–Dpcm anti Covid19, scontro tra il Governo e i Presidenti delle Regioni indicate come rosse e dunque ad alto rischio, da oggi e per 14 giorni in lockdown. I Presidenti di Lombardia e Piemonte in particolare, chiedono una rivalutazione dei dati in base ai quali il Ministero della Salute ha emesso l’ordinanza con l’assegnazione dell’area di rischio, in quanto fermi a dieci giorni fa. La replica del Ministro della Salute Speranza, stamane, durante l’informativa alla Camera: “Dati forniti dalle Regioni, sempre coinvolte nelle decisioni. Stop alle polemiche, niente divisioni sulla pandemia. Senza limitazioni, impossibile convivere con il virus”, ma in Aula si apre il dibattito sulla riforma del titolo V della Costituzione sulle autonomie regionali ed è caos sulla chiusura delle Scuole in Campania e in Puglia, disposte dai rispettivi Presidenti di Regione. Il Premier Conte: “Non vogliamo dare schiaffi a nessuno. Virus come un treno che corre, Dpcm, perché non ci travolga”. In serata, il Consiglio dei Ministri con all’ordine del giorno il Dl Ristori Bis, con gli aiuti per i settori colpiti dalle restrizioni: sempre più probabile un nuovo scostamento di Bilancio.
-Istat, dopo il recupero estivo, prospettive incerte sull’economia. Tassisti, in sciopero nazionale dalle 8:00 alle 22:00 per chiedere il sostegno del Governo: delegazione ricevuta al Ministero dei Trasporti.
di Federica Marengo venerdì 6 novembre 2020
Da questa mattina, secondo l’ultimo Dpcm anti Covid19 in vigore fino al 3 dicembre, che divide l’Italia in tre aree di rischio sulla base dell’incrocio dei dati relativi all’indice di contagio con i 21 parametri, tra cui l’organizzazione e la tenuta del sistema sanitario, forniti dalle Regioni ed elaborati da cabina di regia, Ministero della Salute e Comitato Tecnico Scientifico, Lombardia, Piemonte , Valle d’Aosta e Calabria, sono in lockdown.
Tuttavia, la decisione ratificata dal Ministero della Salute Speranza con un’ordinanza valida per 14 giorni, non ha incontrato il favore dei Presidenti delle Regioni collocate nelle aree rosse ad alto rischio (Lombardia, Piemonte e Calabria) e arancione a medio rischio (Puglia e Sicilia). In particolare, i Presidenti di Lombardia, Fontana e Piemonte, Cirio, hanno espresso perplessità sulla valutazione dei dati, ritenendoli superati, in quanto risalenti a dieci giorni fa e non aggiornati e denunciando il sospetto di voler “penalizzare” le Regioni governate dal Centrodestra.
A smentire tali affermazioni, sia il Premier Conte, che nel suo intervento da remoto all’evento organizzato da Il Corriere della Sera, “Mastershow ‘Ristoranti, una questione politica”, che ha preceduto l’incontro bilaterale con il Premier indiano Moodi, ha dichiarato: “Oggi non è una giornata felice per molte aree non solo Milano, parliamo della Calabria, del Piemonte, della Valle d’Aosta. Ci sono posti sottoposti a un nuovo regime più restrittive e anche penalizzanti. Pensiamo ai ristoratori, all’indotto, poi ci sono anche le zone arancioni, e quelle gialle. Oggi assistiamo a ulteriori riduttori di velocità, abbiamo un treno che sta correndo, che abbiamo provato già a fermare. Oggi non stiamo dando schiaffi a nessuno, non vogliamo penalizzare un’area piuttosto che un’altra. Con il primo Dpcm abbiamo già ridotto la velocità di questo treno, siamo costretti a farlo perché se non intervenissimo questo treno ci verrebbe addosso e le conseguenze sarebbero ancora peggiori. Se riusciamo a intervenire riusciremo ad affrontare le settimane che verranno con un margine di serenità. Non ho mai detto che faremo veglie e cenoni, ma se riusciamo a contenere la curva dei contagi possiamo far ripartire i consumi sotto Natale e sarebbe utile per tutti. Siamo nella condizione di graduare le misure rispetto alla gravità del contagio. E’ chiaro che un ristoratore costretto a chiudere non è contento. Mi rendo conto che per chi ha adottato protocolli, misure di sicurezza è penalizzante, ma nonostante tutto quello che abbiamo fatto la pandemia è arrivata. Ne usciremo ,ma dobbiamo introdurre misure graduate”.
