-Fase2 , spostamenti tra Regioni. Ancora polemiche tra i Presidenti delle Regioni del Nord e del Sud e Governo, ma l’Esecutivo media: possibile registrazione e tracciamento dei turisti. E sulla quarantena ventilata dalla Grecia, prossima alla riapertura degli aeroporti il 15 giugno, per i vacanzieri italiani provenienti dalle aree a rischio contagio del Nord (Lombardia, Liguria Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna), il Ministro degli Esteri Di Maio: “Pronti a chiudere le frontiere ai Paesi che non ci rispettano”. Poi, telefonata chiarificatrice con il suo omologo.
-Il ministro dell’Economia, Gualtieri, dopo le critiche alla politica del Presidente di Confindustria, Bonomi: “Nuovo patto sociale, legge di Bilancio pluriennale per la crescita del Paese e possibile sì al MES”. Sulla stessa linea, il segretario della CGL Landini: “Nuovo contratto sociale o potrebbe esplodere la rabbia. Usiamo tutti i soldi della UE, anche il Mes. Da Confindustria, ricette vecchie sull’occupazione”.
-UE, Gentiloni: “Mes, conveniente. Recovery Plan, dal negoziato solo lievi correzioni, non sostanziali”. Dopo, l’Ungheria, secco No della Repubblica Ceca al piano di aiuti UE. Centro Studi di Confindustria: a maggio, produzione industriale a -33,8% su anno, si rischia l’esplosione di un’emergenza sociale. Centrodestra, prepara la manifestazione simbolica di domani. Pd: “Così, si rompe il patto sociale”.
di Federica Marengo 1°giugno 2020
Giornata interlocutoria, quella di oggi, tra Governo e Regioni, alla vigilia della Festa della Repubblica e del via libera del 3 giugno agli spostamenti tra Regioni, interrotti finora, se non per validi motivi, dalla chiusura del Paese stabilita per decreto il 9 marzo dalla Presidenza del Consiglio.
Non si placano infatti le polemiche tra i Governatori delle Regioni del Nord e del Sud e l’Esecutivo sul ripristino della mobilità dopo il blocco della circolazione causato dall’emergenza Covid12, soprattutto in vista dell’inizio della stagione turistica.
A riassumere la posizione del fronte del Nord, il Presidente della Regione Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni, Bonaccini, che , in linea con quanto affermato dal Ministro della Salute Speranza, sull’impossibilità del rischio zero, ai microfoni di Omnibus, programma di La 7, ha dichiarato: “Qualche quota di rischio va presa altrimenti non riapriremmo mai. Mi pare che dopo il 4 di maggio quando tornarono al lavoro 5 milioni di persone la curva ha continuato a scendere, dopo la riapertura del 18 maggio proprio in questi giorni si può fare una valutazione e si prova a ripartire. Non può esserci ripartenza senza il Mezzogiorno, ma il Nord produttivo ha bisogno di risposte veloci e dunque urgenti. Discutere delle vacanze non è una banalità se guardiamo il contributo all’intero Pil del turismo. Anzi è il cuore centrale della discussione in questa parte della mia regione o del Paese”.
