-Cop26 di Glasgow, siglato un accordo tra i leader mondiali per porre fine alla deforestazione entro il 2030. La Presidente della Commissione UE Von der Leyen ha annunciato l’erogazione di 1 miliardo, mentre il Presidente USA Biden si è impegnato per 9 miliardi. Finanziamenti anche da privati come Bezos, che investirà 2 miliardi nella causa e Bill Gates, che ne investirà 1. Più di 80 Paesi, si sono impegnati per un taglio del 30% delle emissioni di metano entro il 2030. Intanto, a Roma, i partiti di Maggioranza e Opposizione discutono di temi economici e della corsa al Quirinale. Sul fronte della pandemia, verso l’ok al nuovo protocollo che regolamenterà la quarantena nelle scuole. Attesa per il parere dell’Aifa sulla 3° dose per gli over 60. In campo, l’ipotesi di prorogare fino al 31 marzo 2022 lo stato di emergenza in scadenza il 31 dicembre.
di Federica Marengo martedì 2 novembre 2021
Ad annunciarlo stamane, alla ripresa dei lavori della seconda giornata della Cop26, la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima e sul contrasto ai cambiamenti climatici, in corso a Glasgow, in Scozia, è stato il Premier inglese, Johnson, padrone di casa: i leader mondiali di oltre cento Paesi si sono accordati per proteggere e ripristinare le foreste della Terra, “polmoni del nostro pianeta”.
Gli Stati: Canada, Brasile Indonesia, Repubblica Democratica del Congo, Stati Uniti e Regno Unito ,compresi Cina e Russia, si sono quindi impegnati a porre fine alla deforestazione e a invertire la tendenza del fenomeno entro il 2030, grazie a stanziamenti pubblici e privati per oltre 19,2 miliardi di euro. La dichiarazione, riguarda la protezione delle grandi foreste del mondo: dalla Taiga siberiana, devastata negli ultimi anni da incendi, all’Amazzonia, fino al bacino del Congo, seconda foresta pluviale più grande del mondo.
Il progetto per la difesa delle foreste prevede lo stanziamento di 8,75 miliardi di sterline (circa 10,30 miliardi di euro) di fondi pubblici e 5,3 miliardi di sterline di investimenti privati, di cui 1miliardo sarà dedicato alla protezione del bacino del Congo, che ospita la seconda foresta tropicale più grande al mondo. Stanziati anche 2 miliardi di dollari dal patron di Amazon ,Bezos, e un miliardo di dollari da Bill Gates.
Alcuni dei fondi andranno ai Paesi in via di sviluppo per ripristinare i terreni danneggiati, affrontare gli incendi boschivi e sostenere le comunità indigene. L’abbattimento degli alberi contribuisce al cambiamento climatico perché impoverisce le foreste che assorbono grandi quantità di CO2. Il disboscamento da parte dell’uomo rappresenta quasi un quarto delle emissioni di gas serra.
Annunciati dalla Presidente della Commissione UE, Von der Leyen, intervenuta a un evento della Cop26 sul prezzo del carbonio, lo stanziamento di 1 miliardo di euro, inclusi 250 milioni di euro per il bacino del Congo, e l’impegno di oltre 100 Paesi per un taglio del 30% delle emissioni di metano entro il 2030: “I consumatori europei ci stanno dicendo sempre più chiaramente che non vogliono consumare prodotti che sono causa di deforestazione o degradazione delle foreste. Per questo presenteremo presto un regolamento per affrontare la deforestazione che ha come fine le produzioni per l’UE. Lavoreremo su questo in stretta partnership con i Paesi produttori. E’ in questo contesto che la Commissione europea darà un miliardo di euro all’Impegno globale per le foreste (Global forest pledge) e 250 milioni in modo specifico per il bacino del Congo. L’UE è più che pronta a impegnarsi con tutti i partner e le istituzioni internazionali per giungere a un quadro globale per la determinazione del prezzo del carbonio. Sono oltre cento i Paesi, che rappresentano il 70% dell’economia globale, che hanno ora aderito all’impegno per ridurre le emissioni di metano del 30% entro il 2030. Il forte sostegno globale per l’impegno illustra lo slancio crescente per ridurre rapidamente le emissioni di metano, ampiamente considerata come l’unica strategia più efficace per ridurre il riscaldamento globale. I Paesi che aderiscono al Global Methane Pledge si impegnano a raggiungere l’obiettivo collettivo di ridurre le emissioni globali di metano di almeno il 30 per cento rispetto ai livelli del 2020 entro il 2030 e a muoversi verso l’utilizzo delle migliori metodologie di inventario disponibili per quantificare le