di Federica Marengo mercoledì 5 novembre 2025

-Prosegue l’assedio russo di Pokrovsk, nel Donetsk, città strategica per il controllo del Donbass, obiettivo primario di Mosca, ma Kiev resite, continuando a inviare altre forze speciali sul fronte della città.
Il Presidente ucraino Zelensky, nelle scorse ore, si è recato in visita al posto di comando del Primo Corpo della Guardia d’Azov, che difende l’area di Dobropillia, a nord di Pokrovsk, al quale ha augurato la vittoria sul nemico.
Tuttavia, la Difesa di Mosca ha rivendicato la presa da parte delle sue truppe di 35 edifici della città e l’accerchiamento dei soldati ucraini e ha invitato l’esercito di Kiev ad arrendersi, ma la difesa ucraina ha fatto sapere di aver rafforzato le unità a Pokrovsk e ha smentito l’accerchiamento.
Sotto attacco delle forze russe, anche altre città e infrastrutture energetiche dell’Ucraina. La notte scorsa, infatti, 61 droni di Mosca su 80 sono stati neutralizzati dalla Difesa di Kiev, mentre 18 hanno colpito diverse località, come Odessa, dove sono scoppiati diversi incendi.
Colpite da Mosca anche imprese carbonifere nella regione di Donetsk, come reso noto dal Ministero dell’Energia ucraina, il quale ha dichiarato che “è in corso un negoziato con i partner per rafforzare la difesa aerea e ottenere attrezzature per il rapido ripristino delle infrastrutture energetiche”.
Per mantenere in funzione i propri sistemi di riscaldamento ed elettrici in inverno, dopo i danni seguiti ai reiterati raid di Mosca, che hanno privato Kiev di almeno metà della propria produzione di gas , l’Ucraina, per compensare il calo, ha ripreso le importazioni di gas da un gasdotto che attraversa la penisola Balcanica fino alla Grecia.
In risposta agli attacchi russi, le forze di Kiev continuano a colpire strutture critiche di Mosca, come le raffinerie e un impianto petrolchimico nella Repubblica della Baschiria, circostanza che ha determinato in Russia l’aumento dei prezzi della benzina e il conseguente razionamento del carburante , che ha indotto il Presidente Putin a firmare una legge per richiamare i riservisti volontari per partecipare a esercitazioni speciali al fine di proteggere le strutture critiche e un’altra legge per consentire la coscrizione obbligatoria tutto l’anno e non solo in autunno e in primavera.
Riguardo agli avvistamenti di droni nei cieli di Paesi Ue, la scora notte, poi, lo spazio aereo sopra il Belgio è stato chiuso nuovamente per diverse ore a causa della segnalazione di droni nei pressi dei principali aeroporti. Interrotto , quindi, per due volte, il traffico aereo sopra il Paese e ripreso gradualmente all’alba.
Intanto, il portavoce del Cremlino, Peskov, in un’intervista alla Tv russa in inglese, in merito ai test dei missili Burevestnik e Poseidon, annunciati nelle settimane scorse dal Presidente Putin, ha dichiarato: “La Russia sta sviluppando sistematicamente armamenti progettati per garantire in modo affidabile la sicurezza del nostro Paese, garantire prevedibilità e fungere da scudo affidabile contro le teste calde che non solo rilasciano dichiarazioni sconsiderate, ma sono anche potenzialmente pronte a compiere azioni sconsiderate”.
Quindi, riguardo l’annuncio del Presidente USA Trump della ripresa dei test nucleari, Peskov, ha evidenziato: “Mosca non ha ricevuto alcun chiarimento da Washington in merito al significato preciso delle dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sulla ripresa dei test nucleari nel suo Paese. La Russia non ha chiarezza su cosa esattamente gli Stati Uniti intendano testare. Trump non ha specificato a quali test si riferisse, né se questi includessero l’utilizzo di testate nucleari”.
Proprio a tal proposito, il Presidente russo Putin ha ordinato agli alti funzionari del Ministero degli Esteri, del Ministero della Difesa, dei servizi speciali e delle agenzie civili di elaborare delle proposte in merito a possibili test su armi nucleari, sottolineando che la Russia ha sempre rispettato rigorosamente i propri obblighi ai sensi del Trattato sulla messa al bando totale dei test nucleari, ma che se gli Stati Uniti ,o qualsiasi altra potenza nucleare , dovessero testare tali armi, anche la Russia lo farebbe.
Inoltre, il ministro della Difesa russo, Belousov, ha detto che le recenti dichiarazioni e azioni degli Stati Uniti rendono “opportuno prepararsi immediatamente a test nucleari su larga scala” e che il sito di test artico russo a Novaya Zemlya potrebbe ospitare tali test con breve preavviso.
