di Federica Marengo sabato 20 settembre 2025

-Proseguono i raid dell’esercito israeliano e l’assedio a Gaza City, con la conseguente fuga della popolazione palestinese: ad oggi, secondo la Protezione civile nella Striscia, sono 450.000 le persone fuggite dalla città di Gaza verso il sud, mentre, per le forze israeliane ,dalla fine di agosto, oltre mezzo milione di palestinesi ha lasciato Gaza City, dirigendosi verso la zona meridionale.
Ieri, l’Idf ha emesso un nuovo ordine di evacuazione, avvertendo che Tel Aviv intende usare “una forza senza precedenti”. L’aviazione militare israeliana, infatti, ha reso noto di aver colpito nelle ultime 24 ore, circa 100 obiettivi nella Striscia di Gaza, tra cui : tunnel, depositi di armi, cellule di agenti e altre infrastrutture utilizzate da Hamas.
Dall’alba di oggi, invece, secondo Al Jazeera ,sono 71 le persone uccise dai raid israeliani nella Striscia, di cui 56 a Gaza City.
Il comitato per la Protezione dei Giornalisti (Cpj), citato dal Guardian, ha reso noto che 31,tra giornalisti e operatori dei media sono stati uccisi la scorsa settimana negli attacchi israeliani che hanno colpito le redazioni di giornali in Yemen, definendolo” l’attacco più sanguinoso contro i reporter degli ultimi 16 anni e il secondo mai registrato dopo il massacro di Maguindanao, nelle Filippine, nel 2009”.
Quanto agli aiuti umanitari, ieri, in un comunicato, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef) ha denunciato che, due giorni fa, “individui armati” hanno rubato alimenti terapeutici per bambini ,che erano in quattro camion fuori dal compound. Secondo il coordinamento delle attività governative nei Territori (Cogat) del Ministero della Difesa israeliano, il furto sarebbe stato compiuto da Hamas.
Il fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia ha evidenziato nel suo comunicato: “Questo furto ha privato almeno 2.700 bambini con malnutrizione acuta e grave del Ruft salvavita: un rifornimento vitale in un momento in cui è stata dichiarata la carestia nel nord di Gaza e l’operazione militare in corso sta causando ulteriori sfollamenti e aumentando l’impatto devastante sui bambini”, esortando “tutti coloro che si trovano a Gaza a rispettare e proteggere gli aiuti umanitari e a sostenere il diritto internazionale umanitario. Un cessate il fuoco sostenibile è essenziale per creare un ambiente in cui tali incidenti non si verifichino più e gli aiuti possano raggiungere coloro che ne hanno più bisogno in modo sicuro, rapido ed efficace”.
Inoltre, secondo quanto riportato dal quotidiano libanese Al Akhbar, l’Egitto ha avvertito Israele che, se si verificherà un’ondata di massa di palestinesi che migrano dalla Striscia, entro 72 ore, l’Egitto raddoppierà il numero di truppe al confine e invierà armamenti pesanti ed elicotteri nel Sinai, al fine di scoraggiare Israele dal costringere gli abitanti di Gaza ad attraversare il confine, anche alla luce del trattato di pace tra Egitto e Israele, in base al quale Tel Aviv deve approvare il trasferimento di armamenti pesanti e l’aumento delle truppe nella penisola del Sinai.
Secondo Axios, che cita fonti informate, prima di riprendere la sua mediazione per un accordo di pace a Gaza, il Qatar pretenderebbe le scuse di Israele per l’attacco a Doha contro esponenti di Hamas.
Sempre Axios spiega che la richiesta sarebbe arrivata direttamente dall’emiro, Tamim bin Hamad Al-Thani, che ha sollevato la questione durante l’incontro di martedì a Doha con il segretario di Stato USA, Rubio, il quale l’avrebbe riferita al Premier israeliano Netanyahu.
Intanto, dopo il veto di Washington all’Onu sul cessate il fuoco e l’ingresso di aiuti nella Striscia, il Presidente USA, Trump , durante un punto stampa nello Studio Ovale della Casa Bianca, ha dichiarato di non essere d’accordo con le conclusioni della commissione delle Nazioni Unite secondo cui Israele si starebbe macchiando di un genocidio a Gaza, in quanto “il genocidio è quello commesso da qualcuno il 7 ottobre”, riferendosi ad Hamas e alla Jihad islamica.
Poi, in merito agli ostaggi ancora prigionieri di Hamas, il Presidente Trump , ha dichiarato: “Ci sono 32 morti, forse di più , forse 38. Ce ne sono tra i 32 e i 38. La maggior parte sono giovani. Ho parlato con alcuni genitori e vogliono i corpi dei loro preziosi figli. E’ così triste. E’ terribile. Abbiamo quasi 40 ostaggi deceduti. Molti di loro sono morti nei tunnel”, aggiungendo: “Probabilmente ,ci sono 20 ostaggi ancora vivi. Ce ne sono 20 rimasti vivi, forse meno”.
Ancora, in merito all’offensiva israeliana in corso a Gaza, che potrebbe mettere in pericolo la vita degli ostaggi, Trump ha detto: “Potrebbero essere a maggior rischio. Potrebbero anche essere liberati per questo motivo. In guerra accadono molte cose strane. Si verificano molti risultati che non avresti mai pensato potessero verificarsi”.
Proprio a proposito degli ostaggi ancora prigionieri di Hamas, secondo il Times of Israel, Hamas ha pubblicato un’immagine dei restanti 47 ostaggi detenuti nella Striscia di Gaza, indicandoli tutti con il nome di un navigatore dell’Aeronautica militare israeliana, dichiarato disperso nel 1988.
