di Federica Marengo mercoledì 22 gennaio 2025
–

Proseguono gli attacchi russi sull’Ucraina. Nella notte, infatti, a Kiev e in alcune regioni è stato dichiarato l’allarme aereo per via di una minaccia missilistica. Sotto attacco delle forze russe, anche la roccaforte di Chasiv Yar, nella regione orientale di Donetsk; Kostiantynivka, dove una persona è rimasta uccisa e diverse ferite, e Mykolaiv.
Tuttavia, lo Stato maggiore ucraino ha reso noto che le forze armate hanno nuovamente colpito un deposito di petrolio nella regione russa occidentale di Voronezh e una fabbrica di aviazione nella regione di Smolensk.
Sul fronte russo, invece, il ministero della Difesa di Mosca ha fatto sapere di aver abbattuto 8 droni ucraini lanciati sulle regioni di Rostov, Kursk, dove, secondo la Bbc, mille soldati nordcoreani sarebbero stati uccisi, e Voronezh e di aver distrutto la roccaforte ucraina in direzione di Krasnoarmeysk. Inoltre, sempre il ministero della Difesa, ha rivendicato la conquista dell’insediamento di Zapadne, nella regione di Kharkiv.
Intanto, il Presidente ucraino Zelensky è intervenuto al Forum economico di Davos, in Svizzera, e nel suo discorso si è soffermato sul tema del rafforzamento della difesa europea, alla luce delle osservazioni del Presidente degli USA Trump secondo cui l’Ue non avrebbe speso abbastanza per aiutare l’Ucraina e della richiesta ai Paesi membri di spendere il 5% del Pil proprio per la difesa, sottolineando: “Il Presidente Trump presterà attenzione all’Europa? Ritiene che la Nato sia necessaria? E rispetterà le istituzioni europee?. Abbiamo bisogno di una politica di sicurezza e di difesa europea unitaria, l’Europa deve sapersi difendere da sola di fronte a una Russia che seppure economicamente più debole riesce a produrre molte più munizioni e attrezzature militari di tutti i paesi europei messi insieme”. Zelensky ha anche confermato che Kiev e la Casa Bianca stanno lavorando a un bilaterale con il Presidente Trump e “respinto la richiesta russa, in vista di un eventuale trattativa, che l’Ucraina riduca le sue forze armate a un quinto delle dimensioni attuali”.
Lo stesso Zelensky, poi, in un’intervista a La Stampa, riguardo l’adesione dell’Ucraina alla Nato, ha dichiarato: “La maggior parte dei Paesi ci ha supportato, ma quattro, in particolare, no: la Germania, la Slovacchia, l’Ungheria e gli Stati Uniti. In tutti e quattro questi Paesi tutto dipende dagli Usa: penso che se Trump dicesse che è il momento per far entrare Kiev nell’alleanza, lo seguirebbero tutti. Duecentomila persone da tutta Europa, è il minimo. Ma penso che la Nato sia la soluzione migliore, la più conveniente. Minacce di questo tipo possono essere contrastate solo insieme”.
Riguardo alla presenza di forze di peacekeeping in Ucraina, in caso di un accordo sul cessate il fuoco con la Russia, Zelensky , in un’intervista a Bloomberg, ha detto: “Qualsiasi forza di peacekeeping in Ucraina deve includere gli Stati Uniti”, spiegando che gli alleati europei non hanno abbastanza soldati da rappresentare un deterrente per Putin ed evidenziando come gli USA e la Cina dovrebbero usare la loro influenza per aiutare a mettere fine alla guerra in Ucraina.
Negli USA, il Presidente Trump ha confermato di aver avuto un colloquio telefonico con il Presidente ucraino Zelensky e con il Presidente cinese Xi Jinping e ha ribadito che parlerà molto presto anche con il Presidente russo Putin, non escludendo l’imposizione di ulteriori sanzioni alla Russia, qualora il leader del Cremlino “ non si sieda al tavolo delle trattative”.
A tal proposito, il Presidente russo Putin e l’omologo cinese Xi Jinping, come riferito dall’ assistente alla politica estera del Cremlino Yuri Ushakov , al termine del colloquio avuto ieri in videoconferenza, nel quale hanno parlato delle prospettive di un possibile accordo di pace per porre fine alla guerra in Ucraina, ma anche di Corea, Medio Oriente, Siria, Taiwan e altre questioni, hanno confermato che entrambi i Paesi “sono pronti a costruire relazioni con gli Stati Uniti su una base reciprocamente vantaggiosa e rispettosa se il team di Trump mostrerà interesse”.
