di Federica Marengo sabato 25 novembre 2023
-All’indomani dell’entrata in vigore dell’intesa tra Israele e Hamas sulla tregua e sulla liberazione degli ostaggi, (ieri, sono stati liberati 13 israeliani, cui si sono aggiunti 12 cittadini thailandesi e 39 prigionieri palestinesi), oggi sarebbe dovuta essere la volta di 14 israeliani e di 42 prigionieri palestinesi, ma si sono verificati dei ritardi.
Secondo la Cnn, che ha citato funzionari israeliani e statunitensi, il rilascio del secondo gruppo di ostaggi da parte di Hamas è stato ritardato in parte a causa di una disputa riguardante la quantità di camion con aiuti che stanno entrando a Gaza. Sempre secondo tali fonti, Hamas starebbe aspettando che altri camion di aiuti arrivino nell’enclave prima di completare il trasferimento degli ostaggi liberati.
Alla domanda sul ritardo, il portavoce delle forze di difesa israeliane, il tenente colonnello Richard Hecht, ha detto che “Si tratta di un processo lento. Ci vorrà tempo e stiamo tutti aspettando che questa situazione vada avanti”.
Inoltre, funzionari della sicurezza israeliana, citati da Ynet, hanno dichiarato che: “Hamas sa che se gli ostaggi non saranno rilasciati entro la mezzanotte, l’esercito riprenderà le operazioni di guerra. E quindi sta cercando di controllare la narrativa” .
Le Brigate al Qassam, ala militare di Hamas,, poche ore prima, avevano affermato che Israele rischiava di far saltare l’accordo ,poiché lo ha violato, ma si sono dette “pronte a nuove intese”. Tuttavia, Osama Hamdan, funzionario del movimento islamista palestinese Hamas in Libano, in una conferenza stampa indetta a Beirut, ha evidenziato che : “Meno della metà dei camion carichi di aiuti umanitari ha raggiunto la parte settentrionale della Striscia di Gaza, in contrasto con quanto stabilito negli accordi tra Israele e Hamas mediati da Qatar ed Egitto”.
Yanet ha quindi riferito che “Una fonte politica israeliana ha negato che Israele abbia violato l’accordo”, come denunciato da Hamas”.
Intanto, mentre fonti egiziane avevano riferito di negoziati in corso per prolungare il cessate il fuoco di un giorno o due, al fine di liberare più ostaggi israeliani da Gaza e prigionieri palestinesi in Israele, il Presidente USA , Biden è tornato sulla soluzione diplomatica a lungo termine del conflitto, ovvero: quella a due Stati, definendola: “più importante che mai”.
Il ministro della Difesa Crosetto, che lunedì sarà a New York, all’Onu, ieri, a margine della sua visita lampo in Israele , in un punto stampa all’ambasciata italiana di Tel Aviv, dopo l’incontro con l’omologo Gallant, ha espresso i suoi dubbi sulla missione Onu (Unifil) in Libano, spiegando: “Lunedì sarò a New York alle Nazioni Unite: occorre che decidano. O la missione Unifil ha ancora un senso oppure bisogna chiedersi se mantenerla. Condivido con Israele la preoccupazione su una possibile escalation. Bisogna che Hezbollah rimanga fuori da questo conflitto, a questo deve lavorare tutta la comunità partendo dall’Onu, dai Paesi arabi e quelli occidentali. La missione dell’Onu, a cui partecipa tra i vari contingenti internazionali anche quello italiano con 1.200 militari, ad oggi dimostra di non aver raggiuto l’obiettivo che si è posto, visto che dall’inizio della guerra partono razzi. Ora chiediamo all’Onu un’operazione verità e suggeriamo, per poter operare e rendere chiara la decisione delle Nazioni Unite, di cambiare le regole di ingaggio. Quelle attuali non danno sicurezza ai contingenti ,per cui il discorso va affrontato e deciso. L’obiettivo dei caschi blu è il solo monitoraggio della striscia di confine in Libano ,affinché si vigili sulla cessazione delle ostilità con Israele. Basta guardare la situazione e gli attacchi di ogni giorno: evidentemente l’obiettivo non è stato assolto”.
