di Federica Marengo martedì 21 novembre 2023
-Quattro o cinque giorni di pausa nei combattimenti nella Striscia e il rilascio di 50 tra donne e bambini tenuti in ostaggio a Gaza, in cambio di tre palestinesi detenuti per ciascun civile israeliano liberato. Questa, secondo la Cnn, che cita diverse fonti, sarebbe la proposta di accordo sugli ostaggi, sul tavolo dei negoziati tra Israele e Hamas. Per il quotidiano israeliano Haaretz, invece, saranno “10 gli ostaggi rilasciati ogni giorno di tregua”.
Già in mattinata, una fonte israeliana aveva confermato la possibilità di un accordo, parlando della “liberazione di donne e bambini”, così come un leader di Hamas, Ismail Haniyeh, aveva dichiarato che una “tregua” è vicina”.
Tuttavia, Bezael Smotrich, leader della destra radicale di Sionismo religioso e ministro delle Finanze del governo Netanyahu, ha detto che “tale intesa è brutta e non deve essere approvata” e ha sottolineato che “Il suo partito resterà come un muro per la continuazione della guerra fino alla completa distruzione di Hamas.” Intanto, il Premier israeliano Netanyhau ha convocato per questa sera il gabinetto di guerra di Israele a Tel Aviv.
Sul fronte dei combattimenti, invece, un raid di Israele nel sud del Libano ha provocato diverse vittime, tra cui due giornalisti. Le sirene di allarme sono risuonate contemporaneamente nel sud, nel centro e nel nord di Israele, in seguito a lanci di razzi da Gaza e dal Libano meridionale. I lanci da Gaza hanno interessato le aree di Tel Aviv e di Gerusalemme. Almeno cinque razzi sono stati intercettati in volo dalle batterie di difesa aerea Iron Dome. Non si ha notizia di vittime. Nel nord di Israele sirene di allarme sono risuonate sia nel settore ovest sia in quello orientale del confine.
Infine, gli USA, attraverso il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, hanno fatto sapere “di essere preoccupati che il gruppo Wagner sia pronto a fornire un sistema di difesa aerea a Hezbollah o all’Iran”.
Restando in ambito di politica estera, questa mattina, il Vicepremier e ministro degli Affari Esteri, Tajani, ha tenuto alla Camera le sue Comunicazioni sul protocollo d’intesa firmato da Italia e Albania in tema di immigrazione, nelle quali ha sottolineato: “Il protocollo d’intesa tra Italia e Albania sui migranti , non è paragonabile all’accordo tra Regno Unito e Ruanda. Non c’è esternalizzazione ad un Paese terzo della gestione delle domande di asilo. E non si deroga ai diritti internazionalmente garantiti. Presto, l’Albania entrerà a far parte dell’Unione europea ed è parte del Consiglio d’Europa. Le deroghe sarebbero state impossibili. Il protocollo stabilisce che nei due centrinon potranno trovarsi complessivamente più di 3.000 migranti nello stesso momento. I migranti potranno arrivare nel porto albanese solo con navi delle autorità italiane, intervenute in operazioni di soccorso. Non si potranno trainare i barconi degli scafisti, né indirizzare verso l’Albania imbarcazioni gestite da Organizzazioni non governative. I migranti avranno esattamente lo stesso trattamento previsto dalle norme italiane ed europee. Il protocollo non viola il diritto dell’Unione. Di fronte a questi foschi scenari basterebbe menzionare la semplice constatazione della Commissaria europea Johansson, importante esponente della socialdemocrazia svedese: “Il diritto Ue non è applicabile fuori dal territorio dell’Unione Europea, ma sappiamo che il diritto italiano segue il diritto Ue e che, secondo l’accordo, si applicherà in Albania il diritto italiano. I due centri per migranti che l’Albania concederà gratuitamente all’Italia, infatti, funzioneranno secondo la normativa italiana, europea e internazionale in materia: un punto di arrivo sarà al porto di Shengjin, nella costa settentrionale del Paese, e una base militare a Gjader, a circa 30 chilometri dal porto. L’accordo firmato il 6 novembre è una componente importante di una strategia complessiva. E un possibile modello, non solo per l’Italia, per collaborazioni future con Paesi amici. Il Protocollo con l’Albania non pretende di essere una panacea; ma uno strumento aggiuntivo per gestire i massicci arrivi di migranti. ll dibattito di oggi e il voto che lo concluderà dimostrano, se ce ne fosse bisogno, che il nostro governo non si è mai sottratto ,specie su questioni di tale rilevanza ,al dialogo e al vaglio del Parlamento. Consideriamo quindi il voto delle risoluzioni di oggi solo un primo , ma significativo ,passo in questa direzione. E un’indicazione preziosa. Auspico che l’approvazione del ddl possa avvenire in tempi compatibili con l’urgenza di affrontare, anche con strumenti innovativi, la gestione dei crescenti flussi migratori. Il protocollo d’Intesa Italia-Albania, è innanzitutto un accordo attuativo del trattato di amicizia del 1995: il cui articolo 19 prevede la collaborazione bilaterale in materia migratoria tra Italia e Albania. Invece, il Protocollo in materia migratoria con la Libia ,firmato dal Governo Gentiloni nel 2017 , entrò in vigore alla firma: quindi senza alcun passaggio parlamentare; considerandolo attuativo dell’articolo 19 del trattato di amicizia italo-libico del 2008: benché per eseguirlo siano stati necessari vari provvedimenti e significativi stanziamenti”.
