di Federica Marengo martedì 28 maggio 2024
-La giornata politica di ieri , è cominciata con un’intervista rilasciata dalla Premier Meloni ai microfoni di Radio Uno Rai, in cui ha toccato diversi argomenti , a cominciare dalle imminenti elezioni Europee e degli assetti futuri dell’UE, riguardo cui ha detto: “L’Europa deve fare meno e meglio , c’è margine perché il prossimo Parlamento sia guidato da una maggioranza di centrodestra e l’Italia può fare da capofila”, ponendosi come obiettivo, quello di “costruire un’Europa diversa”, sottolineando di “aver già dimostrato che le cose si possono cambiare”.
Poi, sulla guerra in Ucraina, la Presidente del Consiglio ha evidenziato: “Falso che la Russia stia vincendo, dobbiamo continuare a sostenere Kiev, ma no alla proposta del Segretario generale della Nato Stoltenberg sull’uso di armi contro la Russia”.
Ancora, sul tema della governance della Rai, ha precisato: “Non spetta al Governo, ma al Parlamento”, mentre sulla riforma del Premierato ha ribadito: “E’ la madre di tutte le riforme, ma il referendum non è su di me. Il Pd e il M5S sono le forze della conservazione dello status quo. Vogliono continuare a fare i governi nel Palazzo”.
A seguire, in mattinata, la Premier Meloni ha presieduto a Palazzo Valentini, la prima cabina di regia di collegamento tra tutte le Prefetture impegnate sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza , nella quale ha detto: “Quella del Piano di rilancio è una sfida che possiamo vincere solo se tutti sentiamo sulle spalle la responsabilità”, assicurando: “Il Governo è in dirittura d’arrivo sugli obiettivi della V° rata, vale 10 miliardi”.
In merito, si legge in una nota, pubblicata da Palazzo Chigi al termine della cabina di regia: “Si è tenuta oggi presso la Prefettura di Roma la riunione di insediamento contestuale delle oltre cento Cabine di coordinamento PNRR istituite, presso tutte le Prefetture, con il decreto-legge n. 19 del 2024.
La riunione è stata coordinata dal Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni che, per l’occasione, ha presieduto la Cabina di coordinamento costituita presso la Prefettura di Roma, in videocollegamento con le altre Cabine di coordinamento distribuite su tutto il territorio italiano e alla presenza dei Ministri Raffaele Fitto e Matteo Piantedosi.
Con l’attivazione delle Cabine di coordinamento, vero e proprio strumento di supporto territoriale, il Governo rafforza la governance del PNRR rendendo sistematico e più capillare il raccordo tra la Cabina di Regia per il PNRR, le amministrazioni centrali e i soggetti attuatori, valorizzando la prossimità territoriale e l’esperienza delle Prefetture, che assumono un rinnovato protagonismo nell’attuazione del Piano.
Ruolo delle Cabine di coordinamento sarà il supporto ai soggetti attuatori impegnati nell’attuazione del Piano, al fine di rilevare tempestivamente i segnali di criticità provenienti dal territorio, individuare in collaborazione con tutti i soggetti istituzionali coinvolti le opportune soluzioni e contribuire, attraverso Piani di azione dedicati, alla loro celere implementazione.
È un ulteriore, significativo, passo nel solco della cooperazione tra tutti i livelli istituzionali per l’attuazione del Piano, con un ruolo propulsivo dei Prefetti e il pieno coinvolgimento di tutta la società civile: un metodo che il Governo ha promosso fin dal suo insediamento, e che ha
reso possibile collocare l’Italia al primo posto tra gli Stati europei per risultati conseguiti nella realizzazione del PNRR”.
