Per il secondo appuntamento con la Storia del Teatro, vi proponiamo un excursus attraverso la vita e le opere del commediografo ,scrittore e librettista settecentesco Carlo Goldoni, considerato il padre della Commedia moderna.
di Federica Marengo domenica 20 giugno 2021
“Bisogna confessare , che gli uomini tutti traggono fin dalla nascita un certo particolar Genio , che gli spigne più ad uno che ad altro genere di professione e di studio , al qual chi si appiglia , suole riuscirvi con mirabile facilità. Io certamente mi sono sentito rapire quasi per una interna insuperabile forza agli studi Teatrali sin dalla più tenera mia giovinezza . Cadendomi fra le mani Commedie o Drammi , io vi trovava le mie delizie , e mi sovviene , che sul solo esemplare di quelle del Cicognini in età di ott’anni in circa , una Commedia , qual ella si fosse , composi , prima d’averne veduto rappresentar alcuna in sulle Scene . Crebbe in me vieppiù questo genio , quando cominciai ad andare spesso a’ Teatri ; né mai mi abbandonò esso ne’ vari miei giri per diverse città dell’Italia, dove m’è convenuto successivamente passare , o a cagione di studio , o di seguir mio Padre secondo le differenti direzioni della medica sua professione . Sempre si andò , in qualche maniera , sfogando il mio trasporto per la Drammatica Poesia , or con Dialoghi , or con Commedie , or con rappresentar nelle nobili Accademie un qualche Teatral Personaggio”.
Con queste parole , adoperate come incipit alla prima edizione delle sue commedie , curata nel 1750 , dall’ editore Bettinelli , il commediografo veneziano Carlo Goldoni , nato nel 1707, rivelò ai lettori la precocità dell’ interesse per l’ambiente teatrale , sortogli , infatti, durante l’infanzia, grazie alla costante sollecitazione del padre , medico atipico con la passione per la letteratura e gli spettacoli delle compagnie itineranti.
Uomo di temperamento inquieto ,costrinse il figlio a seguirlo negli spostamenti attraverso le città italiane , alla ricerca di un impiego che potesse garantirgli una maggiore gratificazione economica : infatti, dapprima si stabilirono a Perugia , poi a Rimini (città dalla quale il Goldoni fuggì, accodandosi ad una “compagnia di giro” , per ritornare a Chioggia dalla madre) e , infine, a Pavia , dove il Nostro , ospite del rinomato Collegio Ghislieri , studiò materie giuridiche dal 1723 al 1725 , anno , quest’ultimo, nel quale venne espulso a causa della composizione di una satira impudente sulle donne della città .
Successivamente , agli studi e al lavoro ( ottenne l’incarico di coadiutore delle cancellerie criminali di Chioggia e di Feltre ) , il Goldoni , alternò scorribande , bagordi e avventure amorose, cui pose termine nel 1731, causa morte del padre e necessità urgente di provvedere al sostentamento della madre , rimasta sola .
Così, conseguita la laurea in Legge a Padova , intraprese la professione di avvocato non dimenticando , però, il “diletto del palcoscenico” e , conosciuto a Verona l’impresario Giuseppe Imer , imbastì , per il Teatro veneziano di S. Samuele, testi dei generi più disparati : tragicommedie , melodrammi , intermezzi (spettacoli brevi rappresentati tra un atto e l’altro) .
Tale attività , non gli garantì guadagni sicuri e, nel 1745 , oberato di debiti , si trasferì a Pisa per dedicarsi esclusivamente alla professione legale ; ma ancora una volta , a prevalere fu l’innata predisposizione alle scene e , ingaggiato nel 1748 dall’ impresario Girolamo Medebac , firmò un contratto come “Poeta ufficiale ” del teatro veneziano di S. Angelo , con il quale si impegnava , dietro compenso fisso , a scrivere otto commedie all’anno .
