di Federica Marengo giovedì 9 ottobre 2025

-Stamane, Papa Leone XIV ha celebrato sul sagrato della Basilica di San Pietro la Messa in occasione del Giubileo della Vita Consacrata, apertosi ieri e che si concluderà il 12 ottobre.
Il Pontefice, al termine della proclamazione del Vangelo, ha pronunciato la Sua omelia, nella quale, rivolgendosi ai religiosi e alle religiose, ai monaci e alle contemplative, ai membri degli istituti secolari, appartenenti all’Ordo virginum, agli eremiti e ai membri di nuovi istituti, venuti a Roma da tutto il mondo, ha riflettuto sul brano dell’evangelista Luca (11,9), in cui Gesù invita a rivolgersi fiduciosamente al Padre per tutte le necessità: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto”.
Papa Leone XIV, quindi, ha sottolineato come “Chiedere”, “cercare”, “bussare” siano atteggiamenti familiari per i consacrati e le consacrate, abituati dalla pratica dei consigli evangelici “a domandare senza pretendere, docili all’azione di Dio”, in quanto: “Chiedere” è riconoscere, nella povertà, che tutto è dono del Signore e di tutto rendere grazie; “cercare” è aprirsi, nell’obbedienza, a scoprire ogni giorno la via da seguire nel cammino della santità, secondo i disegni di Dio; “bussare” è domandare e offrire ai fratelli i doni ricevuti con cuore casto, sforzandosi di amare tutti con rispetto e gratuità”.
Poi, citando la Lettura del giorno, tratta dal profeta Malachia (Ml/3,17) , nella quale Dio “chiama gli abitanti di Gerusalemme “mia proprietà particolare” e dice al profeta: “Avrò cura di loro come il padre ha cura del figlio”, il Santo Padre ha evidenziato come tali espressioni siano un’occasione per i consacrati e le consacrate per far memoria della gratuità della vocazione e per ricordare come sia stato Dio a volere e ad eleggere ciascuno di loro e “quanto il Signore ha compiuto, negli anni, per moltiplicare i talenti, per accrescere e purificare la fede, per rendere più generosa e libera la carità”, “a volte, in circostanze gioiose”, “altre volte ,per vie più difficili da capire, magari attraverso il crogiolo misterioso della sofferenza: sempre, però, nell’abbraccio di quella bontà paterna che caratterizza il suo agire per il bene della Chiesa”.
Da ciò, Papa Leone XIV, ha proseguito la Sua omelia, soffermandosi su “Dio come pienezza e senso della nostra vita” e, sottolineando come per i consacrati e le consacrate, il Signore sia “tutto e in vari modi”: “come Creatore e fonte dell’esistenza, come amore che chiama e interpella, come forza che spinge e anima al dono”, senza cui “ nulla esiste, nulla ha senso, nulla vale” e in cui lo stesso “chiedere”, “cercare” e “bussare”, nella preghiera come nella vita, trova verità.
A tal proposito, il Pontefice ha citato Sant’Agostino e come quest’ultimo ,nelle “Confessioni”, descriva la presenza di Dio nella sua esistenza attraverso “immagini bellissime”.
Sant’Agostino, infatti: “Parla di una luce che va oltre lo spazio, di una voce non travolta dal tempo, di un sapore mai guastato dalla voracità, di una fame mai spenta dalla sazietà, e conclude: “Ciò amo, quando amo il mio Dio”, usando parole “molto vicine anche al nostro vissuto” e manifestando “il bisogno di infinito che alberga nel cuore di ogni uomo e donna di questo mondo”.
Ed è per questo, ha evidenziato il Santo Padre, che la Chiesa affida ai consacrati e alle consacrate il compito di essere “ testimoni viventi del primato di Dio nella loro esistenza e di aiutare i fratelli e le sorelle a coltivarne l’amicizia”.
Tuttavia, Papa Leone XIV ha evidenziato come ancor oggi, così come ai tempi del profeta Malachia, vi sia chi sostenga che: “È inutile servire Di” , ma come questo sia un modo di pensare “che porta ad una vera e propria paralisi dell’anima, per cui ci si accontenta di una vita fatta di istanti sfuggenti, di relazioni superficiali e intermittenti, di mode passeggere, tutte cose che lasciano il vuoto nel cuore”, in quanto , “per essere veramente felice, l’uomo non ha bisogno di questo, ma di esperienze d’amore consistenti, durature, solide”, di cui sono esempio i consacrati e le consacrate, “alberi rigogliosi”, che “diffondono nel mondo l’ossigeno di tale modo di amare”.
Infine, il Pontefice , si è soffermato su un’ultima dimensione della missione dei consacrati e delle consacrate, ovvero : quella di “allargare il “chiedere”, il “cercare” e il “bussare” della preghiera e della vita all’orizzonte eterno che trascende le realtà di questo mondo” e di essere testimoni dei “beni futuri”, come indicato dal Concilio Vaticano II.
In conclusione della Sua omelia, Papa Leone XIV, esortando i consacrati e le consacrate a “fare tesoro di tanta bellezza e ricchezza donata loro dal Signore”, cui essi “hanno donato tutto”, ha citato le parole di San Paolo ai religiosi: “Conservate la semplicità dei “più piccoli” del Vangelo. Sappiate ritrovarla nell’interiore e più cordiale rapporto con Cristo, o nel contatto diretto con i vostri fratelli. Conoscerete allora “il trasalir di gioia per l’azione dello Spirito santo”, che è di coloro che sono introdotti nei segreti del regno. Non cercate di entrare nel numero di quei “saggi ed abili” ai quali tali segreti sono nascosti. Siate veramente poveri, miti, affamati di santità, misericordiosi, puri di cuore, quelli grazie ai quali il mondo conoscerà la pace di Dio”.
Nella stessa mattinata, poi, si è tenuta presso la Sala Stampa della Santa Sede , la Conferenza Stampa di presentazione della prima Esortazione Apostolica di Papa Leone XIV: “Dilexi te” (“Ti ho amato”-Ap 3,9) , dedicata all’amore verso i poveri, firmata il 4 ottobre scorso, giorno della festa di San Francesco d’Assisi, presso la Biblioteca privata del Palazzo Apostolico, alla presenza di S.E. Mons. Edgar Peña Parra, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato.
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