di Federica Marengo sabato 4 ottobre 2025

-A poche ore dalla scadenza dell’ultimatum posto da Trump, Hamas, nella tarda serata di ieri, ha fatto sapere di accettare alcuni punti del piano di pace in 20 punti proposto dagli USA, ma che altri richiedono ulteriori negoziati. Hamas, quindi, si è detta pronta ad avviare i colloqui per le questioni in sospeso.
Tra i punti accettati: la liberazione di tutti gli ostaggi e il trasferimento del controllo della Striscia di Gaza a un comitato palestinese composto da tecnocrati indipendenti. Tuttavia, sul tavolo , restano alcune questioni come tempi e modi per il cessate il fuoco e per la liberazione di tutti gli ostaggi (vivi e morti), il disarmo , il coinvolgimento di Hamas nel futuro della Striscia e il ritiro di Israele dall’enclave, graduale (con tempi da stabilire), ma non totale.
Il Presidente USA Trump ha apprezzato la risposta di Hamas, pubblicata sui suoi social media, e, tramite un breve videomessaggio, ha chiesto a Tel Aviv di fermare immediatamente i bombardamenti su Gaza, definendo il momento come “un giorno speciale, forse, senza precedenti” e , sottolineando che “tutti saranno trattati in modo equo”.
Hamas ha definito “incoraggianti” le dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti Trump che invitano Israele a cessare i bombardamenti su Gaza, e si è detta è pronta ad “avviare immediatamente i negoziati per ottenere uno scambio di prigionieri, porre fine alla guerra e garantire il ritiro dell’esercito (israeliano) dalla Striscia di Gaza”, ha detto il portavoce Taher al-Nounou.
A seguire, secondo il The Times of Israel, il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed al-Ansari, accogliendo l’accordo di Hamas al piano di pace USA, ha espresso soddisfazione anche per l’annuncio di Trump con cui quest’ultimo ha chiesto “un cessate il fuoco immediato per facilitare il rilascio sicuro e rapido degli ostaggi”, affermando che il Qatar e l’Egitto, altro Paese mediatore, hanno avviato colloqui in coordinamento con gli Stati Uniti per “completare le discussioni sul piano volto a garantire la fine della guerra”.
Secondo i media israeliani, l’inviato USA per il Medioriente Witkoff si recherà nelle prossime ore in Egitto dove lunedì si terrà il primo round di negoziati tra Israele e Hamas sui dettagli del piano di pace del Presidente USA Trump.
Quest’oggi, poi, il Presidente Trump, in un nuovo post sui suoi social, ha scritto: “Apprezzo il fatto che Israele abbia temporaneamente interrotto i bombardamenti per dare la possibilità di completare il rilascio degli ostaggi e l’accordo di pace. Hamas deve agire rapidamente, altrimenti tutto sarà annullato. Non tollererò ritardi, che molti pensano si verificheranno, né qualsiasi risultato che possa far sì che Gaza rappresenti nuovamente una minaccia. Facciamolo, velocemente. Tutti saranno trattati equamente!”.
Proprio in merito allo stop di Israele ai bombardamenti, secondo i media israeliani, l’Idf , sulla base delle nuove direttive avute, si sta ora concentrando esclusivamente sulle operazioni difensive per le forze schierate nell’area, mentre attaccherà solo nei casi di minaccia.
Ma per Al Jazeera, che cita fonti mediche palestinesi, i bombardamenti israeliani nella notte e, dall’alba, hanno causato la morte di 57 persone, di cui 40 a Gaza City, tra le quali 3 in attesa di aiuti.
L’annuncio del Presidente degli Stati Uniti Trump di porre fine alla guerra a Gaza e di procedere con negoziati dettagliati, in risposta alle dichiarazioni positive di Hamas è stato accolto con favore dal Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abbas, che , secondo l’agenzia Wafa. ha dichiarato: “Accogliamo con favore queste dichiarazioni poiché segnalano la volontà di rilasciare tutti gli ostaggi e di adottare un approccio costruttivo in questa fase critica, che richiede a tutti di esercitare il massimo livello di responsabilità nazionale”.
