di Federica Marengo lunedì 30 ottobre 2023
-Mentre i tank israeliani si sono diretti a Gaza city e altri camion con aiuti umanitari per la popolazione civile palestinese sono passati attraverso il valico di Rafah e, mentre Hamas ha pubblicato un video con 3 donne prese in ostaggio, che hanno accusato il Presidente israeliano Netanyahu di “aver fallito con le sue politiche”, esortandolo a liberare i detenuti palestinesi, suscitando la reazione di quest’ultimo che ha parlato di “crudele propaganda”, in Italia, il Vicepremier e ministro degli Affari Esteri, Tajani, in un’intervista ai microfoni di No stop News, su Rtl 102.5, in merito agli ostaggi italiani a Gaza, ha dichiarato: “Ci sono anche due donne incinte tra i 14 italiani nella Striscia di Gaza, insieme ai loro familiari. Stiamo seguendo minuto per minuto i 14 italiani, più i loro familiari. Che non sono nella zona rossa e sono stati tutti contatti dal nostro consolato a Gerusalemme. Il titolare della Farnesina ha anche annunciato che oggi è partito il primo aereo con aiuti italiani che arriverà in Egitto. Quindi, ci sarà una delegazione della Difesa, degli Esteri, dell’Onu. Oltre al nostro ambasciatore che sarà lì per organizzare la distribuzione attraverso la Mezzaluna Rossa degli aiuti che dall’Egitto saranno inviati al valico di Rafah. Inoltre, continueremo anche domani ad inviare altri aiuti umanitari. Per cercare di ridurre le difficoltà del popolo palestinese che nulla ha a che vedere con i terroristi di Hamas. Quella in Medioriente è una situazione veramente complicata. L’Italia sta lavorando in tutti i modi possibili per fare in modo che assolutamente la situazione non degeneri. L’obiettivo del governo italiano e degli altri alleati europei è quello di una de-escalation accompagnata da azioni umanitari a sostegno dei civili che vivono nella Striscia di Gaza. Stiamo seguendo minuto per minuto la situazione; sono state attaccate alcune basi dei Pasdaran in Siria; la Giordania ha chiesto agli Stati Uniti di mettere in campo i suoi Patriot, i sistemi di difesa missilistici. Ho parlato con il Presidente egiziano al-Sisi, perché è necessario lavorare insieme per ridurre la tensione e liberare gli ostaggi, ce ne sono ancora tanti nelle mani di Hamas. Vogliamo che ci siano sempre meno morti civili. Che non hanno nulla a che vedere con gli attentati di Hamas e con questa guerra, sono soltanto delle vittime”.
Quanto al conflitto tra Hamas e Israele, innescato dall’accatto di Hamas dello scorso 7 ottobre, il ministro della Difesa, Crosetto, in un’intervista a La Stampa, ha spiegato: “Gli europei non si illudano, la guerra purtroppo sarà lunga. Siamo solo agli inizi. Andranno avanti e purtroppo, ci saranno conseguenze civili drammatiche. Tel Aviv sta facendo quello che ha detto da giorni di voler fare. Israele non è Hamas. E, quindi, la reazione di Israele, per quanto dura, è la reazione dura di uno Stato democratico e di diritto. Che vuole colpire i terroristi di Hamas, non la popolazione palestinese. Se Hamas avesse avuto, in questi anni, il potenziale bellico di Israele, Israele non esisterebbe più e non ci sarebbe più un ebreo, in Palestina. Questa è la differenza fondamentale. Hamas vuole la distruzione totale, in qualunque modo, di Israele e di tutti gli ebrei. Le operazioni belliche sono agli inizi ed è difficile prevedere le prossime mosse. Finora non abbiamo ancora visto bene cosa è accaduto per un motivo tecnico. Perché sostanzialmente è stato paralizzato l’accesso a Internet in tutta la zona delle operazioni. Israele ha bloccato tutto con un attacco cyber fortissimo, ma credo che nelle prossime ore dobbiamo attenderci un’intensa attività social da parte di Hamas e dei gruppi palestinesi e arabi a essa collegati. Per Hamas è un punto cruciale: in questo scontro fortissimo può sperare di sopravvivere soltanto se riesce ad infiammare le piazze musulmane e spaccare l’opinione pubblica mondiale. Tecnicamente l’azione è molto difficile ,perché a Gaza non c’è un quartiere di Hamas che puoi isolare dal resto dei siti abitati. Hamas ha il controllo totale di tutta la Striscia e delle sue città. E abbiamo capito tutti che coesistono due città. Una in superficie, abitata da gente normale, fatta di civili, uomini donne e bambini. E poi c’è una seconda città, nascosta nelle viscere delle prime. Gli israeliani non possono raggiungere l’una se non attraverso l’altra. Questo è il dramma”.
