di Federica Marengo giovedì 30 maggio 2024
-La giornata politica di oggi, si è aperta con le Commemorazioni alla Camera del centenario del discorso tenuto in Aula il 30 maggio del 1924 dal deputato socialista Giacomo Matteotti, nel quale contestò i risultati delle elezioni, svoltesi poche settimane prima, il 6 aprile, denunciando i brogli e le violenze commessi dai fascisti per riuscire a vincerle , per poi essere rapito e ucciso undici giorni dopo, il 10 giugno, da una squadra fascista.
Stamane, erano presenti in Aula,a Montecitorio, dove l’attore Alessandro Preziosi dallo scranno del deputato, ha riletto un estratto del celebre discorso pronunciato da Matteotti, il Presidente della Repubblica Mattarella, i Presidenti del Senato e della Camera, La Russa e Fontana , la Premier Meloni e la segretaria del Pd, Schlein.
A dare inizio alle commemorazioni, il saluto del Presidente della Camera Fontana, che, prima della cerimonia si è recato in Transatlantico con il Capo dello Stato all’esposizione dedicata a “Matteotti parlamentare”.
Matteotti, quindi, è stato ricordato dal giornalista e conduttore Bruno Vespa; dal Professore emerito di Storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Emilio Gentile e dal già Presidente della Camera dei deputati, Luciano Violante. Al termine, sono stati premiati i vincitori del concorso “Matteotti per le scuole”.
Per l’occasione, la Presidente del Consiglio Meloni ha rilasciato una dichiarazione, nella quale ha evidenziato: “Il 30 maggio 1924, Giacomo Matteotti ha pronunciato nell’Aula della Camera il suo ultimo discorso, che gli sarebbe poi costato la vita. In quel discorso, Matteotti difese la libertà politica, incarnata nella rappresentanza parlamentare e in libere elezioni. Oggi siamo qui a commemorare un uomo libero e coraggioso ucciso da squadristi fascisti per le sue idee. Onorare il suo ricordo è fondamentale per ricordarci ogni giorno a distanza di 100 anni da quel discorso il valore della libertà di parola e di pensiero contro chi vorrebbe arrogarsi il diritto di stabilire cosa è consentito dire e pensare e cosa no. La lezione di Matteotti, oggi più che mai, ci ricorda che la nostra democrazia è tale se si fonda sul rispetto dell’altro, sul confronto, sulla libertà, non sulla violenza, la sopraffazione, l’intolleranza e l’odio per l’avversario politico”.
Nel corso della mattinata, però, l’agenda della Premier è stata scandita da altri appuntamenti, a cominciare dal videomessaggio inviato all’Assemblea nazionale di Confapi (Assemblea nazionale della Confederazione Italiana della piccola e media Industria Privata), nel quale, ringraziato il Presidente Camisa per l’invito e ,salutati gli oltre 800 imprenditori e imprenditrici intervenuti, ha dichiarato: “Ho accettato molto volentieri l’invito di Confapi a portare il mio contributo all’evento di oggi perché Confapi è da sempre un interlocutore importante del Governo, un interlocutore importante delle Istituzioni e rappresenta un pezzo insostituibile del nostro tessuto produttivo italiano, che è la piccola e la media impresa. Senza la piccola e media impresa l’Italia non sarebbe quella che è. Non sarebbe la terza economia d’Europa, la seconda manifattura del Continente e la nostra Nazione non vanterebbe primati in tantissimi campi. La piccola e media impresa è il motore dell’economia italiana, e il Governo ha il dovere di essere al suo fianco. Perché non è lo Stato a creare ricchezza, ma sono le aziende con i loro lavoratori a farlo, e il compito dello Stato è invece quello di creare un ambiente che sia il più possibile favorevole a chi fa impresa. Questa è la visione che ispira il lavoro del Governo, e che ha trovato concretezza nei provvedimenti che abbiamo adottato in questo primo anno e mezzo. Penso alla riforma fiscale, che stiamo attuando con grande velocità per ridurre la pressione fiscale e per costruire un nuovo rapporto tra Fisco e contribuente, ispirato alla fiducia e alla collaborazione. Ne è un esempio il concordato preventivo biennale, strumento che darà a milioni di piccole imprese e lavoratori autonomi la possibilità di accordarsi preventivamente con il fisco sulle imposte da pagare per due anni, senza essere soggetti ad accertamenti. Penso anche agli incentivi per le imprese che assumono, con la super deduzione del costo del lavoro secondo il principio “più assumi meno paghi” che abbiamo previsto con la legge di bilancio e, più di recente, con gli esoneri contributivi totali per i datori di lavoro che assumono giovani e donne, soprattutto nelle regioni del Sud. Abbiamo declinato la nostra attenzione nei confronti del mondo produttivo e delle piccole e medie imprese in tanti altri provvedimenti e abbiamo dovuto confrontarci con alcune grandi sfide. Una delle priorità del Governo in Europa è stata quella di riportare razionalità, pragmatismo, buon senso nella sfida della transizione ecologica ed energetica, rimettendo mano alle norme più ideologiche del “Green Deal” che avrebbero messo in ginocchio interi nostri settori produttivi. Come è accaduto con la vittoria ottenuta sulla modifica del cosiddetto “regolamento imballaggi”, provvedimento che nella versione originaria avrebbe messo a repentaglio il 25% del Prodotto interno lordo italiano e travolto intere filiere della nostra economia. Ovviamente, il lavoro che dobbiamo portare avanti in Europa non è finito, ma è necessario che le buone ragioni dell’Italia abbiano sempre più forza e ascolto nei contesti europei. È una sfida che possiamo vincere, e che possiamo vincere tutti insieme: Governo, Istituzioni, associazioni di categoria, parti sociali. Lo abbiamo dimostrato su altri dossier e possiamo essere decisivi anche su molti altri che arriveranno in futuro, per costruire un’Europa più giusta, più attenta alle istanze dell’economia reale, più vicina alle imprese e ai lavoratori. È quello che intendiamo fare, anche grazie al vostro contributo, alle vostre idee e alle vostre proposte”.