L’ufficio del Premier Benjamin Netanyahu, citato dai media israeliani, ha fatto sapere che Israele si sta preparando ad attuare la prima fase del piano in 20 punti del Presidente Donald Trump per far tornare gli ostaggi e mettere fine alla guerra a Gaza, sottolineando: “Continueremo a lavorare in piena collaborazione con il presidente e il suo staff per terminare la guerra in conformità con i principi stabiliti da Israele che sono coerenti con la visione del presidente Trump”.
Il Premier israeliano Netanyahu ha poi rilasciato una dichiarazione ai media.
In merito ai familiari degli ostaggi, secondo il Times of Israel, questi ultimi hanno espresso il loro sostegno al Presidente Usa e la suo piano.
Il Patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale, Pierbattista Pizzaballa, in una lettera alla diocesi , ha sottolineato che: “Per la prima volta le notizie parlano finalmente di una possibile nuova pagina positiva, della liberazione degli ostaggi israeliani, di alcuni prigionieri palestinesi e della cessazione dei bombardamenti e dell’offensiva militare. È un primo passo importante e lungamente atteso. Non sappiamo se questa guerra davvero finirà e la fine della guerra non segna necessariamente l’inizio della pace. Ma è il primo passo indispensabile per cominciare a costruirla”.
Per Bruxelles, la Presidente della Commissione Ue, von der Leyen, in un post social, ha dichiarato: “La dichiarata disponibilità di Hamas a rilasciare gli ostaggi e a impegnarsi sulla base della recente proposta del Presidente degli Stati Uniti è incoraggiante. Questo momento deve essere colto al volo. Un cessate il fuoco immediato a Gaza e il rilascio di tutti gli ostaggi sono a portata di mano. L’Europa sosterrà tutti gli sforzi volti a porre fine alle sofferenze dei civili e a promuovere l’unica soluzione praticabile per la pace, la soluzione dei due Stati”.
Il Presidente francese Macron, sempre in un post social, ha evidenziato: “Il rilascio di tutti gli ostaggi e il cessate il fuoco a Gaza sono a portata di mano!. L’impegno di Hamas deve essere seguito senza indugio. Ora abbiamo l’opportunità di compiere progressi decisivi verso la pace.!”, echeggiato dal Premier del Regno Unito, Starmer, che ha affermato: “L’accettazione da parte di Hamas del piano di pace di Trump rappresenta un significativo passo avanti. Sosteniamo fortemente gli sforzi del presidente Trump che ci hanno avvicinato alla pace più che mai”.
Per l’Italia, la Presidente del Consiglio Meloni, in un post social, ha scritto: “Seguo con grande attenzione gli sviluppi a Gaza e rinnovo il mio pieno sostegno agli sforzi del presidente Trump per portare la pace in Medio Oriente. La priorità per tutti deve essere ora giungere a un cessate il fuoco che conduca all’immediato rilascio di tutti gli ostaggi. L’Italia rimane pronta a fare la sua parte”.
Poi, in alcuni passaggi del suo discorso, pronunciato stamane ad Assisi, dove si è recata per la festa di San Francesco, la Premier ha sottolineato: “San Francesco ha vissuto tempi tormentati, come tormentati sono i nostri. La terza guerra mondiale combattuta a pezzi evocata da Papa Francesco si sta consumando in modo spaventoso. Sono 56 i conflitti in corso nel mondo, il numero più alto dalla fine della Seconda guerra mondiale. La pace, il dialogo, la diplomazia sembrano non riuscire più a convincere, e a vincere. E l’uso della forza prevale in troppe occasioni, sostituendosi alla forza del diritto. Eppure, questo scenario, all’apparenza cupo e irreversibile, non può e non deve spingerci alla resa. Ad arrenderci, cioè, all’idea che non ci sia altra opzione oltre la guerra. Solo che la pace , ci ricorda sempre San Francesco , non si materializza quando la si invoca, ma la si costruisce con impegno, pazienza, coraggio. Ci si arriva mettendo un mattone dopo l’altro, con la forza della responsabilità e l’efficacia della ragionevolezza. È quanto ci auguriamo stia accadendo in Palestina, in quella terra che San Francesco ha voluto conoscere e che lo ha profondamente segnato. Il Piano di pace statunitense già approvato da Israele, condiviso