Il Settecento , vide grandi cambiamenti in ambito storico e artistico-letterario ; archiviata la lunga parentesi della dominazione spagnola e della grave crisi finanziaria , riflesso delle guerre dispendiose disputatesi tra le case regnanti europee , il Belpaese visse in un clima di relativa pace , la cui mitezza fu bruscamente interrotta dall’ esplosione di ben tre “conflitti di successione” (spagnolo , francese e austro-asburgico) , conclusisi , dopo temporanee prese di potere da parte di questa o quella “dignità regale” , con il trionfo della dinastia austro-asburgica .
La Cultura , divenuta nel Seicento “maestra di sfrontatezza”, ribelle al principio di autorità e , paladina della Scienza e del Progresso, dopo essersi scontrata con la Fede a colpi di censura e di Inquisizione e, aver goduto ,senza freni, degli effetti illusionistico-visionari e ,degli irrazionali artifici della Letteratura e dell’arte barocca , nel Settecento , ritornò allieva ubbidiente e dimessa della Ragione , rischiarando il pensiero con i lumi del buon senso e ritrovando nelle accademie , floride colonie della romana Arcadia , l’equilibrio, la naturalezza , la sobrietà e l’armonia del Classicismo.
La scena , rifiutati i lazzi , le battute ad effetto e gli intrighi della Commedia dell’Arte , scoprì , tramite la fusione della tragedia e della commedia antiche , un’innovativa forma di spettacolo , di cui si avvalse con ingordigia : la “Commedia borghese”.
Proprio Carlo Goldoni fu tra i fautori di questa nuova formula , applicando i dettami di una “Riforma “che ebbe come riferimenti : il “Mondo” e il “ Teatro”. La composizione delle commedie , quindi, non si basò più su “Canovacci” precostituiti , infarciti di trame banali e usuali, inserite in rigidi e stereotipati “Scenari-repertori” , ma trasse spunti dalla realtà del quotidiano, dalla verità del mondo e dalla pratica delle scene , senza ricorrere a decaloghi, strutture, schemi e moduli drammaturgici astratti e universalmente applicabili .
L’esordio del commediografo veneziano , presso il Teatro S. Samuele ( “Momolo cortesan”, “L’uomo di mondo” del 1738 e “La bancarotta” del 1741 ), fu caratterizzato da un graduale distacco dai canoni della “commedia buffonesca”, di cui avversava la volgarità , l’inconsistenza e l’approssimazione degl’intrecci narrativi e , per questo, bandì l’improvvisazione , imponendo agli attori la memorizzazione di battute da lui preventivamente congegnate.
Nelle commedie realizzate per il teatro S . Angelo ( 1748 – 1758) applicò appieno la “Riforma”, istituzionalizzando un teatro della “verosimiglianza”e del “carattere” , in cui la “Maschera” , definitivamente abrogata , lasciò il posto alla “personalità“, determinata dalla soggettività e dall’ambiente sociale di provenienza del personaggio ; ciò determinò l’affermazione di una “Commedia realistica” , detta anche : “ Commedia di carattere” o “d’Ambiente ” .
Al centro delle vicende narrate dall’autore in questa prima fase ( “ La putta onorata” del 1748-1749, “La buona moglie” e “La famiglia dell’antiquario “ , entrambe del 1749) , si trovò la figura, assai stimata in area veneta , del mercante : un borghese animato da virtù salubri, quali la laboriosità , il senso dell’onore e della rispettabilità , l’oculatezza , l’attenzione e l’affetto nei confronti della famiglia , la socievolezza e la bonomia , cui venne contrapposta quella decadente dell’aristocratico , preda di vizi e, dominato dalla boria , dall’ozio e dallo sprezzante egoismo.