Infine, il Vicepremier e ministro degli Affari Esteri Tajani, ha anche annunciato che: “Il governo intende sottoporre in tempi rapidi alle Camere un disegno di legge di ratifica che contenga anche le norme e gli stanziamenti necessari all’attuazione del protocollo”.
Al termine delle Comunicazioni l’Aula ha votato e approvato la Risoluzione di Maggioranza sull’intesa Italia-Albania con 189 sì e 126 no.
Tuttavia, le Opposizioni si sono divise , con Pd, Italia Viva, Azione, Alleanza Verdi e Sinistra, + Europa che hanno presentato una risoluzione unitaria ,non sottoscritta ,però, dal M5Stelle , che ha presentato una sua risoluzione.
La Camera ha poi approvato all’unanimità, con 317 sì e nessun voto contrario, il dispositivo della risoluzione delle Opposizioni (non sottoscritta dal M5S) , cui il governo ha dato parere positivo. L’Aula ha invece bocciato con 130 sì e 187 no le premesse della stessa risoluzione, su cui il governo ha dato parere negativo.
In ambito economico, nel primo pomeriggio, la Commissione UE ha reso noto il parere sulle Leggi di Bilancio inviate dagli Stati membri. L’Italia, insieme con altri nove Paesi dell’Eurozona ( Austria, Germania, Lussemburgo, Lettonia, Malta, Paesi Bassi, Portogallo e Slovacchia) è stata promossa, ma “con riserve”. Rischiano, invece, di non essere in linea con le raccomandazioni di Bruxelles: Belgio, Finlandia, Francia e Croazia. Promossi solo in sette Paesi: Cipro, Estonia, Grecia, Spagna, Irlanda, Slovenia e Lituania.
Pertanto, nella sua nota, la Commissione UE, ha invitato Roma a “tenersi pronta ad adottare le misure necessarie”, in quanto: “Nella Manovra ,i risparmi della graduale eliminazione delle misure di sostegno energetico ,non verranno interamente realizzati per ridurre il disavanzo pubblico e questo rischia di non essere pienamente in linea con la raccomandazione del Consiglio”.
Inoltre, ha spiegato sempre la Commissione: “Il 14 luglio, sulla base delle proposte della Commissione, il Consiglio aveva raccomandato all’Italia un target di aumento nominale della spesa pubblica netta non oltre l’1,3%, dal 2023 al 2024. Su questo punto l’Italia è nominalmente in linea con le raccomandazioni, perché secondo le previsioni economiche d’autunno della Commissione la spesa pubblica netta aumenterà dello 0,9% nel 2024 rispetto al 2023, ben sotto il limite dell’1,3%, ma in sostanza, però, nel pacchetto di avvio del semestre europeo presentato a Bruxelles, la Commissione nota che l’aumento della spesa è stato ben maggiore di quanto appare. Il target dell’1,3%, infatti, era basato sulle previsioni economiche di primavera, che prospettavano un aumento della spesa nel 2023 molto inferiore a quello che si è poi verificato. Questo perché, dopo che il governo italiano ha deciso una riclassificazione dei crediti d’imposta previsti dal Superbonus edilizio, che da esigibili nel 2023 diventeranno inesigibili nel 2024, si è registrata una forte impennata delle richieste del Superbonus nel 2023, con un aumento sostanziale della spesa pubblica primaria, pari allo 0,8% del Pil in più rispetto a quanto era stato previsto in primavera. Se la raccomandazione sul tetto di spesa per il 2024 fosse stata fatta con i dati reali del 2023, e non sulla base delle previsioni di primavera, l’Italia avrebbe superato il limite per lo 0,6% del Pil. Questo, nonostante il fatto che nel 2024 non saranno più esigibili i crediti d’imposta del Superbonus, che comporterà una sostanziale riduzione della spesa pubblica netta rispetto al 2023. Perciò, la spesa pubblica primaria nazionale netta è valutata come non pienamente in linea con la raccomandazione”.
