di Federica Marengo venerdì 24 gennaio 2025

-Hamas ha comunicato i nomi dei 4 ostaggi che verranno liberati domani: si tratta di 4 soldatesse israeliane. Ciò, però, costituisce una violazione dell’accordo di tregua che prevede il rilascio delle donne civili prima che dei militari, quindi gli anziani e infine coloro che vengono ritenuti molto malati. Pertanto, il Premier israeliano Netanyahu ha convocato il ministro della Difesa Katz e i responsabili della sicurezza israeliana per valutare come rispondere a tale violazione.
Secondo quanto riportato da Ynet, un funzionario israeliano ha fatto sapere che Tel Aviv si sta preparando ad accogliere i quattro ostaggi che verranno rilasciati. Inoltre, Israele avrebbe chiarito ai mediatori che la violazione non è accettabile ma che non farà saltare l’accordo.
Intanto, continua l’operazione “Muro di ferro” in Cisgiordania, dove circa 13 persone sono rimaste uccise e 50 ferite nelle ultime ore nei raid compiuti dalle forze israeliane su Jenin ai cui abitanti hanno dato ordine di evacuazione.
Un alto ufficiale ha fatto sapere che l’operazione ha lo scopo di neutralizzare il “battaglione Jenin”, composto da affiliati a gruppi come Hamas e Jihad islamica palestinese e che tra gli uccisi vi sarebbero due degli ideatori di un attentato nel villaggio di al-Funduq , mentre un terzo sospettato sarebbe stato arrestato.
Secondo Ynet, fonti palestinesi hanno fatto sapere che il comandante a Jenin delle Brigate Az ad-Dinal-Qassam, l’ala militare di Hamas, si è consegnato all’Idf nella parte orientale della città.
Sul fronte del Libano, dove prosegue la tregua tra Israele ed Hezbollah in vigore dal 27 novembre scorso e in scadenza il 27 gennaio, secondo i media israeliani, Israele, il cui esercito sulla base dell’accordo dovrebbe cedere tutte le sue posizioni nel Libano meridionale alle Forze armate libanesi proprio entro il 26 gennaio, potrebbe chiedere agli Stati Uniti e alla Francia, promotori dell’intesa, altri 30 giorni per ritirare le sue truppe dal sud del Libano.
A tal proposito, il Gabinetto di sicurezza del governo di Tel Aviv ,nella riunione di ieri notte, non ha preso ancora una decisione sul mantenimento delle truppe nel Libano meridionale e il quotidiano Haaretz ha riportato che gli Stati Uniti e la Francia starebbero discutendo la richiesta di estensione con funzionari israeliani e libanesi.
In merito, il Premier Netanyahu ha dichiarato che, “poiché il Libano non ha ancora pienamente applicato i suoi obblighi previsti dal cessate il fuoco, il processo di ritiro graduale continuerà, in pieno coordinamento con gli Stati Uniti”.
Ciò, mentre l’Idf israelianoha fatto sapere di aver effettuato attacchi nel Libano meridionale negli ultimi giorni per “rimuovere le minacce” e che “le truppe hanno anche demolito depositi di armi e posti di osservazione di Hezbollah”.
Anche la tregua con il Libano sarebbe stata al centro del colloquio telefonico tra il neo Segretario di Stato USA Rubio e il ministro degli Esteri israeliano, Sa’ar, nel quale , secondo un comunicato di Washington e del Dipartimento di Stato, Rubio “si è impegnato a lavorare instancabilmente per aiutare a liberare tutti gli ostaggi ancora detenuti a Gaza e ha accolto favorevolmente il continuo flusso di aiuti verso Gaza” , sottolineando che “la questione continuerà a rappresentare una delle priorità per gli Stati Uniti sotto la nuova amministrazione”.
Il Segretario di Stato USA Rubio, poi, si è complimentato per gli “sforzi in corso di Israele per attuare il cessate-il-fuoco con Hezbollah” e ha sottolineato che “il perseguimento della pace nella regione richiede di affrontare le minacce rappresentate dall’Iran”.
Secondo i media israeliani, l’inviato del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump per il Medio Oriente, Steve Witkoff, visiterà Israele e la Striscia di Gaza la prossima settimana dopo aver fatto una prima tappa in Arabia Saudita per la negoziazione della seconda fase dell’accordo di rilascio degli ostaggi e cessate-il-fuoco tra Israele e Hamas.
Quanto alla situazione in Siria, il ministro degli Esteri saudita, durante la sua prima visita a Damasco , dove ha incontrato il leader siriano del governo di transizione, Ahmed al-Sharaa , ha dichiarato che Riad sta cercando di aiutare le nuove autorità siriane a garantire la revoca delle sanzioni internazionali.
A Damasco, su incarico di Papa Francesco, anche il prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali , giunto per portare l’abbraccio e la benedizione del Pontefice ai cattolici siriani.
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