Con l’omologo israeliano, Gallant, poi, il ministro della Difesa ,Crosetto ha parlato degli aiuti umanitari, su cui è prevista la costituzione di una task force con alla guida francesi, tedeschi, americani ed egiziani. L’Italia potrebbe gestire le cure di un migliaio di bambini feriti nella Striscia e l’ospedale da campo a Gaza, per cui è già stata individuata un’area nel sud della Striscia.
In Italia, intanto, le piazze di Milano e Roma, ma anche di altre città d’Italia ,da Nord a Sud , si sono riempite per sit-in, manifestazioni cortei e flash mob in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
La Giornata è stata scandita dalle manifestazioni, ma anche dai messaggi di cariche istituzionali, come il Presidente della Repubblica Mattarella, che ha dichiarato: “Drammatici fatti di cronaca scuotono le coscienze del Paese. Una società umana, ispirata a criteri di civiltà, non può accettare, non può sopportare lo stillicidio di aggressioni alle donne, quando non il loro assassinio. La pena e il dolore insanabili di famiglie e di comunità ferite sono lo strazio di tutti. Quando ci troviamo di fronte a una donna uccisa, alla vita spezzata di una giovane, a una persona umiliata verbalmente o nei gesti della vita di ogni giorno, in famiglia, nei luoghi di lavoro, a scuola, avvertiamo che dietro queste violenze c’è il fallimento di una società che non riesce a promuovere reali rapporti paritari tra donne e uomini. La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne richiama tutti a un rinnovato, personale, impegno. Non soccorrono improvvisate analisi di psicologia sociale a giustificare la persistenza di una piaga che non si riesce a guarire nonostante gli sforzi. Abbiamo bisogno del lavoro delle Istituzioni, delle associazioni, del mondo produttivo, della scuola, della cultura, del contributo di ciascuno, per sradicare un fenomeno che tradisce il patto su cui si fonda la nostra stessa idea di comunità .Il numero di donne vittime di aggressioni e sopraffazioni è denuncia stessa dell’esistenza di un fenomeno non legato soltanto a situazioni anomale. Ad esso non possiamo limitarci a contrapporre indignazioni a intermittenza. Siamo lontani dal radicamento di quel profondo cambiamento culturale che la nostra Carta costituzionale indica .Un percorso in cui le donne e gli uomini si incontrano per costruire insieme una umanità migliore, nella differenza e nella solidarietà, consapevoli che non può esserci amore senza rispetto, senza l’accettazione dell’altrui libertà. Una via in cui le donne conquistano l’eguaglianza perché libere di crescere, libere di sapere, libere di essere libere, nello spirito della Convenzione di Istanbul, alla quale ha aderito l’Unione Europea, segno importante di una visione universale di autodeterminazione e dell’eguaglianza dei diritti delle donne e passaggio decisivo nel delineare il quadro degli interventi contro la violenza di genere”.
Nella serata di ieri, invece, la Premier Meloni, proprio in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro donne, ha lanciato la campagna “Non sei sola”, intervenendo con un discorso alla cerimonia di illuminazione della facciata principale Palazzo Chigi, nel quale ha sottolineato: “Stasera siamo qui per dire con un numero di telefono, con un numero alle donne italiane che non sono sole. Voi lo vedete, qua dietro: 1522. È un numero che si può chiamare in ogni minuto del giorno se si ha paura. Ed è un numero che consente di trovare dall’altra parte qualcuno che ti può aiutare immediatamente, perché le norme ci sono, perché le Istituzioni ci sono e le donne italiane devono saperlo”.