Poi, sul Dl Ristori bis, il provvedimento a sostegno dei settori più colpiti dalle restrizioni a livello nazionale e dalle chiusure regionali, atteso per stasera in pre Consiglio e in Consiglio dei Ministri, ha specificato: “Mi sono assicurato che contemporaneamente presso la Ragioneria dello Stato e il Mef si lavorasse per trovare le risorse. Oggi, infatti, entriamo in Cdm con un decreto ristori bis. Ci siamo resi conto che i ristori già liquidati erano modesti, li abbiamo raddoppiati e moltiplicati. Per esempio un piccolo ristorante che con il precedente lockdown aveva ricevuto 2.600 euro ne avrà 5.200. Serve liquidità e sono calcolati sui fatturati. Cancelliamo la seconda rata Imu, c’è il credito di imposta al 60% sugli affitti di settembre, ottobre, novembre, dicembre, la decontribuzione per i dipendenti e il rinvio dei versamenti per chi ha gli Isa. Già nella precedente legge di bilancio avevo proposto una rimodulazione sull’Iva, ma portarla al 4% comporta un ammanco di svariati miliardi. Così secca mi pare improbabile, ogni punto d’Iva costa miliardi e non li abbiamo. Vedo una rimodulazione dell’Iva nell’ambito di una complessa riforma fiscale. Ma in Cdm oggi disponiamo un fondo perché vogliamo stanziamenti immediati e creare una cintura di sicurezza da parte dello Stato per stringere i denti in queste settimane. Differire tutte le prospettive dei flussi di cassa che entrano significa anche compromettere quelli che escono, ma vedete che stiamo cercando di fare tutto il possibile, con rateizzazioni e differimento scadenze”.
Previste ,inoltre, tra le misure: lo stanziamento di aiuti a fondo perduto per le zone rosse, destinato non solo a bar ,ristoranti, centri estetici e negozi di abbigliamento, ma anche a tutte le partite Iva.
A livello nazionale poi, si aggiungono alla lista dei beneficiari del Dl Ristori 1, i centri commerciali, i musei e i centri culturali e con ogni probabilità, anche le rosticcerie e i bus turistici.
I nuovi ristori per le attività in lockdown, inoltre, al pari di quelli nazionali destinati a bar, ristoranti e discoteche, dovrebbero essere pari al 100%, 150% e 200% del fondo perduto di luglio, a seconda della chiusura parziale o totale dell’attività.
Quanto ai tempi di approvazione, per rendere celere l’iter, il Governo pensa a trasformare il testo in un emendamento al Dl Ristori 1, ad oggi in esame al Senato, ma i cui contributi, secondo quanto riferito in una nota dal Ministro dell’Economia Gualtieri , sono stati già erogati dall’Agenzia delle Entrate. Tuttavia, a preoccupare è il nodo coperture. Il Dl Ristori bis infatti ammonterebbe a 1,5-2 miliardi, di cui 1,6 reperiti nell’ultimo decimale di margine di deficit previsto dalla Nadef, portando così il disavanzo al livello massimo previsto del 10,8%, e 300 milioni reperiti tra gli avanzi di bilancio, esaurendo quindi le risorse a disposizione per il 2021, e rendendo sempre più probabile, in caso di bisogno, se i contagi aumentassero,il ricorso a un nuovo scostamento di bilancio e conseguente voto del Parlamento.
