di Federica Marengo giovedì 18 dicembre 2025

-Nelle ultime 24 ore, nella zona di Al-Mawasi, a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, un altro neonato è morto a causa del freddo. A renderlo noto, media palestinesi, che citano fonti mediche.
In totale, secondo il ministero della Sanità di Gaza, ad oggi, sono 13 i decessi registrati, legati alla severità delle condizioni climatiche ,determinata dalla tempesta Byron, abbattutasi su Gaza, dove la popolazione sfollata vive in tende non attrezzate per resistere al vento e alla pioggia.
A tal riguardo, lunedì scorso, la commissaria Ue alla gestione delle crisi, Hadja Lahbib, al suo arrivo al Consiglio affari Esteri, aveva dichiarato: “La situazione è drammatica. Ogni giorno vengono uccisi palestinesi. Dobbiamo davvero fare tutto il possibile per far entrare gli aiuti umanitari a Gaza. Troppi camion sono bloccati, vengono rifiutati, pieni di articoli considerati dual use. La mia richiesta è sempre la stessa: abbiamo bisogno che gli aiuti umanitari inondino Gaza e non che arrivino goccia a goccia, perché i bisogni sono immensi e l’inverno si avvicina. La Commissione, il primo fornitore di aiuti umanitari, l’Unione Europea, non è autorizzata a riaprire il suo ufficio. Bisogna mantenere le sanzioni sul tavolo come leva. Dobbiamo continuare a esercitare pressione sulle autorità israeliane”.
Inoltre, le Nazioni Unite e oltre 200 organizzazioni umanitarie hanno lanciato un allarme sul rischio di collasso delle operazioni nei territori palestinesi, in quanto , per via del blocco che posto da Israele e di ostacoli burocratici, quali un complesso processo di registrazione che sarebbe stato imposto da Tel Aviv, che, se non risolto entro il 31 dicembre, costringerà decine di organizzazioni internazionali a cessare le attività entro due mesi, forniture essenziali per milioni di dollari di cibo e medicinali rimangono bloccate fuori dalla Striscia di Gaza, per cui il flusso di aiuti risulta essere insufficiente, sebbene Israele abbia smentito lo stop agli aiuti e la violazione della tregua, che prevede l’ingresso di 600 camion al giorno.
A ciò, si aggiunge che Israele ha vietato l’ingresso nella Striscia di Gaza a quattordici Ong umanitarie internazionali, in quanto considerate da Tel Aviv come presunti “attori ostili” o presunte “sostenitrici del terrorismo, sotto le mentite spoglie di aiuti umanitari”.
In merito alle violazioni della tregua da parte di Israele, il Premier del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, dopo i colloqui con il segretario di Stato americano Rubio, a Washington, ha dichiarato: “Ritardi e violazioni del cessate il fuoco mettono a rischio l’intero processo e mettono i mediatori in una posizione difficile” , chiedendo l’accesso “incondizionato degli aiuti umanitari a Gaza” e l’inizio immediato della seconda fase dell’accordo ,definito “ un passaggio urgente”.
Secondo quanto riportato da Axios, proprio il Premier del Qatar, lo sceicco Al Thani, incontrerà domani a Miami l’inviato USA, Witkoff , insieme con il ministro degli Esteri turco Fidan e il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelayatty, per discutere la prossima fase dell’accordo per porre fine alla guerra a Gaza e concordare i prossimi passi per spingere sia Israele che Hamas ad adempiere ai propri impegni.
La seconda fase, prevede che: Hamas accetti di lasciare il potere a Gaza, acconsenta al dispiegamento di una Forza di Stabilizzazione Internazionale (ISF) e avvii il processo di disarmo e smantellamento dei suoi tunnel e delle infrastrutture militari, mentre Israele dovrebbe riaprire il valico di Rafah tra Egitto e Gaza in entrambe le direzioni, avviare un ulteriore ritiro delle Forze di Difesa Israeliane e consentire la formazione di un governo tecnocratico palestinese a Gaza.