Proprio a proposito di PNRR, di recente, i Comuni hanno lanciato l’allarme sui tagli contenuti in una bozza di un decreto attuativo della Legge di Bilancio per quelle amministrazioni locali che hanno ottenuto più fondi, e le Opposizioni, già critiche sugli effetti della riforma dell’Autonomia differenziata sui territori, hanno assicurato di dare battaglia sulla questione, a partire dalla segretaria del Pd, Schlein, che, riecheggiata da sindaci e presidenti di Regione dem, ha dichiarato: “Giorgia Meloni si conferma regina dell’austerità ,sono molto gravi i tagli che il governo sta facendo ai Comuni: 250 milioni. Non solo. E’ grave la scelta del tutto insensata di tagliare maggiormente quei Comuni che stanno più spendendo risorse del Pnrr: col Pnrr si possono costruire i muri degli asilo nido, ma con i tagli di Giorgia Meloni non ci saranno le risorse per gli educatori e per le educatrici. Siamo estremamente preoccupati”.
Critiche al riguardo, sono arrivate poi anche da Italia Viva, con la coordinatrice nazionale Paita, che ha sottolineato: “Ancora una volta , il governo sta dimostrando di non essere in grado di cogliere la grande opportunità del Pnrr. Adesso tocca a Comuni e Province, i destinatari della maggior parte dei fondi, che rischiano di veder tagliare gran parte delle risorse stanziate per i loro progetti”.
Il Governo, però ,ha replicato assicurando che “La questione sarà approfondita dai ministeri competenti, Economia e l’Interno” e che “sono pronte modifiche per evitare di penalizzare troppo gli enti locali”.
Il ministro per gli Affari europei, il Sud e la Coesione , con delega al PNRR, Fitto, ha evidenziato: “Non ho mai parlato della questione e devo smentire le ricostruzioni. Sono molto ottimista sulla quinta rata del Pnrr sulla quale stiamo lavorando bene con l’Unione Europea. Sul decreto sulla spending review, il governo,, d’intesa con i ministri Giorgetti e Piantedosi, valuterà le considerazioni e le esigenze del sistema degli enti locali e darà delle risposte”.
Dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Viceministro Leo ha confermato: “Il Mef , sta facendo degli approfondimenti adeguati per evitare che ci siano delle ripercussioni negative per il mondo degli enti locali”, mentre il capogruppo alla Camera di FI, Barelli, ha affermato: “Non ci saranno tagli ai servizi sociali dei Comuni, come dice strumentalmente l’Opposizione. Con Forza Italia al governo non potrà mai accadere”.
Tornando all’agenda di Governo, nel pomeriggio di ieri, la Premier Meloni si è recata in Sicilia per la cerimonia della firma dell’accordo per lo Sviluppo e la Coesione tra il Governo e la Regione Siciliana, alla quale hanno preso parte il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR, Fitto, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Urso, il ministro per la Protezione civile Musumeci , il Presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, il Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gaetano Galvagno, il Sindaco di Palermo, Roberto Lagalla e il Prefetto di Palermo, Massimo Mariani.