A replicare poi alle proteste delle Regioni Lombardia e Piemonte, il ministro della Salute Speranza,che nel corso della sua informativa alla Camera, tenuta stamane su richiesta di Maggioranza e Opposizioni per chiarire i criteri di ripartizione delle Regioni nelle aree di rischio, ha spiegato: “C’è sempre stato un filo comune che tiene insieme le scelte adottate dal Governo. Un filo che unisce tutti i nostri provvedimenti ed è il primato della tutela della nostra salute . Questo provvedimento è in piena continuità con le misure finora adottate. I numeri, che rappresentano persone in carne ed ossa, continuano ogni giorno drammaticamente a crescere, nel mondo siamo arrivati a un contagiato ogni 164 persone. In Italia, non esistono zone verdi perché il virus circola in tutto il nostro Paese. Ed essere in zona gialla non significa assolutamente essere in un posto sicuro”.
Quindi, l’esortazione : “Si possono avere opinioni differenti sulle scelte che abbiamo compiuto ma per favore non capovolgiamo la realtà. Andando oltre inutili polemiche tutti dobbiamo trarre una lezione tanto evidente quanto amara: senza consistenti limitazioni dei movimenti e rispetto delle regole la convivenza con il virus fino al vaccino è destinata ad un clamoroso fallimento. Anche sul punto della significativa prevalenza di asintomatici attenzione a non coltivare pericolose illusioni: se continua ad alzarsi il numero di contagiati,inevitabilmente aumenta in proporzione la quota di anziani e fragili e conseguentemente aumenteranno i ricoveri ed i posti in terapia intensiva, ed è inevitabile anche che più persone perderanno la vita”, e la precisazione: “La fonte dei dati sono le Regioni. In tutte le fasi del nostro lavoro c’è stato il coinvolgimento delle istituzioni scientifiche del nostro Paese e delle Regioni. Ci sono dei limiti che non devono essere superati nella polemica politica. Basta, non alimentiamo politiche che sono dannose. Se produciamo clima sbagliato creeremo solo disorientamento fra i cittadini. Nella spiegazione dei criteri adottati e a proposito del coinvolgimento delle Regioni l’ordinanza è figlia di un lavoro lungo e i parametri sono stati condivisi con le Regioni in due sedute ad aprile. Da 24 settimane svolgiamo un lavoro proficuo e comune con le Regioni , nessuna Regione ha eccepito né ha mostrato dissenso sui parametri. Si tratta di un lavoro complesso. Ciascuna Regione viene classificata sulla base dell’incrocio di due parametri: indice di rischio prodotto dai 21 indicatori e i 4 scenari definiti attraverso gli Rt . Con lo scenario 4 e Rt sopra 1,50 indice di rischio alto, la Regione viene collocata in zona rossa. Dopo 14 giorni con scenario e indice più basso avviene una nuova classificazione della cabina di regia. Si tratta di un lavoro di una raccolta dati imponente, per questo le valutazioni hanno bisogno di almeno una settimana per essere attendibili, perché i dati possano stabilizzarsi“.
Infine, il monito : “Non può essere questo il terreno dello scontro politico. ll virus non ci dà tempo, se non lo contrastiamo adeguatamente dilaga. In sole tre settimane ad ottobre siamo passati a 20mila contagiati, non possiamo avere incertezze, ma muoverci con determinazione. Nessuno avendo responsabilità di Governo può sottrarsi a questa necessità. Il Governo si è assunto fino in fondo la sua responsabilità. Per me, non è un merito, ma un atto dovuto. Se non fermiamo la curva, il personale sanitario non sarà più in grado di intervenire. Non dobbiamo perdere tempo in polemiche inutili e faziose. Il nostro unico nemico è il virus. Dobbiamo garantire anche in questa tempesta la salute degli italiani. Ci aspettano mesi non facili ma abbiamo la forza per piegare nuovamente la curva. Le valutazioni hanno bisogno almeno di una settimana perché i dati possano essere stabilizzati, è un procedimento complesso rispetto al quale il ministro della Salute prende atto del lavoro svolto dalla cabina di regia. La mia ordinanza è conseguenza automatica dei dati elaborati, per questo non ci sono trattative, ma semplicemente scambi di dati e di informazioni. Con questo meccanismo, è finalmente possibile intervenire proporzionalmente alla reale condizione delle Regioni senza stressare con misure uguali territori che si trovano in condizioni differenti. Inoltre, si dà certezza al Paese con misure predefinite a seconda dell’indice di rischio e dello scenario di Rt. Non perdiamo tempo in polemiche. Dobbiamo solo lavorare insieme”.
