di Federica Marengo giovedì 28 novembre 2024
-Nella giornata di ieri, la Presidente del Consiglio Meloni, ha tenuto un intervento in chiusura della 10° edizione dei Rome MED Dialogues, forum di confronto sulle sfide che ruotano attorno al Mediterraneo.
La Premier, nel suo discorso, ha parlato del ruolo dell’Italia e dell’Europa nel Mediterraneo e della centralità di quest’ultimo: “Occuparsi del Mediterraneo per noi significa valorizzare la naturale proiezione geopolitica, geostrategica, geoeconomica dell’Italia. È un qualcosa che non nasce semplicemente da un input politico, da una scelta occasionale che può fare questo o quel governo. È qualcosa di molto di più. È qualcosa che trae origine dalla nostra stessa posizione geografica e quella posizione geografica chiaramente nel tempo ha contribuito a definire la nostra cultura, lo sviluppo della nostra civiltà, la nostra proiezione verso l’esterno.
E, come ho ricordato molte altre volte, l’Italia è una Nazione molto particolare, è una Nazione continentale e marittima allo stesso tempo, ha la sua testa che è un pezzo di Mitteleuropea e ha i suoi piedi immersi nel Mediterraneo. E questo ci rende naturalmente un ponte tra il nord e il sud dell’Europa, tra l’Europa continentale e l’Europa mediterranea, tra l’Europa nel suo complesso e il Mediterraneo, l’Africa e il Medio Oriente. Ma non solo. Il Mediterraneo è stato per millenni il cuore degli scambi politici, culturali e commerciali del mondo. Poi per secoli si è trasformato in una sorta di “vicolo cieco”, come se fosse un’appendice estrema dell’Oceano Atlantico. Poi ancora il progresso e l’ingegno umano, come spesso accade, hanno reso possibile l’impossibile, cioè una modifica della geografia con l’apertura del Canale di Suez. Così il Mediterraneo ha progressivamente riacquisito la sua centralità, segnatamente come mare di mezzo che collega i due grandi spazi marittimi del globo, che sono l’Oceano Atlantico da una parte e l’Indo-Pacifico dall’altro, attraverso il mare arabico e il Golfo Persico.
È una centralità che nel tempo ha portato a coniare questa definizione di Mediterraneo allargato, cioè un concetto che, come qui sanno in molti, nasce negli anni Ottanta, che è entrato via via nel nostro linguaggio, che identifica di fatto uno spazio geografico racchiuso tra lo stretto di Gibilterra e il Golfo di Aden, includendo al suo interno anche il Medio Oriente e l’Africa centrale.
In questi anni si è lavorato molto per dare profondità politica a questa nozione, però io voglio dire stamattina che ho personalmente maturato la convinzione che perimetrare il Mediterraneo con confini fissi sia alla fine dei conti una sorta di diminutio e che oggi sia molto più aderente alla realtà delle cose l’insegnamento che un grande storico che era Fernand Braudel aveva già espresso alla fine degli anni 40, quando diceva che “il Mediterraneo è quale lo fanno gli uomini”. Ecco io ho fatto questa lunga premessa per spiegare che credo che, in questo decimo anniversario dei Rome Dialogues, noi possiamo cercare di cogliere una grande opportunità, che non è solamente quella di approfondire insieme alcune sfide prioritarie di questo tempo storico particolarmente complesso che affrontiamo, ma è ancora prima, forse, quella di fare un importante passo in avanti nella riflessione geopolitica e geostrategica sul ruolo del Mediterraneo e provare a dare corpo e sostanza insieme a una definizione nuova e molto più ambiziosa, che non è più quella di Mediterraneo allargato, ma è quella di “Mediterraneo Globale”. Significa, cioè, pensare il Mediterraneo non come a un contesto circoscritto, definito da limiti fisici, definito da limiti politici, e neanche come a un mare regionale alla fine dei conti estraneo alle grandi sfide, ma significa pensare al Mediterraneo come a uno spazio che vuole allargarsi al mondo e diventare protagonista delle principali interconnessioni globali, perché è alla portata della nostra sfida. Noi non dobbiamo dimenticare che il Mediterraneo è la via di comunicazione più breve tra Occidente e Oriente e non è un caso che, nonostante occupi solo l’1% delle acque del globo, venga attraversato dal 20% circa del traffico marittimo mondiale. Prima che gli UTI iniziassero i loro attacchi contro le navi mercantili nel Mar Rosso, il canale di Suez aveva superato ogni record di traffico, superando le 26.000 navi transitate nel 2023, perché è lo snodo di connessione del Mediterraneo con un altro spazio marittimo fondamentale dello scenario economico internazionale, sempre più importante, che è l’Indo-Pacifico. Basti pensare al fatto che il 40% del commercio estero dell’Unione europea passa attraverso il Mar Cinese Meridionale e molto di più transita attraverso l’Oceano Indiano. Sono tutti elementi che chiaramente offrono all’Italia un vantaggio straordinario, perché se è vero che il Mediterraneo è tornato al centro del mondo e se è vero che noi siamo al centro del Mediterraneo, la conclusione balza agli occhi, presumo per tutti. E chiaramente la nostra Nazione comprende bene la responsabilità e il ruolo che questo comporta, comprende bene quanto abbia oggi l’occasione di essere centrale nelle dinamiche globali e, particolarmente con questo Governo – credo che lo abbiamo dimostrato -, intende fare la sua parte fino in fondo da questo punto di vista”.