La differenza tra le due figure si evince da una battuta della commedia “Il cavaliere e la dama “ del 1749 , pronunciata da un mercante all’ indirizzo di un nobile : “La mercatura è una professione industriosa , che è sempre stata ed è anco al dì d’oggi esercitata da cavalieri di rango molto più di lei. La mercatura è utile al mondo , necessaria al commercio delle nazioni, e a chi l’esercita onoratamente, come fo io, non si dice uomo plebeo; ma più plebeo è quegli che per avere ereditato un titolo e poche terre, consuma i giorni nell’ozio e crede che gli sia lecito di calpestare tutti e di viver di prepotenza . L’uomo vile è quello che non sa conoscere i suoi doveri, e che volendo a forza d’ingiustizie, incensata la sua superbia , fa altrui conoscere che è nato nobile per accidente, e meritava di nascer plebeo”.
Tuttavia, l’intento del Goldoni non fu quello di propugnare un rovesciamento delle gerarchie social, immodificabili per “natura” , ma bensì quello di sollecitare , attraverso aspre critiche , una reazione della nobiltà , affinché uscisse dall’inerzia collaborando ad accrescere il benessere e la felicità pubbliche .
I rapporti con il Medebac si incrinarono nel 1758 e lo scrittore si legò al nobile impresario Francesco Vendramin , proprietario del Teatro veneziano di S .Luca per cui ideò , nella stagione teatrale del 1750-1751, sedici commedie ( tra cui: “Il teatro comico”,” La bottega del caffè” , “Il bugiardo” , “ Il giocatore “ , “ La dama prudente”, “L’avventuriero onorato”, “I pettegolezzi delle donne” e “La Pamela” , tratta dal romanzo omonimo dell’inglese Samuel Richardson , vero inno all’eguaglianza sociale) , battendo la concorrenza di due autori emergenti: l’abate Pietro Chiari e il letterato Carlo Gozzi , entrambi esponenti di un “teatro fantastico” e “favolistico” , vicino alle suggestioni della Commedia dell’Arte .
Perciò , il Goldoni , disposto a tutto pur di non perdere nemmeno uno spettatore , cessò la sperimentazione della sua “Riforma”, riadattando l’invenzione con un tocco di “esotismo ” ( “ La trilogia persiana” : “ La sposa persiana” del 1753 , l’ “ Ircana in Ulfa “ del 1755, l’ “ Ircana in Ispaan “del 1756 ) che tradì i criteri di “realismo” e di “razionalità ,“esaltati fino a quel momento.
Si concentrò poi, su una galleria di personaggi borghesi impossibilitati ad avere rapporti col prossimo e ad accettare la socializzazione ( “I puntigli domestici “ , “ La donna vendicativa”, “Lo spirito di contraddizione” , “La donna bizzarra” e “ La locandiera”, la cui protagonista, Mirandolina , donna d’affari , borghese, lontana dall’archetipo dell ‘ “eterno femminino” , vittima del suo stesso narcisismo e delle ambizioni nobiliari , si rivale , di malanimo , sullo spasimante subalterno, il servo Fabrizio ) , per definire i quali trasse spunto dalla crisi della società veneziana dovuta al crollo delle attività commerciali, seguito alla perdita dei possedimenti d’oltremare nel conflitto contro i Turchi.
Il mercante , costretto a ripiegare sull’agricoltura e sulla proprietà terriera , smarrì il suo spirito intraprendente e la prodigalità , assumendo i connotati di un avvizzito “rustego”, pavido, avaro , bigotto, conservatore , padre-padrone che soffoca le istanze libertarie e progressiste della mogli e dei figli ( si vedano : “I rusteghi “ del 1760 e “ Sior Todero Brontolon “ del 1762 ) o di un patetico e smidollato emulo , imitatore dei “ buoni costumi “ , delle mode e dello sfarzo dell’aristocrazia , a costo della rovina (“La trilogia della villeggiatura “- “Le smanie della villeggiatura” , “ Le avventure della villeggiatura “ e “ Il ritorno dalla villeggiatura “ , del 1761 ).