A seguire, il dibattito dell’Aula, con la Maggioranza che, ricompattatasi all’indomani del vertice sul “Patto di legislatura”da portare a termine fino la 2023 con un rilancio dell’azione di Governo, ha espresso il sostegno all’Esecutivo e al Ministro della Salute, Speranza, con il distinguo però di Italia Viva che, tramite il deputato Marattin, ha sollecitato l’Esecutivo a una maggiore trasparenza sui dati per la ripartizione delle Regioni nelle tre aree di rischio contagio.
Tuttavia, dal Vicesegretario dem Orlando, dai renziani, riecheggiati dal M5S e da LeU, è giunto l’invito a rivedere il titolo V della Costituzione sull’autonomia delle Regioni in materia di Sanità.
Critiche, invece, le Opposizioni di Centrodestra, schieratesi con i propri Presidenti di Regione sui quali “Il Governo vorrebbe scaricare le responsabilità di ritardi e di scelte sbagliate nel metodo e nel merito ,come quelle di nuove chiusure per le attività e le imprese” e che ,compatte, hanno chiesto di sospendere il pagamento di tasse e scadenze fiscali, fermare lo sbarco di immigrati e potenziare l’assistenza sanitaria a domicilio e territoriale.
Le polemiche tra Stato centrale e amministratori locali però sono andate avanti per tutta la giornata e così nel primo pomeriggio , a fronte delle dichiarazioni del consigliere del ministro della Salute, Ricciardi, che ha sollecitato un lockdown per la città di Napoli, visti l’alto indice di contagio e la situazione sanitaria, a esprimere il proprio disappunto per l’ordinanza del ministro Speranza e la relativa assegnazione della Regione Campania all’area gialla di medio rischio, è stato il sindaco di Napoli De Magistris ,che , in una lettera al Presidente del Consiglio, ha scritto: “Esprimo viva preoccupazione per la situazione della sanità pubblica nella Regione Campania , dove si è perso completamente il controllo dei vari settori che compongono la struttura della difesa della salute dei cittadini. Dalla medicina territoriale di distretto, ai tamponi, dal tracciamento dei contagi, ai posti letto, ai reparti Usca, alla enorme difficoltà di curare altre patologie di persone non affette da Coronavirus, perché è stato disposto il blocco dei ricoveri. Ho apprezzato il suo recente decreto che considero condivisibile ed equilibrato, ma al quale devono seguire misure necessarie rivolte al territorio della nostra città e di quello Metropolitano di cui sono sindaco. Ne elenco alcune che rivestono una importanza ed un’urgenza improrogabile. La prima riguarda il trasferimento, immediato, di una liquidità significativa e forte, con ordinanza di Protezione Civile per sostenere tutte le povertà che, rispetto alla precedente chiusura sono notevolmente aumentate, soprattutto, nella nostra città. Napoli ha un’economia particolare, anche circolare, fatta di sommerso, di lavoro ad ore, di una serie di attività che sfuggono alle statistiche ordinarie in tema di lavoro e di produzione. In tal senso, la proroga della cassa integrazione, il blocco dei licenziamenti , misure che condivido , non arrivano, e non incidono, però, nel tessuto di un’economia che è caratterizzata da altri fattori. Strettamente connessa è la seconda richiesta: un piano straordinario per il lavoro che possa consentire, anche al nostro Comune, di operare assunzioni per garantire il corretto funzionamento della macchina amministrativa, in un momento così delicato. Assunzioni in deroga, in particolare, come lo scorrimento, ad esempio, delle graduatorie del concorso della Polizia Locale o all’immissione di profili professionali nel settore della Protezione Civile. Ciò, purtroppo, ha degli ostacoli e, come Lei ben sa, non è consentito, data la situazione di pre dissesto nella quale