Secondo quanto detto all’agenzia Tass dal Viceministro degli Esteri russo Ryabkov , “La Russia sta facendo i necessari preparativi interni per una telefonata tra Vladimir Putin e il Presidente americano Donald Trump. Quando probabilmente sentiremo qualcosa di più chiaro e concreto da Washington, allora inizieremo a coordinare orari e questioni organizzative. Non possiamo dire nulla oggi sul grado di capacità negoziale dell’amministrazione entrante, ma comunque, rispetto alla mancanza di speranza in ogni aspetto del precedente capo della Casa Bianca , oggi c’è una finestra di opportunità, anche se piccola. È quindi importante capire con cosa e con chi dovremo trattare, come costruire al meglio le relazioni con Washington, come massimizzare le opportunità e minimizzare i rischi”, mentre il ministro degli Esteri russo Lavrov, in un punto stampa al termine dei colloqui con il suo omologo kirghiso Zheenbek Kulubayev, ribadendo la richiesta da parte di Mosca di uno status neutrale per l’Ucraina, la non adesione alla Nato e un accordo sulle garanzie di sicurezza, ha sottolineato: “Per arrivare alla fine della guerra in Ucraina servono accordi affidabili e giuridicamente vincolanti, che dovrebbero prevedere un meccanismo per l’impossibilità di violazione. Per porre fine al conflitto bisogna affrontarne le cause alla radice”.
A Bruxelles, nel frattempo, si discute del tema della difesa europea e della richiesta del Presidente USA Trump agli Stati membri di aumentare le spese al 5% del Pil. In merito, la Presidente della Commissione Ue von der Leyen, nel suo intervento di ieri al Forum di Davos, ha sottolineato la necessità che l’Europa “cambi marcia” e investa maggiori risorse in una difesa comune, confermando il sostegno all’Ucraina: “E’ importante che l’Ucraina resti un Paese indipendente e che sia l’Ucraina a decidere sul proprio territorio. Quindi, la linea è ancora valida: staremo con l’Ucraina per tutto il tempo necessario”.
Al riguardo, la Vicepresidente e Alta rappresentante dell’Ue Kaja Kallas, alla conferenza annuale dell’agenzia per la difesa Ue, ha dichiarato: “Il Presidente Trump ha ragione a dire che non spendiamo abbastanza per la difesa, è tempo di investire: abbiamo bisogno di investimenti dai Paesi membri e dal settore privato. Ma anche dal bilancio comune Ue, con il quale dobbiamo spendere più dell’1%. Dobbiamo inviare un messaggio che prendiamo sul serio il nostro impegno per la difesa europea. L’anno scorso, i Paesi Ue hanno speso collettivamente una media dell’1,9% del Pil per la difesa. La Russia spende il 9%. Spendiamo miliardi per le nostre scuole, l’assistenza sanitaria e il welfare. Ma se non investiamo di più nella difesa, saremo tutti a rischio. Non c’è assolutamente alcun dubbio che possiamo fare di più per aiutare l’Ucraina. Con il nostro aiuto, possono vincere la guerra. L’unica lingua che parla Putin è quella della forza. L’Ue ha forza. Le economie dei Paesi Ue insieme sono 17 volte più grandi di quella russa. Dobbiamo forzare la sua mano per mostrargli che perderà. E fermarlo prima che attacchi uno dei nostri”.