Poi, la Presidente del Consiglio si è soffermata sul progetto di corridoio infrastrutturale ed economico che punta a collegare Europa, Medio Oriente e India e sul Piano Mattei: “Mi riferisco in particolare alle enormi opportunità che arrivano dallo sviluppo delle interconnessioni economiche, che sono sempre più determinanti in un contesto economico globalizzato e ad alta spinta innovativa. Penso, ad esempio, allo sviluppo di IMEC, il progetto di corridoio infrastrutturale ed economico che punta a collegare Europa, Medio Oriente e India, un’iniziativa sulla quale l’Italia ha giocato un ruolo fondamentale per il lancio in ambito G20 e nella quale l’Italia intende giocare un ruolo da protagonista, perché chiaramente connettere le città portuali dell’India, del Medio Oriente, dell’Europa, inserendo tra gli snodi cardine di questa mappa anche l’Italia almeno con Trieste, cioè il porto più settentrionale del Mediterraneo, storico ingresso marittimo all’Europa centrale orientale, ci consentirebbe chiaramente di liberare un potenziale enorme per la nostra economia, per il nostro commercio, per le nostre imprese. Così come strategica è la connessione digitale. In un tempo nel quale chiaramente i dati sono e saranno sempre di più il motore delle nostre società, qui voglio ricordare il Blue-Raman, il sistema di cavi di comunicazione in fibra ottica che collegherà l’India alle economie europee, passando ancora una volta per il Mediterraneo. Concepire il Mediterraneo come uno spazio globale diventa una straordinaria occasione per tutti, anche dal punto di vista energetico, dove chiaramente abbiamo già candidato la nostra Nazione a diventare lo snodo principale per i flussi energetici tra Mediterraneo, Africa e Europa. È un’ambizione alla quale il Governo sta dando voce, come si sa, anche attraverso il Piano Mattei per l’Africa, che ha tra i suoi pilastri proprio l’energia, in particolare le connessioni energetiche. Qui vale la pena di ricordare due progetti strategici fondamentali: l’interconnessione elettrica ELMED tra Italia e Tunisia, quindi tra Africa ed Europa, e il South H2 Corridor per il trasporto dell’idrogeno dal Nord Africa verso l’Europa, cioè due infrastrutture che faranno dell’Italia la porta europea per il gas e per l’idrogeno mediterranei. Dopodiché, parlare di Mediterraneo globale vuol dire anche lavorare per costruire uno spazio geopolitico che deve essere sempre più sicuro e stabile, in un’ottica di cooperazione paritaria, non predatoria, non caritatevole. E’ questo il messaggio che il nostro Governo ha voluto imprimere, particolarmente nel rapporto con le Nazioni africane, dove la nostra sfida è soprattutto quella di consentire alle Nazioni africane di utilizzare al meglio le numerose risorse delle quali dispongono, vivere di ciò che hanno, con governi stabili, con società prospere, e garantire così anche – ne faceva un cenno sempre il Ministro Tajani – un diritto che finora non è stato garantito, che è il diritto a non dover emigrare, a poter trovare nella propria comunità, nella propria casa, senza recidere i propri legami, la possibilità di un futuro migliore, fatto di dignità, fatto di crescita, fatto di lavoro, fatto di opportunità. Perché la vera solidarietà e il vero rispetto sono questo ed è quello a cui il Governo italiano lavora fin dal suo insediamento.
Questa è, come dicevo, la filosofia di fondo del Piano Mattei per l’Africa, un piano condiviso con i Paesi nei quali opera, un piano concreto che è già partito in nove Nazioni del continente africano, ma ovviamente il nostro obiettivo è quello di coinvolgerne molte di più.
È un piano strategico di interesse internazionale, non è solo un piano strategico di interesse nazionale. Quello che noi stiamo cercando di fare è europeizzarlo, internazionalizzarlo sempre di più e quindi creare sempre maggiori sinergie tra strumenti diversi che operano con lo stesso obiettivo e quindi Piano Mattei per quello che riguarda l’Italia, il Global Gateway dell’Unione Europea, il progetto infrastrutturale del G7, il famoso PGII. Stiamo, cioé, cercando di accompagnare anche tanti altri nel comprendere l’attenzione a questo approccio e a un continente che diventerà sempre più strategico per il futuro a livello internazionale”.