è considerato il Comune di Napoli. Eppure ,con le nostre risorse scarse e con le limitazioni imposte, è stato messo in campo tutto ciò che era e che è nelle nostre possibilità, con interventi mirati sulla situazione economica e sociale. Interventi che hanno riguardato, per esempio, l’esenzione di tasse ed imposte comunali, la sospensione dei fitti dei beni comunali e metropolitani ed altre significative azioni a difesa di categorie in sofferenza. Azioni che devono proseguire per dare concreti segnali di vicinanza ai nostri cittadini, ma che occorre che siano urgentemente ristorate dallo Stato per non gravare sulla già precaria situazione economica e di bilancio del Comune di Napoli. Così come vanno ristorati i maggiori oneri a carico di cantieri ed imprese, che hanno dovuto sostenere notevoli costi per adeguarsi alle disposizioni contenute nei protocolli di sicurezza. I servizi offerti hanno anche riguardato la disponibilità di ospitare persone positive al Covid 19, ma asintomatiche o con lievi sintomi o guarite, in strutture che rientrano nella nostra disponibilità, contribuendo, in tal senso, a liberare posti negli ospedali, ormai allo stremo. O di mettere a disposizione centri e spazi per effettuare tamponi, in modo da interrompere il triste e desolante spettacolo delle interminabili file riportate dai mezzi di informazione. Abbiamo ,con notevoli sforzi e lo rivendico con orgoglio , attivato la didattica solidale a distanza, quando invece, la Regione ha, da subito, in modo assurdo ed incomprensibile chiuso, soprattutto, le scuole primarie ed elementari, interrompendo la preziosa attività sociale, culturale e formativa. Sono convinto, altresì, che bisogna tornare alla didattica in presenza, naturalmente osservando tutti i protocolli di sicurezza, per i laboratori scolastici ed universitari che non possono effettuarsi a distanza. Accanto a quanto, fin qui, evidenziato, reputo, Signor Presidente, necessaria una misura che diventa, sempre più indispensabile: il reddito di emergenza per tutte le categorie prive di sostegno economico. Tutti quei lavoratori che, come accennavo in precedenza, non sono “catalogabili” ed individuabili. Un sostegno per tutti coloro che vivono anche arrangiandosi, cercando, dignitosamente, di avere un reddito da piccoli lavori artigianali, manuali o di necessità. Ho cercato di esporLe la situazione che riguarda il nostro territorio e la nostra comunità, consapevole che le difficoltà, in questo periodo storico, riguardano ed attraversano l’intero nostro Paese. Ma Napoli possiede connotazioni particolari che vanno affrontate in modo deciso e capillare”.
Un monito ai cittadini napoletani a comportarsi “come se fosse stato dichiarato un lockdown per la città e ad autodisciplinarsi” è stato poi stato lanciato dal Presidente della Regione Campania De Luca, contestato in mattinata da una delegazione di genitori per l’ordinanza emanata nella giornata di ieri con la quale, contrariamente a quanto previsto per le Regioni collocate nell’area gialla, ha disposto la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado fino al 14 novembre, seppur sollecitando il Governo a stanziare risorse per i congedi parentali per i lavoratori e lavoratrici dipendenti e il bonus baby sitter per gli autonomi-autonome, tutto ciò, mentre dalla Puglia arrivava la notizia delle due sentenze diverse , una per la conferma della chiusura degli istituti scolastici, eccetto le scuole dell’Infanzia, stabilita a fine ottobre dall’ordinanza del Presidente Emiliano e l’altra per la sospensione della chiusura, emesse da due sezioni diverse del Tar (Lecce e Bari), cui è seguita la decisione ,da parte del Presidente, di riaprire scuole Elementari e Medie.
