-Recovery Found, il piano del Premier Conte per la gestione dei 209 miliardi in arrivo dalla UE nella metà del 2021: a gestire i fondi sarà Palazzo Chigi tramite il Comitato interministeriale per gli Affari Europei, con a capo il Ministro Amendola, e sarà aperto ai Ministri competenti e agli enti locali. Al Parlamento, funzione di indirizzo e di controllo, ma non di gestione dei fondi. Pd e Opposizioni chiedono invece la costituzione di una Commissione Bicamerale per conferire centralità alle Camere. Tensione nel Governo, anche sul Meccanismo Europeo di Stabilità per le spese sanitarie. Il Ministro Speranza (Salute): “Sì alla linea di credito. Servono 20 miliardi per fronteggiare una seconda possibile ondata del virus”. Pressing, anche da parte di Italia Viva e dal Presidente del Parlamento UE Sassoli. Governo a lavoro su Decreto agosto: possibile norma su incentivi ai pagamenti elettronici e sullo stop alla riscossione delle tasse fino a dicembre.
-Confcommercio, saldi, -40%di spesa per le famiglie, a pesare: Cig e smart working. Studio della Cgia di Mestre: Baby pensioni costano 7 miliardi allo Stato quanto il Reddito di Cittadinanza.
di Federica Marengo sabato 25 luglio 2020
Si va delineando nelle ultime ore il piano del Premier Conte per la gestione dei 209 miliardi di euro (82 in sussidi e 127 in prestiti) che arriveranno dalla UE alla metà del 2021. All’iniziale designazione di una generica “task force”, si è così sostituita quella del Comitato interministeriale per gli Affari Europei, organismo già esistente e dunque non da istituire per legge o decreto, e già operativo, che, sotto la guida del Ministro Amendola, vice di Conte, coordinerà i rapporti tra Palazzo Chigi, i Ministeri e gli enti locali, coadiuvato da un Comitato tecnico di valutazione costituito da 1 o 2 tecnici per ciascun Ministero, sebbene l’ultima decisione spetti sempre al Presidente del Consiglio.
Tuttavia, una parte della Maggioranza, guidata dal segretario del Pd Zingaretti e le Opposizioni(Forza Italia in testa,seguita da Fratelli d’Italia) hanno mostrato un certo scetticismo verso questa soluzione, chiedendo un coinvolgimento diretto del Parlamento, con l’istituzione ora di una Commissione Bicamerale paritaria tra Maggioranza e Opposizione ora di una Commissione monocamerale ancorata al Senato o alla Camera o ad altre formazioni. A tal riguardo si è espresso lo stesso ministro per gli Affari Europei, Amendola,che ha affermato: “Il Comitato Interministeriale per gli Affari Europei non preclude l’istituzione della Commissione Bicamerale. Decide il Parlamento. Sul Recovery verranno coinvolte Camere e Opposizioni. Comitato Interministeriale per gli Affari Europei e Bicamerale avranno tempistiche diverse. Il Comitato è pronto a riunirsi già nei prossimi giorni. La Bicamerale non sarà operativa, eventualmente, prima di settembre ed inevitabilmente risentirà di tutti gli inciampi dovuti alle tensioni nella Maggioranza, alla campagna elettorale prima e ai risultati delle Regionali poi”.
Al centro del tavolo dell’Esecutivo, però, prima delle risorse ,che dovrebbero arrivare nella tarda primavera del 2021, il piano nazionale di riforme.
In merito, il segretario dem Zingaretti ha scritto una lettera a Il Corriere della Sera chiedendo al Governo l’elaborazione di un piano “senza ideologie”, e passando in rassegna i nodi da sciogliere per una modernizzazione del Paese.