Anche il Commissario europeo al Commercio, Dombrovskis, intervenuto al Forum di Davos, ha detto: “Se parliamo di consegna di armi, dovremmo sicuramente dare di più all’Ucraina. Abbiamo bisogno di una garanzia di sicurezza molto chiara per l’Ucraina e la migliore garanzia di sicurezza in questo caso è l’adesione alla Nato”, riecheggiato dal Commissario europeo per la Difesa e lo Spazio, Kubilius, che ha dichiarato: “La Lituania destinerà nei prossimi anni il 5-6% del Pil in difesa. Io sono lituano e sarò dunque di parte ma credo sia quello di cui abbiamo bisogno: la Russia spende il 9% del Pil. L’aspetto finanziario “non può ridurre” l’impegno sulla difesa per l’Europa. Come dicono alcuni esperti, la Russia sta conducendo una guerra di nuova generazione contro di noi: propaganda, sabotaggio e aggressione militare vera e propria sono solo forme diverse della stessa guerra, della ‘guerra totale’. Se non facciamo nulla, questi attacchi ibridi potrebbero essere seguiti da attacchi militari. Non ci dovrebbero essere dubbi sulle intenzioni di Putin. Putin potrebbe non fermarsi all’Ucraina. Vuole riportare indietro l’orologio. Non di vent’anni. Ma di quaranta o più anni. All’Unione Sovietica. Addirittura all’impero russo. Questo è chiaro da tutto ciò che Putin e i suoi propagandisti dicono. Potrebbe significare annessione, occupazione di parti dell’Europa. Dominazione del resto. Con il primo passo: l’occupazione dei cuori e delle menti del nostro popolo. E la Russia non è sola. La Corea del Nord e l’Iran fanno parte dello stesso asse di autoritari aggressivi. La Cina non è lontana”.
Il Segretario generale della Nato, Mark Rutte, invece, in un post social, ha scritto: “Ottima telefonata da Davos con il nuovo Segretario di Stato americano Marco Rubio: è bello averti a bordo! Non vediamo l’ora di darti il benvenuto alla Nato e di lavorare insieme su Ucraina, Russia e Cina. Aumentare la spesa per la difesa in Europa e potenziare la produzione di difesa transatlantica ci rende tutti più forti”.
Il Premier polacco Tusk, nel suo intervento alla plenaria del Parlamento europeo sulle priorità della presidenza polacca del Consiglio Ue, ha sottolineato: “Parlo come primo ministro di un paese che sta già spendendo quasi il 5% per la sua sicurezza. Stiamo spendendo il 5% non solo per la nostra sicurezza, ma anche per la sicurezza dell’intera Europa. Perché capita che sia la Polonia ad avere un confine così lungo con la Russia e Bielorussia e quello amichevole con l’Ucraina, ma un confine di guerra. So che la presidenza polacca non sarà la forza che deciderà su questo, ma questo è un caldo appello a tutti di smettere di pensare in modo routinario. Se l’Europa deve sopravvivere, deve essere armata. Non è una nostra scelta. Non sono un militarista. La Polonia è il posto al mondo in cui nessuno vorrebbe vedere ripetersi una guerra. Abbiamo sofferto molto. Abbiamo sofferto di più in Europa, e forse è per questo che lo capiamo così bene, che per evitare di rivisitare la storia, dobbiamo essere forti e dobbiamo essere determinati, anche in termini di capacità militari. Quindi, per non sminuire quell’appello a spendere, siamo flessibili nel modo in cui pensiamo. Siamo creativi. È oggi che dobbiamo aumentare verticalmente la nostra spesa per la difesa, non per sempre, non fino alla fine dei tempi. Ma se dobbiamo dedicare più tempo come stati membri nazionali, come Ue come Nato. Dobbiamo investire di più oggi. Ecco perché dovete pensarci seriamente. Ciò che dipende da questo non è solo il futuro dell’Ucraina e della regione, ma dell’intera Europa e dell’intero mondo come lo conosciamo oggi. Dipende dalla nostra capacità di difenderci, non importa chi voglia aiutarci e chi voglia giocare contro di noi”.
Infine, il ministro della Difesa tedesco, Pistorius, durante la sua visita a Vilnius, ha dichiarato: “Gli esperti ritengono che Putin possa ricompattare le sue forze militari entro il 2029-2030 creando le condizioni adatte a un nuovo possibile attacco, anche contro gli Stati dell’Alleanza atlantica. Fino a quella data dobbiamo il dovere di adeguare le nostre capacità difensive”.