Qui, presso il Teatro Massimo di Palermo, la Presidente del Consiglio, premettendo che gli obiettivi dell’accordo sono: “Fare in modo che neanche un euro venga disperso, torni indietro, finisca impantanato nella democrazia o finisca nello scontro politico e immaginare una nuova idea di sviluppo nel Mezzogiorno d’Italia”, ha spiegato nel suo intervento: “Questo è l’accordo finanziariamente più significativo sottoscritto fino ad ora. Questo è il 18esimo accordo che firmiamo. Stiamo andando su tutto il territorio nazionale. Si tratta di risorse ingenti. È stato un lavoro molto lungo e complesso che abbiamo fatto giorno dopo giorno, in silenzio e con serietà, e che oggi ci regala un accordo strategico straordinario. Noi assegniamo complessivamente alla Regione Siciliana pari a 6,8 miliardi di euro, che comprendono 1,3 miliardi di euro destinati per legge al Ponte sullo Stretto di Messina, e 237 milioni che erano stati dati come anticipo nel 2021, ci sono altri 2,9 miliardi di euro. La mole complessiva che noi stiamo liberando su questo territorio raggiunge quasi i 10 miliardi di euro. Penso che sia un segnale importante. I fondi di coesione servono a combattere il divario e le disparità tra i territori, il più significativo dei divari tra nord e sud è determinato soprattutto dalla disparità infrastrutturale. Non avremmo potuto occuparci di questa materia senza affrontare la questione delle infrastrutture. Ecco perché abbiamo previsto l’istituzione di un fondo di perequazione, che prevede l’obbligo di destinare il 40% delle risorse per le infrastrutture al Mezzogiorno. Ho sempre contestato il principio per cui la distribuzione della spesa infrastrutturale viaggiasse sulla base della popolazione: al Sud c’è il 34% della popolazione e quindi va il 34% di spesa infrastrutturale. Ma c’è un problema: al Sud c’è lo spopolamento e quello spopolamento è figlio anche e soprattutto dell’assenza di infrastrutture per cui, se noi continuassimo a legare la spesa infrastrutturale alla popolazione, avremmo oggettivamente un problema”.
In giornata, la Presidente del Consiglio ha avuto anche un colloquio telefonico con il Presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed bin Sultan Al Nahyan, nel quale, come riportato da una nota di Palazzo Chigi, “E’ stato condiviso l’eccellente stato dei rapporti bilaterali, in particolare sul versante economico e commerciale e le possibili ulteriori aree di collaborazione e di investimenti, anche alla luce della recente creazione della joint venture MAESTRAL tra Fincantieri e l’emiratina EDGE Group” e nel quale il Presidente Al Nahyan ha confermato la sua partecipazione al Vertice G7 di Borgo Egnazia.
Stamane, invece, la Presidente del Consiglio si è recata a Caivano, insieme con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Mantovano, il ministro dello Sport e delle Politiche giovanili, Abodi, e il ministro dell’Interno, Piantedosi, per partecipare alla cerimonia di inaugurazione del rinato centro sportivo, intitolato al cantautore Pino Daniele, nel corso della quale ha tenuto un discorso.
La Premier Meloni, quindi, ringraziando don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, i ministri, il sottosegretario e il Commissario ad hoc Ciciliano, ha detto: “Io non posso non confessare che la mia emozione stamattina è un po’ ai limiti della commozione. Questa è una di quelle giornate nelle quali l’affanno, i problemi, i sacrifici che fai, l’ansia che a volte ti prende, in cui tutto improvvisamente assume un senso in questa particolare missione che svolgiamo. Perché, benché la sfida di Caivano sia chiaramente stata una delle mie principali scommesse e del Governo, forse non ero preparata all’emozione che ho provato stamattina, dopo pochi mesi dall’ultima volta che eravamo venuti qui e all’impatto della differenza di quello che ci siamo trovati di fronte, non solo per l’impatto visivo, ma per il messaggio che quell’impatto racconta. Il messaggio è che lo Stato può fare la differenza, che le istituzioni possono fare la differenza, che lo Stato può mantenere i suoi impegni, che le istituzioni possono mantenere i loro impegni. E lo Stato qui e le istituzioni si sono comportate come dovrebbero comportarsi sempre. Si sono resi conto di un problema, sono stati chiamati da un cittadino a rendersi conto di un problema, hanno proposto una soluzione, hanno fatto un annuncio e quell’annuncio non è caduto nel vuoto. Quell’annuncio è diventato un fatto che i cittadini possono vedere, che possono toccare, che possono vivere e questo vuol dire accendere una speranza e vuol dire farlo in territori nei quali troppo spesso le istituzioni hanno pensato che di speranza non potesse essercene. È un messaggio molto potente”.