Poi, riguardo agli assetti internazionali, ha evidenziato: “Sono sorpreso, ma non troppo, dalla posizione di Mosca, che ha fatto una scelta di campo netta verso l’Iran. Molto difficile da capire, invece, la scelta di Erdogan. Stupisce però il modo con cui si sta ponendo al fianco di una organizzazione terroristica come Hamas. E con una così forte determinazione e ostentazione, pur sapendo che nella Nato si troverà assai isolato”.
Infine, sul ruolo dell’Italia, il ministro della Difesa ,Crosetto, ha spiegato: “Sul fronte degli aiuti umanitari l’Italia sta facendo la sua parte. “Ho deciso di mandare una nave militare a Cipro perché pensavo fosse necessario avere una nave in zona, in caso di peggioramento della crisi. Adesso sono state mandate altre due navi cariche di aiuti umanitari. Ci siamo impegnati fin dalla sera in cui è partito l’attacco di terra, sia con i voli dell’aeronautica, sia riempiendo queste navi, nell’aiutare Gaza con medicinali, tende e viveri. L’Italia aiuterà i palestinesi che sfolleranno verso il Sud di Gaza. E così si stanno impegnando anche altre nazioni. Vorrei che l’Onu stessa e anche la Nato si impegnassero in questo senso”.
In serata, poi, sempre il ministro della Difesa Crosetto, ha fatto sapere: “Inviato un C130 dell’Aeronautica militare con i primi aiuti alla popolazione palestinese. Il volo, organizzato in cooperazione con gli Esteri, l’ Onu e la Mezzaluna Rossa, è arrivato in Egitto. Gli aiuti portati a Gaza, dal valico di Rafah. La Difesa è pronta anche ad evacuare civili. L’Italia si muove a 360 gradi per una de-escalation. Sarebbe drammatico se il mondo islamico s’infiammasse e si scatenasse una nuova guerra tra Occidente e Islam”.
Non solo dossier di politica estera, però, sul tavolo del Governo. Sul fronte interno, infatti, stamane, via libera , nell’ambito di un breve Consiglio dei ministri, presieduto dalla Presidente del Consiglio, Meloni, cui hanno preso parte i ministri e Vicepremier Salvini e Tajani, il ministro dell’Economia Giorgetti, il Viceministro dell’Economia Leo, i sottosegretari Mantovano e Fazzolari, Lorenzo Cesa dell’Unione di Centro e Maurizio Lupi di Noi Moderati, a sei DPCM per la riorganizzazione dei ministeri.
Più nel dettaglio, come riportato dal comunicato di Palazzo Chigi: “Il Consiglio dei Ministri, su proposta dei ministri competenti, ha approvato, in esame definitivo, sei decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri relativi all’organizzazione dei ministeri della salute, delle imprese e del Made in Italy, del turismo, della transizione ecologica (nella nuova denominazione di Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica). Sui testi sono stati acquisiti i pareri della sezione consultiva per gli atti normativi del Consiglio di Stato”.
