Inaugurata il 30 luglio, a Napoli, presso il Museo Madre, la mostra fotografica dell’attore, regista e sceneggiatore Carlo Verdone, dal titolo: “Nuvole e Colori”. L’esposizione, 42 scatti inediti ispirati dal cielo e dalle forme reali della natura, che compongono un racconto fantastico mediato dall’occhio e dall’anima dell’artista, è a cura del critico de Il Corriere della Sera Paolo Meregehtti, della Presidente della Fondazione Donnaregina, Laura Valente e della fondatrice,direttrice editoriale e generale de “La nave di Teseo” , ideatrice e direttrice del Festival culturale “La Milanesiana”, Elisabetta Sgarbi, che per l’edizione 2020 della manifestazione, la ventunesima, ha inaugurato la collaborazione con la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee/Museo Madre. La mostra sarà visitabile, in ottemperanza alle misure di prevenzione e contenimento del Covid19, fino al 1° novembre.
di Federica Marengo domenica 2 agosto 2020
Dell’attore , regista e sceneggiatore Carlo Verdone conoscevamo la passione per la batteria, suonata per diletto e per la musica, dalla classica di Beethoven al rock dei Beatles e di Jimi Hendrix, passando per le colonne sonore di Ennio Morricone, che musicò anche i suoi primi film: “Bianco rosso e Verdone” e “Un sacco bello”, ma non quella per la Fotografia.
Così, l’artista erede di Alberto Sordi e della commedia all’italiana, ci ha stupito, esponendo in una mostra dal titolo: “Nuvole e Colori”, allestita per il suo debutto presso la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee/Museo Madre di Napoli, 42 dei suoi scatti “segreti”, raccolti dal 2000 a oggi e curati per l’occasione dal giornalista e critico cinematografico de Il Corriere della Sera, Paolo Mereghetti, dalla fondatrice, direttrice editoriale e generale de “La Nave di Teseo” e ideatrice e direttrice del Festival culturale “La Milanesiana”, Elisabetta Sgarbi, e dalla Presidente della Fondazione Donnaregina ,Laura Valente.
La mostra, da iscrivere nell’ambito della ventunesima rassegna de “La Milanesiana”, per la prima volta in trasferta a Napoli e ,che approderà in seguito ad altri musei italiani, è stata inaugurata il 30 luglio scorso , nel rispetto delle norme anti Covid19, con un incontro-dialogo dell’artista romano e dei curatori dell’esposizione con il pubblico, tenutosi nel cortile del Museo Madre.
Dei suoi 42 scatti , un mix di istantaneità e digitalizzazione, che propongono un viaggio poetico attraverso i colori e le forme del cielo ,catturati in uno scatto dall’occhio e dall’anima dell’artista, il quale dà vita a un costante controcanto tra realtà , fantasia , istinto e casualità della natura,Verdone ha detto: “La mia macchina fotografica punta sempre in alto, verso il cielo. Mi stupisce sempre, mi affascina, mi rasserena, mi inquieta. Mi attrae perché non è mai lo stesso. A volte mi sembra l’umore di Dio. Altre volte un’immensa pagina dove trovo scritte dalle nuvole frasi e disegni misteriosi. Ma bisogna far presto, cogliere in un istante il senso prima che tutto si disarticoli e si estingua. Prima che il sole, sprofondando all’orizzonte, spenga la luce sul soffitto divino”.
Quindi, in merito al suo debutto in mostra, a Napoli, ha spiegato: “Vedere le mie foto , così incorniciate e stampate in grande formato, mi ha colpito. Viste così, hanno un ordine logico. Per me poi è molto bello ed emozionante partire da Napoli, che è una città di grande cultura, sensibilissima, sono felice di partire da qui, dal Madre”.
Presenti all’inaugurazione dell’esposizione, visitabile fino al 1°novembre, anche il Presidente della Regione Campania, De Luca e il produttore dei suoi film e patron della squadra del Napoli ,Aurelio De Laurentiis, che ha commentato: “Carlo lavora con me in esclusiva dal 2002. L’ho sempre visto in questi anni affascinato dai cambiamenti di luce, è attratto dal divenire della luce. E’ evidente che ciò gli ispira degli stati d’animo che poi usa nello scrivere alcune cose per i suoi film. Io non l’ho seguito nella sua passione perle foto, ma vederle ora mi fa pensare che vuole ritrarre ciò che è in divenire, in trasformazione. Come fa nei suoi film in cui racconta sempre storie nuove, non è un autore che fa un film e poi lo rifà mille volte, vivendo di rendita. Lui vive autorialmente”.
Dalla sequenza di istantanee visitabili in una sala del museo, le quali ritraggono dalla prospettiva della terrazza della sua abitazione romana e da vari angoli della Capitale, cieli e nuvole ora tinteggiate dal rosa tenue di un’ alba, ora dal rosso fuoco di un tramonto o dal grigio di un acquazzone imminente, emergono sensibilità e malinconia profonde, componenti dominanti del suo carattere che in questi anni abbiamo imparato a conoscere attraverso i suoi personaggi, a conferma che l’altra faccia della comicità e del riso è sempre quella di uno struggimento alle volte dolce alle volte amaro, ( vedasi Totò, Aldo Fabrizi e Alberto Sordi).
A sostenerlo, lo stesso attore e regista che ,in un momento di pausa dell’evento , a un cronista avvicinatosi per un’intervista, ha confessato : “Mi pagano per far ridere, ma io non ho sempre voglia di ridere. La mia foto preferita ?, si chiama: “La solitudine dell’eroe”-( si tratta di uno scatto in bianco e nero che immortala la statua di un condottiero a cavallo, posta in cima a un pilastro e stagliata contro un cielo di nuvole grigio-bianche da cui fa capolino il disco pallido del Sole)- “Ovviamente senza flashate di colore , in bianco e nero, il chiaroscuro dell’anima”.
Il chiaroscuro della comicità , diremmo noi.
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