Poi, la Presidente del Consiglio Meloni ha presieduto a Palazzo Chigi la quarta riunione del Tavolo Tecnico di Coordinamento sulla Sicurezza Energetica, nell’ambito del Piano Mattei per l’Africa, nella quale, come si legge in una nota della Presidenza del Consiglio, si è proceduto “all’avvio formale del progetto “Una tabella di marcia per connettere l’Africa all’Europa per la produzione di energia pulita”, finanziato dalla Commissione europea e attuato dalla Banca Mondiale”.
Nella suddetta nota, inoltre, si spiega che: “A sostegno degli obiettivi del Piano Mattei per l’Africa e in particolare della sua dimensione energetica, il progetto svilupperà una mappatura complessiva delle infrastrutture di interconnessione energetica – esistenti e in fase di progettazione – capaci di sostenere un afflusso di energia pulita dall’Africa all’Europa tramite il territorio nazionale, assicurando all’Italia un ruolo di snodo strategico fra i due continenti. Alla riunione, presieduta dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, hanno preso parte rappresentanti della Commissione europea, della Banca Mondiale, nonché di tutti i Ministeri che compongono il Tavolo Tecnico (Esteri, Mef, Mase, Dipartimento Politiche europee, Mimit, Mise, Masaf), al fine di allineare tutti i principali soggetti pubblici a sostegno del progetto. L’obiettivo del Tavolo Tecnico, istituito il 20 novembre 2023 assieme al Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, è quello di assicurare la condivisione delle diverse iniziative legate alla produzione, trasmissione e distribuzione dei flussi energetici fra l’Europa e il continente africano, in linea con il Piano Mattei, che mira ad uno sviluppo condiviso con la Sponda Sud del Mediterraneo, assicurando una maggiore sicurezza e diversificazione energetica”.
Nel frattempo, a meno di dieci giorni dalle elezioni Europee, il dibattito politico di queste ore è incentrato sulle Riforme costituzionali presentate dal Governo , oltre che sulle guerre in Ucraina e in Medio Oriente.
Dopo il Ddl sulla riforma dell’Autonomia Differenziata e quello sul Premierato, l’ultimo Ddl costituzionale ad essere stato approvato, ieri in Consiglio dei Ministri, è stato quello sulla Riforma della Giustizia, che ora dovrà intraprendere l’iter della modifica costituzionale, contenente la separazione delle carriere dei giudici , che attua il principio fondamentale del processo accusatorio voluto da Giuliano Vassalli, ministro della Giustizia che nel 1987 presentò la riforma del Codice di procedura panale ancora oggi in vigore, e lo sdoppiamento del Consiglio Superiore della Magistratura, con l’obiettivo di circoscrivere l’influenza delle correnti sulle nomine.
La riforma prevede quindi, la separazione tra magistrati giudicanti, con il compito di emettere le sentenze e magistrati inquirenti, con l’incarico di indagare e sostenere l’accusa al processo.
Separati , dunque, i due ruoli che avranno carriere distinte , senza la possibilità, dopo la scelta iniziale, di passare dall’una all’altra.
Ciascuna di queste due funzioni, poi, avrà un suo Consiglio Superiore della Magistratura, i cui membri saranno estratti a sorte e che saranno guidati sempre dal Presidente della Repubblica, il quale nominerà 3 dei 15 giudici che andranno a comporre l’Alta Corte, un organismo nuovo con il compito di vigilare e, nel caso, sanzionare i giudici e i pubblici ministeri.