Quindi, il passaggio sulla nuova Commissione Ue e sul cambiamento di postura a Bruxelles in materia di politiche migratorie: “Credo che si debba anche al nostro impulso fondamentale l’apprezzabile decisione della Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, di introdurre nella nuova Commissione un portafoglio dedicato al Mediterraneo, di lavorare alla scrittura di un Piano per il Mediterraneo. L’Italia guarda a questa iniziativa con grandissima attenzione, è pronta ovviamente a fornire tutta la collaborazione che è necessaria. Ma questa scelta dimostra un cambio di postura, un cambio – se vogliamo – di attenzione verso il fianco sud che l’Europa ha assunto negli ultimi anni e, io credo, soprattutto grazie all’impulso italiano. Quel cambiamento di postura è visibile particolarmente e anche nel Governo dei Flussi Migratori che citavo il sostegno dell’Europa al memorandum con la Tunisia, il sostegno dell’Europa al memorandum con l’Egitto, l’impegno sempre più marcato da una parte per creare sviluppo nei Paesi africani e dall’altra per combattere le reti di trafficanti di esseri umani con un approccio che è obiettivamente molto diverso da quello che abbiamo visto nel passato, ci fa ben sperare per il futuro. Chiaramente è un percorso che ora va consolidato per contrastare con sempre maggiore incisività l’immigrazione illegale di massa, rendere parallelamente sempre più efficaci i canali di migrazione legali. È un lavoro che noi abbiamo portato avanti come Italia, non solo a livello europeo, lo abbiamo fatto a livello mediterraneo.
Ricordo il processo di Roma, l’iniziativa che, sempre con il Ministero degli Esteri e al Ministero degli Esteri, abbiamo organizzato lo scorso anno, mettendo insieme i principali Paesi mediterranei per lavorare insieme sul tema della migrazione, di come contrastarne le cause, di come gestirle efficacemente, di come combattere le reti di trafficanti. Lo abbiamo fatto qui a Roma, dando vita a questa iniziativa che non a caso si chiama “Processo di Roma”. Adesso stiamo lavorando alla seconda edizione che dovrebbe svolgersi in Tunisia nel corso del 2025”.
Infine, la Presidente Meloni ha parlato della guerra in Sudan e della drammatica situazione dei rifugiati, ma anche della guerra in Medio Oriente e dell’accordo raggiunto tra Israele ed Hezbollah sulla tregua in Libano: “Dopodiché, guardare al Mediterraneo significa anche far sentire il peso e il ruolo dell’Europa nella guerra al caos che rischia di propagarsi con la moltiplicazione delle crisi in atto. Conosciamo tutti la drammatica situazione che sta vivendo il Sudan, Paese dilaniato da una devastante guerra civile con una situazione umanitaria che è al collasso, catastrofica: circa 25 milioni di persone malnutrite, 8 milioni di sfollati interni, oltre 2 milioni e mezzo di persone fuggite nei territori confinanti di Sud Sudan, Chad ed Egitto, le gravissime violazioni dei diritti umani, le violenze su base etnica complicano un quadro che è già estremamente precario, che può generare conseguenze non solo nella Regione. Lo dico per ricordarlo a me stessa e lo dico per ricordarlo a ciascuno di noi, rispetto a una crisi della quale forse non si sta parlando a sufficienza, perché significa essere consapevoli del ruolo che è possibile giocare – sempre – nel contesto globale. E non dimentico ovviamente, non potrei, la principale crisi che scuote oggi il Mediterraneo, ovvero il conflitto in Medio Oriente, la drammatica situazione nella Striscia di Gaza, in Libano. Non ricordo tutto il lavoro fatto dal Governo italiano, lo ha fatto molto efficacemente in pochi minuti il Ministro Tajani – dico efficacemente in pochi minuti perché è stato un lavoro enorme -, per il quale ringrazio non solo il Ministero degli Esteri ma tutto il sistema Italia, perché queste cose riescono efficacemente, soprattutto e quando esiste una filiera di persone che comprendono quanto queste dinamiche siano fondamentali complessivamente per il nostro sistema. L’annuncio, ieri notte, di un cessato il fuoco in Libano è uno sviluppo molto importante e molto positivo. Ovviamente dobbiamo considerarlo un punto di partenza e non un punto di arrivo. Occorre cogliere questa opportunità, lavorare ora con convinzione a una stabilizzazione di lungo termine del confine israelo-libanese che permetta a tutti gli sfollati, sia israeliani, sia libanesi, di tornare alle proprie case in sicurezza. Per far questo, come anche l’accordo del cessato il fuoco prevede, è fondamentale dare finalmente piena applicazione alla Risoluzione 1701 delle Nazioni Unite, rafforzando le capacità di UNIFIL, rafforzando soprattutto