“Il risultato delle negoziazioni, con la previsione non solo di prestiti per gli Stati membri, ma anche di un rilevante ammontare di fondi a dono, offre al nostro Paese un’opportunità unica ed irripetibile per ridisegnare dalle fondamenta un nuovo modello di sviluppo sostenibile per le future generazioni. Quella che ora ci si apre davanti è la grande sfida di cogliere al meglio queste opportunità. Per farlo, occorre mettere al centro di questo nuovo modello di crescita i veri motori dello sviluppo, ovvero “le persone”. Quindi, “solo mettendo in condizione giovani e meno giovani di esprimere appieno le proprie reali potenzialità, l’Italia potrà avviare una nuova, auspicata, stagione di crescita, ma per poterlo fare, occorre investire rapidamente in progetti concreti sui fattori abilitanti per lo sviluppo economico, come le piattaforme digitale, logistica ed energetica, promuovendo la riconversione della nostra economia verso i settori e le tecnologie più innovative. Solo se riusciremo a rispondere con velocità e concretezza a queste sfide, potremo dire che Next Generation EU sarà stato non solo un esperimento vincente per l’Europa, ma un piano operativo di rinascimento per l’Italia. Possiamo lasciare ai giovani un’Italia migliore di quella che abbiamo trovato, ecco la vera sfida che abbiamo davanti in questo momento della storia”.
Sul Recovery Fund ,inoltre, all’indomani dell’annuncio del collegio dei Commisari UE circa la costituzione di una task force europea che accompagnerà i Paesi nella stesura dl piano nazionale di riforme, in linea con le direttive fornite dall’Unione, è tornato anche il Presidente del Consiglio Europeo Michel, il quale, in un’intervista a La Repubblica, ha ripercorso le tappe del difficile negoziato con i Paesi “frugali o rigoristi” avvenuto nel vertice dei Capi di Stato e di Governo svoltosi dal 17 al 21 luglio scorsi, plaudendo al nuovo inizio per l’Unione Europea che vede sconfitti i populisti: “Qualche volta ho dovuto riportare freddezza e lucidità al tavolo,è stato uno sforzo mentale e fisico incredibile, almeno due volte il vertice è arrivato a un passo dal fallimento. Dopo essere entrato in carica sapevo che avrei dovuto affrontare delle crisi, ma non credevo che una sfida del genere sarebbe arrivata così presto. Però alla fine siamo stati capaci di prendere decisioni molto velocemente. La crisi del Covid è iniziata a febbraio, passo dopo passo abbiamo costruito il Recovery che è qualcosa di completamente diverso da quanto fatto prima dall’Unione. Per raggiungere decisioni all’unanimità è necessario fare molti sforzi politici. Si tratta di una sfida costante ,ma garantisce che vengano tenute in considerazione tutte le sensibilità, anche quelle dei Paesi più piccoli. Il fatto che tutti possano influenzare le decisioni a mio modo di vedere non è uno svantaggio. Rispetto a un cambiamento delle regole non bisogna andare troppo in fretta sulla riforma dei trattati, altrimenti distoglieremmo energie politiche dalle altre priorità. Ci troviamo di fronte a una evoluzione copernicana del progetto europeo con un meccanismo di obbligazioni collettive, la scelta più significativa degli ultimi anni: ora dobbiamo essere pronti a prendere decisioni sulle risorse proprie per riuscire a ripagare i 390 miliardi di trasferimenti a fondo perduto dal 2026. Penso a Digital Tax, Plastic Tax, Carbon Tax ed Ets (certificati per inquinare). In merito all’Olanda, accettare i sussidi a fondo perduto è stato difficile, ma nessuno può pensare che sia sbagliato difendere gli interessi nazionali. Rutte ha esperienza ed è un bravissimo negoziatore, oltre che una persona molto franca. Il meccanismo del freno di emergenza chiesto da lui sulle riforme non spingerà solo l’Italia ad ammodernare l’economia, ma altri Paesi a rivedere ”il sistema fiscale”.
Quindi sulla ratifica del Recovery Fund da parte dei Parlamenti nazionali, ha detto: “E’ responsabilità come autorità europee e leader nazionali spiegare che andare avanti è giusto e necessario. Dobbiamo convincere i Parlamenti che è bene per tutti. Non sono spaventato perché i populisti non li sconfiggi chinando la testa, ma affrontandoli con un dibattito politico approfondito”.
Un’indicazione per non compiere errori nelle riforme da attuare, oltre che dall’Unione, è giunta da uno studio della Cgia ( Confederazione Generale Italiana degli Artigiani) su dati Inps riguardante le baby pensioni. Ad usufruirne da almeno quarant’anni circa 562 mila persone, ritiratesi prima della fine degli anni ’80, di cui 446 mila sono donne, con un’età media intorno agli 87,6 anni. Un costo per lo Stato, spiega la Cgia, che si aggira intorno ai 7 miliardi di euro all’anno, pari allo 0,4% del Pil nazionale, lo stesso importo previsto quest’anno per il reddito/pensione di cittadinanza e superiore di quasi 2 miliardi della spesa necessaria nel 2020 per pagare gli assegni pensionistici a coloro che beneficeranno di quota 100.