Dal malessere della borghesia , scaturì l’utopistica celebrazione della spontaneità , umanità e vitalità del popolo ( “ Le massere” del 1755 , “Il campiello “ del 1756 e “ Le morbinose” del 1758 ) , culminata con la commedia : “Le baruffe chiozzotte “ del 1762 , storia corale di un gruppo di pescatori di Chioggia .
In quello stesso anno , causa il declino inarrestabile della Serenissima , il Goldoni accettò la proposta di un capocomico francese di dirigere , a Parigi , la “ Comèdie italienne” e si congedò dal pubblico veneziano con una commedia autobiografica : “ Una delle ultime sere di carnovale” , in cui il protagonista , Anzoletto , disegnatore di ricami, prossimo alla partenza per la Russia , rievoca la sua figura.
A Parigi, non incontrò il favore degli spettatori francesi , abituati alle briose dinamiche delle “Commedia all’ italiana” e , per moltiplicare i consensi , fu obbligato a riprenderne i convulsi meccanismi (“ Il ventaglio “ del 1765 ) e a ispirarsi ai modelli del francese Molière , descrivendo l’individualità di un burbero ne : “ Il burbero benefico ” del 1771.
Negli anni conclusivi della sua esistenza (1783- 1787), trascorsi come maestro d’ italiano presso la corte di Versailles , si dedicò alla scrittura di un memoriale : i “ Mémoires“ , ripercorrendo in esso le tappe della sua vicenda umana e artistica .
Un ‘opera analoga furono : le “Memorie italiane” , preludio ai diciassette volumi delle “ Opere” , pubblicate dall’ editore Pasquali fra il 1761 e il 1778 , in cui si presentava come un “intellettuale rivoluzionario” : non un semplice cortigiano sovvenzionato da principe , magnanimo mecenate né un nobile che viveva di rendita , ma uno “scrittore di professione” che guadagnava inventando . Non un letterato pedante e aulico che si rivolgeva ad un pubblico di selezionati cultori della parola , ma un artista aperto ad un consesso eterogeneo , variamente istruito .
Egli non considerava il Teatro “ Intrattenimento lussuoso” di pochi , ma : “ Prodotto di massa” , dalla fruizione nient’affatto elitaria. A riprova di ciò , basti pensare alla lingua usata nelle sue rappresentazioni : ora un italiano ricco di regionalismi (specialmente il lombardo) ora il dialetto veneziano che , per l’intenzione realistica , propose in molteplici sfumature , a seconda degli strati sociali di riferimento dei personaggi .
Dispiegò , quindi un “veneziano popolare” , tipico delle classi umili e della piccola-borghesia artigiano-bottegaia ,pieno di espressioni idiomatiche colorite e un “veneziano colto” , proprio delle raffinate classi superiori.
Per gli illuministi Voltaire e Pietro Verri , il Goldoni fu “Un pittore e figlio della Natura. Un autore in cui agirono un fondo di virtù vera , di benevolenza , d’amor del dovere , ma soprattutto un compagno nella lotta per una etica sostanzialmente borghese “ , mentre il Veneziano disse di lui e del suo operato : “ Dirò con ingenuità , che sebben non ho trascurata la lettura de’ più venerabili e celebri Autori , da’ quali , come da ottimi Maestri , non possono trarsi che utilissimi documenti ed esempli : contuttociò i due libri su’ quali ho più meditato, e di cui non mi pentirò mai di essermi servito , furono il Mondo e il Teatro. Le mie Commedie sono principalmente regolate , o almeno ho creduto di regolarle , co’ precetti che in essi due libri ho trovati scritti e che daranno sempre a chicchessia le vere lezioni di quest’ Arte . La natura è una universale e sicura maestra a chi l’osserva . Questa è la grand’Arte del Comico Poeta , di attaccarsi in tutto alla Natura , e non iscostarsene giammai . I sentimenti debbon esser veri , naturali , non ricercati, e le espressioni a portata di tutti “ .
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