Poi, sui suoi profili social, ha scritto: “Siamo libere, e nessuno può toglierci quella libertà, nessuno può pensare che siamo nel loro possesso. Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, voglio dire alle donne italiane che non sono sole, e che quando hanno paura 1522 è il numero da chiamare, in qualsiasi momento, per avere aiuto immediato. Perché le leggi ci sono, le Istituzioni ci sono, compatte, per prevenire e combattere l’abominio della violenza contro le donne, dello stalking, del femminicidio. Grazie ai ministri e agli sportivi che ieri ci hanno aiutato a ribadire questo concetto. Dall’inizio del nostro mandato abbiamo svolto un’importante azione che riguarda gli strumenti di prevenzione e sicurezza. E non ci fermeremo”.
La ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Calderone, poi, ha annunciato in un video, pubblicato proprio in occasione di questa giornata, che l’assegno di inclusione verrà erogato a tutte le donne inserite in un percorso di protezione dalla violenza di genere.
La norma, contenuta nel Dl lavoro, prevede che , dal 1° gennaio 2024, le donne inserite nei percorsi di protezione dalla violenza di genere possano ricevere aiuto per un anno e mezzo rinnovabile , sgravi contributivi per i datori che assumono, un contributo per l’affitto di casa e canali privilegiati per l’accesso al lavoro e che possano sempre costituire nucleo familiare a sé per accedere più facilmente all’assegno.
Per la ministra Calderone, che nel suo video si è rivolta direttamente alle donne, “Questa norma, sarà un arma in più, la libertà economica di denunciare per difendervi e tornare a vivere. La violenza non è mai accettabile mai tollerabile, mai scusabile. Gli ultimi fatti di cronaca ci impongono una riflessione su come agire per il cambiamento. Non è una battaglia di una parte contro l’altra; è una rivoluzione culturale che ha un principio fondamentale, il rispetto della vita e della libertà di ciascuna di noi. Le donne vittime di violenza non vanno lasciate sole. Dovete poter contare sul nostro aiuto per denunciare i crimini di cui siete vittime. E noi, lo stato siamo al vostro fianco. Mi sono chiesta che cosa potessimo fare oltre alle misure che abbiamo già previsto per favorire l’accesso delle donne al lavoro. La violenza anche economica, la mancata autonomia vi rende più vulnerabili: bisogna mettere fine al ricatto economico, in ufficio e tra le mura di casa. Perciò, nel decreto lavoro abbiamo esteso l’assegno di inclusione dal 1° gennaio 2024 ai soggetti inseriti nei percorsi di protezione dalla violenza di genere”.
Circa 500 mila ,secondo i movimenti organizzatori, i partecipanti e le partecipanti in piazza a Roma, al Circo Massimo, alla manifestazione di “Non una di meno”, in cui vi sono stati momenti di tensione con le Forze dell’Ordine quando un gruppo di manifestanti è giunto davanti alla sede di Pro Vita, dove ha lanciato fumogeni.
Alla manifestazione , insieme con il sindaco della Capitale, Gualtieri, ha preso parte anche la segretaria del Pd, Schlein, che ha detto: “Serve un salto in avanti nel Paese, non soltanto sulla repressione ma sulla prevenzione. Vuol dire formazione delle operatrici e degli operatori delle forze dell’ordine delle pubbliche amministrazioni e della giustizia. Perché non ci sia più una donna che va a denunciare e non viene presa sul serio e non ci sia una valutazione inadeguata del rischio che corre. Ma significa anche partire dalle scuole, altrimenti sarà sempre troppo tardi per agire su quell’idea violenta, inaccettabile e criminale di un possesso e di un controllo sul corpo e sulla vita delle donne. Per questo serve un grande investimento culturale, va fatti con serietà: coinvolgendo i centri antiviolenza, vuole dire facendo un’educazione obbligatoria in tutti i cicli scolastici all’affettività e al rispetto delle differenze”.
