di Federica Marengo lunedì 17 novembre 2025

-Ieri, domenica, 16 novembre, Papa Leone XIV ha presieduto nella Basilica Vaticana la Santa Messa in occasione della IX Giornata Mondiale dei Poveri e della giornata del Giubileo loro dedicata.
Prima delle celebrazioni, il Pontefice si è recato a sorpresa in Piazza San Pietro, dove ha salutato e ringraziato per la sua presenza la folla di fedeli ivi riunita , che ha seguito i riti dagli schermi, cui ha rivolto un breve discorso: “Buongiorno, buona domenica!. Buongiorno a tutti e benvenuti!. Quando leggiamo il Vangelo una delle frasi che tutti conosciamo è: “Beati i poveri in spirito ,perché di essi è il Regno dei Cieli”. Noi tutti vogliamo essere fra i poveri del Signore, perché la nostra vita è un dono di Dio e lo riceviamo con tanta gratitudine. Io vi ringrazio per la vostra presenza. La Basilica diventa un po’ piccola. Voi fate parte della Chiesa e potete seguire la Santa Messa anche dagli schermi. Partecipate con molto amore , con molta fede e sappiate che siamo tutti uniti in Cristo. Allora, noi celebriamo l’Eucarestia e dopo ci vediamo per l’Angelus, qui in Piazza. Dio vi benedica tutti. Buona domenica”.
Quindi, dopo l’ingresso in Basilica e la celebrazione del Rito di accoglienza e la Liturgia della Parola, proclamato il Vangelo, il Santo Padre ha pronunciato la Sua omelia, iniziando la Sua riflessione dalla prima Lettura del Giorno, tratta dall’Antico Testamento e dal libro del profeta Malachia, che, guardando la “storia nei suoi esiti finali”, “intravede nell’arrivo del “giorno del Signore”, l’ingresso nel tempo nuovo”, nel quale , sorto il “Sole di giustizia”, ovvero, Gesù, “ le speranze dei poveri e degli umili riceveranno dal Signore una risposta ultima e definitiva e verrà sradicata, bruciata come paglia, l’opera degli empi e della loro ingiustizia, soprattutto a danno degli indifesi e dei poveri”.
Questo giorno “ultimo della storia”, nel quale “il Regno di Dio si fa più vicino a ogni uomo, nel figlio di Dio che viene”, ha proseguito Papa Leone XIV, citando un passo del brano del Vangelo odierno, tratto da Luca (21,18), viene annunciato e inaugurato da Gesù nel Vangelo, tramite il linguaggio apocalittico proprio del Suo tempo, ma esso, con i suoi accadimenti drammatici, non deve spaventare il discepolo, “ma renderlo ancora più perseverante nella testimonianza e consapevole che sempre viva e fedele è la promessa di Gesù: “Neppure un capello del capo perirà””.
Pertanto, ha sottolineato il Pontefice: “Questa è la speranza cui siamo ancorati” e “l’unica certezza, più stabile del cielo e della terra, che il Signore non farà perire neanche uno dei capelli del nostro capo”, perché : “Nelle persecuzioni, nelle sofferenze, nelle fatiche e nelle oppressioni della vita e della società, Dio non ci lascia soli”, ma “si manifesta come Colui che prende posizione per noi. Tutta la Scrittura è attraversata da questo filo rosso che narra un Dio che è sempre dalla parte del più piccolo, dalla parte dell’orfano, dello straniero e della vedova. E in Gesù, suo Figlio, la vicinanza di Dio raggiunge il vertice dell’amore: per questo la presenza e la parola di Cristo diventa giubilo e giubileo per i più poveri, essendo Egli venuto per annunciare ai poveri il lieto annuncio e predicare l’anno di grazia del Signore”.
Poi, ricordando l’Esortazione Apostolica “Dilexi te- Io ti ho amato”, il Santo Padre ha evidenziato come “la Chiesa, ancora oggi, forse soprattutto in questo nostro tempo ancora ferito da vecchie e nuove povertà, vuole essere “madre dei poveri, luogo di accoglienza e di giustizia”” e che le povertà non sono solo materiali, ma anche morali e spirituali, come “ il dramma della solitudine, che le attraversa tutte” e che “ci sfida a guardare alla povertà in modo integrale, perché certamente occorre a volte rispondere ai bisogni urgenti, ma più in generale è una cultura dell’attenzione quella che dobbiamo sviluppare, proprio per rompere il muro della solitudine. Perciò, vogliamo essere attenti all’altro, a ciascuno, lì dove siamo, lì dove viviamo, trasmettendo questo atteggiamento già in famiglia, per viverlo concretamente nei luoghi di lavoro e di studio, nelle diverse comunità, nel mondo digitale, dovunque, spingendoci fino ai margini e diventando testimoni della tenerezza di Dio”.