Dubbiosi, invece, e convinti dell’opportunità di prolungare lo stop alla libera circolazione interregionale per un’altra settimana (come del resto alcuni esperti del Comitato Tecnico Scientifico), i Governatori delle Regioni del Sud: Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna, cui si è aggiunta la voce controcorrente del Presidente della Regione Toscana, Rossi, il quale, in un colloquio con il Corriere della Sera, ha sottolineato: “Tocca al Governo decidere. Non si possono fare fughe in avanti o fare i pierini, gli sceriffi o, peggio ancora, proporre passaporti sanitari che non esistono e patenti di immunità che sono delle sciocchezze e tutto questo non funziona e comunque non si può creare un clima di contrapposizione tra Regioni. Sarebbe sbagliato. La diffusione del virus in Toscana, come in altre Regioni, è stata il prodotto della fuga dalla Lombardia poco prima del lockdown. Questa evidenza avrebbe dovuto consigliare un po’ di prudenza e la pazienza di aspettare una settimana in più prima di aprire tutto. Non so a chi avrebbero potuto far male. La verità è che Fontana(Presidente della Regione Lombardia) e Sala(sindaco di Milano) hanno fatto la corsa per la riapertura e alla fine il Governo si è adeguato. Invece, una maggiore gradualità terrebbe insieme meglio il Paese. Quanto alla diatriba dei Governatori di Campania e Puglia, De Luca ed Emiliano, hanno fatto un po’ di gazzarra. Del resto, tutti sanno che ci sono due atteggiamenti che portano un facile consenso: uno, quello improntato a una rigidità assoluta, l’altro di chi spinge per riaprire e che intercetta un bisogno vero. Però così facendo si rischia di alimentare una democrazia emozionale: un pendolo che sbanda una volta da una parte, una volta dall’altra. E quindi così si genera più confusione che altro. E se fosse stato il Sud a trovarsi nella condizione della Lombardia?. Il peso della Lombardia nelle scelte c’è, è inutile negarlo. Certo qualche riflessione, anche autocritica, non avrebbe guastato da parte di quella Regione”.
Determinato, a rendere attuativa la proposta di un certificato, conseguente a un test, per attestare la negatività al virus ,che i turisti o i sardi di ritorno dovrebbero esibire per approdare sull’isola, nonostante il no del Governo, che ha bollato l’iniziativa come incostituzionale, il Governatore della Regione Sardegna Solinas, che, ad ogni modo, si prepara a un piano b , quale: la registrazione, il tracciamento dei turisti e la compilazione di un questionario per avere contezza su dove concentrare i maggiori controlli, condiviso anche dal Presidente della Regione Sicilia, Musumeci.
Tuttavia, dal 3 giugno, l’Italia riaprirà anche le frontiere ai Paesi dell’Unione Europea e senza obbligo di quarantena, al contrario di quanto invece è stato annunciato , nei confronti degli italiani, da altri Paesi come: l’Austria, la Croazia e la Grecia. Quest’ultima ,che si appresta il 15 giugno a riaprire gli aeroporti, dopo aver annunciato la chiusura al Belpaese, per via del numero di contagi ancora elevato, ha poi fatto marcia indietro, vincolando alla quarantena i soli vacanzieri provenienti dalla aree a rischio (Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto ed Emilia Romagna), destando così la dura reazione del ministro degli Esteri Di Maio, che , in un’intervista a Il Corriere della Sera, annunciando un tour europeo per illustrare la reale condizione dell’Italia, ha avvertito: “Crediamo nello spirito europeo, ma siamo pronti a chiudere le frontiere a chi non ci rispetta. La partita si aprirà il 3 giugno, perché andare a trattare con uno Stato estero mentre noi abbiamo ancora delle regole restrittive è complicato. Crediamo nella collaborazione, ma anche nella reciprocità. E’ questo lo spirito che porterò nei miei viaggi in Germania, Slovenia e Grecia. L’Italia si è distinta per la trasparenza e i nostri dati sono molto confortanti. Non vogliamo sollevare polemiche, ma davanti ai personalismi la porta la chiuderemo anche noi. Per fortuna c’è un dialogo costruttivo da parte di molti Stati. Con il collega tedesco Mass i rapporti sono ottimi, il 5 andrò a Berlino per discutere di Libia e flussi turistici. Di fronte alle nostre preoccupazioni su presunti corridoi sulla base di accordi bilaterali, la Germania ci ha rassicurato. Sentirò il mio omologo. E il 9 ad Atene mostrerò, dati alla mano, la situazione reale in tutte le nostre Regioni“.