Poi, la Premier ha ricordato i fatti di cronaca da cui ha avuto inizio la rigenerazione del quartiere, evidenziando: “Noi siamo partiti da quell’orrore e dal fallimento delle istituzioni che quell’orrore raccontavano, perché le istituzioni qui non erano riuscite a fare la prima cosa che compete loro: che è difendere i più deboli, difendere i più fragili, proteggere i più piccoli. Quando è accaduto questo orrore, come è stato ricordato, Padre Maurizio Patriciello mi scrive. Io conoscevo padre Maurizio Patriciello per le sue “gesta”. Non ci conoscevamo personalmente e mi ha mandato vari messaggi e dopo questo orrore mi manda il messaggio che vi ha ricordato e mi ha detto: “Vieni qui, vieni a vedere i dannati del Parco Verde di Caivano”, e io ho deciso di fare esattamente questo. Il 31 agosto dello scorso anno sono venuta al Parco Verde, insieme ai ministri Piantedosi, Abodi, Valditara, al Sottosegretario Mantovano. Abbiamo visitato la parrocchia, abbiamo visitato l’istituto Morano, abbiamo fatto quello che ogni cittadino si aspetta da chi rappresenta le istituzioni: non limitarsi alla condanna doverosa, non limitarsi alla solidarietà, ma dire anche che cosa le istituzioni faranno e sono disposte a fare per evitare che accada di nuovo. Ci siamo assunti le nostre responsabilità facendo una scommessa che era sicuramente impegnativa e che, non a caso, le istituzioni in passato avevano preferito non fare, perché era rischioso. Però, io penso che una politica seria debba tentare almeno di mettere la faccia non dove le cose sono facili, dove le cose sono difficili. Questa Nazione ha tollerato per troppo tempo che ci fossero delle zone franche, che lo Stato fosse disposto a indietreggiare, a voltarsi dall’altra parte, ad abbassare la testa, ad avere paura. Lo Stato non se lo può permettere. Siamo venuti qui e abbiamo detto che la tolleranza verso le zone franche non poteva continuare, che non ci saremmo voltati dall’altra parte, che lo Stato avrebbe reagito partendo da Caivano e che avrebbe gettato le basi per una storia molto diversa: dimostrare che con concentrazione, con impegno, con determinazione le cose possono cambiare, che il degrado e l’abbandono non sono un destino, sono una scelta e come tutte le scelte si possono ribaltare. È quello che abbiamo fatto qui, è quello rispetto a cui oggi dimostriamo di mantenere l’impegno. Abbiamo riportato a Caivano lo Stato, abbiamo riportato alle istituzioni le Forze dell’ordine, abbiamo detto alle persone oneste e per bene che potevano fidarsi delle istituzioni, che dovevano fidarsi delle istituzioni, che saremmo state al loro fianco, che l’illegalità, lo spaccio, il traffico di droga, sarebbero stati finalmente perseguiti con costanza e con determinazione, come dimostrano – e voglio davvero ringraziare il Ministro Piantedosi, il Capo della Polizia Vittorio Pisani, tutte le forze dell’ordine che sono qui presenti – le operazioni ad alto impatto, le operazioni interforze che si sono svolte in questi mesi. Continui controlli straordinari del territorio sui quali non abbiamo smesso di lavorare. Però, qui a Caivano siamo orgogliosi di aver riportato anche la speranza e la gioia delle cose normali, delle cose ,direi ,banali. Io sono rimasta molto colpita mesi fa dal video di una mamma che qui a Caivano poteva portare suo figlio al parco ed era felice di poter fare una cosa che per la gran parte di noi è la cosa più naturale del mondo, poter uscire di casa, sotto casa, e portare tuo figlio a giocare al parco. Perché qui mancavano le cose più banali. Le abbiamo riportate, l’abbiamo riportato il parco giochi, l’asilo comunale dove far crescere i propri bambini, abbiamo portato più docenti nelle scuole, assistenti sociali che mancano e abbiamo riportato