Vi proponiamo, a partire da questa domenica e, con cadenza settimanale, un breve excursus sulla storia del Teatro e su alcuni dei principali drammaturghi e commediografi, cominciando dalla commedia antica e da Aristofane, autore tra i più longevi e rappresentati di tutti i tempi.
di Federica Marengo domenica 13 giugno 2021
“Simile alla commedia pirandelliana, quella di Aristofane è tutto un giuoco , quasi una sfida dell’ intelligenza alla realtà , dell’ intelligenza che spietata e fredda vede oltre tutte le menzogne e le illusioni e ne isola la sostanza umana più nascosta e quasi si compiace di poter tanto. Questa intelligenza finisce col non risparmiare nemmeno se stessa , poiché non ha più nulla in cui credere . Per questa ragione , è vano domandarsi quali siano le simpatie di Aristofane , dove vadano a finire le sue predilezioni. Chi ride come Aristofane , è solo ; non può che essere solo , contro tutti. Se anche ha nel suo cuore di uomo , qualche cosa che ama e che gli è caro , quel triste privilegio del riso finisce col distruggergli tutto” . Questo , il parere del filologo classico e studioso di Storia del Teatro Greco , Raffaele Cantarella riguardo il commediografo più longevo e rappresentato di tutti i tempi : Aristofane .
Tuttavia, prima di parlare dell’ umorista greco e della la sua produzione teatrale , dobbiamo volgere la nostra attenzione al legame profondo esistente , nell’ Atene di Pericle ( quinto /quarto secolo a.C), tra il teatro e la pòlis .
Il capoluogo della regione Attica , uscito vittorioso dalle due guerre disputate contro il nemico persiano ( Maratona – 490/492 a.C e Salamina – 480 /481 a.C) , affermata la sua supremazia , pose al centro della vita dei suoi abitanti quei valori : abnegazione , coraggio , obbedienza , sacrificio e fede negli déi , per mezzo dei quali era riuscito a conquistare il primato sull’ Asia.
In un clima così “ nazionalista” non poterono che affiorare , insieme con malumori e ostilità nei confronti della rivale Sparta , propositi e manie di grandezza e, dal conseguente dibattito ilpolitico, moderato da Pericle ,capo, alla guida del partito democratico , non poté che scaturire un programma di governo volto alla gestione accentrata delle risorse erariali dell’ intera regione (circa duecento città ) , con relativo impiego di esse in opere di abbellimento architettonico/artistico della capitale ( il Partenone e l’Eretteo ) e , di rilancio culturale della stessa, mediante l’ indizione di feste religiose collettive, organizzate per celebrare Dioniso, dio dell’ebbrezza e della fecondità , durante le quali , autori teatrali di talento , rappresentavano testi tragici e comici , al fine di esaltare l’etica e la civiltà ateniese .
Inoltre , il dominio marittimo /commerciale acquisito dalla Grecia sull’Oriente ,creò le condizioni indispensabili per lo sviluppo dell’ indagine filosofica ; ma , dopo cinquant’anni , una simile prosperità fu bruscamente interrotta dall’ infausta e repentina decisione di Pericle di intraprendere una dura campagna militare contro i fastidiosi dirimpettai del Peloponneso (432 a.C) .
Così, proprio nel momento in cui Atene raggiungeva l’apice della sua potenza, iniziò una lotta fratricida che ne determinò l’inevitabile declino politico, economico e militare .
Tale guerra conobbe tre fasi : dal 432 al 421 a.C , dal 415 al 413 a.C. e dal 409 al 404 a. C ; nel primo anno di combattimenti , un’ improvvisa epidemia di peste si abbatté sulla città ,uccidendo lo stesso Pericle , il cui ruolo di stratega fu assolto da Cleone , un commerciante di cuoio.
Le fasi successive del conflitto furono scandite da una serie di sconfitte subite dagli ateniesi (inflittegli in Sicilia , nel 413°.C, dai Siracusani alleati di Sparta ) e , dall’alternanza di governi oligarchici e democratici ; fino alla resa definitiva alla potenza persiana ,sostenitrice della causa lacedemone , avvenuta nel 403 a.C . La Costituzione periclea fu abolita e sostituita da un’altra legislazione, ispirata ad una visione teocratica e dispotica dello Stato .
