-Green Pass, trovata la sintesi nella Maggioranza sul Dl in esame alla Camera: tutti i partiti hanno ritirato gli emendamenti e il Governo non porrà la questione di fiducia, ma è scontro per l’astensione della Lega sulla proposta di abolizione del provvedimento presentata dall’Opposizione di Fratelli d’Italia, di cui voterà altri emendamenti. Intanto, si va verso l’estensione dell’obbligo del Certificato Verde Digitale per i lavoratori pubblici e privati con il possibile accordo tra sindacati e Confindustria. Obbligo, già in vigore per i docenti, che, secondo quanto dichiarato stamani dal ministro dell’Istruzione Bianchi, in Commissione a Montecitorio, saranno tutti in aula alla ripresa del 13 settembre. Sul fronte dei vaccini, invece, il Commissario all’emergenza Figliuolo ha annunciato il raggiungimento entro fine mese dell’80 della popolazione immunizzata, ma ha espresso preoccupazione per gli over 50 ancora da vaccinare.
-Afghanistan, Informativa dei Ministri Di Maio (Esteri) e Guerini (Difesa) alle Camere e telefonata tra il Premier Draghi e il Presidente cinese Xi, in vista del G20 straordinario dedicato all’emergenza. Intanto, i Talebani hanno presentato il nuovo governo, mentre a Kabul montano le proteste della popolazione contro il Pakistan.
di Federica Marengo martedì 7 settembre 2021
Questa mattina, è ripreso in Aula, alla Camera, l’esame del Decreto Green Pass, varato il 6 agosto dal Consiglio dei Ministri e che prevede l’estensione dell’obbligatorietà del Certificato Verde Digitale, che attesti l’avvenuta vaccinazione (1° dose o ciclo completo),la guarigione dalla malattia entro sei mesi o la negatività al tampone molecolare o antigenico, già in vigore per i ristoranti , i bar al chiuso, gli eventi e i luoghi pubblici al chiuso, ai trasporti, alla scuola e all’Università.
Tuttavia, l’ipotesi ventilata che sul testo il Governo ponesse la fiducia è stata confutata grazie al raggiungimento dell’intesa nella Maggioranza, che ha determinato il ritiro degli emendamenti da parte di tutti i partiti.
Il provvedimento, infatti, dovrebbe contenere la norma che consente di ottenere il Certificato anche effettuando un tampone salivare, presidio sanitario chiesto dalla Lega, oltre alle misure che prorogano la validità del Green Pass da 9 a 12 mesi e introducono l’obbligo di eseguire il tampone (a carico dello Stato), esteso anche agli accompagnatori, per chi acceda al pronto soccorso , eccetto in casi gravi , e per accedere alle visite specialistiche, per evitare il rischio di eventuali contagi sempre possibile.
Tuttavia, nuove tensioni sono esplose tra le forze di Governo, in quanto la Lega si è astenuta sull’emendamento presentato dall’alleato di coalizione all’Opposizione, Fratelli d’Italia e ha annunciato che voterà le proposte di modifica al testo avanzate dal partito della Meloni.
Tale decisione, ha determinato un’ulteriore tensione all’interno della Maggioranza, con il Pd che ha definito “ambiguo” l’atteggiamento politico di Salvini e del Carroccio, riecheggiato da LeU, Italia Viva e dal M5S.
Lega isolata, poi,a anche sull’estensione dell’obbligo del Green Pass per i dipendenti pubblici e privati e per i lavoratori delle attività attualmente sprovvisti del Certificato, rispetto agli avventori o agli utenti in possesso di quest’ultimo : a favore, infatti, di entrambi i provvedimenti, che dovrebbero essere contenuti in un nuovo decreto, tutti i partiti ,compreso il M5S, in un primo momento cauto ,specie sull’obbligo vaccinale.
In settimana, quindi, (probabile, giovedì 9 settembre), si dovrebbe tenere a Palazzo Chigi la cabina di regia con i rappresentanti della Maggioranza, cui seguirà il Consiglio dei Ministri per il varo del Decreto.
