di Federica Marengo giovedì 30 ottobre 2025

-Stamane, Papa Leone XIV, dopo aver salutato i ragazzi e le ragazze radunati nel cortile del Petriano, ha incontrato in Udienza, nell’ Aula Paolo VI, circa 8.500 tra studenti e studentesse, nell’ambito del Giubileo del Mondo Educativo, iniziato il 27 ottobre e che terminerà il 1° novembre con la Messa in piazza San Pietro e con la proclamazione a Dottore della Chiesa del cardinale John Henry Newman, beatificato da Papa Benedetto XVI nel 2010 e poi canonizzato da Papa Francesco nel 2019.
All’inizio del Suo discorso, il Pontefice ha ricordato gli anni in cui è stato docente di Matematica e Fisica e la figura di Pier Giorgio Frassati, studente italiano, canonizzato lo scorso settembre, che esortava a vivere con fede , perché “Vivere senza fede non è vivere, ma vivacchiare” e a guardare “Verso l’alto”, poi, rivolgendosi alla platea dei ragazzi e delle ragazze, ha esortato: “Abbiate l’audacia di vivere in pienezza. Non accontentatevi delle apparenze o delle mode: un’esistenza appiattita su quel che passa non ci soddisfa mai. Invece, ognuno dica nel proprio cuore: “Sogno di più, Signore, ho voglia di più: ispirami tu!”. Questo desiderio è la vostra forza ed esprime bene l’impegno di giovani che progettano una società migliore, della quale non accettano di restare spettatori. Vi incoraggio, perciò, a tendere costantemente “verso l’alto”, accendendo il faro della speranza nelle ore buie della storia. Come sarebbe bello se un giorno la vostra generazione fosse riconosciuta come la “generazione plus”, ricordata per la marcia in più che saprete dare alla Chiesa e al mondo”.
Ciò, ha sottolineato il Santo Padre, è possibile solo attraverso l’educazione, “uno degli strumenti più belli e potenti per cambiare il mondo” e, citando il Patto Educativo Globale, lanciato da Papa Francesco, ha chiesto loro, in quanto non solo destinatari dell’educazione, ma anche protagonisti, di allearsi “per aprire una nuova stagione educativa, nella quale tutti , giovani e adulti , diventino “credibili testimoni di verità e di pace”, per “ essere truth-speakers e peace-makers, persone di parola e costruttori di pace”, esprimendo queste due passioni “con le parole e i gesti quotidiani”.
Quindi, Papa Leone XIV, ha citato il cardinale Newman, santo studioso, che sarà proclamato Dottore della Chiesa il 1° novembre, secondo cui “il sapere si moltiplica quando viene condiviso” , poiché “è nella conversazione delle menti che si accende la fiamma della verità”.
Da ciò, il Pontefice ha sottolineato che “la vera pace nasce quando tante vite, come stelle, si uniscono e formano un disegno, ovvero “costellazioni educative, che orientano il cammino futuro” e “indicano una direzione, come quando si naviga per mare”.
L’educazione, infatti, “ unisce le persone in comunità vive e organizza le idee in costellazioni di senso” ed “educare significa proprio coltivare il dono di essere come stelle, ovvero: “scintille di Dio” e insegnare a guardare verso l’alto, verso il Cielo, non fermandosi “a guardare lo smartphone e i suoi velocissimi frammenti d’immagini”.
