di Federica Marengo martedì 11 febbraio 2025

Nella giornata di ieri, si è svolta al Quirinale, alla presenza del Capo dello Stato, Mattarella, la celebrazione del Giorno del Ricordo, istituito per legge il 30 marzo del 2004, in memoria delle vittime delle Foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale.
Presenti alla cerimonia, anche il Presidente del Senato della Repubblica, Ignazio La Russa, la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il Presidente della Corte Costituzionale, Giovanni Amoroso, il Vice Presidente della Camera dei deputati, Giorgio Mulè, esponenti del Governo, del Parlamento, autorità civili e appartenenti alle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati.
Prima dell’inizio della celebrazione, nella Sala degli Specchi, dopo il saluto del Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, il Presidente della Repubblica Mattarella, insieme con il Ministro e con il Presidente della FederEsuli, Renzo Codarin, ha premiato le Scuole vincitrici del Concorso “10 febbraio – Itinerari storici in luoghi e spazi urbani delle città italiane alla ricerca della memoria delle terre della Frontiera Adriatica”.
A seguire, la cerimonia, condotta dalla dott.ssa Valeria Ferrante, iniziata con la lettura da parte dell’attrice Gaja Masciale, di due brani dal libro di Greta Sclaunich: “Le foibe spiegate ai ragazzi”, è stata scandita dagli interventi del professor Davide Rossi, Vice Presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati, dello storico Egidio Ivetic, ordinario di Storia moderna all’Università degli Studi di Padova e del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani.
Inoltre, sono stati proiettati degli estratti dal film “La bambina con la valigia” e dal documentario “Rotta 230 – Ritorno alla terra dei Padri”, seguiti dalle testimonianze della Sig.ra Egea Haffner e del Sig. Giulio Marongiu, esuli di Pola.
Infine, la celebrazione è stata intervallata dalle musiche dell’orchestra di archi del Conservatorio G. Tartini di Trieste, diretta dal Maestro Sandro Tortolano, che ha suonato: “Adagio” in Sol minore di Tomaso Albinoni e il brano musicale “Concerto” in Sol maggiore “Alla Rustica” di Antonio Vivaldi.
Al termine della celebrazione, il Capo dello Stato ha tenuto il suo discorso nel quale ha definito il “Giorno del Ricordo”: “Un’ occasione solenne, che invita a riflettere su pagine buie del nostro passato, per conservare e rinnovare la memoria delle sofferenze degli italiani d’Istria, di Fiume, della Dalmazia, in un periodo tragicamente tormentato della storia d’Europa”.
Poi, il Presidente della Repubblica Mattarella ha ricordato: “In quella zona a Oriente, così peculiare, dove, a fasi alterne, si erano incontrate, convivendo, comunità italiane, slave, tedesche e di tante altre provenienze, la violenza prese il sopravvento, trasformandola in una terra di sofferenza. La guerra porta sempre con sé conseguenze terribili: lutto, dolore, devastazione. Era stato così durante la Prima Guerra Mondiale, nella quale furono immolati, in una ostinata e crudele guerra di trincea, milioni di giovani d’entrambe le parti. Ma quella lezione sanguinosa non aveva, purtroppo, indotto a cambiare. Perché ancor più disumani furono gli eventi del secondo conflitto mondiale, dove allo scontro tra eserciti di nazioni che si erano dichiarate nemiche, si sovrappose il virus micidiale delle ideologie totalitarie, della sopraffazione etnica, del nazionalismo aggressivo, del razzismo, che si accanì con crudeltà contro le popolazioni civili, specialmente contro i gruppi che venivano definiti minoranze. E, nelle zone del confine orientale, dopo l’oppressione fascista, responsabile di una politica duramente segregazionista nei confronti delle popolazioni slave, e la barbara occupazione nazista, si instaurò la dittatura comunista di Tito, inaugurando una spietata stagione di violenza contro gli italiani residenti in quelle zone. Di quella stagione, contrassegnata da una lunga teoria di uccisioni, arresti, torture, saccheggi, sparizioni, le Foibe restano il simbolo più tetro. E nessuna squallida provocazione può ridurne ricordo e dura condanna. Oltre a crudeli, inaccettabili casi di giustizia sommaria e di vendette contro esponenti del deposto regime fascista, la furia omicida dei comunisti jugoslavi si accanì su impiegati, intellettuali, famiglie, sacerdoti, anche su antifascisti, su compagni di ideologia, colpevoli soltanto di esigere rispetto nei confronti della identità delle proprie comunità. Di fronte al proposito del nuovo regime jugoslavo di sovranità sui territori giuliani, l’essere italiano diveniva un ostacolo, se non una colpa. Ben presto, sotto minaccia e dopo una seconda ondata di violenze, i nostri concittadini di Istria, Dalmazia, Fiume, furono messi di fronte al drammatico dilemma: assimilarsi, disconoscendo le proprie radici, la lingua, i costumi, la religione, la cultura. Oppure andare via, perdendo beni, casa, lavoro, le terre in cui erano nati. In grande maggioranza scelsero di non rinunciare alla loro italianità e, di fatto, alle libertà, di pensiero, di culto, di parola. In trecentomila, uomini, donne, anziani, bambini – radunate poche cose, presero la triste via dell’esodo”.