Quanto, all’adesione dell’Ucraina alla Ue, la Commissaria europea all’Allargamento, Marta Kos, nel suo intervento al Forum a Davos, tornando sulla richiesta del ministro degli Esteri ucraino, Sybiha “di trattare i Paesi candidati già ora come membri dell’Ue”, ha detto: “Il processo di adesione all’Ue è molto più impegnativo, ma anche più rapido. Ad esempio, per la prima volta, abbiamo avviato i negoziati di adesione con un Paese in guerra. Ed è impegnativo per noi perché, soprattutto per l’Ucraina il processo di integrazione europea è da due a tre volte più veloce del normale processo, se paragonato ad altri Stati candidati. Se prendessimo la strada così com’è ad esempio per la Macedonia del Nord, l’Ucraina diventerebbe membro dell’Ue nel 2045 e non possiamo permettercelo. Deve o dovrebbe essere un punto di partenza quando parliamo di politiche dell’Ue. Auspico di veder riflesso nel bilancio europeo del 2028-2034 l’ambizioso obiettivo del futuro allargamento, altrimenti sarebbe molto problematico raggiungerlo”.
In Italia, invece, fra ieri e oggi, il ministro della Difesa Crosetto ha tenuto alle Camere le sue Comunicazioni riguardo la proroga al 31 dicembre 2025 degli aiuti all’Ucraina, inclusi quelli militari.
Nel suo intervento in Aula, il ministro Crosetto ,facendo il punto sul conflitto in Ucraina e sulle iniziative a sostegno del Paese, alla luce della sua recente visita a Kiev, ha chiarito: “Noi non approviamo alcun pacchetto oggi, per cui lo dico anche per gli amici giornalisti, non c’è l’approvazione di alcun pacchetto; c’è in approvazione la possibilità, data al Governo, riapprovando un decreto, approvato per la prima volta nel 2022 da un’altra maggioranza rispetto a quella che adesso governa il Paese, quindi lo stesso identico decreto che è stato approvato nel 2022, che viene oggi riproposto in approvazione. Cosa consente di fare questo decreto? Di fornire aiuti di ogni tipo, anche militari, all’Ucraina nel corso dell’anno. Quindi, non si approva un pacchetto, non c’è alcun contenuto in questa discussione se non quello politico di autorizzare il Governo a – eventualmente, nel corso dell’anno, se ce ne sarà la possibilità – continuare ad aiutare l’Ucraina come abbiamo fatto negli anni scorsi, questo per rimettere all’interno dei confini reali il dibattito odierno”.
Quindi, il ministro Crosetto , in alcuni passaggi delle sue Comunicazioni, ha detto: “Ci approssimiamo, ormai, alla conclusione del terzo anno di conflitto e non emerge all’orizzonte, ad oggi, nessuna soluzione semplice o immediata. Negli ultimi mesi gli attacchi russi hanno registrato un notevole incremento in intensità e portata, colpendo indiscriminatamente obiettivi militari e infrastrutture civili, soprattutto infrastrutture civili energetiche. Chiaramente, questa condotta evidenzia l’intento di infliggere danni, sofferenze fisiche e morali alla popolazione, non tanto all’esercito ucraino. Dalle fonti delle Nazioni Unite sono oltre 12.300 i civili uccisi da quando c’è stata l’invasione in Ucraina e nel 2024 si è registrato il maggiore aumento di vittime civili per effetto dell’uso intensivo di droni, di missili a lunga gittata e di fuoco d’artiglieria. Come ho detto prima, i russi hanno danneggiato in modo rilevante sia le infrastrutture energetiche dell’Ucraina sia quelle dedicate all’erogazione del gas sia quelle dei servizi idrici, di riscaldamento e di trasporto: sono situazioni che, nel rigido inverno ucraino, risultano ancora più intollerabili per la popolazione civile e, in effetti, sono migliaia gli ucraini che stanno continuando ad abbandonare la loro terra, ogni giorno. È una condotta brutale che vede un crescente coinvolgimento degli inermi, dei più deboli – ripeto -, delle donne, dei bambini e degli uomini civili. Io penso che proprio per questo noi non possiamo avere indecisioni nel condannare questa situazione e penso che tutto il Parlamento condanni questa situazione, al di là delle differenze che possono esserci nello strumento. Tuttavia, dobbiamo anche lavorare per non consentire che nell’opinione pubblica si consolidi l’abitudine ai conflitti: vale per questo, vale per quello di Gaza, vale per tutti i conflitti aperti nel mondo; c’è una certa