Soddisfatto il ministro della Giustizia Nordio, che in conferenza stampa, dopo il via libera in Consiglio dei Ministri del testo, ha dichiarato: “È un provvedimento epocale, la separazione delle carriere è una tesi che sostengo da venticinque anni: attua il principio fondamentale del processo accusatorio voluto da Vassalli, mutuato dall’ordinamento anglosassone. Non si è solo ottemperato ad un obbligo preso con l’elettorato, ma anche un passaggio dovuto, così da dare seguito al processo accusatorio voluto dal maestro Vassalli”.
Poi, il Guardasigilli ha precisato: “La riforma non modifica l’obbligatorietà dell’azione penale” e, rispondendo alle critiche dell’Associazione Nazionale Magistrati, con la quale si è detto pronto a “confrontarsi e ad ad accettare contributi e suggerimenti”, ha sottolineato: “La volontà popolare è sacra e si esprime attraverso le elezioni. Se ci viene dato il mandato di separare le carriere, noi ubbidiamo”.
Proprio l’Associazione Nazionale Magistrati, nel pomeriggio di ieri, subito dopo il varo della Riforma in Consiglio dei Ministri, ha indetto una riunione urgente della Giunta esecutiva centrale, al termine della quale ha fatto sapere, tramite nota ,che si riunirà il 15 giugno nel Comitato direttivo per “assumere nuove iniziative e per avviare una mobilitazione importante, anche dai territori”, non escludendo lo sciopero ed evidenziando: “La logica di fondo del Ddl si rintraccia in una volontà punitiva nei confronti della magistratura ordinaria e presenta molteplici aspetti allarmanti. È una riforma che esprime la chiara intenzione di attuare un controllo sulla magistratura da parte della politica. Quella di oggi è una sconfitta per la giustizia, significa dar più potere alla maggioranza politica di turno, danneggiando innanzitutto i cittadini”.
Per il Presidente dell’ANM, Santalucia, che ha esposto le ragioni dell’Associazione Nazionale Magistrati ai microfoni di Rai Radio 1, si tratta di una “riforma inutile e dannosa, che ridimensiona l’autonomia e l’indipendenza della Magistratura. La riforma è deludente, è una riforma che non ha senso, non c’è ragione per toccare l’assetto costituzionale attuale della Magistratura. La riforma indebolisce i presidi di Autonomia e di indipendenza dell’organo giudiziario. In particolare, svilisce il ruolo che oggi il Consiglio Superiore della Magistratura ha , pensato come presidio a tutela dell’autonomia e dell’indipendenza. Non c’è bisogno di una riforma costituzionale per attuare il processo accusatorio, lo abbiamo dal 1988 ed è eccentrico pensare che una legge ordinaria, qual è quella del Codice, perché il Codice è una legge ordinaria, imponga una riforma costituzionale , di solito è il contrario. La Costituzione è una norma sovraordinata; questo è un espediente dialettico per giustificare una riforma che non ha senso. Io confido che il Parlamento saprà decidere con serietà e al di fuori dei proclami : c’è da assicurare a questo Paese una giustizia all’altezza del tasso di democraticità del nostro ordinamento”.
Soddisfatta per l’approvazione del Ddl riguardante la Giustizia, la Premier Meloni, che, in un videomessaggio social, ha detto: “Abbiamo rispettato un altro impegno preso con gli italiani, visto che nel programma di centrodestra era stato scritto che avremmo riformato la giustizia. Il Ddl costituzionale, contribuirà ad avere finalmente una giustizia più equa ed efficiente e rappresenta anche una risposta a chi in questi mesi ha detto che non avremmo mai avuto il coraggio di presentare questa riforma, attesa da decenni: evidentemente ancora non conoscono la nostra determinazione. Quando è giusto fare qualcosa nell’interesse dell’Italia e degli italiani noi semplicemente la facciamo. Ma certo varare questa riforma, dopo trent’ anni che se ne parla, è un risultato epocale. La prima novità riguarda la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, servirà a differenziare finalmente il percorso di chi è chiamato a giudicare i cittadini da quello di chi ha l’incarico di muovere le accuse. La seconda novità riguarda la modalità di selezione dei componenti del Csm, perché l’attuale meccanismo di composizione dell’organo di autogoverno della giustizia ha purtroppo creato un sistema dominato dalle correnti della magistratura, che ne ha minato la percezione di indipendenza e ha penalizzato quella stragrande maggioranza di magistrati che vogliono solo fare bene il loro lavoro, senza per questo doversi piegare alla logica delle dinamiche politiche o correntizie. Ecco quindi che, per rompere il meccanismo delle correnti, è stato previsto che i componenti del Csm vengano selezionati per sorteggio, con modalità che saranno stabilite dalla legge. Il terzo e ultimo cambiamento riguarda la costituzione di un nuovo organismo indipendente: l’alta Corte disciplinare, che avrà il compito di esprimersi sugli illeciti dei magistrati, sottraendo questa attività al Csm in modo da superare la criticità registrata finora di un sistema, anche qui, condizionato dal correntismo, e che quindi tende a non sanzionare mai neppure le violazioni più grosse. E’ una riforma giusta, necessaria, storica, che si aggiunge alle altre riforme varate dal governo, come quella del fisco e la riforma istituzionale”.