A seguire, si sono tenuti due vertici di Maggioranza: uno, sulla Manovra, che ha incassato il via libera di tutte le forze dell’Esecutivo , avviandosi, quindi, dopo un’ulteriore passaggio e la firma del Presidente della Repubblica Mattarella, verso l’iter parlamentare ,a cominciare dal Senato e, l’altro, sulla riforma istituzionale del Premierato.
Come sottolineato in una nota di Palazzo Chigi: “Dall’incontro è emersa la grande compattezza e determinazione delle forze di maggioranza che ha consentito di varare una manovra finanziaria improntata alla serietà e alla solidità dei conti pubblici, che nonostante il contesto difficile riesce a ridurre la pressione fiscale sul ceto medio-basso, a sostenere le famiglie e i lavoratori. Come previsto, oggi il testo sarà trasmesso al Parlamento, dopo il necessario drafting e la firma di autorizzazione del Capo dello Stato. Le forze di maggioranza hanno confermato la volontà di procedere speditamente all’approvazione della Legge di Bilancio, senza pertanto presentare emendamenti. Il Governo terrà conto con grande attenzione del dibattito parlamentare e delle considerazioni delle forze di maggioranza ed opposizione”.
Trovato, dunque, l’accordo con FI, sulla norma della cedolare secca sugli affitti brevi(ovvero fino a 30 giorni). La soluzione di compromesso prevede infatti un aumento dal 21% al 26%, che si applicherà solo per chi mette in affitto breve più di un appartamento. La misura sarà applicata soltanto dal secondo appartamento in affitto, quindi non sarà per tutti.
Nella Manovra, poi, entra la proposta di Forza Italia per un codice identificativo nazionale per gli affitti brevi, per contrastare l’abusivismo ed evitare la concorrenza sleale. Inoltre, siglato l’impegno di destinare il gettito derivante, si prevede circa 1miliardo di euro, alla riduzione delle tasse sulla casa.
Soddisfatta, quindi, FI, che ha sottolineato: “L’esito positivo dell’incontro odierno ha confermato la volontà di procedere celermente, senza presentare emendamenti, per l’approvazione della manovra che abbassa le tasse a milioni di italiani”. Particolarmente apprezzato dagli azzurri, “l’accoglimento delle sue istanze, alcune delle quali saranno inserite nel decreto collegato alla manovra, già all’esame del Parlamento”.
Il terzo vertice di Governo, poi, cui ha partecipato anche la ministra per le Riforme, Casellati, è stato dedicato alla riforma istituzionale del Premierato, che ha ottenuto il via libera della Maggioranza e che dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri il 3 novembre, per poi essere inviato alla Camera.
ll Ddl Casellati affronta i cambiamenti della seconda parte della Costituzione, quella relativa all’Ordinamento della Repubblica, introducendo il passaggio al Premierato, cioè l’elezione diretta del Presidente del Consiglio.
Nelle bozze del disegno di legge, visionate dall’agenzia LaPresse, vi sarebbe anche una norma “anti-ribaltone”, la quale prevederebbe, in caso di caduta del Premier eletto , la possibilità di “riprovare a ricostruire la maggioranza o con lo stesso premier o comunque con un altro esponente della stessa maggioranza scelta dai cittadini con il voto”. Solo in caso di fallimento dei tentativi, dunque, sarebbe previsto il ritorno alle urne. Si tratterebbe di una soluzione di compromesso, dato che, in un primo momento, si prevedeva di andare direttamente a elezioni nel caso di dimissioni del Premier eletto. La sostituzione del Premier, secondo tale bozza, avverrebbe una sola volta.
Con il Premierato, introdotto anche lo stop alla nomina di nuovi senatori a vita da parte del Presidente della Repubblica: l’istituto, però, sopravviverà solo per gli ex Presidenti della Repubblica. Gli attuali senatori a vita nominati dal Colle dovrebbero rimanere in carica fino alla fine del loro mandato.
