di Federica Marengo lunedì 29 settembre 2025

-Si terrà quest’oggi, l’incontro alla Casa Bianca tra il Presidente USA Trump e il Premier israeliano Netanyahu per discutere del Piano degli Stati Uniti per una tregua a Gaza e per il dopoguerra, cui seguirà una conferenza stampa congiunta.
Il suddetto Piano in 21 punti, presentato dagli USA ad alcuni Paesi Arabi come il Qatar e l’Arabia Saudita, all’Egitto e alla Turchia, a margine dell’80° Assemblea Generale dell’ONU, prevede: il rilascio di tutti gli ostaggi ( quelli ancora in vita , circa20, più i corpi dei caduti) in un’unica soluzione, 48 ore dopo l’accordo con Tel Aviv, che, in cambio, interromperà le operazioni militari ,iniziando a ritirarsi; l’ingresso di aiuti illimitati ai civili palestinesi, distribuiti nuovamente dall’Onu e dalla Mezzaluna Rossa e non più dal GHF; l’istituzione di un governo ad interim, composto da tecnocrati palestinesi e supervisionato da un ente internazionale approvato dagli USA, dai Paesi arabi e dall’Ue, che resterà in carica fino a che l’Autorità Nazionale Palestinese non completerà il suo programma di riforme; il disarmo totale di Hamas, che non avrà nessun futuro nel governo della Striscia, in cambio dell’amnistia per miliziani e dell’esilio per i leader.
Inoltre, il Piano USA prevede anche che non vi sia alcuna annessione della Cisgiordania da parte di Israele e che , qualora vi fossero le condizioni, si proceda alla costituzione e al riconoscimento di uno Stato di Palestina.
A tal riguardo, il Presidente USA Trump, che nelle scorse ore ha avuto anche un colloquio telefonico con la Premier Meloni, dettosi “molto fiducioso di raggiungere l’accordo a Gaza” , intervistato da Axios, ha dichiarato che “i negoziati sul suo Piano per mettere fine alla guerra a Gaza sono “nelle loro fasi finali” e ha auspicato che l’accordo possa essere annunciato nei prossimi due giorni, dopo il suo incontro alla Casa Bianca con Netanyahu, sottolineando: “Tutti si sono uniti per avere un accordo, ma ancora dobbiamo completarlo i Paesi arabi sono stati fantastici per lavorarci, e Hamas li sta seguendo, ha un grande rispetto per il mondo arabo. Il mondo arabo vuole la pace, Israele vuole la pace e Bibi vuole la pace. Se facciamo questa cosa, sarà un grande giorno per Israele e il Medio Oriente. Sarà la prima opportunità per una pace vera in Medio Oriente. Ma prima dobbiamo farlo”.
Secondo il sito di Ynet, Israele starebbe facendo pressione perché l’Amministrazione degli USA modifichi il piano di pace in 21 punti per Gaza del Presidente Trump, e in particolare limiti il ruolo del Qatar (che gli Stati Uniti, in quanto alleato vorrebbero assumesse un ruolo importante nella gestione dell’area), affinché non abbia alcun ruolo nella gestione della Striscia di Gaza dopo la guerra e che l’ Idf abbia la libertà di azione nel caso in cui Hamas tentasse di riarmarsi o di ricostruire le sue forze dopo la firma dell’accordo di pace, condizione che potrebbe indurre Hamas a non accettare l’intesa.
Ma secondo il giornalista Barak Ravid, che cita una fonte a conoscenza dei dettagli, durante l’incontro alla Casa Bianca con il Presidente Usa Trump, il Premier israeliano Netanyahu avrebbe parlato al telefono con l’omologo del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, scusandosi per la violazione della sovranità del Qatar nell’attacco a Doha contro la dirigenza di Hamas del 9 settembre ed esprimendo rammarico per l’uccisione di un agente di sicurezza qatarino nel raid dell’Idf.
A ciò si aggiunge , come riportato da Haaretz, che alcuni ministri del Governo Netanyahu sarebbero contrari al Piano. Il ministro delle Finanze Smotrich, infatti, ha dichiarato di aver sottoposto al Premier Netanyahu le sue condizioni per accettare la fine dei combattimenti a Gaza, quali: “un ritiro genuino e completo di Hamas da Gaza” e la smilitarizzazione della Striscia di Gaza; la presenza continua delle Idf sul perimetro e sul corridoio Filadelfia lungo il confine tra Gaza e l’Egitto ; il non coinvolgimento dell’Autorità Nazionale Palestinese nel governo della Striscia e il no a qualsiasi riferimento a uno Stato palestinese.
