9%) e una ripresa parziale nel 2021 (+4,0%,).
Quest’anno la caduta del Pil sarà determinata prevalentemente dalla domanda interna , mentre nel 2021, il contributo della domanda interna tornerebbe positivo (+3,8 punti), cosi come quello della domanda estera netta (+0,3 punti).
Nel biennio 2020-2021, la spesa delle famiglie e delle istituzioni sociali del settore privato a servizio delle famiglie e quella degli investimenti registrerebbero invece una forte contrazione nel 2020 (rispettivamente -10% e -10,1% nel 2020) con un incremento del 4,5% e del 6,2% nel 2021. La spesa delle Amministrazioni pubbliche aumenterebbe con intensità differenziate nei due anni (+2,0% e +0,1%). L’evoluzione dell’occupazione seguirebbe quella del Pil, con un’ampia riduzione nel 2020 (-10%) e una ripresa parziale nel 2021 (+3,6%).
L’andamento del mercato del lavoro risentirebbe quindi del processo di ricomposizione tra disoccupati e inattivi oltre che della progressiva normalizzazione dei provvedimenti a sostegno dell’occupazione.
Nel 2020, il tasso di disoccupazione diminuirebbe (9,4%) per poi tornare a crescere nel 2021 (11%), poiché le unità di lavoro annuali dovrebbero ridursi del 10% nel 2020 e crescere del 3,6% nel 2021. La disoccupazione crescerà anche per il rientro nel mercato di persone rimaste inattive quest’anno.
A incidere sulla ripresa e sul possibile rimbalzo saranno quindi l’evoluzione della pandemia con l’avvio delle vaccinazioni e l’erogazione dei finanziamenti UE del Recovery Fund.
Proprio sullo stallo in atto a Bruxelles, nelle trattative sull’approvazione da parte dei 27 Stati dell’Unione del bilancio pluriennale della UE (che , in caso di ritardo rischia di far scattare l’esercizio provvisorio) e dei finanziamenti per i Paesi più colpiti dalla crisi, determinato dal veto di Polonia e Ungheria ,scaturito dal condizionamento delle erogazioni al rispetto dello Stato di diritto, il Presidente del Parlamento Europeo Sassoli ha paventato l’ipotesi di un accordo a 25 che escluda Polonia e Ungheria.
© Riproduzione riservata