A Perugia, invece , per partecipare al terzo congresso di SI (dove è intervenuta anche la segretaria dem Schlein) , il Presidente del M5S, Conte , che ha evidenziato: “Contro la violenza sulle donne il M5s è in campo fin dalla prima ora, con il codice rosso nel Conte uno, e il percorso continua con le nostre proposte .E’ chiaro che abbiamo da subito individuato la necessità di intervenire in funzione preventiva per contrastare modelli culturali imperanti. Io sono a Perugia e parteciperò alla manifestazione che c’è in città contro la violenza sulle donne , altri attivisti e parlamentari saranno nelle altre piazze. E’ un percorso che abbiamo avviato e che continueremo”.
Nella mattinata, poi, la Presidente del Consiglio Meloni è intervenuta in videocollegamento alla seconda giornata del Forum Internazionale del Turismo, svoltosi a Baveno, sul Lago Maggiore, al quale hanno preso parte istituzioni nazionali e locali, rappresentanti di categoria e gli operatori del settore.
La Presidente Meloni ,quindi, ha sottolineato : “Il turismo, non devo dirlo a voi, è uno dei motori trainanti dell’Italia, rappresenta il 13% della ricchezza nazionale, è uno degli asset strategici del nostro tessuto produttivo. Però, a cospetto della sua rilevanza, speso è stato trascurato, potremmo dire che a volte è stato addirittura snobbato, ed è un errore che io considero gravissimo sul piano strategico. Ed è la ragione per la quale dall’inizio ci siamo messi al lavoro per dare al turismo nuova centralità, come dimostra anche questo evento, per guardarlo anche da una prospettiva diversa. È il motivo per il quale abbiamo scelto di dare al Ministero del Turismo la dignità di un dicastero autonomo, dotato di portafoglio, capace di porsi come driver delle scelte di settore, come soggetto di coordinamento di politiche che sono intersettoriali e che del turismo costituiscono la precondizione e l’opportunità per ulteriori sviluppi. È una scelta della quale io, a distanza di un anno dalla formazione del Governo, vado ancora più orgogliosa e che possiamo dire si è rivelata vincente. A dirlo sono i numeri: nei primi quattro mesi del 2023 abbiamo registrato, rispetto al 2022, il 43% di turisti in più e, sempre rispetto all’anno precedente, il numero di impiegati nel settore è cresciuto con un aumento di circa 130 mila occupati. Oggi, noi abbiamo un Piano Strategico del Turismo, il primo in assoluto ad essere stato redatto dal Ministero del Turismo, che ha analizzato ogni aspetto di questo comparto, che ha pianificato obiettivi e delineato le modalità con le quali raggiungerli. È un Piano che io considero molto intelligente, che sfrutta le misure economiche messe a disposizione dal Governo con il PNRR, si basa fondamentalmente su cinque pilastri che mettono insieme tradizione e modernità, conservazione e innovazione, valorizzazione del passato e voglia di futuro. È un Piano che prevede un modello di governance che valorizza il ruolo e le competenze delle Regioni, che chiaramente conoscono molto meglio le specificità dei territori, però assegna al Governo centrale, al Ministero del Turismo, un ruolo rafforzato di coordinamento e indirizzo per rendere più efficaci le politiche di settore e più razionale l’utilizzo delle risorse dedicate al settore. Con questo Piano noi diamo anche grande attenzione all’innovazione che è fondamentale per il turismo di oggi, per il turismo di domani. Da un lato il digitale e le nuove tecnologie portano a una sempre maggiore disintermediazione del rapporto tra domanda e offerta, a rendere in qualche modo unica e personalizzata l’esperienza di viaggio. Dall’altra parte, quando il digitale non è accessibile in modo uniforme, lo sappiamo bene, può generare molti squilibri nella competizione. E allora è imprescindibile per l’Italia del futuro un turismo digitale che sia pienamente accessibile e volto all’innovazione. Il Piano