Netta, la critica nei confronti del provvedimento da parte dell’Opposizione di Fratelli d’Italia, la cui Presidente, Meloni, ha sottolineato come il Green Pass sia una misura che “maschera l’obbligo vaccinale senza risolvere il problema del rischio contagio e la questione Scuola e Trasporti”.
Verso l’intesa tra sindacati e Confindustria, invece, sull’obbligo del Green Pass per accedere ai luoghi di lavoro pubblici e privati,ma con un nodo da sciogliere : quello del costo dei tamponi per i lavoratori non vaccinati, che i sindacati vorrebbero fosse non a carico del lavoratore e che Viale dell’Astronomia vorrebbe non gravasse sulle imprese, ma fosse a carico dello Stato.
Obbligo di esibire il Green Pass, già in vigore per i docenti delle scuole e per gli insegnanti e gli studenti universitari. A tal proposito, il ministro dell’Istruzione Bianchi, stamane, ha tenuto un’ Audizione presso la Commissione Istruzione della Camera, nella quale ha illustrato il piano per il nuovo anno scolastico, a una settimana dall’avvio, spiegando: “Sono oltre 857 mila i docenti; oltre un milione di persone lavora nella nostra scuola. L’impegno che ci eravamo presi era di ripartire avendo tutti i docenti al loro posto. Questo impegno per la prima volta sarà realizzato. Partiremo il 13 settembre, avendo tutti i docenti al loro posto rispetto alle 112 mila cattedre vuote e vacanti: avremo 58.735 mila posizioni a ruolo già assegnate, di cui 14194 sul sostegno; non abbiamo atteso, e altri 113.544 mila incarichi annuali sono stati assegnati, di cui 59.813 sul sostegno. Inoltre oltre 59 mila posti sono assegnati per il sostegno. Ci saranno solo le assegnazioni di brevissimo periodo che faranno i presidi. La scuola ha reagito più di ogni altro settore alle vaccinazioni, oltre il 92% del personale si è vaccinato e c’è una quota elevata che non può vaccinarsi, abbiamo una età media elevata del personale che lavora nella scuola. Il controllo del Green Pass sarà possibile senza violare la privacy, garantendo la sicurezza. Fin dall’apertura delle scuole il 13 settembre, ci sarà su pc dei presidi, grazie ad una piattaforma, la lista del personale presente negli istituti col bollino rosso e verde, non cumulabile nel tempo, evitando file e di far vedere all’esterno chi ha la certificazione in regola e chi no. Abbiamo messo insieme dati del ministero della Salute e dell’Istruzione, le capacità tecniche del Mef e l’assistenza dell’Autorità della privacy. Sarà infine necessario investire in alte competenze nella Pa; nel ministero dell’Istruzione ne abbiamo la metà di quelle previste. Quanto alle classi pollaio, la norma attuale prevede nelle classi fra i 15 e i 27 alunni. Quelle in sovra numero sono il 2.9% del totale concentrato in particolari situazioni ovvero istituti tecnici e professionali delle grandi periferie urbane. E’ lì che il Ministero deve intervenire, mettendo risorse dove servono e non a pioggia. Per la scuola, poi, un problema ricorrente sono gli investimenti, parola che con se porta anche la riduzione delle differenze di formazione tra gli studenti. Una distanza che va colmata. Abbiamo usato tutti i fondi europei a disposizione e abbiamo indotto tutti gli enti locali a utilizzarli. Siamo in una fase di nuova negoziazione e noi come ministero abbiamo lavorato sui fondi del Pon e siamo passati dai 2,7 miliardi dell’anno scorso ai 3,8 miliardi. Un miliardo in più per la scuola”.
