di Federica Marengo venerdì 18 settembre 2020

-“La politica stia meno nei palazzi del potere e su social e più in piazza e sui posti di lavoro. Chiediamo al Governo di cambiare questo Paese, di ripartire proprio dal lavoro. La grande tragedia che abbiamo passato ha bisogno di risposte concrete. Quindi chiediamo al Governo di cambiare le scelte delle politiche per cambiare questo Paese a cominciare dal lavoro, dalla dignità del lavoro e dai lavoratori. Se non arrivano risposte, la mobilitazione continua”. Questo, il monito rivolto all’Esecutivo dal segretario della UIL Bombardieri, in piazza a Roma, questa mattina, in contemporanea con altre 23 piazze, tra cui Milano e Napoli, per la mobilitazione nazionale. Non un sciopero generale, ha specificato il successore di Barbagallo, perché: “Lo sciopero generale è uno strumento, non un obiettivo. La mobilitazione intanto andrà avanti sui posti di lavoro, nelle piazze e nei territori per spiegare cosa sta succedendo”.
Dalla piazza di Napoli, gli ha fatto eco il segretario della Cgil, Landini, che ha esortato il Governo a discutere con le parti sociali e a confermare, previo passaggio parlamentare, il blocco dei licenziamenti: “E’ necessario che il Governo discuta con le parti sociali, a partire dalle organizzazioni sindacali, su come si spendono i soldi europei e su come cambiare il nostro modello di sviluppo, facendo quelle riforme che da anni attendiamo e che oggi pensiamo ci siano le condizioni per poterle fare. Ripartire dal lavoro vuol dire ripartire dai diritti, dalla qualità del lavoro, dalla lotta alla precarietà e avere un progetto generale di cui il Mezzogiorno non è semplicemente aiutare una parte del Paese, ma è la condizione perché il Paese possa essere rilanciato e si possa costruire un’Europa del lavoro e sociale. E’ importante che il Parlamento confermi il blocco dei licenziamenti. Su questo tema, si sta discutendo in queste ore e ci sono anche delle richieste, a partire da Confindustria, di mettere in discussione il blocco dei licenziamenti. Confermarlo vorrebbe dire, per quest’anno, avere gli ammortizzatori e avere anche il tempo in queste settimane di discutere di un nuovo sistema di ammortizzatori sociali perché il problema della fine del blocco è un problema se nel frattempo non si fa nulla. Nel frattempo, bisogna far partire gli investimenti e fare una riforma degli ammortizzatori sociali che permetta di collegare la formazione, gli orari di lavoro, che incentivi l’uso dei contratti di solidarietà e di altre forme e poi naturalmente nell’immediato c’è il problema di far ripartire gli investimenti per fare in modo che non ci sia un blocco totale delle attività”.
Quindi, l’affondo nei confronti di Confindustria e del suo Presidente Bonomi, sul rinnovo dei contratti nazionali: “Mi auguro che Confindustria capisca che quella è una strada che porta solo a uno scontro di cui non abbiamo bisogno. Anzi, sarebbe utile che insieme chiedessimo al Governo una vera riforma fiscale, e in questa fase sarebbe utile un provvedimento che defiscalizzasse gli aumenti dei contratti nazionali, parliamo di più di 10 milioni di persone tra pubblici e privati che quest’anno e il prossimo saranno alle prese con il contratto. Fare questo vorrebbe dire anche rilanciare i consumi nel Paese. La posizione avuta finora da Confindustria è stata quella di bloccare il rinnovo dei contratti. Pensiamo alla sanità privata dove è da 12 anni che è scaduto il contratto. C’era una pre-intesa, c’era solo da mettere la firma e non lo stanno facendo. E’ una logica secondo noi sbagliata, perché oggi rinnovare i contratti, oltre a essere una questione salariale che esiste è anche una scelta per dire che i problemi si affrontano assieme”.
Incentrato, invece sul Recovery Fund, l’ intervento della segretaria generale della Cisl Furlan, in piazza a Milano: “Sulle proposte per l’impiego dei fondi del Recovery Fund, da tanto aspettiamo la convocazione del Presidente del Consiglio che continua a non arrivare. Glielo abbiamo detto a luglio ,durante la manifestazione nazionale a Roma, glielo diremo di nuovo oggi in tutte le piazze capoluogo delle regioni d’Italia. Nessun euro dei 209 miliardi deve essere sprecato. Tutto deve andare alla crescita, al lavoro, al benessere dei cittadini e all’insegna della coesione sociale. In particolare, bisogna sbloccare i cantieri, investire in infrastrutture, materiali e immateriali, e investire sulla crescita che significa innovazione, ricerca e sulla formazione. Il lavoro deve essere al centro delle scelte”.