le capacità delle forze armate libanesi. E io sono orgogliosa del fatto che l’Italia, con il comando dell’iniziativa Military Technical Committee for Lebanon, abbia un ruolo centrale anche e soprattutto in questa sfida. Lavorare insieme ai partner del G7, insieme ai partner del Golfo, insieme ai partner europei per rafforzare le capacità delle forze armate libanesi in modo che possano assumere le responsabilità previste dal mandato ONU è condizione imprescindibile per realizzare gli obiettivi previsti dall’accordo sul cessate il fuoco e dalle Risoluzioni delle Nazioni Unite. E anche qui voglio ringraziare il Ministero degli Esteri, che in questi giorni è stato impegnato con i suoi omologhi del G7, che ha ribadito ancora una volta l’impegno italiano per arrivare a una de-escalation, a gettare le basi per una soluzione politica duratura dell’intera crisi medio orientale, basata chiaramente sulla prospettiva dei due Stati in cui Israele e Palestina possano finalmente coesistere fianco a fianco in pace e in sicurezza. L’aumento della tensione e l’escalation militare hanno, tra le altre cose, aggravato anche la crisi dei rifugiati in tutta la Regione, particolarmente in Siria, in Giordania, chiaramente in Libano. Lo voglio dire perché è un’altra materia sulla quale l’Italia si è molto spesa in questi mesi. È fondamentale affrontare questa emergenza perché è una crisi che si aggrava sempre di più. Personalmente e con l’intero Governo ci siamo impegnati per riportare anche questa questione all’attenzione dell’agenda del Consiglio europeo. Sono convinta che l’Europa debba lavorare per costruire le condizioni necessarie affinché i rifugiati possano tornare in patria, un ritorno che deve essere volontario, sicuro, dignitoso, sostenibile. È quello che vogliono e chiedono gli stessi rifugiati ed è un obiettivo che non può essere rimandato ad un lontano futuro. E questo è un altro degli impegni di larga scala su cui l’Italia sta lavorando in questi mesi”.
A margine dell’evento, poi, la Premier Meloni, rispondendo ad alcune domande dei cronisti e delle croniste in merito alle frizioni tra Forza Italia e Lega sul tema del taglio del Canone Rai da 90 a 70 euro anche per il 2025, chiesto dal partito guidato dal Vicepremier e ministro Salvini attraverso un emendamento presentato al Dl Fisco in Commissione Bilancio del Senato e respinto con i voti delle Opposizioni e anche con i voti dei forzisti, contrari, ha assicurato che si tratta di “schermaglie” e che un accordo sul Canone si troverà.
Sempre nella giornata di ieri, il Parlamento Ue, riunito a Strasburgo, ha votato con voto palese per la nuova Commissione Ue, presieduta per il secondo mandato da Ursula von der Leyen. A dare il via libera al nuovo esecutivo europeo, sono stati 370 eurodeputati/eurodeputate, mentre i contrari e le contrarie sono stati 282 e gli astenuti/astenute 36: appena 10 , dunque, i voti in più rispetto alla maggioranza assoluta (360), ovvero il numero più basso di sempre.
A venir meno, in parte, i voti di Socialisti, Popolari, Liberali e Verdi, compensati , però, dal voto a favore dei Conservatori, guidati da ECR-il gruppo di FdI, ma non sufficienti per arrivare ai 401 voti della rielezione di luglio, nonostante i tentativi per allargare la maggioranza.
Soddisfatto il gruppo di FdI, che, con Raffaele Fitto, Commissario e Vicepresidente esecutivo con delega alle Riforme e alla Coesione, hanno votato il sostegno alla nuova Commissione, dicendosi pronto a far sentire la propria voce su ogni provvedimento, poiché in numeri, all’interno del Parlamento Ue sono cambiati.
Insoddisfatto, invece, il gruppo socialista, con i socialisti francesi che hanno espresso voto contrario e i socialisti tedeschi che si sono astenuti. Quanto agli altri partiti italiani nelle loro rispettive delegazioni, il Pd e Forza Italia hanno votato a favore, il M5S e AVS voto contrario. Voto contrario è stato espresso anche dalla Lega.
Nel suo discorso all’Europarlamento prima della votazione, la Presidente von der Leyen ha illustrato i cardini del programma della nuova Commissione , a cominciare dalla libertà , che ha sottolineato: “Non sarà gratuita come nel passato”, seguita dalla competitività, dalla decarbonizzazione , dal Green Deal, nell’attuazione del quale avrà un ruolo chiave la Vicepresidente, in quota socialista Teresa Ribera.
Proprio dal via libera al nuovo esecutivo Ue ha iniziato il suo discorso la Presidente del Consiglio Meloni, recatasi stamane in Sardegna, a Cagliari, per tenere un intervento alla cerimonia di Firma dell’Accordo per lo sviluppo e la coesione tra il Governo e la Regione Sardegna.