Riguardo il Comitato per la Pace (Board of Peace), secondo il Times of Israel, che cita quattro funzionari, Italia, Germania, Regno Unito, Egitto, Qatar, Emirati Arabi Uniti avrebbero espresso agli Stati Uniti il loro “impegno affinché i loro leader si uniscano al Presidente degli Stati Uniti Donald Trump in tale organismo che supervisionerà la gestione postbellica di Gaza”.
Tuttavia, le fonti hanno precisato al media israeliano che “la disponibilità a far parte del Board non significa che sia garantito un ulteriore sostegno da parte di ciascun Paese” e che “gli Stati Uniti sperano che un’ampia e autorevole partecipazione rafforzi la legittimità internazionale dell’iniziativa e aumenti la probabilità che i Paesi siano disposti a contribuire con fondi, truppe o altre forme di sostegno, puntando a far sì che circa una mezza dozzina di altri leader si uniscano al panel di Trump, tra cui il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan”.
Il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan, durante un’intervista con la versione in inglese della tv di Stato turca, Trt World, ha confermato che la Turchia è pronta a partecipare alla International Stabilization Force (Isf) per Gaza, nonostante le obiezioni di Israele.
Intanto, il Premier israeliano Netanyahu ha annunciato l’approvazione dell’accordo di fornitura di gas firmato tra Israele ed Egitto, sottolineando che le entrate previste per il Tesoro dello Stato ammonteranno a 58 miliardi di shekel (quasi 18 miliardi di dollari) e che l’importo dell’accordo è di 112 miliardi di shekel (circa 34,6 miliardi di dollari) e che l’intesa coinvolge una compagnia energetica statunitense e prevede la fornitura di gas naturale all’Egitto da parte di aziende israeliane.
Al riguardo, però, il ministero dell’Informazione egiziano ha precisato che l’accordo di fornitura di gas firmato tra Israele ed Egitto è “puramente commerciale e senza implicazioni politiche”.
L’agenzia Dpa, che cita una fonte a conoscenza dei piani, sebbene non vi siano ancora conferme ufficiali, ha reso noto che potrebbe esservi un summit tra i leader di Egitto, Israele e Stati Uniti e che un team egiziano starebbe lavorando a una visita del Presidente egiziano al-Sisi negli Stati Uniti, propedeutica a un trilaterale con il Premier Netanyahu , che il 29 dicembre dovrebbe incontrare il Presidente USA Trump a Mar-a-Lago.
Gli Stati Uniti, nel frattempo, come reso noto dal segretario di Stato USA, Rubio, hanno sanzionato due giudici della Corte Penale Internazionale, accusati di essere “coinvolti direttamente in azioni politicizzate e illegittime contro Israele” e la Corte Penale Internazionale, ha replicato , scrivendo in una nota, pubblicata sul suo sito: “La CPI deplora l’annuncio di nuove designazioni per sanzioni da parte dell’Amministrazione USA. Queste sanzioni sono un attacco palese all’indipendenza di un’istituzione giudiziaria indipendente. La Corte continuerà a portare avanti il suo mandato con indipendenza e imparzialità, nel pieno rispetto dello Statuto di Roma e continuerà il suo lavoro, con tutti i partner, per garantire l’attuazione efficace e indipendente del suo mandato”.
Quanto alla situazione in Libano, dove l’Idf ha compiuto nelle ultime ore attacchi a Beirut e nel sud dell’area per distruggere siti di addestramento di Hezbollah, fonti diplomatiche hanno fatto sapere che oggi , si è sono svolti a Parigi dei colloqui tra funzionari francesi, sauditi e statunitensi e il capo dell’esercito libanese, per definire una roadmap per consentire un meccanismo di disarmo di Hezbollah, poiché si teme che Israele possa intraprendere una nuova operazione militare e una nuova escalation contro Hezbollah ,dopo la scadenza per il disarmo, fissata al 31 dicembre.
Secondo Israele, infatti, l’esercito libanese non si starebbe muovendo abbastanza velocemente per sottrarre le armi ad Hezbollah.
Infine, in Cisgiordania, un gruppo di coloni israeliani ha forzato la linea gialla del confine tra territori occupati e Striscia di Gaza, per poi piantare una bandiera e scattare delle foto prima di essere riportato in Israele dalle forze dell’Idf.
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