punta a un miglioramento generalizzato della qualità e della quantità dei servizi che vengono offerti, con una attenzione particolare anche alla promozione delle nostre tipicità, dei nostri territori, dei nostri prodotti, della cultura, della creatività italiana; in pratica del marchio Italia in genere. Un turismo di qualità non può che essere sempre più inclusivo a partire dalla grande opportunità rappresentata dal turismo accessibile. Il Piano si concentra anche sul tema della formazione e delle carriere professionali turistiche. In questo ambito io penso che sia fondamentale riqualificare e formare il capitale umano, aumentare le competenze per attrarre alti profili professionali, formare giovani preparati alle sfide del turismo 4.0 e della competizione internazionale, che chiaramente si sta facendo sempre più impegnativa. D’altra parte è necessario affrontare una mancanza cronica di manodopera meno qualificata e qui diciamo ogni riferimento alle politiche assistenzialiste del passato è voluto, è la ragione per la quale anche sul Reddito di cittadinanza abbiamo voluto intervenire di fatto abolendolo per chi era in condizione di lavorare, rendendo più appetibili i percorsi professionali nel turismo. Un altro pilastro del Piano riguarda il tema della sostenibilità in tutte le sue articolazioni. Una Nazione che detiene un patrimonio storico e architettonico impareggiabile come l’Italia non può non investire sul turismo sostenibile. Deve farlo non soltanto perché è doveroso rispettare l’ambiente, ma perché la sostenibilità, unita al nostro splendido patrimonio, può generare per noi un vantaggio competitivo molto significativo. E allora bisogna lavorare per favorire l’interazione tra viaggiatore e ambiente, con soluzioni di trasporto alternative, sostenere l’integrazione tra turisti e abitanti della destinazione, favorire lo sviluppo sociale ed economico delle realtà locali, che è un altro elemento di forza della nostra economia. Come diciamo sempre però la sostenibilità ambientale deve procedere di pari passo con quella economica e sociale, per questo abbiamo fatto nostre, per esempio, le preoccupazioni di tanti operatori del turismo per l’impatto che avrebbe avuto il cosiddetto “regolamento imballaggi” sul settore Horeca. Il lavoro di squadra che abbiamo portato avanti fino ad ora, ha portato all’approvazione da parte del Parlamento europeo di un testo che oggi è decisamente più equilibrato della proposta iniziale. È un altro di quei risultati sui quali nessuno scommetteva. Chiaramente bisogna continuare anche in sede di Consiglio europeo a difendere un modello di economia circolare che è virtuoso come quello che l’Italia ha messo insieme, perché il punto è che noi vogliamo difendere la natura, sì, ma la vogliamo difendere con l’uomo dentro. Non abbiamo paura, come qualcuno sostiene, della transizione ecologica, noi abbiamo paura della transizione ideologica, di una transizione ideologica che rischia di portarci dritti diritti verso la desertificazione economica. Dopodiché questo Governo ha stanziato fondi importanti per la proporzione e il sostegno della de-stagionalizzazione, che è la chiave per avere un turismo sempre dinamico in ogni momento dell’anno. Immaginiamo negozi, ristoranti, strutture ricettive che siano sempre attivi, non soltanto in alcuni periodi dell’anno. Immaginiamo personale assunto in modo stabile per un’offerta turistica che possa essere costante e sempre più di qualità. Ci siamo occupati di recuperare e valorizzare il patrimonio dell’Italia profonda, salvaguardare l’identità e il valore dei nostri borghi, centri storici che offrono un potenziale enorme di patrimonio culturale, di storia, di tradizioni. Lo stiamo facendo prendendoci cura del patrimonio storico, realizzando servizi culturali a misura di territorio, nuovi percorsi tematici, intervenendo sull’accessibilità e il decoro. Il 2024 