Intanto, Esecutivo al lavoro sul versante economia, con il ministro Gualtieri che, all’indomani dell’appello comune al Governo da parte delle imprese, del commercio e dell’artigianato a ricorrere al Mes e, in risposta alle critiche del Presidente di Confindustria, Bonomi, che, in un colloquio con La Repubblica, di qualche giorno fa, ha criticato la politica (“Rischia di fare più danni del virus”), rea di “guardare solo all’emergenza” e al “dividendo elettorale” e di non avere “una strategia e una visione per il Paese”, cui , a suo dire, servono : crescita, politiche attive per il lavoro e un piano di investimenti nelle infrastrutture e nel digitale, ieri, nel corso della trasmissione di Rai Tre Mezz’ora in più , riguardo al Mes , al Recovery Plan e alla nuova legge di Bilancio, ha annunciato: “Avendo stanziato in deficit con il Dl Rilancio 75 miliardi di euro, oggi quale è la priorità? E’ metterli a terra, spenderli tutti e spenderli bene. Se più avanti dovessero emergere necessità di “stanziamenti aggiuntivi”, allora valuteremo tutti gli strumenti possibili, sia esso Sure, sia esso il Mes e sono convinto che ci sarà senso di responsabilità di tutti . In ogni passaggio faremo il necessario, anche sul Mes. A settembre con il Def sarà presentato un grande piano per la rinascita e la ripresa per investire sul futuro, sull’innovazione, sulla digitalizzazione, sulla sostenibilità ambientale, sugli investimenti. Chiediamo a tutte le forze di contribuire e dare idee e proposte; la crisi può essere anche una grande opportunità e non dobbiamo sprecarla. A giugno, mi sembra eccessivamente ambizioso, perché sono più di 20 proposte legislative, tuttavia siamo impegnati in un negoziato che io penso debba concludersi entro luglio. Si tratta di un’operazione economica sociale e anche politica che rimarrà nei libri di storia ,perché l’Unione europea ha deciso di aumentare in maniera molto consistente il suo bilancio e di finanziare questo aumento, fino al 2%, attraverso l’emissione di titoli comuni europei a tasso praticamente zero e che saranno convogliati a sostegno dell’economia, tenendo conto dell’impatto del Coronavirus e quindi andrà di più ai Paesi più colpiti e l’Italia quindi dovrebbe essere tra i principali beneficiari”.
Infine, dopo aver rassicurato i Comuni in affanno, sull’arrivo entro luglio di 3,5 miliardi, oltre il miliardo di euro già erogato, ha così replicato al numero uno di Confindustria: “Quando si governa bisogna cercare di avere un atteggiamento costruttivo. Per questo non voglio replicare a parti dell’intervista che mi sono sembrate ingenerose, tenuto conto anche del dialogo che c’è stato e dell’attenzione che noi abbiamo riservato anche legittimamente alle proposte che Confindustria ci ha avanzato anche per il Decreto Rilancio e che sono state tenute in considerazione in maniera consistente ed accolte nel Decreto. Voglio guardare in positivo e in avanti e penso sia giusto l’invito a concentrare bene queste risorse per gli investimenti per il futuro, non disperderle, ma credo sia diverso dalla critica mossa che noi abbiamo voluto sostenere tutti. Sì è stato giusto sostenere tutti con misure di protezione sociale e di assorbimento dello shock, messe in campo dal Governo con i primi Decreti”.
Convinto delle necessità di un nuovo “contratto sociale”, anche il segretario della CGL Landini, che, in un’intervista a La Stampa, ha chiesto all’Esecutivo di : “siglare un nuovo patto, subito, senza aspettare settembre, perché ,mentre aumentano le diseguaglianze e il rischio di rivolta sociale, un vaccino che servirebbe è per un lavoro stabile che si opponga alla precarietà”.
Poi, su contratti di lavoro e su Mes senza condizioni per le spese sanitarie, ha affermato: “I contratti bisogna rinnovarli. Dovremmo smetterla di essere ipocriti e fingere di non vedere che la deregolamentazione e la frammentazione dei sistemi produttivi e del lavoro hanno determinato questa situazione. Le risorse che l’Europa metterà a disposizione vanno utilizzate tutte, compreso il Mes. Quelle di Sure, per la rimodulazione della cassa e dell’orario di lavoro, come il sostegno della sanità. E’ un passo da compiere!. Deve essere chiaro che il Mes non va utilizzato per cancellare l’Irap, come ho sentito chiedere da Confindustria”.
E proprio a proposito di Confindustria , che ha espresso l’intenzione di rivedere il contratto nazionale e di introdurre più accordi di secondo livello, ha precisato: “Siamo alle solite, è una ricetta vecchia di vent’anni. La realtà è che non si è esteso il secondo livello, sono fioriti i contratti pirata e sono state fatte leggi che derogano ai contratti nazionali”.