abitudine per cui non sono cose nostre, non ci riguardano; ormai siamo abituati ogni giorno a vedere civili massacrati ovunque nel mondo. Oggi parliamo dell’Ucraina. Recependo le risoluzioni che il Parlamento ha approvato, la posizione del Governo – e quindi della Difesa – è sempre stata chiara e abbiamo lavorato cercando di creare le condizioni per un cessate il fuoco e per aprire un confronto diplomatico per giungere a una pace giusta e duratura. Questo è sempre stato fin dall’inizio l’obiettivo, almeno da quando io sono Ministro della Difesa, quello che ci siamo posti ogni volta, quello che abbiamo esplicitato, perché la storia ci renderà merito, prima o poi, della posizione avuta dall’Italia, sempre in questi due anni e mezzo (parlo dei miei due anni e mezzo, non posso parlare di quelli prima, ma so che anche in quelli prima fu così). L’Italia non ha mai pensato che potesse esserci una guerra tra la NATO e la Russia, tra l’Europa e la Russia. L’Italia ha sempre pensato che un popolo aggredito andasse aiutato, che la sovranità nazionale fosse un bene prezioso che la comunità internazionale dovesse in qualche modo preservare e che fosse affidato alla comunità internazionale il dovere di discernere negli scontri tra le Nazioni quando era il caso di intervenire e come intervenire. Ieri ,in una risoluzione è stato richiamato lo spirito di Pratica di Mare quella fotografia che faceva stringere la mano a due persone che, fino al giorno prima, erano nemiche, che portò in quell’epoca la Russia a essere osservatore al tavolo NATO. La Russia io ricordo che fu, per un periodo, osservatrice per la NATO; era un periodo diverso; anche questa lettura che la NATO era nemica, non era così per la Russia, allora, visto che si avvicinò e volle essere osservatrice. Ma cosa stiamo discutendo oggi? Oggi stiamo discutendo della possibilità di aiutare un popolo. Io sono stato a Kiev recentemente e molti altri, presenti in quest’Aula, lo sono stati. Vedete, è da constatare che da quasi 1.100 giorni, ogni sacrosanto giorno, cadono su quella Nazione, ogni giorno, 4.000-5.000 colpi di artiglieria, 300 bombe di aerei e 300 droni armati: ogni sacrosanto giorno, da più di 1.000, da quasi 1.100 giorni, ogni giorno. Allora, io ieri l’ho detto ai colleghi senatori: o si guardavano quelle bombe cadere o si cercava di fare in modo che qualcuna di quelle bombe non cadesse. Noi abbiamo scelto di fare in modo che qualcuna di quelle bombe non cadesse ,perché io vi assicuro che in questi due anni e mezzo, essendo stato una delle persone che più si è spesa per l’avvio di una soluzione diplomatica, mi sono chiesto cosa sarebbe successo se l’Occidente avesse deciso di non aiutare l’Ucraina: oggi ci sarebbe la pace, perché non ci sarebbe più l’Ucraina, perché non ci sarebbe più il popolo ucraino; ci sarebbe la stessa pace che troviamo nei cimiteri probabilmente, ma non è la pace per cui noi abbiamo deciso di fare politica, per cui noi siamo in quest’Aula e per cui noi abbiamo pensato che la democrazia sia un bene da difendere, come la libertà; questo è il modo con cui abbiamo affrontato questi due anni e mezzo. Io, col peso che ognuno di noi avrebbe ed ha nel momento in cui sa che fornisce armi che servono a combattere una guerra, so che quella guerra è la stessa guerra – oggi ricordiamo Anzio – che qualcuno è venuto a combattere qui non fornendo armi, perché 81 anni fa nello sbarco di Anzio non portarono armi e ci abbandonarono a noi stessi; portarono armi e scesero sul suolo italiano per difendere la nostra libertà. E non si voltarono allora dall’altra parte; non si voltarono dall’altra parte dicendo che era un problema europeo e che, in realtà, c’era stato qualcuno che aveva sbagliato, nessuno si mise a fare dei sofismi, di fronte al nazismo che entrava nelle Nazioni e uccideva la libertà. Nessuno si mise a fare sofismi. E non si misero neanche a contare i loro morti e molti li abbiamo nei nostri cimiteri: americani, australiani, di ogni parte del mondo. Non si chiesero nulla: vennero a difendere la libertà. Noi abbiamo fatto, con molto meno sacrificio e con molto meno impegno, in minima parte la stessa cosa: abbiamo fornito aiuto a una Nazione che non aveva neanche la possibilità