dagli Stati europei, da molti Stati islamici, dall’Autorità Nazionale Palestinese, grazie alla mediazione di alcuni Paesi arabi, particolarmente Qatar, che penso tutti dobbiamo ringraziare, potrebbe essere accolto anche da Hamas. Questo vorrebbe dire tornare finalmente alla pace in Medio Oriente, vedere cessare le sofferenze della popolazione civile palestinese, vedere il rilascio degli ostaggi israeliani trattenuti ormai da due lunghissimi anni. Una luce di pace squarcia la tenebra della guerra. E abbiamo tutti il dovere di fare quanto è nelle nostre possibilità affinché questa preziosa e fragile opportunità abbia successo. E sono fiera del contributo al dialogo che ha saputo dare l’Italia, in prima linea nel sostegno umanitario alla popolazione palestinese e, al contempo, interlocutore credibile per tutti gli attori coinvolti, sempre, senza cadere nella trappola della contrapposizione frontale che pure molti, spesso più che per interesse che per convinzione, invocavano. È questa la visione che caratterizza da sempre l’identità dell’Italia, la sua azione sullo scenario globale, e che ci consente di essere riconosciuti come interlocutori privilegiati e costruttori di pace, umanità, solidarietà. È la nostra tradizione, è il solco in cui anche questo Governo opera”.
Il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale e Vicepremier, Tajani, a margine di un evento elettorale a Firenze, ha dichiarato: “Sulla situazione in Medioriente abbiamo interlocuzioni con tutti i Paesi del mondo arabo, con gli Stati Uniti, ovviamente. E probabilmente il 9 a Parigi ci sarà una riunione per fare il punto della situazione, quindi per cercare di agevolare tutto il processo di pace”, mentre sulla vicenda della Global Sumud Flotilla ha fatto sapere che : “Gli attivisti italiani della Flotilla stanno tutti bene, ieri c’è stata la visita consolare e abbiamo chiesto anche stamattina alle autorità israeliane di rispettare tutti i diritti degli italiani che sono lì, che sono in stato di fermo, ne rimangono 15 e quindi ci siamo preoccupati che potessero essere trattati nel modo migliore possibile. Sono in uno stato di fermo ,quindi di limitazione della libertà, però è importante che ci sia anche un trattamento individuale non violento e ripeto siano rispettati tutti i loro diritti. Quindi ,gli abbiamo chiesto di migliorare ancora le condizioni. Speriamo di farli rientrare in Italia il prima possibile. Ripeto, 26 sono in partenza, speriamo che questa vicenda si chiuda in maniera positiva”.
Infatti, come reso poi noto dalla Farnesina, “l’aereo charter con i 26 italiani membri della Flotilla è decollato da Israele per Istanbul. In Turchia i connazionali verranno assistiti da un team del Consolato Generale a Istanbul per coincidenze con aeroporti italiani e per eventuale rilascio di documenti di viaggio provvisori”.
Successivamente, l’agenzia turca Anadolu, ha fatto sapere che l’ aereo charter con a bordo gli attivisti della Global Sumud Flotilla, tra cui 26 italiani, espulsi da Israele è atterrato all’aeroporto di Istanbul e che gli attivisti sono stati accolti da funzionari e altre persone in aeroporto.
Israele ha poi annunciato l’espulsione di altri 137 attivisti della Global Sumud Flotilla , anche loro diretti in Turchia.
La portavoce italiana della Global Sumud Flotilla, Maria Elena Delia, nella conferenza stampa a Roma con i parlamentari rientrati in Italia dopo la missione sulla Flotilla, ha dichiarato : “Tutte le persone che sono lì e quelle che sono tornate sono state detenute illegalmente. Sono state sequestrate. Lì sono stati negati i diritti essenziali di difesa e sono stati negati i servizi essenziali. Abbiamo presentato un esposto alla procura di Roma per questo sequestro. E ne abbiamo presentato un altro per l’attacco che abbiamo subito a bordo delle barche”.
A sostegno di Gaza e della Global Sumud Flotilla, dopo lo sciopero generale di ieri, si è tenuta nella giornata di oggi una nuova manifestazione con corteo a Roma, nella quale vi sono stati tensione e scontri tra manifestanti e forze dell’ordine.
©Riproduzione riservata