Ad agitare il Governo, però, non solo il piano nazionale di Riforme da inviare a Bruxelles entro la metà di ottobre e la gestione dei fondi del Recovery, ma anche il Mes, Meccanismo Europeo di Stabilità o Fondo Salva Stati, la linea di credito vantaggiosa,attivata dalla Commissione Europea per le spese sanitarie dirette e indirette con indirizzo di spesa limitato al solo ambito sanitario, del valore per l’Italia di 36-37 miliardi.
Infatti, dopo le indiscrezioni riportate ieri dal Sole24 Ore in merito a dichiarazioni attribuite al Ministro dell’Economia Gualtieri e smentite dal Tesoro, secondo cui sarebbe indispensabile ricorrere allo strumento UE, in quanto scarseggerebbe la liquidità nelle casse dello Stato, il ministro della Salute Speranza, già pronunciatosi per il sì, ha ribadito la necessità di farvi ricorso, per poter fronteggiare al meglio, con almeno 20 miliardi per il Sistema Sanitario Nazionale, una possibile seconda ondata autunnale del Covid19: “Il virus non è sconfitto, le prossime settimane rappresentano un passaggio decisivo. Dobbiamo avere le risorse da investire nel sistema sanitario. L’Italia non può permettersi di tornare indietro. Le risorse devono arrivare se necessario con ulteriore deficit ma meglio il Mes perché i soldi arrivano subito, mentre con il Recovery, se va bene, li vediamo nel 2021. Con i contagi siamo in una linea di galleggiamento. Non riusciamo a farli scendere ma nemmeno stanno risalendo. Non siamo più da molto tempo i malati d’Europa, ma il problema è quello che sta accadendo attorno a noi, con i contagi dall’estero. Le prime segnalazioni sulle persone che tornavano dalla Romania e dalla Bulgaria mi sono arrivate dalle nostre Regioni e si è deciso per la quarantena obbligatoria anche per chi viene da quei due Stati. Escludo che nei prossimi giorni misure analoghe, per quanto dolorose, saranno necessarie anche nei confronti di altri Paesi europei. Per quanto riguarda lo Stato d’emergenza abbiamo deciso di prorogarlo fino al 31 ottobre. Faremo due passaggi parlamentari, martedì e mercoledì, poi subito dopo la decisione andrà in Consiglio dei ministri. In verità, avevamo provato a evitare la proroga, ma avremmo avuto comunque bisogno di singoli pezzi di poteri d’eccezione per emettere le nostre ordinanze a tutela della salute degli italiani. Il numero di nuovi casi nel mondo continua a crescere in modo preoccupante. Ieri sono stati registrati 284.196 positivi in più in sole 24 ore. Dobbiamo tutelare il nostro Paese dentro un quadro internazionale che sta peggiorando. Viviamo in un solo pianeta. Questa battaglia si vince con determinazione e solidarietà”.
Una esortazione al Governo, quella di attivare il Mes, giunta anche da Italia Viva, mediante la Presidente dei deputati Maria Elena Boschi, che , su Twitter , lanciando una stoccata al M5S, contrario all’utilizzo, ha scritto: “I soldi del Mes sono disponibili da subito e hanno meno vincoli dei soldi del Recovery Fund che arriveranno solo nel 2021. Rinunciare al Mes per scelta ideologica è assurdo. I soldi servono agli italiani: non rinviamo ancora”.