Sempre sul Mes senza condizioni per le spese sanitarie e sul Recovery Plan (rigettato non solo dai Paesi “rigoristi”: Olanda, Danimarca e Svezia,ma nelle ultime ore anche da Ungheria e Repubblica Ceca), è tornato a esprimersi il Commissario agli Affari Economici UE, Gentiloni, che, ai microfoni di Radio24, ha dichiarato: “La Commissione ha lavorato molto per togliere a questi strumenti le condizionalità che c’erano. Abbiamo dovuto modificare molte regole attuative. Un Paese come la Francia ha una condizione riguardo i tassi di interesse non identica a quelli dell’Italia. Vedremo se il Governo spagnolo o quello greco lo utilizzeranno. Non ho notizie che non lo faranno. Un Paese come la Germania, se ha bisogno di farsi prestare i soldi per la spesa sanitaria, li trova sui mercati con tassi di interesse addirittura migliori rispetto a quelli del Mes che sono vicini a zero. Per l’Italia invece fa una certa differenza. Per dire che l’Italia stia sprecando questa occasione è un po’ presto. Qui ci sono prestiti vantaggiosi per un Paese come il nostro, un primo pacchetto da 500 miliardi attivabile nelle prossime settimane. Un secondo pacchetto da 750 miliardi che ha bisogno del via libera dei Governi e della ratifica dei Parlamenti. Dal primo gennaio dell’anno prossimo. Quindi c’è molto tempo per lavorarci. Questa occasione dovrebbe essere colta per affrontare alcune sfide come la transizione tecnologica e ambientale. La Commissione ha lavorato molto per togliere al Mes le condizionalità che all’inizio c’erano. Perché il Fondo Salva Stati era stato concepito per tutta un’altra finalità, cioè per Paesi in difficoltà che chiedevano aiuto, come Grecia, Spagna, Portogallo. Abbiamo dovuto modificare molte regole attuative per evitare queste condizioni. Per questo bisogna stare attenti che discorsi sui campioni europei non portino effetti diversi, monopolistici, che avvantaggerebbero alcuni Paesi rispetto ad altri. Quando abbiamo sospeso le regole normali sugli aiuti di Stato, abbiamo ricevuto presso la Commissione domande per 2300 miliardi per aiuti in deroga: di questi circa la metà sono venute solo da un Paese, la Germania. Quindi vediamo un potere di bilancio diverso da Paese a Paese, e senza regole si può arrivare a una differenza tra Paesi molto pericolosa. Al momento, il Recovery Fund è un passo avanti verso un obiettivo più limitato, ovvero attualmente abbiamo un edificio che ha una moneta unica, ma quanto alle politiche di bilancio ci sono solo meccanismi di sorveglianza. Ora invece ci sono delle risorse economiche a fondo perduto. Stiamo facendo un passo rilevante, ma più limitato rispetto a quello che va verso una federazione. Ci sono alcuni settori strategici da sostenere, imprese che possono crescere come il settore digitale che l’Europa deve incentivare. L’occasione per la ripresa economica con gli strumenti europei dovrebbe essere usata per affrontare obiettivi di una certa importanza: transizione ambientale, innovazione tecnologica e digitale e per risolvere problemi antichi. Dobbiamo evitare che le risorse che arriveranno finiscano in mille rivoli, siano sparpagliate o siano destinate a misure che non abbiano il profilo di investimento, di priorità. Occorre fare una cosa indirizzata al futuro. Ne abbiamo un gran bisogno. la Commissione europea lascia ai Paesi la responsabilità di fare le proposte, ma poi vorrà verificare che gli obiettivi indicati e i tempi dichiarati siano rispettati. Il Recovery Fund ,al momento, è un passo in avanti straordinario verso l’obiettivo di dotare l’Europa di una politica economica che abbia delle risorse a disposizione. Noi oggi abbiamo un edificio con una moneta unica per 19 Paesi, ma sul fronte della politica economica ci sono solo meccanismi di sorveglianza, mentre questa volta si è accettata l’idea di avere delle risorse economiche per affrontare le sfide dei prossimi anni. E’ un passo molto rilevante, ma più limitato rispetto a chi vede un passo nella direzione di uno Stato federale. Forse ci saranno lievi correzioni, ma non sostanziali. I negoziati saranno difficili e dobbiamo rispettare la legittimità delle diverse posizioni, ma sono piuttosto fiducioso che la discussione non minerà l’architettura dell’edificio”.