sarà l’anno del turismo delle radici, un turismo del ritorno, generato dai nostri emigrati, dai loro discendenti, che vogliono tornare nella nostra meravigliosa Nazione per riscoprire e apprezzare le loro origini. Si tratta di un programma che coniuga la ripresa dell’industria turistica italiana con la nostra memoria, con la nostra storia, e che coinvolge le nostre comunità all’estero, quell’Italia fuori dall’Italia stimata in circa 80 milioni di persone, che rappresenta un patrimonio identitario e un potenziale di mercato straordinario. Poi stiamo lavorando per interpretare la tendenza sempre più diffusa verso quello che viene definito il turismo delle esperienze. Significa fare in modo che i flussi dei turisti si rivolgano anche ai luoghi meno conosciuti, ma che per noi sono luoghi estremamente importanti, rappresentano un pezzo della nostra identità e davvero non hanno nulla da invidiare, a mete che in altre Nazioni sono ben più blasonate. In questo quadro, penso a tutto quello che stiamo facendo per sviluppare il turismo legato alle nostre eccellenze enogastronomiche, alle nostre produzioni tipiche, intorno a queste eccellenze ruotano vere e proprie strade del gusto e prodotti turistici creati ad hoc per valorizzare il nostro Made in Italy. E allo stesso modo stiamo investendo su tutti quei segmenti di turismo che riescono a indirizzare il turista verso destinazioni diverse da quelle classiche, a sviluppare nuove economie.
Penso al turismo religioso, con i suoi straordinari itinerari, penso al turismo sportivo che immagino fosse proprio uno dei temi della prossima tavola rotonda, penso ai circuiti della salute. Però turismo vuol dire anche economia del mare, un altro settore a cui non a caso questo Governo ha dedicato un Ministero ad hoc. Mare per l’Italia significa da un lato la straordinaria eccellenza italiana rappresentata dal turismo balneare che noi, come si sa, vogliamo difendere e mettere a riparo dall’incertezza normativa in un confronto che è sempre costante e serrato con Bruxelles, dall’altro anche la nostra eccezionale industria nautica, il patrimonio irripetibile delle nostre aree marine protette e tanto altro ancora. E turismo ovviamente vuol dire tutto quanto ruota intorno ai nostri laghi, alle nostre montagne. Voi che siete sulle rive del più grande lago alpino italiano potete capire bene a cosa mi sto riferendo. Chiaramente, e anche qui si sa, turismo non è soltanto viaggi. È attenzione alle piccole e medie imprese, anche a gestione familiare, che offrono servizi di accoglienza, di ristorazione, di vendita di prodotti locali. Per questo abbiamo previsto fondi e accesso al credito per favorire gli investimenti e aiuti economici per le nostre strutture ricettive per avviare ristrutturazioni, ammodernamenti e adeguamenti in termini di accessibilità. Turismo per noi è anche aiutare le categorie, a partire da quelle più colpite dalla pandemia, penso alle agenzie di viaggi, ma non soltanto alle agenzie di viaggi, con incentivi che consentano loro una ripresa veloce. Sostenere le imprese, modernizzare le infrastrutture, procedere a passi spediti sulla transizione energetica e digitale, tutto fa parte di una competitività che deve saper essere all’altezza del nome dell’Italia. E chiaramente da questo punto di vista il ruolo che gioca il PNRR è fondamentale, purché noi si sia in grado di far arrivare queste risorse a terra e di spenderle nei tempi e di spenderle bene. E allora datemi qualche minuto, non voglio essere troppo lunga, ma questo è molto importante, per raccontarvi di una bella notizia che è arrivata ieri. Ieri la Commissione europea, dopo un lungo e faticosissimo lavoro di confronto, ha approvato le modifiche al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che erano state presentate dall’attuale Governo nello scorso mese di agosto. È un lavoro del quale io vado estremamente