Tuttavia, secondo l’agenzia britannica Reuters , che cita un delegato informato sulla questione, gli Emirati Arabi Uniti starebbero esercitando pressioni sul Premier israeliano Netanyahu , affinché accetti il Piano USA per Gaza durante l’incontro di oggi e abbandoni qualsiasi piano di annessione della Cisgiordania.
Favorevole al Piano degli USA, invece, il leader dell’opposizione al Governo israeliano, Gantz, che lo ha definito: “ Un’enorme opportunità per Israele”, evidenziando: “Dobbiamo rimanere fermi su due principi senza compromessi: primo, tutti gli ostaggi tornano all’inizio. Questa è la questione più urgente. In secondo luogo, Israele mantiene la libertà di azione di sicurezza e non affida la sua sicurezza a terzi. Questo quadro si poteva raggiungere molto tempo fa, ma meglio tardi che mai”.
Favorevole al Piano USA, anche le famiglie degli ostaggi.
Secondo Channel 12, invece, diversi Paesi arabi e l’Autorità Nazionale Palestinese hanno chiesto modifiche al Piano per la tregua di Trump : 1) in riferimento ad Hamas, esso non dovrà essere “disarmato”, ma dovrà “consegnare le armi”; 2) il futuro del governo della Striscia dovrà essere allineato con l’Autorità Nazionale Palestinese; 3) è stato posto un veto nei confronti dell’ex Premier britannico Tony Blair come supervisore dell’attuazione dell’accordo.
Quanto ad Hamas, che ha fatto sapere di non aver ancora ricevuto il Piano USA, una fonte vicina ha dichiarato a Ynet che per Hamas “c’è molta ambiguità nell’iniziativa per il cessate il fuoco proposta dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump”, sottolineando: “Hamas non ha chiaro come essa sarà attuata e a quale ritmo. Nel momento in cui ciò sarà chiarito, Hamas è disposto, in cambio di un cessate il fuoco e del ritiro, a rinunciare al potere, deporre le armi, cessare tutti gli attacchi, e persino permettere ai leader dell’organizzazione di lasciare la Striscia. Sono pronti a fare tutto questo, a condizione che il cessate il fuoco e il ritiro siano chiari e garantiti. Hamas chiede chiarimenti riguardo al ritiro graduale, che potrebbe durare fino a dieci anni” .
Un alto funzionario di Hamas, tramite l’emittente qatariota Al-Araby, ha fatto sapere che “Hamas non ha preso parte ai negoziati sul piano americano” ; che “Finora non ci sono state discussioni dirette o indirette sul piano promosso dagli Stati Uniti” e che “Hamas ne è a conoscenza solo attraverso indiscrezioni dei media”, sottolineando che quest’ultimo “è pronto a rilasciare gli ostaggi nell’ambito di un accordo globale che ponga fine alla guerra e porti al ritiro di Israele da Gaza”.
Secondo il Jerusalem Post, che cita una fonte a conoscenza dei dettagli, funzionari del Qatar, impegnati nella mediazione per porre fine al conflitto nella Striscia di Gaza, avrebbero assicurato al Presidente USA Trump, insieme ad altri Paesi Arabi, di “essere in grado di convincere Hamas ad accettare un accordo che includa la smilitarizzazione”, mentre la Cnn conferma che il Presidente Trump ha parlato con l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al-Thani, prima dell’incontro con il Premier israeliano, Netanyahu e che un consigliere del Qatar è stato alla Casa Bianca prima che i due leader si incontrassero.
Ciò, mentre circa 300 manifestanti si sono radunati davanti alla sede dell’ambasciata USA a Tel Aviv per chiedere un accordo per un cessate il fuoco a Gaza e la restituzione degli ostaggi ancora prigionieri di Hamas.
Riguardo alla vicenda della Global Sumud Flotilla e delle sue imbarcazioni, dirette a Gaza per distribuire aiuti alla popolazione palestinese, nonostante il blocco da parte di Israele, l’incontro di ieri tra il ministro della Difesa Crosetto e una delegazione in rappresentanza della missione umanitaria, guidato dalla portavoce Maria Elena Delia , è stato seguito dalle dichiarazioni del ministro che ha espresso tutta la sua preoccupazione e ha ribadito che “i rischi sono elevatissimi” e i possibili effetti “drammatici”. La Flotilla, invece, ha confermato di voler proseguire la navigazione, essendo in “acque internazionali” ,in cui l’intervento di Israele non sarebbe legale.
Nei prossimi due giorni , però, si teme che possano esserci attacchi da parte di Israele: mercoledì, infatti, la Flotilla dovrebbe arrivare nella zona di intercettazione, considerata a rischio, e giovedì a Gaza.
