di Federica Marengo sabato 17 ottobre 2020

-Nella giornata di oggi, sul fronte economico, il Governo ha impostato la Finanziaria 2021 da 40 miliardi, 22-23 dei quali in deficit, la quale , vista la recrudescenza del virus, che sembra determinare una seconda ondata di contagi e nuovi stop o allentamenti ad attività di determinati comparti, non sarà improntata alla sola crescita, agganciando il rimbalzo già profilatosi nel III trimestre, ma anche al sostegno delle imprese, dei lavoratori e delle famiglie.
Da ciò, interventi come: la proroga della Cassa integrazione Covid, dei bonus per Partite Iva e piccole imprese, per una spesa di 3 miliardi, l’erogazione di fondi ai Comuni gravati da altri ammanchi dovuti al nuovo stop impresso ad alcune attività, l’assegno unico per i figli per un ammontare di 3 miliardi.
Per quanto riguarda lo sviluppo, invece, prevista la riforma fiscale, da realizzare in un triennio con scansione modulare, e che vedrà la conferma per il 2021 del taglio del cuneo fiscale di 100 euro, già avviato il 1°luglio scorso, per i redditi medio-bassi, per un ammontare di 2 miliardi, gli incentivi alle industrie che si avvalgono dell’innovazione tecnologica e un anticipo di 6 miliardi sul Recovery Fund per la Sanità.
Scontro poi, nel corso del vertice, all’interno della Maggioranza sul ricorso al Meccanismo Europeo di Stabilità , la linea di credito vantaggiosa e senza condizionalità per le spese sanitarie dirette e indirette messa in campo dalla Commissione UE per i Paesi in crisi, che Pd, Italia Viva e LeU vorrebbero fosse attivata, a dispetto dei 5S, cui si sono rivolti, esortando il Movimento a collaborare e a togliere il veto sull’utilizzo del fondo, i quali insistono sull’accelerazione da parte di Bruxelles nell’erogazione delle risorse dei 209 miliardi del Recovery Fund, sulla base delle rassicurazioni del Premier Conte, ottimista, dopo i colloqui avuti con i 27 capi di Stato e di Governo riuniti nei giorni scorsi in Consiglio Europeo ,sulla prospettiva che i finanziamenti arrivino in parte già nei primi mesi del 2021 e non a partire dall’estate-autunno, come preannunciato.
Quanto alle nuove norme anti-Covid19, delineate in linea generale una serie di misure per scongiurare una seconda chiusura nazionale delle attività, quali: il coprifuoco di locali e ristoranti dopo le 22:00, il potenziamento dello smart working al 70% -75%e per la scuola , la didattica a distanza parziale per le scuole superiori e Università e/o la differenziazione degli orari di ingresso e di uscita. Stretta, anche su sport di contatto praticati a livello dilettantistico , a palestre, piscine, parrucchieri ed eventi.
Misure, queste ultime, al centro del tavolo di Coordinamento con la Protezione civile, guidata da Borrelli, svoltosi stamane con il ministro della Salute Speranza, il ministro per gli Affari Regionali Boccia , il Commissario Straordinario all’emergenza Arcuri e le Regioni, nella quale sono state poste questioni come il ritardo da parte di alcune Regioni nell’allestimento di terapie intensive (ne mancherebbero 1600) e la carenza di tamponi e test molecolari (obiettivo fissato: 200.000 tamponi al giorno).
“L’idea di base è l’irrigidimento delle misure con una distinzione di base tra attività essenziali e non essenziali perché abbiamo necessità di limitare i contagi; interveniamo adesso con più forza sulle cose non essenziali per evitare di dover incidere domani sull’essenziale che per il Governo è rappresentato da lavoro e scuola. È il tempo. Se decidiamo come Governo di chiedere a qualche comparto di cessare o limitare le proprie attività ci facciamo carico del ristoro “, ha dichiarato al termine della riunione il ministro della Salute Speranza, seguito dal ministro per gli Affari Regionali, Boccia che, preannunciando l’aprirsi di una nuova fase, quella autunnale, e invitando i Presidenti di Regione al potenziamento della Sanità territoriale, ha precisato: “Nessuna intenzione del Governo a definire un nuovo pacchetto di misure senza condividerlo prima con le Regioni, così come abbiamo sempre fatto” .