Ancora, il Capo dello Stato ha sottolineato: “Come abbiamo ascoltato dalle intense letture tratte dal libro di Greta Sclaunich, spesso l’accoglienza in Italia non fu quella che sarebbe stato doveroso assicurare. Stenti, sistemazioni precarie, povertà, ma soprattutto diffusa indifferenza, diffidenza. Financo ostilità da parte di forze e partiti che si richiamavano, in Italia, alla stessa ideologia comunista di Tito. Non mancarono, nelle vicende tristi degli esuli, atti di forte solidarietà, di amicizia, di accoglienza da parte di molti italiani. Ma, in generale, la loro tragedia, di cui portavano intimamente le cicatrici, fu sottovalutata e, talvolta, persino, disconosciuta. Il mancato riconoscimento fu, per molti, una pena inattesa e dolorosa. L’istituzione del Giorno del Ricordo, votata a larghissima maggioranza dal Parlamento italiano, ha contribuito a riconnettere alla storia italiana quel capitolo tragico e trascurato, a volte persino colpevolmente rimosso. La memoria storica è un atto di fondamentale importanza per la vita di ogni Stato, di ogni comunità. Ogni perdita, ogni sacrificio, ogni ingiustizia devono essere ricordati. Troppo a lungo “foiba” e “infoibare” furono sinonimi di occultamento della storia. La memoria delle vittime deve essere preservata e onorata. Naturalmente, dopo tanti decenni e in condizioni storiche e politiche profondamente mutate, perderebbe il suo valore autentico se fosse asservita alla ripresa di divisioni o di rancori”.
Quindi, parlando delle testimonianze ascoltate dagli esuli, ha detto: “Dobbiamo loro affetto e riconoscenza. Nelle esemplari parole che ci hanno offerto, si coglie un forte ammonimento per la pacificazione e la riconciliazione. Ogni popolo, ogni nazione, porta con sé un carico di sofferenze e di ingiustizie subite. Apprezziamo gli sforzi, fatti dagli storici dell’una e dell’altra parte, per avvicinarsi a una memoria condivisa. Ma, ove questo non fosse facilmente conseguibile, e talvolta non lo è, dobbiamo avere la capacità di compiere gesti di attenzione, dialogo, rispetto. Dobbiamo ascoltare le storie degli altri, mettere in comune le sofferenze, e lavorare insieme per guarire le ferite del passato. Se ci si pone dalla parte delle vittime, dei defraudati, dei perseguitati, la prospettiva cambia, i rancori lasciano il posto alla condivisione, e si rende valore al percorso di reciproca comprensione. È in questo spirito che, nel 2020, il Presidente Pahor e io ci siamo recati, insieme, prima alla Foiba di Basovizza, simbolo del calvario di tanti italiani, e poi al monumento dei giovani sloveni fucilati dal fascismo. Non per dimenticare, né per rivendicare. Ma per trarre dagli errori e dalle sofferenze del passato l’ulteriore spinta per un cammino comune. Perché le diversità non dividono, ma diventano ricchezze se si collabora e si pensa, insieme, nell’ottica di futuro comune. È questo lo spirito in cui si muovono gli appartenenti all’Associazione degli esuli, che ringrazio per il loro impegno che coniuga, insieme, ansia di verità e volontà di concordia. È lo spirito che anima la preziosa attività delle associazioni delle minoranze linguistiche che, negli ultimi anni, hanno promosso in Italia, in Slovenia, in Croazia, dialoghi e incontri per riscoprire la ricchezza della storia comune. È lo spirito che abbiamo respirato, sabato scorso, all’inaugurazione dell’anno da capitale della cultura europea, alla quale , con un gesto di grande generosità e lungimiranza , Nova Gorica, ha voluto associare Gorizia: due città simbolo, solo pochi decenni fa, di dolorose divisioni e di innaturali separazioni”.
Non è mancato nel discorso del Presidente della Repubblica Mattarella un riferimento alla situazione attuale e l’auspicio che la pace e valori come la libertà, l’uguaglianza, la democrazia e il rispetto dello Stato di diritto ,affermatisi in questi settant’anni , proseguano costantemente : “Oggi, nel nostro continente, Stati e popoli che nel passato si sono combattuti sono insieme nell’Unione Europea, condividendo valori, identità, principi, prospettive. Il progressivo allargamento della famiglia europea ha conseguito risultati giudicati fino a qualche decennio fa impensabili. Si è trattato di un percorso che, in Europa, ha visto il ribaltamento della pretesa di dominazione, di secoli di guerre fratricide e rovinose. Un percorso che ha ricomposto lacerazioni profonde, grazie alla cooperazione e al multilateralismo, offrendo oltre settant’anni di pace, sicurezza, benessere e stabilità al nostro continente e consentendo l’affermazione dei valori della libertà, dell’uguaglianza, della democrazia, del rispetto dello Stato di diritto. La pace dei settant’anni! Nell’auspicio che prosegua costantemente, sempre più a lungo. Un cammino non sempre agevole, costellato da aperture e da ostacoli, ma che oggi più che mai va proseguito con coraggio, ostinazione e saggezza, sia all’interno dell’Unione sia alle sue frontiere, impegnandosi anche per favorire l’ingresso di nuovi membri , Paesi dei Balcani Occidentali che ne sono ancora esclusi, Ucraina, Moldova , e diffondendo nel continente lo spirito europeo, che esprime e persegue pace, dialogo, integrazione, collaborazione e sviluppo”.