Oltre all’elezione diretta del Premier con un turno unico si introduce una legge elettorale con premio di maggioranza del 55% per garantire la governabilità e porre fine ai governi tecnici. Ma saranno le forze politiche in Parlamento ad affrontare la materia.
Quindi, sempre secondo l’agenzia LaPresse, l’articolo 92 della Costituzione verrebbe sostituito da una nuova formulazione: “Il Governo della Repubblica è composto dal Presidente del Consiglio e dai Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri. Il Presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale e diretto per la durata di cinque anni. Le votazioni per l’elezione del Presidente del Consiglio e delle Camere avvengono tramite un’unica scheda elettorale. La legge disciplina il sistema elettorale delle Camere secondo i principi di rappresentatività e governabilità e in modo che un premio assegnato su base nazionale garantisca ai candidati e alle liste collegati al Presidente del Consiglio dei Ministri il 55 per cento dei seggi nelle Camere. Il Presidente del Consiglio dei Ministri è eletto nella Camera nella quale ha presentato la sua candidatura”.
Una nota di Palazzo Chigi ha così annunciato l’intesa raggiunta: “Dall’incontro è emersa la piena condivisione del progetto di riforma costituzionale che prevede l’elezione diretta del Presidente del Consiglio. Il testo del disegno di legge sarà esaminato dal Consiglio dei ministri previsto per venerdì 3 novembre”.
Sul fronte dei lavori parlamentari, invece, la Camera, non senza critiche da parte delle Opposizioni, sollevate durante la discussione dei deputati, ha dato il via libera alla fiducia posta dal Governo sul Decreto Sud con 184 sì, 106 no e 2 astenuti; il testo passa ora al Senato, dove dovrà essere convertito in legge entro il 18 novembre.
Le misure contenute nel Decreto Sud riguardano la Zes unica per il Mezzogiorno; il coordinamento tra le risorse europee e nazionali per la coesione e quelle del Piano Nazionale di ripresa e resilienza; le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione del ciclo di programmazione 2021-2027 (con l’istituzione di una Cabina di regia, a Palazzo Chigi, per lo sviluppo delle aree interne).
Infine, stamane, a Roma, nella sede del ministero delle Imprese e del Made in Italy, si è svolta la seconda riunione trilaterale tra Italia, Francia e Germania, dopo quella a Berlino dello scorso giugno, sul coordinamento dei Paesi in merito alla politica industriale, dedicata al tema dell’ intelligenza artificiale e della rivoluzione digitale.
Al termine del trilaterale con gli omologhi : il francese Le Maire e il tedesco Habeck, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Urso, ha dichiarato in conferenza stampa: “Oggi ,a Roma, ci siamo trovati nella comune condivisione di implementare il trilogo che dovrebbe completare a breve il regolamento sull’intelligenza artificiale al fine di frenare quella eccessiva regolamentazione che potrebbe essere un freno eccessivo all’innovazione, fondamentale per competere a livello globale. Intendiamo condividere i venture capital che i nostri Paesi possono mettere a regime per supportare l’attività delle imprese. In questo senso anche la prossima presidenza italiana del G7 sarà uno snodo significativo. E l’Italia è su questa strada consapevolmente. Stiamo realizzando un quadro normativo che aiuti l’innovazione, che acceleri sulla strada dell’intelligenza artificiale e che sarà in sintonia con quello che decideremo in sede europea. Tre grandi Paesi Ue individuano punti in comune e lo fanno in piena trasparenza con i rappresentanti delle nostre imprese. Non bisogna fare un codice della strada quando ancora non ci sta il traffico, anzi mentre la strada viene costruita da giganti statunitensi e cinesi: dobbiamo innanzitutto costruire la nostra di strada”.
Condivisa, dunque, con gli omologhi francese e tedesco sia “la necessità di rafforzare gli investimenti sull’intelligenza artificiale” che di “evitare di soffocarne lo sviluppo con una regolamentazione eccessiva e prematura, che sarebbe come imporre norme sul traffico di auto prima ancora che esista un traffico”.
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