A cercare una mediazione, tra Governo e Regioni, il Presidente della Conferenza delle Regioni e Presidente della Regione Emilia Romagna Bonaccini, il quale, in serata, con una nota, ha fatto sapere che, d’intesa con il Ministro della Salute Speranza , i dati per la ripartizioni delle Regioni nelle aree a diverso livello di rischio verranno valutati di concerto con le Regioni prima della decisione definitiva, onde evitare la polarizzazione dello scontro tra Stato centrale e Regioni.
Intanto, l’Istituto Nazionale di Statistica, nella sua nota di aggiornamento sull’economia italiana, ha evidenziato: “A seguito del deciso recupero segnato nel terzo trimestre, i principali indicatori congiunturali sono tornati vicini ai livelli pre-crisi sanitaria. Le prospettive per i prossimi mesi appaiono incerte. A ottobre gli indici di fiducia hanno fornito segnali discordanti. La fiducia dei consumatori ha segnato un lieve calo mentre quella delle imprese è migliorata. Le informazioni disponibili sul quarto trimestre, caratterizzato dalla reintroduzione di alcune misure di fermo amministrativo dell’attività produttiva e di riduzione della mobilità a livello nazionale e internazionale, evidenziano un quadro ancora parziale. Tuttavia, il recente nuovo aumento dei contagi in quasi tutti i Paesi e le conseguenti misure di contenimento potrebbero incidere negativamente sulle prospettive economiche a breve termine”.
Incertezza, quella economica, avvertita da molteplici comparti e categorie lavorative come quella dei tassisti, in sciopero nella giornata di oggi , dalle 8:00 alle 22:00 , in molte città per chiedere sostegni economici al Governo e la cui delegazione, riunitasi a Roma, ha poi raggiunto il Ministero dell’Economia e da lì il dicastero dei Trasporti , dove è stata ricevuta.
“La settimana scorsa, quando abbiamo incontrato una delegazione di organizzazioni di rappresentanza dei tassisti, ci hanno chiesto di velocizzare il Decreto Interministeriale sul ‘Buono Viaggio’. Ieri sera è stato firmato, e sblocca così i 35 milioni del fondo, previsto dal Decreto ‘Agosto’ e finalizzato all’erogazione di un buono utilizzabile da persone con disabilità, ovvero appartenenti ai nuclei familiari più esposti agli effetti economici della crisi pandemica o in stato di bisogno, residenti nei comuni capoluogo di città metropolitana o capoluoghi di provincia”, ha quindi annunciato, intercettata dai cronisti, la Viceministra all’Economia Castelli, continuando,”Abbiamo lavorato con gli uffici del Ministero dell’Economia e delle Finanze e del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti per definire il riparto. In pochi giorni gli Enti locali potranno utilizzare le risorse . Mi dispiace per il blocco di oggi, perché, come avevamo assicurato, la categoria è stata inserita tra quelle destinatarie dei contributi a fondo perduto previsti dal Decreto ‘Ristori’ e con gli uffici del MEF stiamo velocizzando anche l’attuazione della norma sui contributi ai ‘centri storici. Nei prossimi giorni, convocheremo un Tavolo intergovernativo, con tutti gli attori istituzionali ,comprese Regioni ed Enti Locali, per definire assieme, in modo strutturale, interventi a supporto di un settore fondamentale nella rimodulazione del Trasporto Pubblico Locale. E per velocizzare ulteriormente il meccanismo degli aiuti, diretti e indiretti, riservati a Taxi e NCC. Non lasciamo nessuno indietro”.
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