E ancora, Papa Leone XIV ha esortato i fedeli e le fedeli a non rassegnarsi agli scenari di guerra presenti in diverse regioni del mondo , perché “Il Vangelo, invece, ci dice che proprio negli sconvolgimenti della storia il Signore viene a salvarci. E noi, comunità cristiana, dobbiamo essere oggi, in mezzo ai poveri, segno vivo di questa salvezza” e, i Capi degli Stati e i Responsabili delle Nazioni, ad ascoltare “il grido dei più poveri”, poiché “ Non ci potrà essere pace senza giustizia e i poveri ce lo ricordano in tanti modi, con il loro migrare come pure con il loro grido tante volte soffocato dal mito del benessere e del progresso, che non tiene conto di tutti, e anzi dimentica molte creature lasciandole al loro destino”.
“Agli operatori della carità, ai tanti volontari, a quanti si occupano di alleviare le condizioni dei più poveri”, invece, il Pontefice ha espresso gratitudine , incoraggiandoli “ad essere sempre più coscienza critica nella società” , in quanto “la questione dei poveri riconduce all’essenziale della nostra fede, che per noi essi sono la stessa carne di Cristo e non solo una categoria sociologica” e , perché “la Chiesa come una madre cammina con coloro che camminano. Dove il mondo vede minacce, lei vede figli: dove si costruiscono muri, lei costruisce ponti”.
A tal riguardo, il Santo Padre ha citato nella Sua omelia, la seconda Lettura del Giorno, tratta dalla Lettera di San Paolo ai cristiani di Tessalonica (cfr 2Ts 3,6-13),nella quale, quest’ultimo ,invita a “non vivere una vita ripiegata su noi stessi e in un intimismo religioso che si traduce nel disimpegno nei confronti degli altri e della storia”, perché, al contrario, “ cercare il Regno Dio implica il desiderio di trasformare la convivenza umana in uno spazio di fraternità e di dignità per tutti, nessuno escluso”, anche se “È sempre dietro l’angolo il pericolo di vivere come dei viaggiatori distratti, noncuranti della meta finale e disinteressati verso quanti condividono con noi il cammino”.
Infine, al termine della Sua omelia, Papa Leone XIV ha esortato i fedeli e le fedeli a lasciarsi “ ispirare dalla testimonianza dei Santi e delle Sante che hanno servito Cristo nei più bisognosi e lo hanno seguito nella via della piccolezza e della spogliazione”, e ha riproposto “ la figura di San Benedetto Giuseppe Labre, che con la sua vita di “vagabondo di Dio” ha le caratteristiche per essere patrono di tutti i poveri senzatetto”, affidando tutti all’intercessione della Vergine Maria, “che nel Magnificat continua a ricordarci le scelte di Dio e si fa voce di chi non ha voce”, affinché “ci aiuti ad entrare nella nuova logica del Regno, perché nella nostra vita di cristiani sia sempre presente l’amore di Dio che accoglie, perdona, fascia le ferite, consola e risana”.
A seguire, concluse le celebrazioni nella Basilica Vaticana, il Pontefice ha recitato la preghiera dell’Angelus alla finestra dello studio, nel Palazzo Apostolico Vaticano, ma prima ha pronunciato un breve discorso, nel quale , tornando sul brano del Vangelo odierno, ha detto: “Mentre l’anno liturgico volge al termine, il Vangelo di oggi (Lc 21,5-19) ci fa riflettere sul travaglio della storia e sulla fine delle cose. Poiché conosce il nostro cuore, Gesù, guardando a questi eventi invita anzitutto a non lasciarsi vincere dalla paura: “Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni – dice – non vi terrorizzate”. Il suo appello è molto attuale: purtroppo, infatti, riceviamo quotidianamente notizie di conflitti, calamità e persecuzioni che tormentano milioni di uomini e donne. Sia davanti a queste afflizioni, sia davanti all’indifferenza che le vuole ignorare, le parole di Gesù annunciano però che l’aggressione del male non può distruggere la speranza di chi confida in Lui. Più l’ora è buia come la notte, più la fede brilla come il sole. Per due volte, infatti, Cristo afferma che “a causa del suo nome” molti subiranno violenze e tradimenti, ma proprio allora avranno l’occasione di dare testimonianza. Sull’esempio del Maestro, che sulla croce rivelò l’immensità del suo amore, tale incoraggiamento ci riguarda tutti. La persecuzione dei cristiani, infatti, non accade solo con le armi e i maltrattamenti, ma anche con le parole, cioè attraverso la menzogna e la manipolazione ideologica. Soprattutto quando siamo oppressi da questi mali, fisici e morali, siamo chiamati a dare testimonianza alla verità che salva il mondo, alla giustizia che riscatta i popoli dall’oppressione, alla speranza che indica per tutti la via della pace. Nel loro stile profetico, le parole di Gesù attestano che i disastri e i dolori della storia hanno un termine, mentre è destinata a durare per sempre la gioia di coloro che riconoscono in Lui il Salvatore. “Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”: questa promessa del Signore infonde in noi la forza di resistere agli eventi minacciosi della storia e ad ogni offesa; non restiamo impotenti davanti al dolore, perché Egli stesso ci dà “parola e sapienza” per operare sempre il bene con cuore ardente. Carissimi, lungo tutta la storia della Chiesa, sono soprattutto i martiri a ricordarci che la grazia di Dio è capace di trasfigurare perfino la violenza in segno di redenzione. Perciò, unendoci ai nostri fratelli e sorelle che soffrono per il nome di Gesù, cerchiamo con fiducia l’intercessione di Maria, aiuto dei cristiani. In ogni prova e difficoltà, la Vergine Santa ci consoli e ci sostenga”.
