di Federica Marengo giovedì 16 gennaio 2025
-Nella giornata di ieri, la Presidente del Consiglio Meloni ha partecipato ad Abu Dhabi alla Sustainability Week, evento dedicato al tema delle interconnessioni nell’ambito della transizione energetica, nel corso del quale ha tenuto un intervento.
Nel suo discorso, la Premier ha sottolineato la necessità, al fine di raggiungere gli obiettivi fissati nel primo Global Stocktake adottato alla COP 28 di Dubai ,sotto Presidenza emiratina, ovvero triplicare la capacità di generazione di energia rinnovabile entro il 2030 e raddoppiare il tasso di efficienza energetica, di “ragionare con schemi nuovi, da un lato, superando l’anacronistica divisione tra Nazioni sviluppate e Nazioni emergenti, per condividere il più possibile le responsabilità e il percorso intrapreso, e dall’altro ,rifiutando l’approccio ideologico a una materia che non ha nulla a che fare con l’ideologia” e di non continuare “ad inseguire la decarbonizzazione al prezzo della desertificazione economica o ad accantonare per motivi ideologici soluzioni che invece possono essere utili per costruire una valida alternativa all’approvvigionamento da fonti fossili”.
Quindi, la Presidente Meloni ha invitato ad essere “pragmatici” e a guardare ai dati reali, secondo i quali : “la popolazione mondiale raggiungerà gli 8,5 miliardi entro il 2030” e “ il PIL globale raddoppierà nel prossimo decennio”, spiegando: “Ciò spingerà inesorabilmente al rialzo la domanda di energia, anche per il crescente fabbisogno richiesto dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale generativa, perché algoritmi sempre più sofisticati e performanti richiedono quantità di energia sempre più imponenti. Riflettete un secondo su ciò che accade ogniqualvolta rivolgiamo una domanda ad una chatbot basata sull’intelligenza artificiale: l’energia consumata è 15 volte superiore a quella necessaria per una semplice ricerca online. Già oggi i data center consumano circa l’1% dell’elettricità globale. Questa percentuale è destinata inevitabilmente a salire, con una domanda crescente che si sommerà a quella tradizionalmente richiesta dal settore industriale e manifatturiero. Il combinato disposto tra questi due fattori metterà ulteriormente sotto pressione le reti elettriche e le infrastrutture energetiche”.
Pertanto, per la Premier: “Il futuro della transizione energetica e della digitalizzazione dipenderà, dunque, dalla capacità di trovare un equilibrio tra sostenibilità e innovazione”.
Ancora ha proseguito la Presidente del Consiglio Meloni: “Serve costruire un mix energetico equilibrato, fondato sulle tecnologie già in uso, su quelle che stiamo sperimentando e su quelle che dobbiamo ancora scoprire. Non mi riferisco solo alle energie rinnovabili, ma anche al gas, ai biocarburanti, all’idrogeno verde e alla cattura della anidride carbonica, senza dimenticare la prospettiva del nucleare da fusione, tecnologia potenzialmente in grado di produrre energia pulita, sicura e per di più illimitata e di trasformare l’energia da arma geopolitica a risorsa ampiamente accessibile, di fatto cambiando la storia. L’Italia sta facendo la propria parte in questa direzione, e ha per questo ospitato a Roma la prima riunione del Gruppo mondiale per l’energia da fusione promosso dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). Ma se vogliamo che la transizione energetica sia concreta e sostenibile, dobbiamo fare in modo che questo percorso sia accompagnato da un adeguato sostegno infrastrutturale. E io sono convinta che lo sviluppo delle interconnessioni possa essere la chiave di volta di una nuova diplomazia energetica, che sappia moltiplicare le occasioni di cooperazione tra di noi e sia in grado di generare benefici condivisi per tutti”.