Successivamente, in un’intervista al Corriere.it, il sito de Il Corriere della Sera, la Presidente del Consiglio Meloni ha replicato all’ANM, che ha definito la riforma della separazione delle carriere “punitiva”, dicendo: “Non capisco perché si possa considerare una riforma del genere punitiva nei confronti dei pm, e trovo bizzarro che venga definita una vendetta. Io non considero la magistratura un mio nemico e a questo punto chiedo ai magistrati se non considerino il Governo un nemico”.
Quanto agli altri temi in agenda, riguardo alla politica estera e alla guerra in Ucraina, sull’opportunità di colpire la Russia con armi occidentali e Nato, la Premier ha spiegato: “Non ne vedo il bisogno , occorre piuttosto rafforzare le difese anti-aeree di Kiev”.
In merito alle elezioni Europee, la Presidente del Consiglio ha confermato la vicinanza a Marine Le Pen e sul/ sulla prossimo/a Presidente della Commissione UE, ha detto: “Lavoro a una maggioranza alternativa”.
Infine, sulla riforma del Premierato, rispondendo alle critiche delle Opposizioni, sull’indebolimento dei poteri del Presidente della Repubblica, ha ribadito: “Il Premierato non sottrarrà i poteri al Capo dello Stato, semmai li aumenta”.
Tornando alla Ddl della riforma della Giustizia con la separazione delle carriere, per il Vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Salvini: “E’ un’altra promessa mantenuta , che argina lo strapotere delle correnti”, riecheggiato dal Vicepremier e ministro degli Affari Esteri Tajani, che, dedicando il disegno di legge a Silvio Berlusconi, in quanto riforma da sempre nell’agenda di FI, ha commentato: “Siamo finalmente in dirittura d’arrivo per la riforma. Ogni imputato avrà la possibilità di avere l’accusa e la difesa sullo stesso piano. Per i cittadini italiani finalmente ci sarà, grazie all’iniziativa del Governo, un processo giusto. Nessuna scelta contro i magistrati, anzi , è una riforma che va nella direzione di evitare una politicizzazione dei magistrati”.
Sul fronte delle Opposizioni, dure critiche sono arrivate dal Pd, secondo cui la riforma della separazione delle carriere “è un duro colpo all’autonomia della Magistratura” e “la Costituzione è stata sfregiata e sacrificata per un patto di potere nella Maggioranza”, seguiti dal M5S, che, ha sottolineato: “Vogliono mettere la mordacchia alla Magistratura, separare le carriere, metterle sotto il potere esecutivo”.
Una sponda alla Maggioranza, invece, è arrivata da Azione, che ha fatto sapere: “Valuteremo e ,se in linea con la nostra proposta , la votiamo”, mentre l’altro partito di centrosinistra, Italia Viva, ha espresso scetticismo non ritenendo che la riforma arriverà in porto.
Sul fronte dei lavori parlamentari, nuove tensioni e proteste si sono registrate in Senato sul Ddl della riforma del Premierato e in particolare sull’articolo che prevede l’eliminazione del semestre bianco.
Infine, con la firma del Presidente della Repubblica, Mattarella, e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, è entrato in vigore il Dl Salva-casa. Tuttavia, nel prossimo iter di conversione in legge del decreto, che dovrebbe cominciare dalla Camera, saranno presentati emendamenti con nuove integrazioni, che potrebbero riguardare l’ampliamento delle condizioni per l’abitabilità, ad esempio: l’altezza dei soffitti e l’ampiezza dei locali.
Il decreto ad oggi prevede la possibilità di sanare difformità non strutturali, come la posizione di porte e finestre, i tramezzi e l’aumento della soglia di tolleranza costruttiva inversamente proporzionale ai metri quadri dell’immobile.
Ampliati anche gli interventi di edilizia libera; eliminato l’obbligo della doppia conformità , mentre il silenzio rigetto dell’Amministrazione pubblica è ora silenzio assenso. Snelliti i cambi di destinazione d’uso ,sempre ammessi se all’interno della stessa categoria funzionale.
Riguardo al costo delle sanatorie e delle regolarizzazioni, esso verrà calcolato a seconda delle situazioni e varia da un minimo di 1000 euro a un massimo di 31.000 euro.
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