Infatti, il capo reggente dei pentastellati Crimi, ha ribadito la linea del Movimento, su più fronti distante da quella del Pd, in un’intervista a Il Fatto Quotidiano, nella quale ha toccato anche i temi: RecoveryFund ed elezioni Regionali: “Sono basito da questa insistenza sul Mes da parte del Pd , non la comprendo. Capisco l’avere una posizione diversa, ma abbiamo la Bce che compra il nostro debito e soprattutto dobbiamo decidere come spendere i 209 miliardi del Recovery Fund. Concentriamoci su questo, e non su uno strumento definito rischioso anche da molti economisti. Tra l’altro, continuare a parlare del fondo salva Stati trasmette all’estero l’immagine di un’Italia con l’acqua alla gola, e non è affatto così. Quanto alla decisione su come impiegare i fondi del Recovery Fund va fatta in sede politica, dai ministri competenti. Eventuali task force possono dare un supporto tecnico alle scelte politiche. Le priorità,comunque, sono: la scuola, l’innovazione digitale, l’ambiente. Dobbiamo ragionare a lungo termine, investendo su cose che gettano le basi per il futuro. Per quanto riguarda invece le elezioni Regionali, in questi giorni abbiamo avuto numerose interlocuzioni , ma non ci sono le condizioni rispetto ad alleanze in Puglia. Bisogna dare ascolto ai territori e alle realtà locali. Non possiamo allearci in una Regione dove per cinque anni siamo stati all’opposizione del Pd, e questo vale anche per le Marche”.
Si smarca, invece sul Mes, a differenza del Presidente dell’Emilia Romagna Bonaccini, il Presidente del Veneto Zaia, che a La Stampa ha dichiarato: “Non voglio fare polemiche né con il segretario del mio partito né con il Governo. Così come non sto al gioco di chiedere alle Regioni se i soldi del Mes vadano presi o meno. Non è a noi che voi giornalisti dovete chiedere. Non devo essere io d’accordo ma il Governo, che al suo interno litiga perché c’è chi come il Pd ritiene che il Mes sia a costo zero e chi come i 5 Stelle non la vede allo stesso modo. A me risulta che le condizionalità ci saranno, e quindi bisogna stare attenti sulle conseguenze sul piano pratico di un sì al Mes. Per la verità è tutto da capire se veramente una parte di quei soldi andrebbero alle Regioni, perché questo passaggio non è mica tanto chiaro. Per questo dico che bisogna valutare bene le condizioni, chiarire a monte i vincoli della partita. Mi inquieta che all’interno della maggioranza ci siano divergenze così forti su questa materia, e non solo su questa per la verità. Trovo lunare che le Regioni siano tirate in ballo sul Mes per il semplice fatto che non c’entrano nulla e non sono in grado di decidere per il sì o per il no. Prendo atto che all’Italia andranno 209 miliardi, con 81 a fondo perduto, e penso sia corretto che l’ Europa ci dia questi soldi a fronte di riforme che dobbiamo fare. Il mio dubbio è se queste riforme si faranno veramente. Questi soldi non vanno sprecati in misure assistenziali. Assistenzialismo zero. Per capirci, al posto di dare 600 euro a una persona per stare a casa a guardare la televisione, diamo i soldi alle imprese affinché la assumano. Questi soldi serviranno ad abbassare le tasse? Non mi sembra che si vada in questa direzione, in un Paese come il nostro che ha un total rate tax del 66% contro 46% della media europea: paghiamo ventidue punti in più di tasse. Il Governo parla di sburocratizzazione e digitalizzazione della Pubblica amministrazione. Vedremo quali riforme verranno fatte o se invece questo fiume di soldi finirà nei rivoli dell’assistenzialismo”.
Un monito, però, quello a ricorrere al Mes,in quanto strumento che mette in campo risorse in maniera più immediata e con minori condizionalità del Recovery Fund, giunto anche dai vertici UE. Dopo il Commissario agli Affari Economici Gentiloni, è stata la volta del Presidente del Parlamento UE Sassoli, che, a Il Corriere della Sera, ha spiegato: “Il Mes rappresenta un’opportunità” perché consente di realizzare programmi di rafforzamento della sanità pubblica, che tutti i cittadini vogliono, e credo che sul mercato non ci siano altri soldi disponibili al tasso dello 0,1%. L’Europa non sta imponendo nulla ,ha messo degli strumenti a disposizione, sarà responsabilità dei Governi verificare il loro utilizzo”.
Una divisione all’interno della Maggioranza, dunque, che, in caso di voto in Parlamento potrebbe creare qualche problema di tenuta all’Esecutivo specie al Senato, dove i numeri sono estremamente risicati, anche se in soccorso del Governo potrebbe andare l’Opposizione di Centrodestra con Forza Italia, dettasi più volte a favore del ricorso al Mes, al contrario degli alleati: Lega e Fratelli d’Italia.