Nuovo confronto, poi, alle 17:00, del Ministro della Salute Speranza con il Comitato Tecnico Scientifico, per mettere a punto le misure anti contagio e anti-assembramento e uniformarle ai provvedimenti emanati negli ultimi giorni da alcune Regioni con aumento esponenziale del contagio, come la Regione Campania (stop alla didattica in presenza in scuole ed Università ad eccezione di asili e scuole dell’Infanzia, alle feste pubbliche e private e coprifuoco per locali e ristoranti) e la Regione Lombardia (didattica a distanza parziale per scuole superiori e Università, salvo per matricole e per specializzandi, potenziamento dello smart working, stretta su sport di contatto anche a livello dilettantistico, coprifuoco per i locali e ristoranti dopo la mezzanotte e consumazioni solo al tavolo e non all’esterno a partire dalle 18:00), in vista del Consiglio dei Ministri, fissato in serata a Palazzo Chigi, e dedicato sia alla Manovra che all’emergenza sanitaria, nel quale oltre alla Manovra 2021 e al Documento programmatico di bilancio dovrà essere varato un Decreto antiCovid19 ad essa collegato con misure come la proroga della Cassa integrazione Covid , e le nuove regole per lo smart warking nella Pubblica Amministrazione.
A seguire, altro vertice tra i Presidenti di Regione, un vertice di Maggioranza alle 19:00 tra Premier Conte e i capidelegazione, allargato poi alle 20: 00 al ministro dell’Economia Gualtieri e alle 22:00 il Consiglio dei Ministri, sebbene non si escluda uno slittamento a domani, giornata nella quale il Premier Conte illustrerà il provvedimento in conferenza stampa.
Nel pomeriggio poi, tavolo del titolare del Tesoro Gualtieri e della ministra del Lavoro Catalfo, in videoconferenza con i sindacati, contrari allo stop alla proroga del blocco dei licenziamenti a partire da gennaio, ai quali è stato poi assicurato che lo stop riguarda solo le imprese che utilizzano la Cig Covid ,che sarà prorogata fino al 31 dicembre. Inoltre, con la Legge di Bilancio si dovrebbero prevedere altre 18 settimane, da utilizzare nel 2021, che potranno richiedere anche le imprese che finora non hanno usufruito degli ammortizzatori di emergenza, e che si applicheranno con il meccanismo attuale, che prevede la gratuità dello strumento per le imprese che abbiano registrato perdite oltre il 20%.
Sullo sfondo dell’emergenza sanitaria, però, l’emergenza economica, con l’allarme lanciato dalla Caritas ,che nel suo Rapporto sulla Povertà, ha rilevato , raffrontando il periodo maggio-settembre 2020 con lo stesso del 2019, un aumento nell’incidenza dei nuovi poveri passata dal 31 % al 45%, Infatti, ha scritto l’opera caritatevole della Chiesa italiana nella nota a commento: “Quasi una persona su due che si rivolge alla Caritas lo fa per la prima volta. Aumenta in particolare il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, dei nuclei di italiani che risultano in maggioranza (52% rispetto al 47,9 % dello scorso anno) e delle persone in età lavorativa. Tra le persone che hanno chiesto aiuto quest’anno, caratterizzato dall’emergenza sanitaria, anche tanti piccoli commercianti e lavoratori autonomi: rispetto a questo fronte le Caritas diocesane hanno erogato sostegni economici specifici. In ben 136 diocesi, infatti, sono stati attivati fondi dedicati, utili a sostenere le spese più urgenti (affitto degli immobili, rate del mutuo, utenze, acquisti utili alla ripartenza dell’attività, ecc.).Complessivamente sono stati 2.073 i piccoli commercianti e lavoratori autonomi accompagnati in questo tempo. Il tasso dei cosiddetti “nuovi poveri”, dunque, causa anche la pandemia, è aumentato in Italia nel corso dell’ultimo anno di ben 14 punti percentuali. Sembra quindi profilarsi il tempo di una grave recessione economica che diventa terreno fertile per la nascita di nuove forme di povertà, proprio come avvenuto dopo la crisi del 2008”.