emissioni di metano, con particolare attenzione alle fonti ad alte emissioni. I Paesi che hanno aderito al Pledge rappresentano tutte le regioni del mondo e comprendono rappresentanti delle nazioni sviluppate e in via di sviluppo. L’iniziativa sulla riduzione delle emissioni di metano permetterà di mantenere a portata di mano l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi. I Paesi che aderiscono al Global Methane Pledge si impegnano a raggiungere l’obiettivo collettivo di ridurre le emissioni globali di metano di almeno il 30%, rispetto ai livelli del 2020, entro il 2030 e a muoversi verso l’utilizzo delle migliori metodologie disponibili per quantificare le emissioni. La realizzazione dell’iniziativa ridurrebbe il riscaldamento di almeno 0,2 gradi Celsius entro il 2050, fornendo una base fondamentale per gli sforzi globali di mitigazione del cambiamento climatico. Stati Uniti e Ue annunciano anche una significativa espansione del sostegno finanziario e tecnico per assistere l’attuazione dell’impegno, con filantropi a livello globale che hanno impegnato 328 milioni di dollari in finanziamenti per sostenere l’aumento di scala di questo tipo di strategie. La Banca Europea per la ricostruzione e lo sviluppo, la Banca europea per gli investimenti e il Fondo verde per il clima si sono impegnati a sostenere il progetto attraverso l’assistenza tecnica e il finanziamento di progetti”.
Inoltre, la numero uno dell’Esecutivo UE, ha annunciato l’introduzione di un regolamento contro la deforestazione: “Sappiamo quanto sia importante fare la nostra parte in casa: dobbiamo ridurre l’impronta dei consumi dell’UE su terreni e foreste di tutto il mondo. Gli elettori e i consumatori europei ce lo stanno rendendo sempre più chiaro: non vogliono acquistare prodotti responsabili della deforestazione o del degrado forestale. Ecco perché ci sarà presto una proposta di regolamento per affrontare la deforestazione globale provocata dall’UE. Materie prime e prodotti immessi sul nostro mercato non devono portare alla deforestazione”.
Un impegno a stanziare 9 miliardi per la deforestazione è poi stato preso dal Presidente USA, Biden, che ha detto: “Il Governo USA si è impegnato a lavorare col Congresso per stanziare fino a 9 miliardi di dollari sino al 2030 per conservare e ripristinare le foreste, nell’ambito del piano contro la deforestazione annunciato alla Cop26. L’ Amministrazione USA ha già superato il difficile obiettivo di quest’anno con 20 milioni di ettari di riforestazione, ed è stato firmato un ordine esecutivo nella sua prima settimana alla Casa Bianca con lo scopo di preservare il 30% di tutte le terre e le acque Usa entro il 2030. Ridurre le emissioni di metano il prima possibile è una delle cose più importanti che possiamo fare in questo decennio cruciale per contenere l’aumento delle temperature a +1,5 gradi”.
Sì alla riduzione delle emissioni, ma con altro limite temporale (2060-2070) da parte di Cina e Russia, con quest’ultima che conta sulle proprie foreste per ridurre le emissioni di carbonio entro il 2060.
Per l’Italia, invece, l’impegno è stato sottoscritto dal Ministro per la Transizione Ecologica, Cingolani che ha spiegato: “Il Governo italiano aderisce alla Global Energy Alliance, un fondo da 10 miliardi di dollari con Rockfeller Foundation, Ikea Foundation, Earth Foundation di Jeff Bezos e altre istituzioni finanziarie internazionali per accelerare la transizione ecologica nei Paesi meno sviluppati. Una decina di Stati stanno entrando nella Global Alliance. L’impegno dello Stato italiano nel fondo è di 10 milioni di dollari: serve a dare garanzia dello scopo filantropico e della trasparenza delle iniziative. La Global Energy Alliance ha l’obiettivo di arrivare a 100 miliardi di dollari di fondi, soprattutto privati, per rifornire 1 miliardo di persone con energia da fonti rinnovabili, ridurre di 4 miliardi di tonnellate le emissioni di CO2 e creare 150 milioni di posti di lavoro verdi. Non c’è cura al cambiamento climatico se non curiamo le disuguaglianze sociali. Il Governo italiano ha deciso di stanziare un budget annuale di 3-4milioni di euro per rendere fissa tutti gli anni la conferenza dei giovani sul clima, la Youth4Climate che è stata organizzata dal governo italiano a settembre a Milano prima della Pre Cop26, ha annunciato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani”.