Uno strumento, il Mes senza condizioni per la Sanità, che , però, sembra dividere il Governo: infatti, se Pd, che propone un patto tra istituzioni, imprese, forze sociali ed enti locali per la ripresa, LeU e Italia Viva, che insiste su piano shock di investimenti, riapertura delle scuole a settembre e misure per la Famiglia, si schierano per il sì, il M5S continua ad esprimere il proprio No.
Divergenze,poi , in merito, anche nell’Opposizione di Centrodestra , che si prepara alla manifestazione simbolica di domani, in 100 piazze “per dare voce al popolo italiano, e all’Italia dimenticata dal Governo, che non ha mantenuto le sue promesse”, in attesa della mobilitazione nazionale del 4 luglio, destando le critiche dei dem , secondo cui l’iniziativa rischierebbe di “rompere il patto sociale”.
A favore del Mes, infatti, Forza Italia, contrarie ,Lega e Fratelli d’Italia.
Sì allo strumento economico senza condizioni per fronteggiare l’emergenza Covid19 e per riprogrammare il sistema sanitario, anche da Confindustria, il cui Centro Studi , quest’oggi, ha reso noto il rapporto sulla produzione nel mese di maggio che ha registrato ,rispetto ad aprile, un balzo (31,4%), favorito dalla riapertura delle imprese a fronte della caduta del 24,2% di aprile, ma un netto calo (-33,8%) rispetto ai dati del maggio 2019. Inoltre, la variazione acquisita della produzione industriale nel secondo trimestre è stata di -27,7% sul primo trimestre, quando era diminuita dell’8,4% sul quarto trimestre 2019.
“Molti imprenditori soffrono per la carenza di liquidità a causa del blocco normativo delle attività nei mesi scorsi”, si legge nel Rapporto del Centro Studi di Viale dell’Astronomia, che ha spiegato: “Per il momento molti sono costretti a navigare a vista, anche a causa di uno scenario di estrema incertezza sull’economia italiana e internazionale. In assenza di adeguati interventi a sostegno della ripresa del sistema produttivo, nel giro di pochi mesi si rischia l’esplosione di una vera e propria emergenza sociale che renderà ancora più impervia la strada verso l’uscita dall’attuale crisi economica. Se anche in giugno procedesse la lenta ripresa della domanda, nella media del secondo trimestre si avrebbe comunque una riduzione di oltre il 20% dell’attività, Per quanto riguarda gli ordini in volume sono diminuiti del 51,6% annuo in maggio (+12,3% sul mese precedente) e del 29,6%in aprile (-43,7% su marzo). Nei due mesi di rilevazione, l’attività nell’industria ha mostrato, in termini congiunturali, una dinamica molto oscillante. Alla caduta della produzione in aprile è infatti seguito un rimbalzo”tecnico” in maggio, spiegato da un effetto base, dovuto ai livelli estremamente bassi raggiunti nel mese precedente. In aprile, infatti, i volumi di attività nell’industria erano circa la metà di quelli rilevati nella media del primo bimestre dell’anno. Con la riapertura di tutte le imprese industriali a inizio maggio e di quasi tutte quelle dei servizi nel corso dello stesso mese, si è avuto un marginale aumento della domanda; in condizioni di bassi livelli di attività, anche minimi progressi dei volumi si traducono in significativi incrementi percentuali. Il dato congiunturale di maggio, dunque, è viziato da questo effetto statistico e non deve essere interpretato come una robusta ripresa. Tutt’altro. La caduta di circa un terzo della produzione industriale rispetto a maggio 2019 offre la giusta chiave di lettura e mostra quanto siano ancora distanti da una situazione di normalità le condizioni nelle quali opera l’industria italiana”.
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