Il Commissario agli Affari Economici UE, Gentiloni, che ha illustrato in conferenza stampa i pareri dell’Esecutivo UE, insieme con il Vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis, rispondendo alle domande dei cronisti, ha evidenziato che: “Per definizione abbiamo un rapporto costruttivo, con il governo italiano, così come con i governi dell’Ue in generale. Nel caso del disegno di legge di bilancio, la nostra opinione dice che non è pienamente in linea con le raccomandazioni: non si tratta di una bocciatura, ma di un invito alla prudenza di bilancio e un invito a usare al meglio le risorse comuni europee. Penso che la valutazione del Documento programmatico di bilancio italiano sia molto chiara, non una bocciatura, ma un invito in quelle due direzioni”.
Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giorgetti ha quindi commentato: “Accogliamo il giudizio della Commissione. Tutto come previsto: nonostante l’eredità dell’impatto negativo di energia e Superbonus, andiamo avanti con sano realismo”.
Tutto ciò, mentre la Presidente della Banca Centrale Europea, Lagarde, ha dichiarato che “Se non saranno raggiunti gli obiettivi sull’inflazione, la Bce agirà di nuovo sui tassi di interesse”, sottolineando che “le decisioni future garantiranno che i nostri tassi ufficiali siano fissati a livelli sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario. E abbiamo subordinato tali decisioni future ai dati in arrivo, il che significa che possiamo agire di nuovo se vediamo crescenti rischi di mancato raggiungimento del nostro target” del 2% di inflazione” e nella serata di oggi sono scaduti i termini per presentare al Senato gli emendamenti alla Manovra.
A tal riguardo, se i partiti di Maggioranza si sono impegnati a non presentare emendamenti, pur non escludendo la possibilità di modifiche sui temi come le pensioni di medici o sugli affitti brevi e il bonus psicologico (fermo restando il saldo invariato), , le Opposizioni hanno elaborato le loro contromanovre.
Il M5S, che ha depositato 945 emendamenti, presenterà la sua contro-Manovra domani alle 10:30, presso la Sala capitolare di Palazzo della Minerva . In merito, il Presidente pentastellato Conte ha dichiarato ai cronisti: “Presenteremo le nostre proposte emendative sulla manovra, frutto di un lavoro organico e sistematico per dimostrare che una legge di bilancio nelle condizioni attuali può essere impostata in maniera totalmente diversa, accompagnando crescita e riduzione delle disuguaglianze. Sono una risposta a tutti i problemi, tantissimi, emersi nel corso delle audizioni svolte con le parti sociali, le imprese, i sindacati. Una contromanovra? Sì, potete definirla così. Ci sono alcuni pilastri su cui andremo a definire la nostra visione. Quello che contestiamo a questa legge di bilancio è che manca una visione, non si tratta di prudenza. Si tratta di scelte completamente errate. Ci siamo assunti un onere che di solito le opposizioni non si assumono. Speriamo che il governo possa far tesoro” di queste proposte “, al di là dei pregiudizi ideologici”.
Una contro-proposta verrà presentata alla Camera anche dal Pd. Fonti dem , hanno fatto sapere che ,punto centrale di tale contro-Manovra, sarà il salario minimo (i dem, proprio in queste ore, hanno chiesto il ritiro dell’emendamento di Maggioranza sull’estensione e il rafforzamento della contrattazione collettiva, dicendosi pronti all’ostruzionismo in caso non venisse ritirato) con la creazione di un fondo per finanziarlo. Proposto anche un credito di imposta per quelle imprese che non sono in grado di adeguarsi ai nove euro di paga minima oraria , proposta dal dl delle Opposizioni, entro il 2024.
Tra le proposte dem, anche l’inserimento di 35 mila idonei nelle funzioni centrali della Pubblica Amministrazione, un fondo sanitario nazionale , lo sblocco delle assunzioni nella Sanità e una strada per ridurre le liste d’attesa. In ambito scuola e Università , le borse di studio , le case per gli studenti, lo sblocco del fondo di funzionamento ordinario dell’Università, bloccato con la conseguenza di non permettere di fare partire i contratti di ricerca, e un ampio pacchetto per il trasporto pubblico di studenti medi e universitari, per fornire libri di testo e mense gratuite a partire da una determinata soglia Isee.