Nel testo che accompagna l’immagine, Hamas accusa il Premier Netanyahu di essersi rifiutato di raggiungere un accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi e il capo di Stato maggiore dell’Idf di eseguire l’ordine di conquistare Gaza City nonostante la sua presunta opposizione al piano.
Da ciò, le famiglie degli ostaggi hanno ribadito il timore che , senza un accordo per il rilascio, i loro cari condividano la sorte del navigatore dell’Aeronautica militare israeliana disperso.
Nel frattempo, da Parigi, il Presidente francese Macron ha confermato che la Francia riconoscerà lo stato di Palestina il 22 settembre, durante una riunione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York e , in un post social, ha scritto: “Ho appena parlato con il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas. Ho ribadito al presidente Abbas la mia intenzione di riconoscere lo Stato di Palestina lunedì a New York”, sottolineando che “questa decisione fa parte di un più ampio piano di pace per la regione del Medio Oriente”.
Il Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abbas, ha confermato la sua determinazione ad attuare le riforme necessarie per rinnovare la leadership palestinese.
Secondo Politico, Tel Aviv starebbe preparando misure di ritorsione al riconoscimento dello Stato di Palestina da parte di Parigi, che potrebbero riguardare l’accelerazione delle annessioni in Cisgiordania e la chiusura del consolato francese a Gerusalemme.
Sempre secondo Politico, Parigi, a sua volta, starebbe valutando diversi scenari per rispondere alle azioni israeliane.
Anche il Portogallo, tramite il suo ministero degli Esteri, ha confermato, in una dichiarazione pubblicata sul proprio sito web, che Lisbona “ riconoscerà ufficialmente lo Stato di Palestina domenica 21 settembre”, poco prima dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Con la Francia e il Portogallo sono dunque dieci in totale i Paesi che intendono riconoscere lo Stato di Palestina durante la settimana clou dell’Assemblea generale Onu, quali: Andorra, Australia, Belgio, Canada, Lussemburgo, Malta, Regno Unito e San Marino.
Per l’Italia, il ministro dell’Interno, Piantedosi, in un’intervista a La Stampa, ha dichiarato: “È tutto terribilmente doloroso e inaccettabile. Civili innocenti finiscono per pagare un prezzo altissimo per responsabilità delle loro classi dirigenti o presunte tali. Lo dico da amico di Israele .Non c’è alcun dubbio che Hamas con la barbarie del 7 ottobre ha innescato una crisi regionale. E tuttavia credo che il governo israeliano stia spingendo il conflitto oltre ogni limite di ragionevolezza, di proporzionalità e di umanità. Questo andando contro, in prospettiva, agli stessi interessi di Israele. È evidente la crisi profonda del multilateralismo e degli organismi internazionali che lo interpretano. Come ha detto Giorgia Meloni occorrono iniziative di tutta la comunità internazionale per evitare una escalation militare che aggraverebbe una già catastrofica crisi umanitaria”.
Poi, alle accuse rivolte dalle Opposizioni al Governo di avere posizioni timide in merito a Gaza e alle sanzioni, il titolare del Viminale, Piantedosi ha smentito , sottolineando: “Io vedo un governo che più di qualsiasi altro si è finora distinto per lo stanziamento di ingenti fondi in favore di iniziative umanitarie come Food for Gaza o come l’ospitalità ad oltre mille palestinesi bisognosi di cure. Trovo ingeneroso e persino controproducente cercare ogni pretesto per addossare presunte colpe al nostro governo. Giorgia Meloni ha dato ampia dimostrazione di indipendenza di giudizio. Vale per l’Ucraina e vale per Gaza. Il rapporto con l’amministrazione americana è molto forte proprio per la stima che la Premier riscuote anche in America, ma il nostro governo sa avere posizioni scevre da condizionamenti”.
E sul timore per le destabilizzazioni nel Mediterraneo allargato, Piantedosi ha detto: “Nord Africa e Medio Oriente sono spesso sconvolti da crisi e guerre. Le conseguenze sono enormi e si riflettono oltre i confini di quelle aree geografiche. Le crisi migratorie e il radicamento sempre più diffuso di trafficanti di ogni genere ne sono la conseguenza più evidente. L’Italia sta proponendo con il Piano Mattei una serie di azioni che vanno alla radice dei problemi di quei Paesi”.
I sindacati di base hanno indetto per lunedì uno sciopero generale di 24 ore e una manifestazione a Roma, in piazza dei Cinquecento ,nei pressi della stazione Termini, a partire dalle 11, per cui sono attese circa ottomila persone, “in risposta al genocidio a Gaza, al blocco degli aiuti e alle minacce alla Global Sumud Flotilla”, che prevede lo stop di ferrovie, traporto pubblico , portuali, scuole e università.
Stamane, vi è stato un primo tavolo tecnico in Questura per definire le misure di sicurezza in vista delle iniziative della giornata, cui seguirà un’altra riunione lunedì mattina.
Riguardo alla questione Iran e programma nucleare, il Presidente iraniano Pezeshkian, in risposta alla decisione presa venerdì dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di attuare il meccanismo di snap back e ripristinare le sanzioni contro Teheran per il suo programma nucleare, ha dichiarato: “Non ci arrenderemo mai né ci piegheremo a richieste e pressioni eccessive”.
Infine, riguardo alla situazione in Siria, l’emittente “Al Arabiya” ha fatto sapere che una pattuglia delle forze di difesa israeliane è entrata nel villaggio di Al Samadaniyya Al Sharqiya, nella campagna di Quneitra, nella Siria meridionale, allestendo un posto di blocco temporaneo e ha evidenziato che l’incursione israeliana è avvenuta nonostante Damasco abbia annunciato che i negoziati con Israele fossero vicini a un accordo.
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