Infine, il Ministro dell’Istruzione ha lanciato sette riforme necessarie alla scuola: “La prima cosa da fare è la riforma degli Its,istituti tecnici superiori, poi la riforma della filiera professionale e tecnica: con i ministri Orlando e Speranza stiamo ragionando su percorsi di inserimento lavorativo nella piena tutela dei ragazzi ma anche degli imprenditori. La terza azione da fare è l’orientamento che deve essere un accompagnamento dei ragazzi alle scelte della loro vita. Serve poi la riforma del reclutamento e la formazione continua di tutto il personale, ovvero la formazione dei docenti e del personale, compresi i dirigenti. La scuola è una organizzazione complessa. Bisogna andare ad un nuovo contratto di tutto il personale, è scaduto, bisogna dargli più valore, anche per un problema di rispetto sociale dei docenti che negli anni si è offuscato. Infine, c’è una settima riforma, è quella della didattica: io non sono convinto che l’unità classe sia l’unico modo per insegnare, bisogna trovare modalità riferite alle effettive competenze dei ragazzi e che riguardino la socializzazione; nell’autonomia scolastica, spingeremo perché le sperimentazioni diventino patrimonio generale di tutti. Nei prossimi mesi , avremo un immane compito: l’opportunità di poter fare della scuola il centro pulsante del paese. Questo ci impegna tutti. Insieme dovremo condividere il cammino che non possiamo sottovalutare e disperdere”.
Quanto alla possibilità per studenti e docenti di togliere le mascherine in aula, qualora la classe fosse totalmente immunizzata, ventilata dallo stesso Ministro, un no è arrivato dall’immunologo dell’Università di Milano e componente del Comitato Tecnico Scientifico Abrignani, seguito dall’ex coordinatore dello stesso CTS, Miozzo.
Sul fronte della campagna vaccinale, invece, il Commissario Straordinario all’Emergenza, Generale Figliuolo, dall’hub vaccinale Amazon di Passo Correse (Rieti), ha evidenziato: “Oggi è un bel giorno perché abbiamo appena raggiunto e di poco superato l’80% delle prime inoculazioni: è un traguardo importante perché ci dice che a fine settembre raggiungeremo 80% di platea interamente vaccinata ovvero 43milioni e 200mila cittadini dai 12 anni in su che completeranno la scheda vaccinale. Tuttavia , c’è preoccupazione su quel milione e 800mila cittadini tra i 50-59 anni non ancora vaccinato e anche se abbiamo raggiunto l’82% delle prime inoculazioni questo potrebbe non bastare: il mio appello è a queste persone anche se c’è stata una ripresa della campagna vaccinale negli ultimi giorni con oltre 10mila prime inoculazioni al giorno per questa fascia età. Invece , sui giovani siamo avendo ottimi risultati: su 100mila prime inoculazioni di ieri il 30% ha riguardato la fascia 12-19 anni, a livello complessivo vanno bene le prime inoculazioni anche se per i 12-15enni siamo al 50% di prime dosi ma questa è l’ultima categoria per cui è stata attivata la campagna per cui è solo una questione di tempi. Noi vogliamo che la scuola parta in presenza. È importante per lo sviluppo sociale dei nostri giovani che se lo meritano, anche per un senso di equità rispetto alle tante famiglie che hanno difficoltà nel connettersi. Poi la scuola è maestra di vita. Sugli over 80 invece siamo ad oltre il 95%: su 4 milioni e 555mila ne mancano 250mila, pochi paesi al mondo hanno raggiunto questo risultato”.
Poi, su terza dose, obbligo vaccinale e Green Pass, ha detto: “Si partirà con la terza dose a settembre per gli immunocompromessi, una platea di tre milioni di persone, poi a seguire si andrà sugli anziani e sui sanitari e poi vedremo. In merito alla possibilità di introdurre l’obbligo vaccinale ,io dico che noi dobbiamo convincere. Le decisioni si prendono sulle evidenze se riusciamo a scalfire lo zoccolo duro ne prendiamo atto, se non ci riusciamo e si arriva a una percentuale dove bisogna fare di più i decisori sapranno cosa fare. Queste sono misure di salute pubblica. Se la scienza dice che la salute pubblica è assicurata si faranno delle scelte. Quello che è stato fatto è per far stare meglio tutti e per fare in modo che la generosità di chi si è vaccinato non vada compromessa da altri che in maniera egoistica attendono gli effetti di non si sa che cosa. Rinnovo ancora una volta l’invito a tutti a vaccinarsi, perché il nostro Paese è vicinissimo all’immunità di gregge; il Lazio ha appena raggiunto l’80% delle persone immunizzate, al livello nazionale questa percentuale verrà raggiunta entro il mese di settembre. Per questo mi rivolgo a chi non ha ancora fatto il vaccino, nella speranza che chi ha ancora dei dubbi si convinca che il vaccino è necessario”.