Dati negativi, poi ,sono giunti anche da Confcommercio, in merito ai settori del Turismo e della Ristorazione, tra i più colpiti dalla crisi. Secondo l’associazione dei commercianti, per ristorazione, tempo libero e turismo si prevedono giorni bui a causa della seconda ondata di contagi da Covid-19. Nel suo Rapporto, difatti, ha spiegato: “ Il quarto trimestre si apre all’insegna di una rinnovata e profonda incertezza alimentata dalla dinamica dei contagi con il risultato che i settori della “convivialità” e del turismo “non verranno coinvolti dalla ripresa del Pil”. Per il mese di ottobre si stima un incremento dello 0,9% congiunturale del prodotto che si traduce in una decrescita su base annua del 5,1%. In ogni caso , appare ormai evidente che uno specifico problema della congiuntura italiana sia la mancata diffusione della ripresa ad alcuni importanti settori, tra cui quello della convivialità e del turismo in senso lato. Dopo un terzo trimestre caratterizzato da un forte recupero (+10,6% rispetto al secondo trimestre dell’anno), sebbene meno intenso rispetto alle previsioni contenute nella Nadef (+13,6%), nel confronto annuo l’Indicatore dei consumi di Confcommercio (Icc) di settembre si conferma in territorio negativo, seppure in miglioramento rispetto ad agosto. In particolare, permangono forti differenze nelle dinamiche delle singole voci di spesa, con uno stato di estrema debolezza per molti dei settori dei servizi. I modesti recuperi messi in atto nei mesi estivi hanno solo attenuato riduzioni che, nel caso del turismo, dei trasporti e delle funzioni legate al tempo libero, sfiorano o superano il 50% nel confronto annuo. Un’evoluzione meno asfittica dei consumi, associata a miglioramenti produttivi ed occupazionali nel trimestre luglio-settembre e a un recupero della fiducia delle famiglie e delle imprese, ha comunque consolidato la ripresa del Pil per il quale, dopo il rimbalzo del terzo trimestre, rivisto leggermente al rialzo, si stima ad ottobre un incremento dello 0,9% congiunturale che si traduce in una decrescita su base annua del 5,1%. Per il mese di settembre, l’indicatore dei consumi registra, nel confronto annuo, un calo del 5,2%. Se per i beni ,il saldo risulta positivo per il 2,3%, per i servizi, il dato permane in territorio negativo (-20,7%). In questo contesto, permangono i rischi legati alle incognite sulle prospettive a breve. La recrudescenza della pandemia in Europa sta portando molti Paesi a mettere in atto misure di contenimento, che seppure di entità più limitata rispetto a quanto fatto in primavera, rischiano di minare la ripresa internazionale con particolare riguardo ai più prossimi partner commerciali, come, appunto, l’Italia”.
Previsioni tutt’altro che ottimistiche, corroborate dalla Relazione della Cgia di Mestre, secondo cui, per via degli effetti negativi del Covid, l’Italia rischia di “bruciare’ 160 miliardi di Pil”.