In apertura del suo discorso, infatti, in merito alla vicepresidenza esecutiva con deleghe alle Riforme e alla Coesione, affidata a Raffaele Fitto, la Premier ha sottolineato: “Un risultato del quale credo l’Italia debba complessivamente andare fiera, un risultato che pone la nostra Nazione in una condizione di centralità nella prossima Commissione europea, ma anche un risultato che ci consente di avere un occhio di riguardo rispetto a molte materie che sono di interesse della nostra Nazione. Io penso che il fatto che la Presidente della Commissione europea abbia voluto affidare all’Italia la gestione dei Fondi di coesione europei, portafoglio da complessivamente circa 400 miliardi per questa programmazione, più la prossima programmazione, probabilmente una somma più o meno equivalente che gestirà sempre questa Commissione, e dall’altra parte, seppur insieme al Commissario Dombrovskis, la delega sul Next Generation EU, quindi il PNRR, altri 600 miliardi di portafoglio sia anche figlio del lavoro che questo Governo ha portato avanti in questi due anni nella realizzazione e nella riforma della spesa relativa ai Fondi europei, così come penso che possa essere di interesse particolarmente per questa importante regione il fatto che il future Vicepresidente Raffaele Fitto avrà anche il coordinamento di alcune deleghe che sono molto importanti per i nostri interessi, l’agricoltura, la pesca, l’economia del mare, le isole, Presidente, e quindi, esatto, io e il Ministro Fitto abbiamo già parlato dell’annosa questione della continuità territoriale e chissà che finalmente l’Unione Europea possa da questo punto di vista darci una spinta maggiore e quindi c’è anche la questione dei trasporti e dunque credo che possa essere per l’Italia e per la Sardegna per noi complessivamente , perché è un risultato che dobbiamo leggere come un risultato italiano, una grande occasione”.
Quindi, la Presidente Meloni ha illustrato la strategia messa in campo dal governo sulle varie fonti di finanziamento a livello nazionale e a livello europeo: “Quando noi abbiamo formato il Governo io ho deciso di dare allo stesso Ministro la competenza sui Fondi di coesione e sui PNRR. Perché? In primo luogo perché noi abbiamo diverse fonti di finanziamento che spesso non si sono parlate tra loro e questo rende molto più difficile realizzare una strategia efficace. Volevamo che tutte queste risorse insieme lavorassero su un’unica strategia. Dopodiché abbiamo passato al setaccio il funzionamento di queste fonti di finanziamento partendo proprio dai Fondi di coesione nazionali. I Fondi di coesione nazionali, come voi sapete, sono risorse estremamente importanti. I Fondi di coesione sono per antonomasia le risorse che servono a combattere le disparità tra i territori. In Italia noi siamo pieni di disparità, perché abbiamo la disparità tra le isole e il continente, abbiamo la disparità tra le città e le aree interne, abbiamo le disparità tra il nord e il sud, abbiamo una disparità tra la costa tirrenica e la costa adriatica e quindi capite bene quanto queste risorse per noi siano fondamentali per far camminare l’Italia avendo tutti la stessa velocità. Quando siamo arrivati al Governo, il Ministro Fitto ha cominciato un’interlocuzione con tutti i Presidenti delle Regioni per andare a fondo su quello che era il ciclo di programmazione dei Fondi di coesione appena concluso nel 2020 è quello che si stava ancora programmando. Il risultato di questo confronto è stato un po’ curioso, nel senso che quello che riguardava il ciclo di programmazione concluso quindi 2014-2020, su 126 miliardi di euro disponibili ne erano stati spesi poco più di 40, se non vado errata. E voi capite che in una Nazione nella quale le risorse mancano spesso non ci si può permettere di non spendere adeguatamente quelle che ci sono. Allora abbiamo lavorato con i Presidenti di Regione e siamo arrivati a una riforma di questi Fondi di coesione. Abbiamo istituito questi Accordi di coesione che introducono alcune novità. Intanto, gli Accordi di coesione sono degli Accordi nei quali la Regione fa delle proposte su dove investire queste risorse che noi chiediamo siano concordate con il Governo nazionale. Perché? Chiaramente non perché vogliamo limitare l’autonomia dei territori, ma perché è importante che il lavoro che i vari territori fanno sia collegato, che ci sia una strategia complessiva. Noi non dobbiamo lavorare come se in ogni regione l’obiettivo della regione finisse con i confini della regione, dobbiamo mettere in rete quello che fa una regione con quello che fanno le altre. Dopodiché abbiamo previsto la possibilità di definanziare progetti che non dovessero arrivare a realizzazione perché altrimenti i Fondi vanno dispersi, abbiamo previsto la possibilità nei casi in cui ci siano lungaggini amministrative difficoltà di introdurre i poteri sostitutivi. Abbiamo previsto nell’accordo di coesione anche la quota di finanziamento regionale, perché una delle ragioni per le quali le regioni alla fine non riuscivano a volte a spendere queste risorse è che mancava anche il finanziamento, la quota di cofinanziamento regionale. Quindi abbiamo decongestionato, cerchiamo di decongestionare, di contribuire a decongestionare i bilanci regionali e di rendere queste opere diciamo più facili da realizzare. Questo è il lavoro che abbiamo fatto sui Fondi di coesione nazionali che ci porta oggi a sottoscrivere il ventesimo accordo, quindi siamo in dirittura d’arrivo, concluderemo domani con la Regione Puglia e avremo firmato con tutte le regioni e le province autonome”.