Poi, la Premier ha evidenziato il ruolo strategico dell’Italia quale hub di approvvigionamento e distribuzione in grado di incrociare l’offerta del Continente africano con al domanda di energia europea: “Con questo approccio, l’Italia si candida a diventare lo snodo strategico per i flussi energetici tra l’Europa e l’Africa. Siamo una piattaforma naturale nel Mediterraneo e questo ci offre l’opportunità di essere un hub di approvvigionamento e distribuzione in grado di far incontrare l’offerta, esistente e potenziale, del Continente africano e la domanda europea di energia. È un’ambizione alla quale il Governo italiano sta dando voce anche attraverso il Piano Mattei (il piano di cooperazione con Paesi africani che abbiamo lanciato), che ha tra i suoi pilastri proprio l’energia e contempla anche progetti strategici di connessione. Penso all’interconnessione elettrica Elmed tra Italia e Tunisia. Un progetto co-finanziato dalla Banca Mondiale e dall’Unione europea, che prevede la realizzazione di un cavo di circa 220 chilometri ad alta tensione e in corrente continua della potenza di 600 MW. Mi riferisco, anche, al “SoutH2 Corridor” per il trasporto dell’idrogeno dal Nord Africa all’Europa centrale passando per l’Italia, o ai progetti ad alto potenziale che abbiamo avviato in ambito G7 come l’Energy for Growth in Africa, che punta a favorire investimenti nell’energia pulita nel Continente africano. Ma il Mediterraneo può diventare lo spazio per costruire molte altre occasioni di cooperazione energetica, rafforzando progetti esistenti e lanciandone di innovativi. L’Italia è tradizionalmente legata alle Nazioni dei Balcani occidentali, come dimostra la mia amicizia con il Primo Ministro Edi Rama, e questi legami si sono declinati nel tempo anche nei progetti di infrastrutturazione energetica. Mi riferisco, ad esempio, all’interconnessione elettrica che corre per 430 chilometri sui fondali dell’Adriatico e che collega l’Italia al Montenegro e all’area balcanica. Infrastruttura strategica, che intendiamo rafforzare e rendere ancor più efficiente e competitiva”.
A seguire, dunque, l’annuncio da parte della Presidente Meloni della firma di un quadro di partenariato strategico tripartito per l’avvio di un progetto tra le due sponde dell’Adriatico, riguardo cui ha evidenziato: “Con Sua Altezza lo Sceicco Mohammed bin Zayed e il Primo ministro Edi Rama, due miei buoni amici e due buoni amici dell’Italia, assisteremo oggi alla firma di un impegno estremamente importante per realizzare una nuova interconnessione energetica, che punta alla produzione di energia elettrica verde in Albania e all’esportazione di una parte di quella energia verso l’Italia, grazie a un cavo sottomarino che attraverserà l’Adriatico. È un progetto in cui crediamo molto e che coinvolgerà i nostri tre governi, il settore privato e i gestori di rete. Ed è un’iniziativa di cui vado personalmente fiera, perché è la dimostrazione concreta che è possibile costruire nuove forme di cooperazione, anche tra partner all’apparenza lontani tra loro, almeno dal punto di vista geografico. Partner che però sono capaci di vedere la scacchiera nel suo complesso, e non solo il quadrante di quella scacchiera che apparentemente li riguarda più da vicino. Così, questa iniziativa rappresenta un passo tangibile nella direzione di un’interconnessione davvero globale, che si estenda dall’Asia al Golfo, dal Nord Africa all’Europa, in grado di fornire energia in entrambe le direzioni”.
Infine, al termine del suo intervento, la Premier, esortando a vivere le trasformazioni come opportunità e a non aver timore di osare, ha detto: “Sappiamo di vivere in un tempo particolarmente complesso, attraversato da trasformazioni epocali. Ora abbiamo una scelta da fare: possiamo subire queste trasformazioni e rimanere inerti, o interpretare queste trasformazioni come opportunità. Io credo fermamente che la strada da seguire sia la seconda. Una strada da percorrere con coraggio e visione, non avendo paura di osare. Perché, come diceva l’economista Julian Simon, “il migliore carburante per alimentare il progresso mondiale è la nostra scorta di conoscenze, e il freno è la nostra mancanza di immaginazione”.