Poi, dopo la preghiera dell’Angelus, il Santo Padre ha ricordato i cristiani che subiscono discriminazioni e persecuzioni in diverse parti del mondo: in Bangladesh, Nigeria, Mozambico, Sudan e altri Paesi, “dai quali giungono spesso notizie di attacchi a comunità e luoghi di culto” e le famiglie in Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, dove in questi giorni vi è stato un massacro di civili, almeno venti vittime di un attacco terroristico.
Papa Leone XIV ha assicurato anche la Sua vicinanza alla popolazione dell’Ucraina, provata dagli attacchi russi “che continuano a colpire numerose città ucraine, compresa Kyiv” e a causare “ vittime e feriti, tra cui anche bambini, e ingenti danni alle infrastrutture civili, lasciando le famiglie senza casa mentre il freddo avanza”, sottolineando: “Non possiamo abituarci alla guerra e alla distruzione! Preghiamo insieme per una pace giusta e stabile nella martoriata Ucraina”, per poi, assicurare le Sue preghiere per le vittime di un grave incidente stradale avvenuto nel sud del Perù e ricordare la beatificazione di “Carmelo De Palma, sacerdote diocesano, morto nel 1961 dopo una vita spesa con generosità nel ministero della Confessione e dell’accompagnamento spirituale” e la Giornata Mondiale dei Poveri, nella quale ha riconsegnato l’Esortazione apostolica Dilexi te, “Ti ho amato”, sull’amore verso i poveri, documento che Papa Francesco stava preparando negli ultimi mesi di vita e che con grande gioia ha portato a termine.
Ricordati dal Pontefice anche le vittime di incidenti stradali ,nella Giornata loro dedicata, e la Giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi.
Successivamente , il Santo Padre si è recato nei Giardini Vaticani e , presso la Grotta di Lourdes, dove era presente un gruppo di persone , insieme con l’Associazione Fratello ,che ha seguito la realizzazione del Giubileo dei Poveri, ha tenuto un breve discorso nel quale ha reso grazie per la vita, la fede e la fraternità, ricordando che “la fraternità è la vita” e , auspicando che il vero amore si riversi nei cuori di tutti , rendendo ciascuno consapevole che ogni dono ha la sua sorgente nel Signore.
Infine, prima dell’inizio del pranzo organizzato per il Giubileo dei Poveri in Aula Paolo VI dal Dicastero per il Servizio della Carità e dalla famiglia Vincenziana , nell’anniversario della nascita del suo fondatore, con la collaborazione del Cardinale Konrad Krajewski , Papa Leone XIV ha pronunciato un discorso a braccio, dicendo: “Con grande gioia ci raduniamo in questo pomeriggio per il pranzo, nella Giornata che tanto ha voluto il nostro amato, mio predecessore, Papa Francesco. Un forte applauso per Papa Francesco. Questo pranzo che adesso riceviamo è offerto, dalla Provvidenza e dalla grande generosità della Comunità di San Vincenzo, i Vincenziani che vogliamo ringraziare. E poi è un anniversario: sono 400 anni dalla nascita del loro fondatore. Loro ci accompagneranno servendo al tavolo. Tanti auguri a tutti voi, i sacerdoti, le religiose, i laici volontari che lavorano in tutto il mondo aiutando tante persone povere e persone che vivono diverse necessità. Siamo davvero, davvero pieni di questo spirito di ringraziamento, di gratitudine in questa giornata. Adesso, allora, chiediamo che il Signore benedica i doni che riceveremo, che benedica la vita di ognuno di noi qui presente, i nostri cari, i familiari, le persone che tanto hanno fatto per accompagnarci. Diamo anche la benedizione del Signore a tante persone che soffrono a causa della violenza e della guerra, della fame; e che noi oggi possiamo celebrare questa festa in spirito di fraternità”.
©Riproduzione riservata