Previsto, anche un sostegno alle comunità indigene, (la cui rappresentanza ha protestato all’esterno della sede della Cop26 ,lamentando il mancato coinvolgimento, insieme con gli attivisti di Fraidys For Future guidati da Greta Thunberg), grazie all’impegno delle istituzioni private e di Paesi quali: Germania, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito e Stati Uniti , per stanziare oltre 1,4 miliardi di euro per aiutare le popolazioni locali a proteggere gli ambienti naturali in cui vivono, e a difendere la biodiversità delle foreste tropicali, “fondamentale per tutelare il pianeta dei cambiamenti climatici”.
Secondo l’ONU, col raggiungimento dell’obiettivo di ridurre le emissioni di metano del 30% entro il 2030, cui ha aperto anche la Cina, tramite il principale negoziatore del governo cinese, si eviterebbero oltre 200mila morti premature, centinaia di migliaia di visite di emergenza legate all’asma, e oltre 20 milioni di tonnellate di perdite di raccolto all’anno, mentre Papa Francesco si è impegnato a raggiungere lo zero nelle emissioni entro il 2050, sottolineando la necessità che “I Paesi sviluppati contribuiscano a risolvere il debito ecologico limitando in modo importante il consumo di energia non rinnovabile, e apportando risorse ai paesi più bisognosi per promuovere politiche e programmi di sviluppo sostenibile. Uno sviluppo a cui, finalmente, possano partecipare tutti”.
Intanto a Roma, dove il Premier Draghi è tornato da Glasgow nel pomeriggio di oggi, i partiti di Maggioranza e Opposizione discutono di temi economici e della corsa al Quirinale.
Infatti, se Pd, M5S e LeU, plaudono alla Manovra, che approderà in Senato entro la settimana, pur riconoscendo la necessità di apportare modifiche (ad esempio sull’estensione della proroga del Superbonus al 110% anche per le villette e le unità unifamiliari) in fase di discussione del testo in Parlamento, il centrodestra rilancia sul taglio delle tasse per le imprese come misura che possa agevolare anche la ripresa dell’occupazione.
Nuova esortazione al Governo a non depotenziare il Reddito di Cittadinanza e a introdurre il Reddito universale, è giunta dal garante e cofondatore del M5S, Grillo, trovando una sponda in LeU.
Misura bocciata, invece , dall’Opposizione di Fratelli d’Italia , che l’ha bollata come “spreco di denaro pubblico”.
Altro tema al centro del dibattito politico, quello della corsa al Colle, rilanciato per via dalle dichiarazioni del capodelegazione di Maggioranza della Lega e ministro dello Sviluppo Economico Giorgetti, che, nelle anticipazioni del nuovo saggio del giornalista e conduttore Rai Bruno Vespa, “Perché Mussolini rovinò l’Italia (e perché Draghi la sta risanando” , in uscita il 4 novembre per Mondadori, in merito, ha detto: “La soluzione sarebbe stata confermare Mattarella ancora per un anno, se questo non è possibile, va bene Draghi, che potrebbe guidare il convoglio anche dal Quirinale. Sarebbe un semipresidenzialismo de facto , in cui il Presidente della Repubblica allarga le sue funzioni approfittando di una politica debole”.
Poi, sulla linea della Lega a guida Salvini, a livello europeo, ha detto : “Se vuole istituzionalizzarsi in modo definitivo, Salvini deve fare una scelta precisa. Capisco la gratitudine verso Le Pen, che dieci anni fa lo accolse nel suo gruppo. Ma l’alleanza con l’AfD non ha una ragione, la svolta europeista di Salvini è un’incompiuta. Quanto all’ipotesi di un ingresso della Lega nel Ppe è un’ipotesi che regge se la Cdu non si sposta a sinistra. Il problema non è Giorgetti, che una sua credibilità internazionale se l’era creata da tempo. Il problema è se Salvini vuole sposare una nuova linea o starne fuori. Questa scelta non è ancora avvenuta perché, secondo me, non ha ancora interpretato la parte fino in fondo. Matteo è abituato a essere un campione d’incassi nei film western. Io gli ho proposto di essere attore non protagonista in un film drammatico candidato agli Oscar. È difficile mettere nello stesso film Bud Spencer e Meryl Streep. E non so che cosa abbia deciso…”.