Infine, il monito rivolto al Governo sull’utilizzo della linea di credito europeo del Mes per le spese sanitarie dirette e indirette: “Basta bandierine inutili, polemiche inutili, come quella sul Mes: negli ultimi 10-15 anni sono stati tagliati nel nostro Paese 38 miliardi alla sanità pubblica. Perché dire no al Mes, a 37 mld che devono avere solo la caratteristica di essere spesi nella sanità? Basta polemiche inutili, bisogna mettersi a lavorare”.
Istanze, quelle sul Lavoro, rivendicate dai sindacati, proprio nel giorno in cui Coldiretti ha riferito di una penuria di lavoratori nelle campagne dovuta allo stop dei flussi migratori dai Paesi dell’Unione per via della pandemia da Covid19,non compensata , però, dalla sostituzione con lavoratori italiani (percettori di reddito di cittadinanza e di ammortizzatori sociali, compresi), data la mancata reintroduzione di strumenti di pagamento come i voucher, e Istat, Inps, Inail e Anpal hanno rilevato in un Report comune, l’impatto negativo del Covid19 sui contratti di breve e brevissima durata, specie in ambito privato, nel cui ambito, nel secondo trimestre 2020, si sono registrati 1 milione e 112 mila rapporti di lavoro in meno, rispetto al 2019 , considerando anche il lavoro in somministrazione e intermittente.
Una replica immediata alle rivendicazione di sigle sindacali, è arrivata dal Governo con il Ministro degli Affari Europei Amendola ,che ha aperto a un confronto con le parte sociali sulle riforme e gli investimenti da attuare per accedere ai fondi del Recovery Fund.
Intanto, ultimo giorno di campagna elettorale per i partiti di Maggioranza e Opposizioni prima del voto per le Regionali e per il Referendum costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari del 20 e del 21 settembre. In ballo , e dunque contendibile, il governo di 7 Regioni, tra cui la Toscana, la Puglia e le Marche , roccaforti dei dem, che ,in caso di vittoria del Centrodestra, potrebbero indebolire non poco l’Esecutivo giallo-rosso, già provato dalle frizioni per le mancate alleanze locali (unica eccezione , con un candidato comune, Pd-M5S, la Liguria), sebbene dalle forze dell’Esecutivo siano arrivate rassicurazioni riguardo la tenuta del Governo indipendentemente dall’esito della consultazione elettorale.
Dunque, se in casa del Centrosinistra, il segretario del Pd, Zingaretti ha lanciato all’elettorato pentastellato un appello al voto “utile”, ovvero al voto disgiunto tra candidato e lista , in quanto “il Pd è unico baluardo di difesa del Paese dalle Destre”, dal M5S, il capo reggente Crimi ha replicato all’appello, ai microfoni di Radio Anch’io su Rai Radio Uno, invitando gli elettori a un voto disgiunto “al contrario”: “L’elettorato del M5S reagirà al contrario all’appello al voto disgiunto alle Regionali del segretario del Pd, Nicola Zingaretti, anzi auspico e invito a fare voto disgiunto al contrario: votiamo i candidati presidenti del Movimento 5 stelle per dare una possibilità di cambiamento rispetto al passato. Non c’è nessun rimpasto all’ordine del giorno, nessuno ci ha posto questa questione”.
Dall’altro lato, invece, l’Opposizione di Centrodestra si prepara ad espugnare, con la candidata Ceccardi, la Toscana, con il segretario della Lega Salvini e il Presidente di Forza Italia Berlusconi, che, a fronte di un testa a testa in Campania tra il candidato forzista Caldoro e il Presidente uscente De Luca, si sono detti pronti a “governare una Regione come la Toscana, roccaforte rossa che conoscerà finalmente il cambiamento”, così come la leader di Fratelli d’Italia, Meloni, (convinta delle ripercussioni sul Governo in caso di una debacle del Centrosinistra), con i suoi candidati, in Puglia e nelle Marche.
Tuttavia, nelle ultime ore di campagna elettorale , a tenere banco nella Maggioranza è il tema del ricorso al Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità o Fondo Salva Stati), la linea di credito per le spese sanitarie dirette e indirette , del valore, per l’Italia, di 37 miliardi di euro, che Pd, Italia Viva e una parte di LeU vorrebbero sottoscrivere, di contro al M5S, più volte espressosi a sfavore.