Poi, la Presidente Meloni ha parlato del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza,della riforma dei Fondi di Coesione e degli interventi nel Mezzogiorno: “Parallelamente abbiamo fatto il lavoro che riguarda il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Voi sapete che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano è il piano più corposo in Europa. Molto spesso ci si è chiesti, ci si è interrogati, «Ah, ma forse queste risorse non riusciremo a spendere, l’Italia sarà in ritardo. Sono fiera di annunciare e ricordare che non più tardi di due giorni fa è stata approvata dalla Commissione europea la sesta rata del PNRR e che noi siamo, secondo tutte le stime, la prima Nazione in Europa per realizzazione e implementazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nonostante abbiamo il piano più corposo di tutti. Questo non ci ha impedito di rivedere il PNRR, di rinegoziarlo banalmente perché da quando il primo PNRR è stato scritto chiaramente con quello che vediamo, la crisi internazionale, alcune priorità erano cambiate e abbiamo cercato di adeguare quelle risorse alle priorità che avevamo di fronte. Abbiamo liberato 21 miliardi di risorse, li abbiamo investiti con prevalenza sul mondo produttivo, sulle imprese, sull’infrastrutturazione energetica, che è un’altra grande questione del nostro tempo, l’abbiamo investiti sulla sanità, l’abbiamo investiti sul diritto allo studio, l’abbiamo investiti sulle famiglie, l’abbiamo investiti sull’ efficientamento energetico delle piccole e medie imprese, cioè su priorità che in questo tempo secondo noi erano tali. Dopodiché, mentre facevamo questo lavoro, abbiamo riformato anche i Fondi di coesione europei, che sono un altro pezzo fondamentale, sono la delega principale che Raffaele Fitto avrà da commissario europeo, altre risorse estremamente importanti che servono sempre a combattere i rivali e che vanno prevalentemente nelle regioni del Sud. La riforma dei Fondi di coesione europei ci ha consentito di investire complessivamente 74 miliardi di euro, dei quali 42 sono Fondi EU, prevalentemente al Sud, per fare cosa? Li abbiamo concentrati sulle infrastrutture. Perché se è vero che c’è un divario, è vero anche che quel divario per gran parte è dato dalla carenza infrastrutturale. Allora, una delle cose che abbiamo scelto di fare è la diversità di investimenti. Noi sappiamo che la spesa per investimenti in Italia è sempre stata collegata alla popolazione e quindi al Mezzogiorno d’Italia tendenzialmente sempre andato intorno al 34% della spesa infrastrutturale perché nel sud Italia vive il 34% dei cittadini.Io mi sono permessa di contestare questo assunto, nel senso che una delle ragioni per le quali al sud risiede ormai il 34% – e scende – dei cittadini è che c’è un problema di spopolamento. Quello spopolamento è legato all’assenza di opportunità, quell’ assenza di opportunità è legata all’assenza di infrastrutture. Se noi continuiamo a legare la spesa infrastrutturale alla popolazione che abita rischiamo di avvilupparci sempre di più e quindi abbiamo deciso di alzare la spesa infrastrutturale obbligatoria per le regioni di Mezzogiorno per combattere questo divario, e poi il lavoro. Abbiamo investito 3 miliardi di euro per incentivare le assunzioni particolarmente al Sud con una decontribuzione del 100% per i primi due anni per chi assume prevalentemente giovani, donne e over 35, diciamo che non abbiano lavoro da tot tempo, a patto che vengano assunti a tempo indeterminato. Cioè noi vogliamo creare lavoro, ma vogliamo anche creare lavoro stabile. Questo è stato fatto prevalentemente con i Fondi europei, ci sono anche incentivi molto importanti all’autoimpiego, cioè all’avvio di nuove attività, quindi non solo per il lavoro dipendente, fino a 200 mila euro di contributo per chi avvia una nuova attività particolarmente nelle regioni del Sud e a corollario di tutto questo lavoro abbiamo lavorato sulla zona unica speciale del Mezzogiorno. E questa è stata un’altra scelta, secondo me, molto importante e strategica, difficile negoziazione con la Commissione europea. Noi prima avevamo alcune zone economiche speciali circoscritte alle aree retroportuali, non avevano funzionato, in molti casi come ritenevamo che dovessero funzionare, abbiamo istituito un’unica zona economica speciale che riguarda tutto il Mezzogiorno. Significa avere un’autorizzazione unica investi, significa avere crediti d’imposta per quello che investi, significa creare sistema produttivo, incentivare il sistema produttivo. Sulla zona economica speciale abbiamo investito credito d’imposta oltre 2 miliardi di euro e io credo che questa possa essere un’altra importante attività”.