Entrambi i generi teatrali della tragedia e della commedia ben si intrecciavano con questi avvenimenti ,di cui si servivano , per svolgere la loro funzione civile : la tragedia, con i suoi esponenti di rilievo, Eschilo e Sofocle , ricordava al popolo radici , culti , miti in grado di liberare l’ animo dagli affanni e di generare una catarsi purificatrice che esorcizzasse il dolore e la paura ; la commedia ,invece, per descrivere la realtà vera , nuda e cruda sceglieva il riso leggero e tronfio di sé e, per affrancare , almeno per il tempo di uno spettacolo , gli spettatori dai condizionamenti e dalle censure repressive delle convenzioni e del quieto vivere , adoperava e affilava , con fine e spietata efferatezza , le armi della satira e del paradosso , il fuoco di fila di scherzi , battute a doppio senso , prosaiche amenità , invenzioni e sperimentazioni linguistiche.
L’arte di suscitare il riso vantava , quindi , al suo servizio : l’ istinto indomabile ( un atavico sesto senso in grado di captare gli umori) e, l’intelligenza (una logica acutezza , capace di trasformarsi in sapiente critica) .
Tutto questo e, molto altro ancora, si poteva e ,si può, riscontrare nel teatro comico di Aristofane o meglio: Aristophanes, figlio di Filippo e di Zenodora , nato nel 445 a.C. nel demo di Citadene (lo stesso demo di provenienza di Cleone , l’uomo politico, bersaglio costante all’ interno delle sue commedie . Scarse sono le notizie biografiche sul suo conto : possiamo contare soltanto su delle allusioni sparse , qua e là , nelle sue opere . Sappiamo ,però, con certezza che non partecipò mai alla vita politica attiva ; per opporsi al potere corrotto , alla decadenza dei costumi , all’empietà dilagante e al sovvertimento delle tradizioni operato da Socrate e dai Sofisti , preferì usare, infatti, una dirompente irrisione .
Nel 427 a.C. esordì con la commedia : i “ Banchettanti” , cui seguì nell’anno successivo i “Babbilonesi” (entrambe furono firmate con lo pseudonimo di “Callistrato”, a causa della giovane età e delle sue scarse doti di “regista”) .
Contemporaneamente , si dedicò alla poesia tragica e all’impegno militante in difesa della pace, esortando per un ventennio i suoi concittadini a riporre le armi : monito vano , poiché , prima di morire (380 a.C) , assistette alla rovina di Atene e all’abbattimento delle Lunghe mura (404 a.C) . Le sue commedie continuarono a vivere grazie all’ impegno profuso in tal senso dai due figli : Filippo e Ararote , ma la satira presto scomparve per far posto ad una comicità “borghese” .
Per addentrarsi nel suo universo creativo, è indispensabile possedere alcune informazioni sulla struttura della commedia antica; essa è costituita da due parti : una lirica , affidata ad un coro di ventiquattro elementi e, l’altra, dialogata e recitata , destinata agli attori. Il nucleo originario della parte lirica si sarebbe legata ad antiche processioni e a fastosi cortei in onore del dio Dioniso , mentre quella dialogata sarebbe il frutto di antiche farse recitate da compagnie di attori itineranti nei villaggi agresti della vasta regione dorica.
Ma conosciamo più da vicino le sezioni che la compongono : 1)° Prologo = informa il pubblico sugli antefatti della vicenda , 2) ° Parodo = canto d’ingresso del coro , connesso con l’azione che si sviluppa in brevi episodi inframmezzati da canti corali , 3)° Agone = violenta contesa verbale tra due antagonisti, articolata in un botta e risposta bilanciato per metro e numero di versi , preceduta da un “Proagone” che funge da introduzione. Il dialogo tra i contendenti si alterna a canti del coro e a innesti del corifeo (direttore del coro) , 4)° Parabasi = in cui il coro , deposti gli abiti di scena e la finzione teatrale , avanza tra gli spettatori, discutendo di argomenti di attualità e rivolgendogli lazzi triviali , 5)° Esodo = canto di uscita del coro in cui si festeggia il trionfo del protagonista .
Se Prologo, Parodo ed Epilogo erano presenti anche nella tragedia , Agone e Parabasi appartenevano solo al genere comico.