Infine, sulla competizione all’interno della coalizione con la Presidente di Fratelli d’Italia, Meloni, ha sottolineato: “I Western stanno passando di moda. Secondo me, sono finiti con ‘Balla coi lupi’. Adesso in America sono molto rivalutati gli indiani nativi”.
Questione da rinviare a gennaio, dopo l’approvazione della Legge di Bilancio, per il segretario del Pd, Letta . Proposta, quella del semipresidenzialismo, bocciata dal leader di Azione, Calenda, per cui Draghi deve restare a Palazzo Chigi, mentre per il Presidente del M5S Conte, intervenuto nella trasmissione di Rai Uno, Porta a Porta, “No a una forzatura della Costituzione. Inoltre, mancano le condizioni per andare a votare subito dopo l’elezione del nuovo capo dello Stato, anche se dovesse toccare a Draghi”.
No a forzature, anche per l’ex capo dei pentastellati e ministro degli Esteri Di Maio, che, in un’intervista a La Stampa, ha dichiarato: “Gli applausi in Senato da parte del centrodestra dopo la bocciatura del ddl Zan sono stati dei giochini di Palazzo, una strumentalizzazione senza pudore in vista delle elezioni per il Quirinale. Si è trattato di un tentativo di ricatto per arrivare alle elezioni anticipate. Diciamo no con fermezza all’ipotesi di tornare al voto. Vorrebbe dire bloccare la ripresa del Paese nel momento in cui dobbiamo gestire i fondi del Pnrr e concludere la campagna vaccinale. Improbabile che Silvio Berlusconi possa diventare il prossimo presidente della Repubblica. Credo che se ne stia accorgendo anche Berlusconi. Salvini e Meloni stanno giocando con lui, auguri. In realtà, Salvini, vuole votare per evitare la Meloni Premier”.
Un’ipotesi, quella del leader di Forza Italia, Berlusconi ,come candidato al Quirinale, non esclusa però dal centrodestra.
Tutto ciò mentre un rapporto della Fondazione Di Vittorio, realizzato per la Cgil, ha rilevato che: “Un crollo dei salari massiccio nel 2020, legato all’esplodere della pandemia, ma più marcato rispetto al calo medio nei Paesi dell’Unione (intorno al 2,4%). La percentuale di part-time involontario in Italia è la più alta a livello europeo: nel 2020 segna il 66,2% sul totale degli occupati a tempo parziale (contro il 24,7% dell’Eurozona). Decisiva ,tuttavia , la funzione positiva del blocco dei licenziamenti e degli ammortizzatori: il ricorso a cassa ed alla solidarietà ha così più che dimezzato la riduzione del salario medio annuale, riduzione che in questo modo si è fermata a 726 euro in meno (-2,4%)”.
Quindi, sul gap dell’Italia con gli altri Paesi UE e, sulla disoccupazione, lo studio ha rilevato: “La Germania ,al netto delle manovre di sostegno fatte , cala solo del – 0,7%, la Spagna ha impegnato in tutele del lavoro nel 2020 ben 15 miliardi “una cifra molto simile alla nostra, ma 2019 ,dati Ocse l’Italia era l’unico paese tra i maggiori sei dell’Eurozona che non aveva ancora recuperato il livello salariale precedente alla crisi del 2008: nel 2019 il salario medio italiano era inferiore di 9mila euro rispetto a quello francese, e di oltre 12mila rispetto a quello tedesco. Il tasso di disoccupazione “sostanziale”, nel 2020 sarebbe pari al 14,5% (rispetto al 9,2% del tasso di disoccupazione ufficiale), tasso che corrisponde secondo le stime del sindacato a quasi 4 milioni di persone: un numero che ai 2,3 milioni di disoccupati aggiunge coloro che sarebbero disponibili a lavorare ma non cercano perché sono scoraggiati, bloccati per la cura di figli o anziani oppure in attesa di riprendere l’attività. Risulta evidente che il tema del lavoro riguarda la quantità di occupazione ma anche tanti aspetti della sua qualità”.