Quanto all’agenda della Premier , stamane, la Presidente del Consiglio Meloni è intervenuta con un videomessaggio all’Assemblea annuale di Confartigianato-Imprese, tenutasi all’Auditorium Conciliazione, nel quale, ringraziando il Presidente, Marco Granelli per l’invito e, salutando i presenti, ha dichiarato: “Sono molto dispiaciuta di non essere riuscita a partecipare in presenza ai vostri lavori, come invece ero riuscita a fare lo scorso anno, mi sarebbe piaciuto anche per fare gli auguri di buon compleanno di persona al Presidente Granelli, ma ci tenevo in ogni caso a fare avere il mio contributo per il rispetto che il Governo nutre nei vostri confronti, nei confronti di chi ogni giorno si rimbocca le maniche e considera la propria attività, la propria impresa, come parte di qualcosa di più grande. Ci tenevo anche per riflettere insieme a voi su alcune sfide cruciali che la società nella quale viviamo pone di fronte a ciascuno di noi, in particolare a chi come voi fa impresa. Una di queste sfide è sicuramente l’impatto che l’evoluzione tecnologica, l’intelligenza artificiale, la transizione ecologica stanno avendo, e avranno sempre di più, sulla nostra vita quotidiana, compreso sul nostro modo di produrre. E la prima questione che dobbiamo porci è capire come cogliere le opportunità che questi cambiamenti offrono, senza però subirli passivamente, essendone invece protagonisti. o bene che Confartigianato, il mondo dell’artigianato nel suo complesso, ha ben chiaro quanto questa sfida sia importante. È una consapevolezza che deriva dall’eccellenza delle nostre produzioni, dalla forza delle nostre radici, dalla solidità della nostra tradizione che da sempre è capace di coniugarsi con l’innovazione. Insomma, quell’unicum tutto italiano che nessun’intelligenza artificiale sarà mai in grado di sostituire e forse neanche di eguagliare. Fin dal nostro insediamento noi stiamo lavorando, passo dopo passo, per valorizzare questo patrimonio, per mettere al centro chi produce, per fare in modo che lo Stato sia finalmente un alleato di chi crea ricchezza e posti di lavoro. Abbiamo varato la riforma fiscale che l’Italia attendeva da decenni che si pone alcuni obiettivi di fondo: ridurre prevalentemente la pressione fiscale e riequilibrare il rapporto tra fisco e contribuenti. Stiamo velocemente approvando i decreti attuativi e tra le norme più innovative che abbiamo introdotto c’è quella relativa al concordato preventivo biennale per i contribuenti di minori dimensioni titolari di reddito d’impresa e di lavoro autonomo, una possibilità che ,come voi sapete benissimo, finora era preclusa a queste fattispecie. Abbiamo poi scelto di mettere più soldi in busta paga e di sostenere la nuova occupazione. Con questa manovra abbiamo confermato il taglio del cuneo contributivo per i lavoratori dipendenti con reddito fino a 35mila euro, abbiamo introdotto quel principio che ci è tanto caro e si riassume con “più assumi meno paghi”, cioè una super deduzione del 120% del costo del lavoro per le imprese che assumono a tempo indeterminato e incrementano i propri dipendenti rispetto all’anno precedente. Super deduzione che arriva al 130% se si assumono mamme, giovani, disabili o ex percettori di reddito di cittadinanza. A questo lavoro si accompagna l’impegno per affrontare il disallineamento delle competenze tra domanda ed offerta di lavoro, ormai un’emergenza per le nostre imprese, tema carissimo alla Confartigianato. Su questo, come sapete, la nostra attenzione è massima e il disegno di legge sul Made in Italy e la nascita del Liceo per il Made in Italy che prevede il disegno di legge sono alcune delle risposte che intendiamo dare al mondo produttivo per andare incontro a queste esigenze. Provvedimenti concreti per risolvere problemi altrettanto reali, senza ovviamente dimenticare le grandi riforme di sistema che l’Italia attende da troppo tempo e che stiamo portando avanti per lasciare a chi verrà dopo di noi un’Italia migliore di quella che ci è stata consegnata. A partire , la voglio citare, dalla riforma della nostra architettura istituzionale. Qualcuno potrebbe pensare che parlare agli artigiani di Costituzione sia un po’ fuori tema, però io penso che non lo sia affatto. Perché assicurare continuità, assicurare governi eletti dai cittadini, governi stabili con un orizzonte di legislatura, è in fin dei conti la più potente misura economica che si possa regalare all’Italia. L’instabilità politica l’abbiamo pagata pesantemente, impedisce di portare avanti progetti di lungo periodo, di avere una strategia, di dare concretezza ad una precisa visione di sviluppo che è la precondizione per non sperperare risorse. E l’Italia, che non ha visto tutto questo negli anni, ha pagato troppo le conseguenze del suo sistema. È ora di cambiare, e dare alla Nazione istituzioni più stabili, più efficienti, più veloci. Questo è il nostro obiettivo e sono certa che in questa sfida avremo sempre al nostro fianco chi, come gli artigiani e gli imprenditori, sa cosa vuol dire fare investimenti e programmare il futuro. Grazie a voi, grazie per quello che rappresentate, grazie per quello che fate, grazie per i contributi che avete tante volte portato al confronto con il Governo ed avremo presto nuove occasioni di vederci”.
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