Aristofane scrisse quarantaquattro commedie , ottenendo cinque vittorie ; quattro, alle feste Lenee, istituite nel mese di Gamelione ( dicembre –gennaio) , con i testi : Acarnesi (425 a.C) , Cavalieri ( 424 a.C.) , Rane ( 405 a. C) , Proagone ( perduta) e , una, alle Dionisie , feste del mese di Elafebolione (marzo/ aprile) , con il testo Babbilonesi (perduto anch’esso) , cui si aggiunsero Nuvole (423 a. C) , Vespe (422 a.C) , Pace (421 a.C) , Uccelli (414 a.C), Lisistrata (411 a.C) , Ecclesiazùse o Donne all’assemblea (392 a.C) , Tesmoforiazùse o La festa delle donne ( 411/10 a.C) , Plauto (388 a. C) , Kòkalos ( 387 a.C) e Aiolòsikon (386/85 a. C) .
A tutt’oggi, i due testi più noti e rappresentati sono : Nuvole e Lisistrata .
All’interno di Nuvole, testo sfortunato poiché si aggiudicò solo il terzo posto alle Dionisie del 423 a.C, fecendo infuriare l’autore con il pubblico reo , a suo dire, di aver premiato il meno ingegnoso Cratino, in quanto “Inventore di volgarità grossolane” , Aristofane racconta le buffe disavventure di un padre anziano e del suo dissoluto figlio, dispiegando una violenta invettiva contro “gli uomini di potere” politico e culturale , che , come le nuvole , incombono minacciosi sulle esistenze degli esseri umani e le condizionano.
In primo luogo, tra questi : Socrate, “Cattivo maestro” che stravolge il modello educativo dei giovani , insegnando loro a conoscere se stessi, a dubitare , ammettendo “di non sapere nulla”, a porsi bizzarri quesiti “ scientifici “, come : “Quanti piedi della sua misura può saltare una pulce?” e a negare , in questo modo , ogni principio di autorità e ogni cieca fede negli dei, sostituiti con ignote forze motrici del cosmo, seguito dal tragediografo Euripide con le sue trame irreligiose , prive di quell’ ossequioso rispetto verso i miti e le divinità della tradizione.
La Lisistrata , invece, di dubbia rappresentazione , composta nel 411 a. C., dopo la disfatta siciliana subita da Atene e la ripresa dello scontro con i Lacedemoni , fu attribuita a Callistrato, alter ego dell’ autore. La protagonista è una donna ateniese stanca dell’interminabile guerra combattuta contro gli Spartani che, per porvi fine, inventa un piano: formare una coalizione di mogli che obblighino i mariti a smettere la disfida , annunciando uno sciopero dell’amore, se essi non decreteranno la pace . Dopo molteplici resistenze , i mariti accolgono la proposta , dando inizio alle trattative e , nel finale , tutti fanno ritorno a casa con le rispettive mogli.
Il “conservatore” Aristofane , qui, dà prova di un progressismo all’ avanguardia : le donne greche del V secolo a.C, relegate in un ruolo secondario , considerate oggetti e non soggetti , diventano, nel suo immaginario, ambasciatrici e consigliere “del buon senso” , realizzando un’ utopistica fantasia.
A distanza di secoli, quindi, Aristofane continua a dimostrare al pubblico di lettori / spettatori come l’ ironia e la comicità abbiano un carattere ambivalente : da un lato , la forza irrisoria e dissacrante di una risata che esorcizza il male , che rovescia le regole, i valori e i canoni prestabiliti ,reinventando e manipolando la realtà ; dall’ altro, il coraggio di urlare una verità scomoda , taciuta o a malapena sussurrata dall’ opinione pubblica.
Uno scrittore e drammaturgo di nome Pirandello, vissuto qualche secolo più tardi rispetto al commediografo ateniese , ha teorizzato , non a caso , che : “L’umorismo è il sentimento del contrario, ovvero una contemporanea presenza di rappresentazione e di riflessione, su una disposizione dell’ artista a vedere sotto l’orpello delle verità conclamate la sostanziale precarietà, a scomporre i vari momenti della nostra personalità e coglierne le contraddizioni : in questa operazione sentimento e ragione si completano nella unità di un’erma bifronte che ride , per una faccia , del pianto della faccia opposta e , nello sfrigolio di una lumaca che, gettata nel fuoco , pare ridere e , invece, muore” .
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