Passando poi, dalla politica interna alla politica estera, e nello specifico, alla questione afghana, si sono tenute oggi al Senato e alla Camera le Informative dei ministri Di Maio (Esteri) e Guerini (Difesa).
Nel suo intervento, il titolare della Farnesina, di ritorno da una missione nei paesi coinvolti nella crisi (Qatar, Uzbekistan, Tagikistan e Pakistan) , in quanto interlocutori dei Talebani,annunciando per domani, una nuova riunione ministeriale allargata, presieduta dal Segretario di Stato USA Blinken, cui , però, non parteciperà la Russia, ha spiegato: “L’Italia sta lavorando perché in Afghanistan non vengano cancellati i progressi faticosamente raggiunti in 20 anni, soprattutto per le donne. Quanto sta accadendo ci chiama in causa come donne e uomini. Le immagini strazianti dei profughi e le aspettative di pace e sviluppo di un intero popolo ribaltate in pochi giorni non possono lasciarci indifferenti. Vogliamo rimanere al fianco del popolo afghano. Necessario, il coinvolgimento di tutti gli attori internazionali che possano contribuire alla definizione di una strategia sostenibile nei confronti dell’Afghanistan. Come Presidenza di turno, abbiamo proposto la piattaforma del G20, più ampia e inclusiva, per affrontare le principali sfide del dossier afghano. Stiamo verificando condizioni, modalità e tempistiche per un vertice straordinario dedicato all’Afghanistan, che potrebbe essere preceduto da riunioni preparatorie dei Ministri degli Esteri. Questa crisi ripropone l’esigenza di un multilateralismo più efficace e inclusivo. E al tempo stesso la necessità di una forte coesione europea e di un’autonomia strategica e operativa dell’Unione nell’alveo delle nostre consolidate alleanze e in piena sinergia con i partner. Con i Paesi dell’area e con i nostri partner che hanno già dislocato in Qatar i propri punti di rappresentanza competenti per l’Afghanistan, stiamo riflettendo sulla creazione di una presenza congiunta in Afghanistan ,un nucleo formato da funzionari di più Paesi sotto l’ombrello dell’Unione Europea o, eventualmente, delle Nazioni Unite, con funzioni prevalentemente consolari e che serva da punto di contatto immediato. Si tratterebbe di una soluzione innovativa, per la quale sarà necessario un efficace coordinamento preventivo. Ho già discusso del trasferimento dell’ambasciata a Doha con il mio omologo qatarino, che ha confermato massima collaborazione. Il secondo tema al centro del coordinamento internazionale riguarda l’atteggiamento da mantenere nei confronti dei Talebani e, più in generale, della futura dirigenza afghana. L’approccio dell’Italia si inserisce, anzitutto, nel solco di un’impostazione condivisa a livello europeo. Ne abbiamo discusso la scorsa settimana nella riunione informale dei Ministri degli Esteri dell’Unione in Slovenia. Per poter proseguire nel nostro sostegno al popolo afghano, abbiamo convenuto che giudicheremo i talebani sulla base delle loro azioni e non delle loro dichiarazioni. Le azioni dei Talebani saranno misurate rispetto a cinque paramenti: il ripudio del terrorismo e la cooperazione nel contrasto al narcotraffico, il rispetto dei diritti umani, in particolare di donne e minoranze, l’istituzione di un governo inclusivo e rappresentativo, la garanzia di incondizionato e sicuro accesso umanitario per le organizzazioni internazionali e il rispetto dell’impegno assunto ad assicurare libero passaggio a coloro che intendano lasciare il Paese. Sono concetti che trovano ampia condivisione anche nei paesi che ho visitato in questi giorni. Certo ciò che stiamo vedendo in Afghanistan non è affatto incoraggiante. Il Consiglio dei ministri ha destinato 120 milioni di euro a iniziative di resilienza in favore della popolazione afghana, all’assistenza ai rifugiati nei Paesi limitrofi, nonché alla partecipazione italiana all’attuazione di programmi internazionali di risposta alla crisi in Afghanistan. Si tratta di fondi originariamente destinati alla formazione delle forze di sicurezza afghane nell’ambito della delibera missioni. Chiedo il sostegno del Parlamento per autorizzare quanto prima l’attribuzione di queste risorse, da utilizzare entro fine anno. Le risorse per il 2021 verranno portate da 21 a 31 milioni di euro complessivi, destinandole a iniziative per l’assistenza alimentare, per servizi di salute materno/infantile, per la lotta alla malnutrizione infantile, e in generale per la tutela delle fasce più vulnerabili della popolazione, come donne, minori e sfollati interni”.