Sul fronte della pandemia, mentre si discute della possibilità di prorogare fino al 31 marzo 2022 lo stato di emergenza, in scadenza il 31 dicembre, è in arrivo il nuovo protocollo che regolamenta la quarantena nelle scuole, come annunciato dal Sottosegretario alla Salute Costa, che, ai microfoni di Radio 24, ha spiegato: “Io credo che tra oggi e domani il nuovo protocollo per la scuola verrà approvato. Abbiamo iniziato la scuola in presenza, ma l’obiettivo è di mantenerla in presenza”. Così Andrea Costa, sottosegretario alla Salute, a “24 Mattina” su Radio 24. “Credo che sia giusto aver introdotto la distinzione per chi si è vaccinato – ha aggiunto – Il protocollo contiene diversi casi proprio per l’obiettivo di limitare il più possibile la didattica a distanza” che “scatterà alla presenza di 3 positivi”. “Abbiamo l’obiettivo di raggiungere il 90%” della popolazione vaccinata “perché siamo consapevoli che una gestione migliore della pandemia ci permetterebbe di valutare un allentamento delle misure restrittive. Se questa percentuale non arrivasse dovremmo fare altri tipi di riflessioni. Dobbiamo dare delle prospettive ai cittadini per dare credibilità a ciò che sosteniamo: credo che con il 90% dei vaccinati si possono prendere in considerazione l’ipotesi di un allentamento delle misure, come la revisione del green pass con una sua estensione più ridotta rispetto a quello che è previsto oggi”.
Poi, sullo stato della pandemia, la somministrazione della 3°dose ai cinquantenni e della 2° dose per coloro che hanno effettuato il vaccino monodose Johnson&Johnson, ha chiarito: “C’è un innalzamento dei contagi, non c’è dubbio, ma il dato che dobbiamo osservare con maggiore attenzione è il dato delle ospedalizzazioni, e quello oggi tutto sommato è ancora ampiamente al di sotto delle soglie. Credo che una concausa dell’aumento dei contagi possa essere anche correlata al fatto dell’estensione del Green pass, ricordiamoci che in questi giorni c’è stato un grande incremento per quanto riguarda i tamponi, quindi è anche normale che aumentando i tamponi si vadano a scoprire maggiori positivi, magari asintomatici, e questo può essere anche positivo perché ci permette di tracciare, ci permette di monitorare e di controllare meglio. Le evidenze ci dicono che oggi quelli che finiscono in ospedale, in terapia intensiva, nella maggior parte dei casi sono cittadini non vaccinati. Allora dobbiamo dire con chiarezza che ciò che ci difende dal virus non è il tampone ma il vaccino. Per la terza dose di vaccino anti-Covid , è ragionevole pensare ad una estensione della platea e credo entro la fine dell’anno si potrà arrivare ai 50enni, ma ora è il momento di un appello che dobbiamo fare a tutti quei cittadini per cui è già prevista la somministrazione della terza dose: devono iniziare a prenotarsi nelle piattaforme regionali per aiutare da un punto di vista organizzativo e logistico. Sulla nuova dose di vaccino anti-Covid per coloro che hanno ricevuto il monodose Johnson&Johnson, l’intendimento è di indicare a tutti la somministrazione eterologa, ossia con vaccino a mRna, passati i 6 mesi dall’inoculazione o per chi vuole anche prima. La decisione dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) dovrebbe arrivare entro oggi. Al di là degli strumenti operativi, credo che l’obiettivo sia quello di creare le condizioni affinché le Regioni possano disporre delle risorse necessarie per far fronte alle spese extra in Sanità fatte per affrontare questa fase emergenziale, quindi sì a mettere a disposizione le risorse necessarie alle Regioni. C’è consapevolezza che ovviamente siamo di fronte a una situazione ,quindi deve essere affrontata con provvedimenti straordinari. Da parte del Governo, c’è ovviamente la massima disponibilità a stare al fianco delle Regioni, e trovare le soluzioni per ristorare quelle regioni che hanno dovuto impegnare risorse straordinarie. Ripeto, c’è la consapevolezza da parte del Governo che c’è bisogno di risorse, c’è bisogno di sostenere le Regioni in tutto quello che hanno fatto in questo periodo di emergenza”.
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