Mercoledì, dunque, tra le cento e le centoventi miglia nautiche di distanza dalle coste della Striscia di Gaza, la nave Alpino della Marina militare italiana , che al momento segue a distanza le imbarcazioni per eventuali soccorsi, invierà una comunicazione alla Global Sumud Flotilla in cui sarà specificato che la nave militare ferma in quella zona la propria navigazione e per loro proseguire sarà pericoloso.
Il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale e Vicepremier Tajani, ha dichiarato: “Stamane ho parlato con il ministro degli Esteri d’Israele chiedendo che venga garantita la sicurezza degli italiani, che non ci siano azioni violente in caso di intervento israeliano: continuiamo a dire alla Flotilla di ascoltare il messaggio del Presidente della Repubblica ,perché è pericoloso avvicinarsi a un’area controllata dalla Marina militare israeliana e la nostra Marina militare certamente non può accompagnare le navi della Flotilla per forzare il blocco”.
Proprio la Farnesina , poi, ha reso noto che un altro gruppo di 15 minori palestinesi provenienti da Gaza è in arrivo in Italia per ricevere cure presso in dodici strutture ospedaliere in sette regioni (Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Toscana, Puglia).
Il ministro della Difesa, Crosetto, nella trasmissione di Rai Uno, Cinque Minuti, ha sottolineato: “Auspico che stasera ci sia qualcosa di positivo nel dialogo tra Israele e la Palestina , grazie anche all’intervento di Trump e non solo. Che si possa conseguire la tregua e quindi cambiare quello che si proponeva di fare la Flotilla”.
In queste ore, quindi, i parlamentari della delegazione italiana a bordo ( che hanno fatto sapere di non voler abbandonare la missione, nel tentativo di garantire una protezione agli attivisti, ma che non vi sarà un tentativo di rompere il blocco e che le imbarcazioni si fermeranno al primo alt dell’Idf), il Governo, la Cei e il Patriarcato Latino di Gerusalemme, continuano a lavorare sul piano politico e diplomatico per una mediazione, al fine di mettere al sicuro l’equipaggio ed evitare che Israele usi la forza.
Israele sembrerebbe intenzionato a non mettere in pericolo la vita degli attivisti , come avrebbe confermato il Presidente israeliano Herzog all’ambasciatore italiano, anche se le forze armate di Tel Aviv hanno l’ordine di impedire alla flotta di rompere il blocco navale.
Intanto, proseguono i raid israeliani sulla Striscia. Secondo Al Jazeera, che cita fonti mediche, nelle ultime 24 ore sono state uccise 79 persone, mentre dall’alba di oggi almeno 50 persone, sono state uccise a Gaza, tra cui 5 richiedenti aiuti , e 184 ferite.
Continuano anche i raid di Tel Aviv e le incursioni in Cisgiordania, dove, secondo l’agenzia Wafa, le forze israeliane hanno arrestato 15 palestinesi .
In merito, l’ambasciatore russo all’Onu Vassily Nebenzia , nel corso della riunione del Consiglio di sicurezza sulla Palestina, ha dichiarato che la Russia ha avvertito che i piani di Israele di espandere gli insediamenti nella zona E1 della Cisgiordania mettono a repentaglio le prospettive di una soluzione a due Stati, respingendo le affermazioni secondo cui gli insediamenti sarebbero una risposta all’attacco del 7 ottobre, definendole “palesemente false”.
Sul fronte dello Yemen, gli Houthi hanno rivendicato la responsabilità del lancio di un missile balistico ipersonico e di due droni contro obiettivi in Israele, intercettati da Tel Aviv.
Quanto all’Iran, la presidenza danese dell’Ue ha fatto sapere che il Consiglio Europeo, alla luce della decisione dell’Onu, ha ripristinato le sanzioni contro l’Iran in risposta al suo “persistente mancato rispetto dell’accordo nucleare”.
Tali sanzioni prevedono: divieti di viaggio per le persone nella lista nera, il congelamento dei beni, in linea con questo, il divieto di mettere fondi o risorse economiche a disposizione di persone e entità sanzionate e sanzioni economiche e finanziarie, che coprono i settori del commercio, della finanza e dei trasporti.
In Siria, secondo quanto riferito dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani, nelle ultime 24 ore, vi sarebbero stati nuovi attacchi armati contro la comunità sciita-alawita siriana, nei quali 4 persone sono state uccise, mentre ignoti hanno dato alle fiamme un luogo di preghiera e pellegrinaggio alawita a nord-est di Hama, nella località di Khandaq.
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