Il Ministro Guerini, invece, ha detto alle Camere : “Le infrastrutture sono cruciali per lo sviluppo. Ma quanto si è andato formando nelle menti e nei cuori degli afghani lo è ancora di più. Ed è più difficile da smantellare. La società afghana ha oggi raggiunto un livello di connessione che rende impensabile tornare a una situazione di chiusura e isolamento analoga a quella di un ventennio fa. La missione internazionale ha garantito per venti anni che l’Afghanistan non fosse più un luogo sicuro per il terrorismo internazionale ma è altrettanto evidente il fallimento nella costruzione di istituzioni solide e rappresentative della società locale. Un tema quest’ultimo che richiede una approfondita riflessione in sede nazionale e a livello internazionale. Il Paese non può e non deve tornare a essere un rifugio sicuro per i terroristi. Dobbiamo stringere alleanze e coinvolgere tutti gli attori, specie quelli della regione, che condividono questa stessa preoccupazione, oltre a Russia e Cina. Gli attacchi del 26 agosto all’aeroporto internazionale di Kabul , con il loro pesante bilancio di vittime e feriti, testimoniano come il terrorismo rappresenti una minaccia concreta e immediata. Oltre all’Isis Khorasan, che ha rivendicato gli attacchi, nel Paese operano gruppi estremisti affiliati ad Al Qaeda, con cui i talebani mantengono talvolta un approccio ambiguo”, ha spiegato. Bisogna evitare che l’Afghanistan torni ad essere un luogo sicuro per la jihad mondiale e che il deterioramento delle condizioni di sicurezza dell’area si estenda a regioni nelle quali siamo impegnati come Sahel e Iraq. Chiaramente ,le condizioni di riferimento sono profondamente diverse. In Iraq, ad esempio, sta crescendo in maniera significativa la forza delle istituzioni e la Nato ha l’occasione di rilanciare le proprie capacità di institution building mettendo immediatamente a sistema le criticità emerse nello scenario afgano. E sarà con questa visione d’insieme, in particolare, che l’Italia, a valle di una ponderata e approfondita valutazione anche di quanto avvenuto oggi in Afghanistan, assumerà nel prossimo 2022 il comando della missione Nato in quel Paese. Quanto al Sahel, la regione che è sempre più centrale negli interessi di sicurezza europei ed italiani e nella quale il nostro impegno è significativamente cresciuto, anche qui dovremo portare le lezioni apprese dalla vicenda afgana ,in termini di modelli di intervento ed approccio a 360 gradi rispetto alle problematiche di quei Paesi. Oltre 120 mila persone hanno già lasciato l’Afghanistan, compresi interi nuclei familiari. Conclusa l’emergenza, è iniziata la fase della pianificazione e gestione della crisi. L’Italia continuerà ad aiutare gli afghani che intendano lasciare il Paese e ne abbiano titolo. Le operazioni dovranno naturalmente essere condotte in modo diverso, data la partenza definitiva dei contingenti militari e la chiusura della nostra Ambasciata a Kabul. Una settimana fa si è chiusa la prima fase, quella emergenziale, in risposta ad un succedersi degli eventi ben più rapido di quanto l’intera Comunità internazionale avesse previsto. La priorità è stata l’evacuazione. Nel giro di pochi giorni abbiamo messo in salvo e trasferito in Italia 5011 persone, di cui 4890 afghani (più della metà, donne e bambini), tra quanti hanno collaborato con le istituzioni italiane e appartengono a categorie vulnerabili. Il ponte aereo ininterrotto, realizzato grazie alla sinergia fra tutti gli alleati, ha consentito di far uscire dall’Afghanistan complessivamente oltre 120mila persone, compresi interi nuclei familiari. E l’Italia è tra i Paesi europei che ha evacuato il maggior numero di cittadini afgani. Ringrazio le forze armate, il corpo diplomatico e l’intelligence. C’è rammarico e forte preoccupazione per chi non è riuscito a partire dall’Afghanistan e la Difesa offre piena disponibilità per eventuali ulteriori operazioni di evacuazione dal Paese”.