Un argomento il Mes, divisivo anche per il Centrodestra, con il sì di Forza Italia e il No di Fratelli d’Italia e della Lega, il cui segretario Salvini, ha così motivato la sua posizione: “Il Mes è un prestito da restituire a precise condizioni decise da un istituto che ha sede in Lussemburgo che potrebbe, ad esempio, aumentare l’età pensionabile o tassare la casa e i conti correnti. Io non mi fido, mi fido degli italiani. Qual è la soluzione? Una che ha percorso il Governo anche la scorsa settimana: emettere dei buoni del tesoro. La settimana scorsa il Governo ha emesso dieci miliardi di buoni del tesoro destinati ai risparmiatori italiani, con una richiesta che era stata di ottantaquattro miliardi. Se uno offre dei buoni del tesoro a condizioni vantaggiose, ci si pensa. Io degli italiani mi fido, di un’organizzazione segreta che ha sede in Lussemburgo mi fido un po’ di meno. Per risollevare l’economia post pandemia da Coronavirus servono dal Governo nazionale contributi a fondo perduto”.
Parole, quelle del segretario del Carroccio, cui è seguito l’attacco di Italia Viva e Pd, concordi nell’affermate, tramite il Vicepresidente della Camera Rosato e il Vicesegretario dem Orlando, che: “La Lega preferisce la patrimoniale al Mes. Come sempre tante belle parole, peccato che non corrispondono ai fatti. A quanto pare, Salvini preferisce attingere ai risparmi degli italiani piuttosto che ai soldi dell’Europa. Noi la pensiamo in maniera completamente diversa, gli italiani sono già stati tassati abbastanza”.
A fare da mediatore sul tema, il Ministro dell’Economia Gualtieri, che ha dichiarato: “Sulle risorse messe a disposizione dell’Italia dal Mes per l’emergenza pandemica esiste una divergenza di opinioni, approfondiremo. Ma non dimentichiamo che abbiamo avuto 120 miliardi di prestiti aggiuntivi a tassi agevolati dal Recovery Fund, una dotazione molto grande. Se a quei 120 miliardi si aggiunge un altro piccolo pezzettino è meglio, ma non vorrei ci sia la sensazione che il Mes è più importante. Penso che le perplessità che si avevano da parte dei 5 Stelle erano legate a una forma di finanziamento che non esiste più, oggi è molto conveniente, su un tema che serve all’Italia, come la Sanità”.
In ultimo, sul fronte macroeconomico, l’Istituto Nazionale di Statistica ha reso noti i dati relativi al fatturato e agli ordinativi industriali, che , nel mese di luglio, e per il terzo mese consecutivo, hanno segnato un recupero su base mensile (+8,1%) ,rispetto a giugno, e un calo su base annuale (-8,1%).
Una ripresa, così commentata dall’Istituto: “La crescita complessiva registrata negli ultimi tre mesi dell’11,1% rispetto ai tre precedenti riduce il gap rispetto ai livelli precedenti l’adozione delle misure di contenimento della pandemia, che tuttavia permane ancora ampio (-7,7% rispetto a febbraio. La variazione congiunturale del fatturato riflette risultati positivi registrati sul mercato interno (+9%) ed estero (+6,5%). Per gli ordinativi, invece, la crescita è sostenuta soprattutto dalle commesse provenienti dal mercato estero, che segnano un aumento del 7,4%, mentre l’incremento di quelle provenienti dal mercato interno si attesta su un modesto +1,3%. Con riferimento ai raggruppamenti principali di industrie, a luglio ci sono stati aumenti congiunturali del fatturato diffusi in tutti i comparti, molto ampi per l’energia e per i beni strumentali (rispettivamente +21,8% e +20,6%) e più contenuti per i beni intermedi e i beni di consumo (rispettivamente +3,1%e +1,6%). Rispetto a luglio 2019, il fatturato è diminuito del 6,3% per il mercato interno e dell’11,4% per quello estero. Il settore estrattivo è l’unico che ha registrato una variazione positiva(+7,1%). Nella manifattura, invece, il settore dei computer e dell’elettronica è rimasto pressoché stabile (-0,1%), mentre per tutti gli altri sono stati rilevati risultati negativi, dalla flessione dell’1,0% dell’industria delle apparecchiature elettriche e non, fino ai cali molto più ampi dell’industria tessile e dell’abbigliamento (-21,1%) e delle raffinerie di petrolio (-32,2%).
Quanto agli ordinativi, a luglio hanno segnato un aumento del 3,7%, recuperando il 14,8% rispetto ai tre mesi precedenti, mentre su base annuale c’è stato un calo del 7,2%, con riduzioni su entrambi i mercati interno (-7% ) ed esterno (-7,4%). Negativi poi, i risultati di tutti i settori, “dalla flessione dell’1% dell’industria di macchinari e attrezzature e delle apparecchiature elettriche e non, ai cali di intensità dell’industria dei computer e dell’elettronica (-15,6%) e di quella tessile e dell’abbigliamento (-17,8%)”.
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