In conclusione, il Capo dello Stato ha parlato dei giovani e della necessità di continuare a lavorare per attuare “nei fatti, lo spirito dell’Unione Europea” e per “costruire, ogni giorno, nuovi percorsi di integrazione, amicizia e fratellanza tra i popoli e gli Stati”: “Le nuove generazioni hanno ben compreso la sfida del tempo. Collaborano, lavorano, studiano e vivono insieme, trasformando le differenze in opportunità, e attuando, nei fatti, lo spirito dell’Unione Europea. Abbiamo il dovere di non deluderli e di continuare a operare con coraggio. A sperare, a non rassegnarci. Soltanto così potremo trasmettere ai giovani, idealmente, in questa Giornata del Ricordo – insieme all’orgoglio di una conseguita identità europea, tanto propria alle culture dei popoli del confine orientale – il testimone della speranza, incoraggiandoli a mantenere viva la memoria storica delle sofferenze patite da loro connazionali, adoperandosi perché vengano evitati errori e colpe del passato, promuovendo, ovunque rispetto e collaborazione. Anche quest’anno la Giornata del Ricordo ci ha offerto e ci offre un’opportunità da raccogliere con impegno per riflettere sulle lezioni del passato. La Repubblica guarda alle vicende drammatiche vissute dagli italiani di Istria, Dalmazia, Fiume con rispetto e con solidarietà, e lavoriamo, nell’Unione Europea, insieme alla Slovenia, alla Croazia e agli altri Paesi amici per costruire, ogni giorno, nuovi percorsi di integrazione, amicizia e fratellanza tra i popoli e gli Stati”.
In occasione del Giorno del Ricordo, dal’ 00.01 alle 23.59 del 10 febbraio, con interruzione nelle ore diurne, la facciata principale di Palazzo Chigi è stata illuminata con il Tricolore e , al centro della piazza in cui si trova la sede del Governo, è stata proiettata la frase: “Io Ricordo”.
La Presidente del Consiglio Meloni, nella sua dichiarazione ha evidenziato: “Ricordare significa “riportare al cuore”, ovvero ricondurre ciò che ci è più caro al centro di noi. Noi oggi “riportiamo al cuore” centinaia di migliaia di storie, e restituiamo loro la dignità che meritano. Oggi onoriamo la memoria dei martiri delle foibe e torniamo ad abbracciare tutti i nostri connazionali che decisero di abbandonare tutto pur di non rinunciare alla propria identità. Italiani due volte, per nascita e per scelta. In questa giornata, riportiamo al cuore ogni singola storia di quella tragedia e rinnoviamo una promessa solenne. Continueremo a scrivere nuove pagine e a raccontare alle giovani generazioni ciò che è successo ai fiumani, agli istriani e ai dalmati. Perché la loro storia non è una storia che appartiene ad una porzione di confine o a quel che resta delle comunità degli esuli, ma è patrimonio di tutta la Nazione. È una storia che ha sconfitto la congiura del silenzio e che nessun tentativo negazionista o giustificazionista potrà mai più nascondere o cancellare”.
Un’iniziativa analoga a quella di Palazzo Chigi, si è tenuta al Senato, dove la facciata è stata illuminata con il Tricolore.
Alla Camera dei Deputati, invece, nell’ambito delle celebrazioni del Giorno del Ricordo, è stata inaugurata al complesso di Vicolo Valdina, nella sala del Cenacolo, la mostra dell’artista Paolo Terdich, dal titolo: “Esodo. Per non dimenticare. In ricordo delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata”. L’inaugurazione ha visto la partecipazione e l’intervento del Presidente Fontana. La mostra resterà aperta al pubblico dal 12 al 21 febbraio.
Nella giornata di ieri, la Presidente del Consiglio Meloni ha anche incontrato a Palazzo Chigi il Cancelliere federale della Repubblica d’Austria Alexander Schallenberg, con il quale, come riportato dalla Presidenza del Consiglio in una nota, ha parlato dell’opportunità di rafforzamento delle relazioni bilaterali, in particolare nei settori dell’energia e dell’industria della difesa, ma anche dei principali temi dell’agenda internazionale Ue, come: le questioni migratorie, la competitività e la sicurezza, alla luce dei prossimi appuntamenti europei.
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