di Federica Marengo lunedì 21 luglio 2025

.-Proseguono gli attacchi dell’esercito israeliano su Gaza, divenuti dalla giornata di ieri non solo aerei, ma anche terrestri, con i carri armati dell’Idf posizionatisi nel centro della Striscia, a Der al Balah per un’offensiva di terra.
Al riguardo, l’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite OCHA, ha dichiarato che “l’ ordine militare israeliano che impone ai residenti e agli sfollati nella zona di Deir el-Balah, a Gaza di spostarsi verso sud ha inferto un altro colpo devastante agli sforzi umanitari nel territorio devastato dalla guerra”.
Dall’alba di oggi , secondo fonti mediche di Gaza, sono almeno 56 le persone uccise nei raid israeliani e 19 per via dell’impossibilità di procurarsi del cibo.
Secondo Channel 12 ,che cita fonti a conoscenza della proposta, il capo di stato maggiore dell’esercito israeliano (Idf), avrebbe elaborato un piano per intensificare ulteriormente le operazioni militari contro Hamas. che consiste nel fatto che “le truppe dell’Idf catturino e mantengano un territorio molto più ampio nella Striscia di Gaza rispetto a quello attualmente in loro possesso, mentre l’esercito conquisterà gradualmente più terreno ogni giorno”.
Allo stesso tempo, l’Aeronautica militare israeliana sta conducendo attacchi nella zona di Hodeida, nello Yemen occidentale, in risposta ai recenti attacchi missilistici e di droni dei ribelli Houthi contro Israele.
Al riguardo, il ministro della Difesa Katz ha dichiarato in una nota che “Le Idf stanno colpendo obiettivi terroristici del regime terroristico Houthi presso il porto di Hodeida e stanno reprimendo con la forza ogni tentativo di ripristinare l’infrastruttura terroristica precedentemente attaccata”, sottolineando che “il destino dello Yemen sarà lo stesso di Teheran” e che “gli Houthi pagheranno un prezzo elevato per aver lanciato missili contro lo Stato di Israele”.
Intanto, mentre il leader dell’opposizione Yair Lapid ha invitato il governo alla Knesset a “chiudere una data concordata per le elezioni”, poiché l’esecutivo del Netanyahu, a suo dire, non funziona, 25 ministri degli Esteri, tra cui quello italiano, hanno firmato una dichiarazione congiunta in cui si esorta la cessazione immediata delle ostilità a Gaza, respinta da Israele , cui ha così risposto il ministro degli Esteri Israeliano S’aar: “E’ scollegato dalla realtà e invia un messaggio sbagliato ad Hamas. Tutte le dichiarazioni e tutte le rivendicazioni dovrebbero essere rivolte all’unica parte responsabile della mancanza di un accordo per il rilascio degli ostaggi e di un cessate il fuoco: Hamas, che ha iniziato questa guerra e la sta prolungando. Invece di accettare un cessate il fuoco, Hamas è impegnata in una campagna per diffondere menzogne su Israele. Allo stesso tempo, Hamas agisce deliberatamente per aumentare gli attriti e i danni ai civili che arrivano per ricevere aiuti umanitari. Esiste una proposta concreta per un accordo di cessate il fuoco e Israele ha ripetutamente detto sì a questa proposta, mentre Hamas si rifiuta ostinatamente di accettarla”, la dichiarazione non concentra la pressione su Hamas e non ne riconosce il ruolo e la responsabilità nella situazione. Hamas è l’unico responsabile della continuazione della guerra e delle sofferenze di entrambe le parti. In momenti così delicati delle trattative in corso, è meglio evitare dichiarazioni di questo tipo”.
La commissaria europea per la Gestione delle crisi, Hadja Lahbib, tra i firmatari della dichiarazione su Gaza in cui si afferma che “la guerra a Gaza deve finire ora”, in un post social , ha scritto: “L’unione fa la forza. Insieme a 26 partner internazionali, rinnoviamo il nostro appello a Israele affinché rispetti il diritto internazionale e revochi subito le restrizioni agli aiuti. La crisi a Gaza ha raggiunto un livello intollerabile. Solo un cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente può porre fine alle sofferenze”.
Quanto ai negoziati sul cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi, secondo i media non sarebbero andati avanti questo weekend a causa dell’impossibilità dei negoziatori a Doha di raggiungere i leader di Hamas.
In mattinata, secondo quanto reso noto dalla Sala Stampa Vaticana, Papa Leone XIV ha ricevuto una telefonata da Mahmoud Abbas, Presidente dello Stato di Palestina, sui recenti sviluppi del conflitto nella Striscia di Gaza e delle violenze in Cisgiordania, in cui : “Il Pontefice ha rinnovato l’appello al pieno rispetto del Diritto internazionale umanitario, sottolineando l’obbligo di proteggere i civili e i luoghi sacri e il divieto dell’uso indiscriminato della forza e del trasferimento forzato della popolazione. Considerata la drammatica situazione umanitaria, si è enfatizzata l’urgenza di prestare soccorso a chi è maggiormente esposto alle conseguenze del conflitto e di permettere l’ingresso adeguato di aiuti umanitari. Infine, il Papa ha ricordato la fausta ricorrenza del decimo anniversario dell’Accordo Globale tra la Santa Sede e lo Stato di Palestina, firmato il 26 giugno 2015 ed entrato in vigore il 2 gennaio 2016”.
In un’intervista ai media vaticani, il cardinale di Gerusalemme, Pizzaballa, ha dichiarato: “Non riusciamo a capire le ragioni di tutto questo e, come il Papa giustamente ha detto, e anche noi lo ripetiamo continuamente, tutto questo non è giustificabile. Vorrei chiarire una cosa: non abbiamo nulla contro il mondo ebraico e non vogliamo assolutamente apparire come coloro che vanno contro la società israeliana e contro l’ebraismo, ma abbiamo il dovere morale di esprimere con assoluta chiarezza e franchezza la nostra critica alla politica che questo governo sta adottando a Gaza” .
Nel frattempo , a sud della Siria, dove vi sono quasi 100 mila sfollati e una situazione umanitaria definita “grave” dall’Onu, secondo quanto riportato dall ‘agenzia di stampa statale Sana, il ministero dell’Interno siriano ha raggiunto un accordo per evacuare i civili dalla provincia di Sweida, a causa della situazione di sicurezza in corso, e l’evacuazione delle famiglie beduine trattenute nella città è iniziata questa mattina.
Infine, quanto all’Iran e alla ripresa dei negoziati sul programma nucleare, domani, come annunciato dal portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Baghaei, Teheran terrà un incontro trilaterale con la Russia e la Cina , durante il quale si parlerà anche del meccanismo di “snapback” delle Nazioni Unite, ovvero gli sforzi volti a reimporre sanzioni internazionali all’Iran.
Nessun incontro è previsto invece con gli USA.
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