materiale di difendersi, perché non aveva le armi per difendersi. Quelle armi non hanno alimentato la guerra, quelle armi hanno consentito a persone che avrebbero usato anche le pietre e le per difendersi di difendersi e guardate che la dignità di quelle persone si legge anche nell’età media. Guardate, la più grande difficoltà che adesso ha l’Ucraina è il reclutamento e la cosa che a me fa più pena, mentre parlo di queste cose che qui releghiamo anche alla speculazione politica di bassa lega, è che l’età media di quelli che combattono è 47 anni. Sapete perché 47 anni? Perché l’Ucraina ha deciso di preservare quelli dai 18 ai 25 per garantirsi un futuro: i padri stanno morendo per i figli e morirebbero anche se noi non gli dessimo le armi, morirebbero lo stesso su quel fronte anche se noi ci rifiutassimo di aiutarli; noi, gli Stati Uniti; lo farebbero ugualmente; ci sarebbe una guerra ancora più sproporzionata e la Russia al posto di conquistare una zona di Ucraina che è grande ormai – quella conquistata – come il Nord Italia, che è il 18 per cento dell’Ucraina, ne avrebbe conquistata una più grande ancora; e forse sarebbe arrivata più in profondità, ma loro continuerebbero a combattere; forse continuerebbero a combattere anche solo da Leopoli che è al confine con la Polonia con tutta l’Ucraina occupata. Perché? Perché è la loro terra, perché è la loro Nazione, perché pensano di avere il diritto di essere liberi di vivere in democrazia e di decidere chi li comanda e che non si decida con i carri armati e con missili. Noi abbiamo preso atto di questo, non diamo un giudizio politico; non significa essere amici o nemici o più amici dell’Ucraina o dire è più bello Zelensky o Putin. Non ci interessano i concorsi di bellezza, non ci interessa la storia dei nostri rapporti, non ci interessa nulla di questo. Ci interessa la giustizia, ci interessa discernere. Zelensky guida una Nazione che è stata attaccata brutalmente, senza motivo e senza ragione. Zelensky ha avuto il merito, che nessun altro ha avuto nella storia dei leader, di non abbandonare il suo Paese anche quando due elicotteri sono andati a prenderlo perché i carri armati erano ai confini, erano a Kiev praticamente. Non se n’è andato. Non pensava di vincere: pensava di essere catturato dai russi quando ha deciso; ha deciso di farlo. L’Ucraina è nata lì, la resistenza ucraina è nata da quel gesto e noi, da fuori, abbiamo deciso di aiutare quella resistenza, come alcuni aiutarono la nostra Resistenza. È questo quello che abbiamo deciso di fare. Lo abbiamo deciso di fare, mettendo dei vincoli. Abbiamo deciso di dire: vi diamo armi per difendervi; vi diamo armi per bloccare quelle bombe; vi diamo armi che non potete usare se non in territorio ucraino; vi diamo armi per difendere la vostra libertà. Non vi diamo armi – almeno nell’idea italiana – pensando che questa guerra debba durare all’infinito. No, io l’ho detto ieri e lo ribadisco: io spero di non usare questo decreto; spero che non ci sia mai un undicesimo pacchetto; spero che questo decreto sia totalmente inutile e spero di poterlo stracciare; spero di non parlare mai più di una guerra ucraina nelle Aule di questo Parlamento. Lo spero da domani mattina, perché tutti noi ci auguriamo una sola cosa: che l’Ucraina sia in pace e che si ricostituisca e che il diritto internazionale si riesca a difendere non con le armi, ma con un tavolo di pace. A questo, però, dobbiamo arrivarci e bisogna essere in due. Ripeto: non c’è stato un giorno in cui la Russia abbia smesso di bombardare l’Ucraina, un solo giorno. E non esiste possibilità di pace, se non si inizia con una tregua e non esiste la tregua se qualcuno non smette di bombardare”.
Al termine delle Comunicazioni del ministro della Difesa Crosetto, si è tenuta in Aula la discussione generale con gli interventi di alcuni deputati, cui è seguita la replica del ministro e la votazione sulle risoluzioni presentate: una dalla maggioranza e una per ciascun partito delle opposizioni.
La Camera poi , come il Senato, ha approvato con parere favorevole del governo la risoluzione della Maggioranza e , sempre con parere favorevole del governo, parti di quelle delle opposizioni.
©Riproduzione riservata