Poi, il Santo Padre ha parlato delle tre nuove sfide educative del Patto Educativo Globale, la prima delle quali è stata richiesta dagli stessi studenti e dalle studentesse: “l’educazione alla vita interiore”, riguardo cui il Pontefice ha detto: “Sono rimasto veramente colpito da questa richiesta. Non basta avere grande scienza, se poi non sappiamo chi siamo e qual è il senso della vita. Senza silenzio, senza ascolto, senza preghiera, perfino le stelle si spengono. Possiamo conoscere molto del mondo e ignorare il nostro cuore: anche a voi sarà capitato di percepire quella sensazione di vuoto, di inquietudine che non lascia in pace. Nei casi più gravi, assistiamo a episodi di disagio, violenza, bullismo, sopraffazione, persino a giovani che si isolano e non vogliono più rapportarsi con gli altri. Penso che dietro a queste sofferenze ci sia anche il vuoto scavato da una società incapace di educare la dimensione spirituale, non solo tecnica, sociale e morale della persona umana. Da giovane, sant’Agostino era un ragazzo brillante, ma profondamente insoddisfatto, come leggiamo nella sua autobiografia, Le Confessioni. Egli cercava dappertutto, tra carriera e piaceri, e ne combinava di tutti i colori, senza però trovare né verità né pace. Finché non ha scoperto Dio nel proprio cuore, scrivendo una frase densissima, che vale per tutti noi: “Il mio cuore è inquieto finché non riposa in Te”. Ecco allora che cosa significa educare alla vita interiore: ascoltare la nostra inquietudine, non fuggirla né ingozzarla con ciò che non sazia. Il nostro desiderio d’infinito è la bussola che ci dice: “Non accontentarti, sei fatto per qualcosa di più grande”, “non vivacchiare, ma vivi”.
Quanto alla seconda nuova sfida educativa, l’educazione al digitale, Papa Leone XIV, facendo riferimento alla vicenda di San Carlo Acutis, ha evidenziato: “Ci vivete dentro, e non è un male: ci sono opportunità enormi di studio e comunicazione. Non lasciate però che sia l’algoritmo a scrivere la vostra storia! Siate voi gli autori: usate con saggezza la tecnologia, ma non lasciate che la tecnologia usi voi. Anche l’intelligenza artificiale è una grande novità , una delle rerum novarum, cioè delle cose nuove , del nostro tempo: non basta tuttavia essere “intelligenti” nella realtà virtuale, ma bisogna essere umani con gli altri, coltivando un’intelligenza emotiva, spirituale, sociale, ecologica. Perciò vi dico: educatevi ad umanizzare il digitale, costruendolo come uno spazio di fraternità e di creatività, non una gabbia dove rinchiudervi, non una dipendenza o una fuga. Anziché turisti della rete, siate profeti nel mondo digitale!. A questo riguardo, abbiamo davanti un attualissimo esempio di santità: San Carlo Acutis. Un ragazzo che non si è fatto schiavo della rete, usandola invece con abilità per il bene. San Carlo unì la sua bella fede alla passione per l’informatica, creando un sito sui miracoli eucaristici, e facendo così di Internet uno strumento per evangelizzare. La sua iniziativa ci insegna che il digitale è educativo quando non ci rinchiude in noi stessi, ma ci apre agli altri: quando non ti mette al centro, ma ti concentra su Dio e sugli altri”.
Infine, riguardo la terza nuova sfida educativa del Patto Educativo Globale, l’ educazione alla pace, il Pontefice, ha detto: “Vedete bene quanto il nostro futuro venga minacciato dalla guerra e dall’odio che dividono i popoli. Questo futuro può essere cambiato? Certamente! Come? Con un’educazione alla pace disarmata e disarmante. Non basta, infatti, far tacere le armi: occorre disarmare i cuori, rinunciando a ogni violenza e volgarità. In tal modo, un’educazione disarmante e disarmata crea uguaglianza e crescita per tutti, riconoscendo l’uguale dignità di ogni ragazzo e ragazza, senza mai dividere i giovani tra pochi privilegiati che hanno accesso a scuole costosissime e tanti che non accesso all’educazione. Con grande fiducia in voi, vi invito a essere operatori di pace anzitutto lì dove vivete, in famiglia, a scuola, nello sport e tra gli amici, andando incontro a chi proviene da un’altra cultura”.
Al termie del Suo discorso, poi, il Santo Padre ha esortato gli studenti e le studentesse a volgere lo sguardo non verso le stelle cadenti, “cui si affidano desideri fragili”, ma “ancora più verso l’alto, verso Gesù Cristo, “il sole di giustizia”, che li guiderà sempre “nei sentieri della vita”.
Nella mattinata di domani, invece, Papa Leone XIV , incontrerà in Udienza gli educatori e le educatrici.
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