un centro dove poter stare insieme, fare sport, fare comunità, respirare il bello della vita. Quel centro è il centro in cui ci troviamo oggi, l’ex Delphinia, il simbolo forse più significativo del degrado e dell’abbandono di questo territorio. Quando siamo venuti il 31 agosto noi abbiamo detto che quel centro sarebbe stato bonificato, che sarebbe stato riqualificato, che sarebbe stato ricostruito per le parti dove era necessario ricostruire, che sarebbe stato restituito ai cittadini di Cavano entro la fine di maggio. Oggi è il 28 di maggio. Abbiamo mantenuto quell’impegno, lo abbiamo fatto grazie al lavoro straordinario, soprattutto della Struttura Commissariale di Governo e di Sport e Salute, che davvero ringrazio. Voglio ringraziare Marco Mezzaroma, voglio ringraziare Diego Nepi, perché hanno messo passione in questo lavoro. Non è semplicemente seguire delle indicazioni, è partecipare a un disegno. Ovviamente grazie all’Esercito, grazie a tutte le amministrazioni e gli uffici che hanno fatto la loro parte, perché in questi progetti si riesce solamente quando tutti fanno la loro parte. Io devo ringraziare anche le aziende private che hanno qui scelto di fare beneficenza, che hanno scelto di partecipare con quello che potevano fare. Il privato, il pubblico, le istituzioni, le Forze dell’ordine, le società che si mettono insieme. Quando siamo arrivati qui c’era solo degrado, c’era incuria, c’era abbandono, e oggi sorge un centro polifunzionale dedicato allo sport, alla cultura, all’arte, alla natura. In questo centro si potranno praticare circa 44 discipline sportive. Voglio ringraziare la collaborazione delle Fiamme Oro che vedete qui oggi, ringrazio di nuovo, saluto gli atleti che aiuteranno a gestire il centro. Il centro sarà immediatamente operativo. Domani inizieranno gli open day, il 10 giugno prenderanno vita anche i campi estivi per i bambini e i ragazzi di questo territorio. C’è un parco urbano attrezzato che è dedicato alla memoria di un martire, di un eroe antimafia come il giudice Rosario Livatino, dove i cittadini possono trascorrere la propria giornata a fare sport all’aria aperta. Ma non è tutto, perché qui nei prossimi mesi sorgerà anche un nuovo teatro da 500 posti e un anfiteatro esterno da 1000 posti. E quindi il centro sportivo, il parco urbano, il teatro e l’anfiteatro, faranno parte di un grande polo dello sport e della cultura dell’arte, che noi abbiamo scelto di dedicare a uno dei più grandi interpreti della canzone italiana, della cultura italiana, e quell’uomo è Pino Daniele. Io voglio ringraziare suo figlio Alessandro, che è qui con noi oggi, che ci ha dato l’autorizzazione a dedicare questo centro a Pino Daniele e che è anche Presidente della Fondazione dedicata al padre e si occupa di conservare la sua memoria, di promuovere lo straordinario patrimonio culturale e musicale che ci ha lasciato Pino. È un’eredità musicale che mi piace pensare possa camminare anche sulle gambe dei bambini di Caivano che insieme all’Antoniano hanno dato vita al Piccolo coro di Caivano e che l’altro ieri si sono esibiti anche alla presenza di Papa Francesco a San Pietro. Tanti piccoli e grandi mattoni, molti dei quali sono stati già posati in questi mesi. Penso al rafforzamento amministrativo e gestionale dell’amministrazione comunale, il trasporto per i bambini disabili, la messa a disposizione del Comune di alcune vetture sequestrate alla criminalità organizzata, il potenziamento degli uffici giudiziari, i lavori di messa in sicurezza della rete idrica, l’avvio dei lavori di riqualificazione della Villa comunale di Pascarola e molto altro. Molti altri mattoni verranno posati nei prossimi mesi, perché il lavoro che stiamo facendo non è finito e non finisce oggi. Questa è