A margine dell’evento ad Abu Dhabi, quindi, come annunciato, la Presidente del Consiglio Meloni ha presenziato alla firma dell’intesa trilaterale per lo sviluppo di energie rinnovabili in Albania e la loro esportazione verso l’Italia tramite un cavo elettrico sottomarino e ha avuto un bilaterale con il Presidente degli Emirati Arabi Uniti, Sheikh Mohamed bin Zayed Al Nahyan, in cui si è parlato: di come rafforzare ulteriormente le già eccellenti relazioni bilaterali sulla base della partnership strategica lanciata nel 2023; della cooperazione nel settore dell’energia e delle interconnessioni, delle nuove frontiere dell’intelligenza artificiale, delle opportunità di investimento nelle due Nazioni e del rilancio della cooperazione nel settore della difesa, ma anche delle guerra in Ucraina, della situazione in Medio Oriente e delle possibili iniziative comuni nel quadro del Piano Mattei per l’Africa e del Processo di Roma su migrazioni e sviluppo.
Restando in tema di transizione energetica, il governo lavora a un disegno di legge quadro sull’energia nucleare che entro la fine di gennaio dovrebbe arrivare in Consiglio dei Ministri. Il provvedimento prevederebbe l’istituzione di un’agenzia di controllo sul nucleare, mentre per le norme di attuazione della legge delega saranno necessari circa due anni.
Intanto, sul fronte dei lavori parlamentari, approvato oggi alla Camera con 174 voti a favore, 92 contrari e 5 astenuti, il disegno di legge del ministro della Giustizia Nordio, intervenuto in Aula durante l’esame, sulla separazione delle carriere dei giudici e dei Pubblici ministeri.
La riforma passa ora al Senato per la seconda lettura, per poi, qualora vi fossero modifiche, tornare a Montecitorio. Tuttavia, trattandosi di una riforma costituzionale occorreranno quattro letture da parte dei due rami del Parlamento ed è necessario che nelle ultime due letture i voti favorevoli siano pari alla maggioranza di due terzi, altrimenti, si procederà con il referendum confermativo.
Il provvedimento, votato dai partiti di maggioranza, ma anche da alcuni partiti dell’opposizione, quali: Azione e +Europa, mentre Italia viva, pur sostenendo la riforma, si è astenuta per la contrarietà al sistema del sorteggio per i componenti laici e togati dei due Csm, e Pd, M5S e Avs hanno espresso voto contrario, modifica il Titolo IV della Costituzione al fine di separare le carriere dei magistrati, distinguendo le funzioni dei magistrati requirenti (pubblici ministeri) da quelle dei magistrati giudicanti e introduce due distinti organi di autogoverno, il Consiglio superiore della magistratura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente, con l’obiettivo di “garantire una maggiore autonomia e specializzazione nei rispettivi ambiti di competenza”.
Entrambi gli organi saranno presieduti dal Presidente della Repubblica e ne faranno parte di diritto, rispettivamente, il primo Presidente della Corte di Cassazione e il Procuratore generale della Corte di Cassazione. Gli altri componenti verranno sorteggiati per un terzo da un elenco di figure giuridiche di alto livello, compilato dal Parlamento in seduta comune e, per i restanti due terzi , tra i magistrati giudicanti e tra i magistrati requirenti.
Istituita poi anche l’Alta Corte disciplinare cui è attribuita la giurisdizione disciplinare nei confronti dei magistrati ordinari giudicanti e requirenti, composta da quindici giudici, dei quali tre nominati dal Presidente della Repubblica tra giuristi e avvocati, tre estratti a sorte da un elenco compilato dal Parlamento in seduta comune, sei estratti a sorte tra i magistrati giudicanti con specifici requisiti, tre estratti a sorte tra i magistrati requirenti anch’essi con specifici requisiti.
Il Presidente dell’Alta Corte invece dovrà ssere individuato tra i componenti nominati dal Capo dello Stato e quelli sorteggiati dall’elenco compilato dal Parlamento.
Oltre alle opposizioni, secondo cui “la riforma indebolisce la magistratura e punta a una svolta autoritaria”, contraria al suddetto disegno di legge anche l’Associazione Nazionale Magistrati che non esclude lo sciopero.
Soddisfatto il ministro della Giustizia Nordio e la maggioranza, secondo cui “la riforma libera i magistrati dalla sedimentazione correntizia che li tiene sotto tutela”, “svincolandoli e spezzando questo legame patologico che unisce elettore ed eletto e trova la sua manifestazione più patologica nella sezione disciplinare”.
A favore della riforma, anche l’Unione delle Camere penali.
©Riproduzione riservata