fiera, è un lavoro molto complesso che ha coinvolto tutte le amministrazioni interessate, ma anche le categorie produttive. Ci sono stati decine di incontri della Cabina di regia sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Oggi noi siamo in grado di presentare un nuovo Piano di Ripresa e Resilienza che si concentra fondamentalmente su due questioni. Da una parte supera le criticità che esistevano nell’attuazione di alcune misure che erano state precedentemente previste, perché noi non vogliamo perdere neanche un euro di queste risorse. Dall’altra, concentra le risorse sul sostegno alla crescita, con un percorso più incisivo e di riforme e di investimenti. Nel nuovo Piano,- vado a grandi linee perché davvero ci vorrebbe molto tempo a raccontarlo tutto – ci sono 5,2 miliardi di euro dedicati agli investimenti nelle reti e nelle infrastrutture, a partire da quelle energetiche strategiche, perché vogliamo continuare a portare avanti la nostra visione strategica di un’Italia che può essere hub energetico d’Europa, ponte nel Mediterraneo e di collegamento tra l’Africa e il Vecchio Continente. Ci sono fondi per il diritto allo studio, dalla messa in sicurezza degli edifici scolastici, fino a un piano importante per le borse di studio, passando per le residenze degli studenti universitari. C’è 1 miliardo di euro per favorire l’accesso al mercato del lavoro, colmare il divario tra domanda e offerta di competenze professionali e quindi aiutare ancora il lavoro. Ci sono altri 750 milioni di euro sulla salute, in particolare per l’assistenza domiciliare integrata e la telemedicina. C’è un altro miliardo e 200 milioni di euro per la ricostruzione delle zone alluvionate a partire dall’Emilia-Romagna. Ma ci sono soprattutto 12,4 miliardi di euro dedicati alle imprese.Quando abbiamo varato la manovra finanziaria, qualcuno ha obiettato che mancavano le risorse per le imprese. Semplicemente quelle risorse le stavamo concentrando nella nostra proposta di revisione del PNRR. Quasi 12,5 miliardi e mezzo di euro di incentivi alle imprese, tra i quali ad esempio 6,3 miliardi per la transizione 5.0, cioè i crediti d’imposta per aiutare le aziende sulla doppia transizione, ma anche il supporto alle piccole e medie imprese per l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, 2,5 miliardi di euro per sostenere lo sviluppo delle filiere strategiche per l’efficienza energetica, 2 miliardi per i contratti di filiera nel settore agricolo, quasi un altro miliardo per l’agrisolare. E sono contenta di annunciare che ci sono anche oltre 300 milioni di euro proprio per rafforzare la competitività del nostro settore turistico.Lo facciamo attraverso il Fondo tematico BEI per il turismo, che in precedenza aveva una dotazione di 500 milioni di euro e che consente di finanziare la creazione, il rinnovo, l’ammodernamento e il miglioramento di strutture ricettive e infrastrutture per il turismo, compresi chiaramente siti culturali e ricettivi pubblici e privati, i parchi, i parchi ricreativi, gli impianti sportivi, le strutture turistiche montane, gli impianti sportivi di montagna.Lo sviluppo di interventi nel turismo sostenibile connessi alla transizione verde. Lo sviluppo di interventi di digitalizzazione dei processi e/o dell’offerta e in formazione/miglioramento delle competenze del personale; soluzioni di mobilità pulita, sostenibile, connessa per il turismo. Insomma, un sostegno concreto a un comparto strategico. Scusatemi se su questo mi sono dilungata, però davvero è stato un lavoro molto più complesso di quanto si possa immaginare. Non era scontato portarlo a casa, ma ci siamo riusciti. Io ancora ricordo quando qualcuno diceva che era impossibile rivedere il PNRR, dicevano che solamente proporre era un’idiozia oppure una follia, aggiornare quel Piano a un contesto mutato, a sfide nuove. Però la verità è che impossibile è la parola