solamente una tappa del nostro lavoro, sono molti altri gli interventi in via di realizzazione. Penso alla realizzazione del centro di coordinamento della Protezione civile, penso all’accordo stretto dal Ministero dell’Università con le università campane che ci permetterà di realizzare il Polo universitario di Caivano, un campus universitario da 3.800 metri quadri che ospiterà diversi corsi di laurea. Penso anche al futuro polo universitario di Afragola dell’Università Federico II di Napoli, polo che nascerà dentro un bene sequestrato alla mafia, Villa Moccia di Afragola, villa simbolo del potere del clan sul territorio. Qui nascerà la Scuola delle Arti e dei Mestieri, cioè un centro di formazione e di valorizzazione delle competenze per i nostri ragazzi. Ecco uno spaccato del nostro lavoro, un lavoro che abbiamo portato avanti prima di tutto per sfidare noi stessi, ma anche per dire che è molto più seria una politica che prova a risolvere il problema a costo di fallire che una che preferisce fingere che quel problema non esista e voltarsi all’altra parte. Voglio dire senza polemica al Presidente della Regione Campania De Luca, che ieri parlava di questa giornata come una “passeggiata del Governo”, Presidente De Luca, che se tutte le volte che la politica passeggia portasse questi risultati avremmo sicuramente una politica più rispettata da parte dei nostri cittadini.
Quindi continueremo a passeggiare, a portare risposte, perché è quello che fa una politica seria. Faremo di Caivano un modello per la Nazione intera, dimostreremo che si poteva fare e esporteremo quel modello. In molte altre Caivano d’Italia, ricordo che con il Decreto Coesione noi abbiamo investito 3 miliardi di euro di fondi europei per le periferie di 14 città metropolitane, 39 città medie del Sud su un programma finalizzato alla rigenerazione urbana, al recupero delle aree disagiate e degradate. Cioè, su un programma che significa che avremo molte altre Caivano. Faremo vincere lo Stato sulla criminalità organizzata, sul degrado, sull’abbandono, sulla rassegnazione. È certo che è un imperativo gravoso, ma è quello che gli italiani si aspettano da noi ed è quello che faremo”.
Tutto ciò, mentre è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale e, dunque, sarà in vigore fra quindici giorni, il decreto sugli autovelox, voluto dal Vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Salvini, e che prevede che i misuratori di velocità siano usati solo per garantire maggiore sicurezza. In città, non potranno essere tarati sotto i 50 chilometri l’ora; sulle strade extra-urbane , il limite non potrà mai essere inferiore a 20 chilometri sotto quello ordinario.
Inoltre, gli autovelox dovranno avere distanze minime per evitare multe seriali e dovranno essere segnalati in netto anticipo.
Quanto ai Comuni, essi dovranno sempre concordare con i Prefetti l’uso degli apparecchi, anche di quelli mobili, usati dalle pattuglie. Tuttavia, resta ancora da sciogliere un nodo: la Cassazione, infatti, ha stabilito che le multe non sono valide se effettuate da strumenti autorizzati, ma non omologati e gli oltre 11 mila autovelox presenti sulle strade italiane non lo è , mancando il decreto attuativo per renderli omologati.
Restando in ambito delle Infrastrutture e dei Trasporti, la segretaria del Pd Schlein, in una diretta social durante la traversata dello Stretto, criticando il progetto del Ponte, voluto dal Vicepremier e ministro Salvini e dal Governo, ha dichiarato: “ A dispetto della sicurezza e della fattibilità economica, il ministro Salvini vuole andare avanti per uno spot elettorale e Meloni gli va dietro. E’ un progetto vecchio di 15 anni aggiornato alla buona. Ci sono 68 rilievi posti dalla Commissione del ministero”.