Infine, la Premier, si è soffermata sulla centralità del Mediterraneo per l’economia del Paese e sui progetti da attuare in Sardegna con i fondi erogati: “Sulla zona economica speciale abbiamo investito credito d’imposta oltre 2 miliardi di euro e io credo che questa possa essere un’altra importante attività. Voglio aggiungere un ultimo tassello a questo ragionamento perché cerchiamo di raccontare un po’ una strategia, no? Altrimenti rimangono, possono sembrare, diciamo interventi spot. Non lo sono. Il mare, non lo devo dire ai sardi, questa Nazione, che ha nel mare una delle sue più grandi infrastrutture, perché noi siamo una piattaforma in mezzo al Mediterraneo.Il Mediterraneo è il mare di mezzo dei due grandi bacini di interconnessione commerciale del mondo, che sono l’Indo Pacifico e l’Oceano Atlantico, il Mediterraneo è il centrale e noi siamo centrali nel Mediterraneo.Non possiamo non utilizzare questa posizione geostrategica come deve essere utilizzata. L’Italia per molti anni si è comportata come se fosse, diciamo, la Svizzera, come se il mare non ci fosse o come se comunque non fosse importante come invece lo è da noi, e noi abbiamo scelto su questo di fare una strategia.C’è oggi un Ministero del Mare, c’è oggi un Piano per il mare che è stato ragionato e lavorato con tutti i sistemi produttivi che ruotano attorno a questa grande infrastruttura che abbiamo in Italia e c’è anche su questo una strategia che portiamo avanti. Questo è il quadro che ci porta o anche all’Accordo di coesione che firmiamo oggi, è un lavoro che complessivamente comincia a dare i suoi frutti, perché noi abbiamo ancora tantissimi problemi da risolvere, abbiamo tantissimi problemi da risolvere nelle regioni del Sud, però ce lo vogliamo dire che nel 2023 il Sud è stato la locomotiva d’Italia? Che nel 2023 il PIL del Mezzogiorno è cresciuto dell’1,3% più di quanto non fosse la crescita della media italiana, che qui l’occupazione è cresciuta anche di più di quanto non crescesse a livello nazionale, che è stato il Sud a dare l’impulso fondamentale all’export, che ci ha portato per la prima volta a essere la quarta Nazione esportatrice al mondo. Si può fare, si può fare con un po’ di incentivi, infrastrutture, investimenti, orgoglio. E non devo anche qui spiegare ai sardi cosa sia l’orgoglio. Quindi arriviamo anche alla firma di questo Accordo di coesione con la Sardegna.Con questo Accordo, la Presidente ha detto molto, io ci torno velocemente, noi assegniamo alla Regione autonoma della Sardegna, poco meno di 2,5 miliardi di euro del Fondo Sviluppo e Coesione, comprensivi chiaramente dei 158 milioni che erano stati dati come anticipazione nel 2021. Se a queste risorse aggiungiamo i cofinanziamenti previsti dalla Regione, dai Comuni e dagli altri Fondi previsti per i progetti con questo Accordo, mobilitiamo complessivamente investimenti per circa 3,5 miliardi di euro.Con queste risorse finanziamo molti progetti, che sono tutti progetti strategici per il territorio, ma sono, come ricordava la Presidente Todde, progetti concentrati su alcune direttrici. Io ne individuo prevalentemente cinque.Il tema della messa in sicurezza del territorio e sicuramente la parte più significativa, parliamo di 735 milioni di euro complessivamente sui temi ambientali, dissesto idrogeologico, siccità, in particolare appunto come veniva spiegato per rinnovare gli acquedotti e le infrastrutture per l’approvvigionamento e la distribuzione dell’acqua, tema molto importante anche per un pezzo fondamentale dell’economia sarda che è chiaramente l’agricoltura. Poi la seconda direttrice si concentra sui trasporti e la mobilità. Qui investiamo circa 450 milioni di euro.Con queste risorse finanziamo progetti importanti come il tratto Sant’Orsola – Li Punti della metro tramvia di Sassari, il miglioramento della mobilità provinciale. C’è il tema dell’edilizia residenziale, anche io lo considero estremamente importante e qui complessivamente 230 milioni di euro. C’è la questione della salute e quindi tanto l’ospedale di Sassari quanto quello di Cagliari verranno rafforzati, implementati, complessivamente 136 milioni di euro di investimento sulla priorità della sanità. Scuola e università, che sono un’altra direttrice fondamentale, circa 187 milioni per l’edilizia scolastica, circa 104 milioni per la ricerca e l’infrastrutturazione