L’associazione degli artigiani, quindi, tramite il coordinatore dell’Ufficio Studi e il segretario Mason, ha evidenziato che : “Nella più rosea previsione, il Pil italiano di quest’anno dovrebbe scendere, rispetto al 2019, del 10% . Per dare l’idea della dimensione della contrazione, è come se il Veneto fosse stato in lockdown per tutto l’anno. Con un crollo quasi doppio rispetto a quello registrato 11 anni fa, è evidente, che una caduta verticale del genere avrà degli effetti negativi sul mercato del lavoro. Per questo, diciamo no a qualsiasi chiusura generalizzata che aggraverebbe ancor più la situazione. Anche perché il peggio deve ancora arrivare. Quando verrà meno il blocco dei licenziamenti, infatti, correremo il rischio di vedere aumentare a dismisura il numero dei disoccupati. Oltre ad avere un carico fiscale indiscutibilmente eccessivo, una pressione burocratica che continua a penalizzare chi fa impresa e un calo degli investimenti molto preoccupante, che interessa in particolar modo quelli di natura pubblica, c’è un’altra grossa criticità che rischia di mettere in seria difficoltà tante aziende, soprattutto di piccola dimensione. Ci riferiamo alla nuova normativa introdotta dall’Unione Europea che interessa le banche. Per evitare gli effetti negativi dei crediti deteriorati, Bruxelles ha imposto a queste ultime l’azzeramento in 3 anni dei crediti a rischio non garantiti e in 7-9 anni per quelli con garanzia reali. E’ evidente che l’applicazione di questa misura, in buona sostanza, indurrà moltissimi istituti di credito ad adottare un atteggiamento di estrema prudenza nell’erogare i prestiti, per evitare di dover sostenere delle perdite in pochi anni. Le previsioni, peraltro, danno un tracollo dei consumi delle famiglie pari a 96 miliardi. In termini assoluti, le famiglie risparmieranno 96 miliardi di euro (- 8,9% rispetto al 2019). Ogni famiglia italiana ridurrà la spesa di circa 3.700 euro. Altrettanto rovinosa sarà la riduzione degli investimenti pubblici e privati: sempre secondo le proiezioni, nel 2020, subiranno una riduzione del 13% ,che in termini assoluti corrisponde a 42 miliardi di euro. Con poca liquidità, consumi e investimenti in caduta verticale, l’Italia sta scivolando verso la deflazione. Dallo scorso mese di maggio, infatti, l’indice dei prezzi al consumo è sempre negativo: nonostante i prezzi diminuiscano, le famiglie non acquistano, poiché, a causa delle minori disponibilità economiche e delle aspettative negative, quel poco che viene venduto comporta, per i dettaglianti, margini di guadagno sempre più risicati. La merce, rimanendo negli scaffali e nelle vetrine dei negozi determina una situazione di difficoltà per i commercianti, ma anche per le imprese manifatturiere che, a fronte di tanto invenduto, sono costrette a ridurre la produzione. Tutto questo inizialmente dà luogo a un aumento del ricorso alla cassa integrazione che poi sfocia in una forte impennata dei licenziamenti. Per superare questa situazione è necessario iniettare elevate dosi di liquidità nel sistema economico, erogando credito alle famiglie, alle imprese e rilanciando gli investimenti, soprattutto quelli pubblici”.
Critica nei confronti del Governo, poi, Confindustria, con il Presidente Bonomi, che, stamane, nel suo intervento all’assemblea romana dei giovani imprenditori, ha affermato: “Noi in questo momento dobbiamo ricostruire il Paese. Siamo in un’economia di guerra e questa è la nostra ambizione, la nostra fiducia, la nostra tenacia. Per fare questo dobbiamo vincere e ricreare una cosa: la fiducia. Fiducia su quattro cose. Il tema Covid, innanzitutto, dove vediamo che purtroppo abbiamo paura del nostro vicino e dei suoi comportamenti. Non c’è fiducia tra Governo e imprese, tra imprese e sindacati. Nessuno di noi era preparato a tale evento. Ma dall’emergenza bisognava pensare al futuro. E oggi purtroppo noi siamo ancora in emergenza. Tutti noi sapevamo di una possibile seconda ondata. Ma cosa è stato fatto nel frattempo? Sulla spesa sanitaria sono stati stanziati 6 miliardi, ma due terzi di quelle risorse non sono state utilizzate: al ministro Speranza sono stati presentati i progetti solo da 5 regioni”.
Critica, nei confronti del Governo, anche l’Opposizione di Centrodestra ,che, compatta , ha promesso “battaglia sulle ulteriori misure restrittive che verranno introdotte a danno di commercianti e piccole imprese”.
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