Nel frattempo, sul fronte dei lavori parlamentari, il Senato, nel corso di una seduta dove non sono mancate tensioni tra Maggioranza e Opposizioni, ha approvato in prima lettura, per alzata di mano, l’articolo 1 del Ddl sulla riforma costituzionale del Premierato, che abroga la facoltà del Presidente della Repubblica in carica di nominare fino a un massimo di 5 senatori/senatrici a vita, facoltà prevista finora dall’articolo 59 della Costituzione. I senatori e le senatrici a vita, attualmente già nominati dal Capo dello Stato ,rimangono in carica.
Infine, il Presidente della Repubblica, Mattarella, stamane, ha partecipato a Brescia alla commemorazione del 50° anniversario della strage di piazza della Loggia , avvenuta il 28 maggio del 1974, durante una manifestazione contro il neofascismo ,deponendo una corona di fiori sotto la stelle dei caduti. Nel suo intervento, il Capo dello Stato ha detto: “Sono trascorsi cinquant’anni dal vile attentato di piazza della Loggia che uccise 8 persone e ne ferì 102, alcune in modo grave e con lesioni permanenti. Oggi la Repubblica Italiana è Brescia, è Piazza della Loggia, è questo teatro, con la presenza e il coinvolgimento di tante persone. Tra loro giovani e giovanissimi con la volontà di prendere parte a questa commemorazione, di rendere testimonianza e di stringersi attorno alla città, che avverte tuttora il trauma e la ferita di quel tragico, barbaro atto di terrorismo. Le immagini che abbiamo appena visto ci hanno ricondotto a quei momenti oscuri e tristi, ci hanno fatto rivivere lo sbigottimento, il dolore, il terrore che attraversarono l’intera Italia per quella strage. Abbiamo rivisto il boato dell’esplosione, il fumo, il sangue, le sirene delle ambulanze, la concitazione dei primi soccorsi, le urla e il pianto dei feriti, il lutto e la sofferenza indicibile dei familiari. Uno scenario raccapricciante e perenne per chi, ed erano molti, ne fu diretto spettatore. La risposta dello Stato democratico nella lotta al crimine e nel fare giustizia, vorrei dirlo soprattutto ai ragazzi presenti, può apparire talvolta lenta. Certo, è sempre auspicabile una risposta tempestiva, per quanto possibile rapida, ma, quel che va ricordato, perché fondamentale, è che essa rispetta le garanzie dello Stato di diritto: questo conferisce solidità e affidabilità. Nella polemica dell’epoca ci fu chi, a proposito di questa impressionante catena di attentati, parlò di stragi di Stato. È una definizione che suscita passioni, sollecita sdegno, ma che suscita e sollecita anzitutto una diversa riflessione. Perché era lo Stato democratico il bersaglio dei terroristi e lo Stato democratico non si identifica con complici, pavidi, corrotti, o addirittura infiltrati in apparati dello Stato per cercare di corroderlo dall’interno. Allo Stato, quello disegnato dalla nostra Costituzione, appartengono i magistrati, inquirenti e giudicanti, le forze dell’ordine che, con fatica e tenacia, hanno condotto indagini e hanno raggiunto certezze su molti e fondamentali aspetti di quegli attentati. Lo Stato è costituito dalle istituzioni che hanno resistito, rispettando le regole costituzionali, dai cittadini, dalle forze sociali, dai rappresentanti del popolo, dai partiti della nostra democrazia, da tutte le donne e gli uomini, la stragrande maggioranza, che hanno speso il loro impegno e lo spendono per la difesa della libertà e della democrazia”.
La Presidente del Consiglio, Meloni, invece, ha dichiarato: “A distanza di 50 anni dalla strage di Piazza della Loggia il mio ricordo va alle vittime innocenti di quel tremendo attentato, ai loro familiari, ai feriti e a tutti coloro che ancora oggi ne portano le cicatrici indelebili, nel cuore e nella mente. Continueremo a lottare contro ogni forma di terrorismo, affinché libertà e democrazia restino i soli pilastri sui quali si fonda la nostra Nazione”.
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