Intanto, l’Esecutivo è al lavoro sul Decreto agosto, la “manovrina estiva” da finanziare con un ulteriore scostamento di bilancio da 25 miliardi, (che si aggiungono ai 25 messi in campo dal Decreto Cura Italia e ai 55 miliardi del Decreto Rilancio) e che dovrà essere autorizzato dal Parlamento con un voto,calendarizzato per il 29 luglio, dove la Maggioranza rischia , specie a Palazzo Madama, se l’Esecutivo non dovesse trovare un compromesso con le Opposizioni di Centrodestra, già dettesi pronte a non votare lo scostamento a “scatola chiusa”e senza un confronto nel quale possano essere accolte proprie istanze come : l’annullamento delle tasse per Partite Iva, lavoratori e imprese.
Sul tavolo del Governo, infatti,in termini di Fisco, secondo quanto riportato dall’agenzia AdKronos, da fonti dell’Esecutivo, vi sarebbero altre misure, oltre quelle già rese note , come : la rimodulazione e il rinvio delle tasse in scadenza il 16 settembre, la proroga della Cig per 18 settimane ,da utilizzare con il sistema attuale 9+9 ,con alcune eccezioni come la cessazione di attività (le prime 9 settimane di cassa Covid potrebbero essere generalizzate e le seconde 9 concesse solo in presenza di una perdita di fatturato nel primo semestre 2020 sul 2019 ,compreso quel 40% di aziende che ha avuto un calo inferiore al 20%),in alternativa la proroga potrebbe essere selettiva per tutte e 18 le settimane, i fondi per gli enti locali, la scuola, i settori dell’auto e del turismo. Si tratta, di incentivi per chi effettua pagamenti elettronici, un’estensione dello stop alla riscossione coattiva dei tributi fino alla fine dell’anno e l’estensione fino al 31 dicembre 2020 della moratoria sui mutui per le famiglie, il cui termine ero stato fissato al 30 settembre. Sul fronte lavoro: decontribuzione fino a fine anno per il datore che riprende il lavoratore messo in cassa integrazione e per chi assume.
Una risposta da parte dell’Esecutivo alle critiche mosse nelle ultime ore dall’Opposizione di Centrodestra, con il segretario della Lega Salvini che ha chiesto il saldo e stralcio delle 12mila cartelle di Equitalia in arrivo a settembre “per dare ossigeno a cittadini e imprese”, la Presidente di Fratelli d’Italia Meloni che ha lanciato 4 proposte per dire sì al deficit, qualora venissero raccolte: sostegno all’occupazione, rinvio delle tasse e libertà d’impresa, sostegno al tessuto produttivo, aiuto a chi è in difficoltà. Sulla stessa linea, in materia di Fisco, Forza Italia, che chiede il rinvio delle scadenze fiscali, ma a differenza degli alleati esorta l’Esecutivo all’utilizzo del Mes.
Tutto questo, mentre il centro studi di Confcommercio ha reso nota una prima previsione sui saldi estivi già partiti in alcune Regioni (Sicilia, Calabria, Campania,Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Piemonte) rispetto alla data prevista del 1°agosto, vista la crisi economica scaturita dalla pandemia.
“Quest’anno per l’acquisto di capi scontati ogni famiglia spenderà oltre il 40% in meno e in media 135 euro, meno di 60 euro pro capite, per un valore complessivo intorno ai 2,1 miliardi di euro”, ha scritto in una nota Confcommercio, spiegando come a pesare sui saldi estivi siano: “lo smart working che svuota il centro delle città, la cassa integrazione che pesa sui redditi delle famiglia, i timori per la crisi economica innescata dall’emergenza Covid che spingono a risparmiare più che a spendere”.
Inoltre, l’anticipazione non è piaciuta ai commercianti come spiegato dal Presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, Renato Borghi, che ha sottolineato: “È un peccato che la Conferenza delle Regioni, invece di confermare la data unica al 1° agosto, abbia lasciato alle Regioni la libertà di scegliere se anticipare di una settimana o meno, creando di fatto inopportune concorrenze tra territori limitrofi”.
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