Nell’ambito dei lavori per la convocazione del G20 straordinario invece, il Premier Draghi , stamane, ha tenuto un colloquio telefonico con il Presidente cinese Xi.
Nella nota diffusa da Palazzo Chigi, dopo il confronto, si legge: “La discussione si è concentrata principalmente sugli ultimi sviluppi della crisi afghana e sui possibili fori di cooperazione internazionale per farvi fronte, ivi compreso il G20. Il Presidente Draghi e il Presidente Xi hanno discusso anche della collaborazione tra i due Paesi sia in vista del Summit di Roma, sia sul piano bilaterale”, mentre, secondo l’emittente cinese Cct, il Presidente Xi, appoggiando il summit straordinario, avrebbe auspicato che “Il prossimo G20 di Roma, in programma per fine ottobre, aderisca al vero multilateralismo, promuovendo lo spirito di solidarietà e cooperazione per combattere l’epidemia, ripristinare l’economia mondiale e promuovere uno sviluppo inclusivo e sostenibile, allargando il consenso, e dando la “giusta direzione” alla governance globale e lavorare insieme per affrontare le sfide comuni”.
Nel frattempo, in Afghanistan, mentre la popolazione è scesa in piazza per contestare l’ingresso dell’intelligence del Pakistan nel paese , prima autorizzata dai Talebani, e poi duramente repressa da questi ultimi ,che hanno sparato sulla folla e arrestato il cameramen di un’emittente Tv che effettuava delle riprese, gli “studenti coranici” hanno presentato, tramite il portavoce Mujhaid, in conferenza stampa, i componenti del nuovo governo (strettamente connesso al vecchio con legami terroristici) ,che sarà guidato dal mullah Mohammad Hassan Akhund, già capo del Consiglio direttivo dei talebani, la Rahbari Shura.
Il numero due , sarà invece Abdul Ghani Baradar, tra i fondatori del movimento e negoziatore degli accordi del febbraio 2020 con gli Stati Uniti.
Mawlawi Mohammad Yaqub, figlio del mullah Omar, avrà l’incarico di ministro della Difesa. Sirajuddin Haqqani guiderà il dicastero dell’Interno.
Mullah Hibatullah Akhundzada sarà la Guida suprema dell’Emirato islamico dei Talebani.
Qari Din Hanif è stato nominato a capo del ministero dell’Economia, Mawlawi Noor Mohammad Saqib è a capo di quello del Pellegrinaggio e degli affari religiosi e Mawlawi Abdul Hakim Sharie a quello della Giustizia.
Il mullah Mohammad Esa Akhund guiderà il dicastero delle Miniere e del petrolio.
Il mullah Noorullah Noori sarà il ministro dei Confini e degli affari tribali.
Khalilurahman Haqqani sarà il responsabile per i Rifugiati.
Il ministero dell’Aviazione dei trasporti pubblici andrà al mullah Hamidullah Akhundzada.
Il ministero dell’Istruzione superiore a Abdul Baqi Haqqani.
Il ministero delle Telecomunicazioni a Najibullah Haqqani.
Il ministro per lo Sviluppo rurale sarà il mullah Mohammad Younus Akhundzada.
Ai Lavori pubblici andrà il mullah Abdul Manan Omari , mentre il mullah Abdul Latif Mansoor sarà responsabile del ministero dell’Acqua e dell’energia.
L’ufficio di presidenza sarà diretto da Ahmad Jan Ahmady e l’intelligence verrà affidata a Abdul Haq Wasiq.
Infine, Haji Mohammad Idris sarà direttore della Banca centrale.
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