dell’Università di Cagliari. Quindi, ambiente, viabilità, casa, scuola, università, salute, che sono priorità trasversalmente riconosciute da tutti noi, che hanno come unico obiettivo quello di tentare di migliorare la qualità della vita dei cittadini. Come dicevo, queste risorse molto importanti si sommano e sono complementari a quelle che in Sardegna vengono investite con il PNRR, parliamo di circa 4,2 miliardi di euro che finanziano oltre 10.000 progetti su tutto il territorio della Regione. Si sommano alle risorse che abbiamo già sbloccato sulla Zona Economica Unica del Mezzogiorno per l’Isola. In Sardegna, da gennaio a oggi, sono state rilasciate 19 autorizzazioni pari a investimenti per quasi 100 milioni di euro, che significa soprattutto parlare di lavoro.E quindi cerchiamo di offrire strumenti insieme, lavorando insieme, anche io sono contenta della collaborazione che non riguarda solamente il Governo e la Regione, riguarda anche la Regione e i sindaci, cioè è una filiera che penso stiano dando dei risultati, possano dare ancora maggiori risultati investendo anche qui, ripeto, su una mentalità secondo la quale bisogna soprattutto puntare sul merito e sull’orgoglio.Cioè non una mentalità che vuole, come posso dire, immaginare che non ci sia la possibilità di migliorare la condizione alla quale ci siamo abituati, ma che quella possibilità ci sia e che alla fine la sfida più grande che noi dobbiamo vincere per le regioni del Mezzogiorno è metterle nella condizione di dimostrare il loro valore, potendo finalmente competere ad armi pari.E questo si fa solamente con gli investimenti, con investimenti duraturi, con investimenti seri, con investimenti che possono combattere le troppe disparità che abbiamo vissuto in questa Nazione. È un pezzo del lavoro che abbiamo fatto oggi insieme”.
Poi, la Presidente del Consiglio Meloni, tramite una nota di Palazzo Chigi, ha espresso soddisfazione per l’avvio della seconda fase del programma di riqualificazione urbana a Caivano , riguardo cui ha evidenziato: “Oggi lo Stato mantiene un altro impegno preso coi cittadini. In occasione dell’inaugurazione del nuovo Centro ‘Pino Daniele’, avevamo annunciato che il lavoro del Governo a Caivano non era affatto concluso e che sarebbe andato avanti. Così è stato. Oggi è iniziata la fase 2 del programma di riqualificazione e rigenerazione urbana portato avanti negli ultimi 15 mesi, con lo sgombero degli alloggi occupati abusivamente al Parco Verde da soggetti condannati per reati di camorra. Ringrazio la Prefettura di Napoli, la magistratura, la struttura commissariale, le Forze di polizia e tutti gli operatori coinvolti nell’operazione di oggi, passo determinante per restituire dignità ai cittadini perbene e oneste di Caivano. Siamo già al lavoro, anche grazie ad una sinergia tra pubblico e privato, per raggiungere il prossimo obiettivo, che è la riqualificazione degli immobili del Parco Verde. Il cammino prosegue. Intendiamo fare di Caivano un modello, e poi esportare quel modello in tutte le altre Caivano d’Italia. È un impegno gravoso, ma è quello che gli italiani si aspettano da noi. E non intendiamo deluderli”.
Intanto, sul fronte dei lavori parlamentari, via libera in Senato, con 100 voti favorevoli, 46 contrari e un’astensione, alla fiducia posta dal governo sul Dl Fisco collegato alla legge di Bilancio, che da lunedì sarà all’esame della Camera per la seconda lettura e l’approvazione che dovrà avvenire entro il 18 dicembre. Il provvedimento contiene tra le altre misure la riapertura al 12 dicembre del Concordato preventivo biennale , l’ampliamento della platea dei beneficiari del bonus di Natale di 100 euro (con l’esclusione del requisito del coniuge a carico) e il rinvio del secondo acconto Irpef che riguarda i contribuenti titolari di partita iva, che nell’anno precedente hanno dichiarato ricavi o compensi non superiori a 170.000 euro.
Sempre in Aula a Palazzo Madama, via libera con 81 sì, 40 no e 18 astenuti, al Ddl che abolisce i test di ingresso alla facoltà di Medicina, che ora passa alla Camera. Prevista la delega al governo per adottare i decreti legislativi necessari entro un anno dall’entrata in vigore della legge.
Alla Camera, infine, via libera con 152 sì e 108 no al decreto Flussi-Paesi sicuri, che ora passa all’esame del Senato.
©Riproduzione riservata