Il Viceministro degli Esteri russo Ryabkov, invece, sui contatti tra Mosca e Washington, dopo l’annuncio del Presidente Trump sulla ripresa dei test nucleari, ha affermato che: “I contatti sono in corso, non lo nascondiamo. L’agenda è ampia e le questioni di sicurezza sono in primo piano”, ma che le condizioni per organizzare un incontro tra i leader russo e statunitense Vladimir Putin e Donald Trump non sono ancora state garantite e le diplomazie sono al lavoro per creare condizioni per un incontro.
Ma, il portavoce del Cremlino, Peskov , nel corso di una riunione del Consiglio di Sicurezza nazionale, ha dichiarato che “il Presidente Putin non ha dato istruzione per cominciare i preparativi per i test nucleari, ma perché venga considerata l’opportunità dell’avvio di preparativi per tali test” e che per la presentazione di tali considerazioni Putin non ha stabilito una scadenza temporale, poiché “dureranno quanto necessario per comprendere le intenzioni degli Stati Uniti”.
Quanto agli alleati di Kiev, la Commissione Ue, in una nota, ha fatto sapere di aver valutato la possibilità che Ucraina e Moldova chiudano i negoziati di adesione entro il 2028, purché accelerino le riforme.
Il Consiglio Ue, invece, ha dato il via libera alla quinta tranche di finanziamenti da oltre 1,8 miliardi di euro nell’ambito dello Strumento europeo per l’Ucraina.
Il segretario generale della Nato, Rutte, nella conferenza stampa al termine del bilaterale con il Presidente rumeno , Dan, presso il Palazzo presidenziale Cotroceni a Bucarest, rispondendo a una domanda sul ritiro dalla Romania di una parte delle truppe americane presenti nel Paese, annunciato dagli USA la scorsa settimana, ha dichiarato: “Penso davvero che stiamo esagerando un po’ su questo argomento. Questi adeguamenti avvengono continuamente. E anche dopo quello annunciato mercoledì scorso, la presenza delle forze americane in Europa rimane più importante di quanto non sia stata per molti anni. Ci sono ancora molte più forze americane sul continente rispetto a prima del 2022″.
Nel frattempo, il ministro della Difesa britannico John Healey, il cui Paese guida la coalizione militare dei Paesi del Nord Europa, (Regno Unito, Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia, Island, Estonia, Lettonia, Lituania e i Paesi Bassi), istituita nel 2014 ,dopo la conquista della Crimea da parte della Russia, al termine di una riunione dei ministri della Difesa della coalizione, alla quale ha partecipato anche l’omologo ucraino, Denys Shmyhal, ha fatto sapere all’emittente norvegese NRK che: “L’Ucraina ha ottenuto lo status di partner rafforzato della Joint Expeditionary Force (JEF), coalizione militare multinazionale dei Paesi del nord Europa, in attesa di un’adesione ancora ipotetica del paese alla Nato. Questo accordo invia un messaggio molto forte a (Vladimir) Putin. L’Ucraina può contare sugli alleati europei più risoluti, e queste dieci nazioni della JEF dimostrano che resteremo al fianco dell’Ucraina per tutto il tempo necessario”.
Il ministro norvegese, Sandvik, ha affermato in un comunicato: “Ciò rafforza la nostra cooperazione, formalizza il quadro dei partenariati rafforzati e garantisce che possiamo agire rapidamente ed efficacemente con i nostri alleati, compresa l’Ucraina, al fine di preservare la sicurezza nell’Europa settentrionale. Il partenariato con Kiev contribuisce a preparare l’Ucraina a diventare membro della Nato”.
Il ministro della Difesa ucraino, Shmyhal, in un post social, ha scritto: “L’Ucraina può rafforzare la JEF. Condivideremo la nostra esperienza nella lotta contro l’aggressione ibrida, nell’uso delle forze di difesa aerea, nell’uso dei droni, nella protezione delle infrastrutture nazionali e negli attacchi a lungo raggio”.
Da Pechino, dove si è recato in visita, per incontrare l’omologo Wang Yi, il ministro degli Esteri, Tsahkna, nel corso di un’intervista a Reuters, ha invitato la Cina a unirsi agli USA e all’Ue nel fare pressione sul Presidente russo Putin, perché accetti un cessate il fuoco, interrompendo il sostegno economico alla guerra della Russia e ha sottolineato: “La Cina afferma di non essere coinvolta in questo conflitto militare, ma ho chiarito che la Cina ha un’enorme influenza sulla Russia, che aumenta di settimana in settimana, perché l’economia russa è debole. Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che collaborerà con il presidente cinese Xi Jinping per porre fine alla guerra in Ucraina dopo l’incontro in Corea del Sud la scorsa settimana, aggiungendo che Xi ci aiuterà. Tuttavia, non ha esercitato pressioni su Pechino affinché riduca gli acquisti di petrolio russo. Il presidente Trump ha anche affermato che questa pressione (sulla Russia) è molto importante e che la Cina dovrebbe unirsi. E penso che la Cina possa fare molto se si unisse alla pressione sulla Russia per porre fine alla guerra”.
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