che usa sempre chi non ha coraggio e a noi invece il coraggio non manca.Anche il turismo è coraggio perché in fondo è fatto soprattutto di grandi sfide, è fatto di grandi eventi. L’Italia si sta preparando a ospitare eventi globali e storici allo stesso tempo, penso al Giubileo del 2025, alle Olimpiadi di Milano-Cortina, gli Europei di calcio del 2032, stiamo combattendo per l’Expo nel 2030; eventi che porteranno in Italia ulteriori milioni di turisti ai quali vogliamo offrire esperienze di viaggio e un’immagine dell’Italia ancora più straordinaria di quanto possano aspettarsi. In questo primo anno di Governo io ho avuto la possibilità di viaggiare molto, non da turista per la verità, di incontrare molti leader, di visitare Nazioni anche molto lontane da noi. In tutti i miei viaggi ho riscontrato una cosa della quale spesso noi non ci rendiamo conto e che io tengo a ribadire a chi la può meglio comprendere. C’è tantissima “fame di Italia” all’estero, c’è tantissimo desiderio da parte dei nostri partner di costruire nuove politiche di scambio con l’Italia.E’ la stessa curiosità che muove decine di milioni di cittadini stranieri a cercare un’esperienza di viaggio in Italia ed è il nostro preciso dovere rispondere a questa fame d’Italia. È il nostro preciso dovere farci trovare sempre più pronti, sempre più accoglienti, sempre più in grado di proporre un’offerta turistica di qualità, diversificata e adatta a tutti i gusti. Ed è una sfida che ci riguarda tutti, riguarda il Governo, riguarda gli operatori, riguarda ovviamente tutti i livelli istituzionali. È una sfida aperta sulla quale ciascuno di noi deve sapersi mettere in gioco. Il Governo c’è, voi anche ci siete, sono convinta che insieme riusciremo a centrare obiettivi straordinari. Grazie ancora al Ministro Santanchè, grazie a tutti coloro che hanno partecipato a questa importante due giorni, per il lavoro che avete fatto in queste ore ma soprattutto per quello che continueremo a fare insieme in futuro. Grazie ancora, buona giornata e scusatemi per non essere stata presente fisicamente”.
A questa seconda e ultima giornata del Forum dedicato al Turismo, ha partecipato anche il ministro dell’Economia Giorgetti, che nelle scorse ore ha annunciato lo sfoltimento in Commissione degli oltre 1000 emendamenti alla Manovra presentati dalle Opposizioni e la presentazione in Aula fra il 12 e il 15 dicembre di un maxiemendamento alla stessa Legge di Bilancio e al Dl Anticipi , e che ,a proposito di Pnrr (alla luce del via libera incassato ieri dalla Commissione UE alla revisione del Piano presentata dal Governo), debito e investimenti, ha spiegato: “Abbiamo preso le scelte giuste e i risultati si vedono. Teniamo presente che la grande spesa ha portato a un livello di debito tale che i tassi di interesse pesano sulla spesa pubblica. Serve un’oculatezza nella spesa, ma non frenare gli investimenti. Se altri hanno sbagliato non dobbiamo farlo noi. La cosa importante che vorrei sottolineare è che la revisione del Pnrr fa una cosa importante: non può fare debito in più ma definanzia alcune opere e investimenti che riteniamo meno rilevanti, diciamo debito molto poco buono, e mettiamo iniziative che vanno a beneficio delle imprese, dell’industria e dovrebbero fungere da molla per gli investimenti che generano sviluppo. Non bisogna fare debito. A margine di un Ecofin, il ministro tedesco, di cui sono abbastanza amico, mi dice: sono molto preoccupato per l’aumento dei tassi, l’anno prossimo pagherò 40 miliardi di tassi di interesse. Gli ho risposto, io che ne pago 90 cosa dovrei dire? La differenza sono 50 miliardi ed è quanto ogni anno il ministro delle finanze italiano , oggi sono io domani un altro , si deve fare carico e sottrae ai contribuenti. Ecco perché se quelli di prima hanno sbagliato non dobbiamo sbagliare noi”.
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