di Federica Marengo martedì 7 gennaio 2025
-Proseguono gli attacchi russi sull’Ucraina. Secondo quanto riferito dall’Aeronautica militare di Kiev, infatti, nella notte, le forze di Mosca hanno effettuato raid con 38 droni, di cui 28 sono stati abbattuti. Ad essere colpite, le regioni di Poltava, Sumy, Kharkiv, Cherkasy, Dnipro, Mykolaiv, Kherson, dove 3 persone sono rimaste uccise e 4 ferite nei bobardamenti, e Kirovohrad.
Allo stesso tempo, la maggior parte dei combattimenti si concentra sul fronte di Kursk, dove le forze ucraine, che hanno conquistato parte della regione russa dall’agosto scorso, hanno lanciato nei giorni scorsi un contrattacco e dove il Comando delle forze operative speciali dell’esercito ucraino ha annunciato di aver ucciso 13 militari nordcoreani, sebbene il ministero della Difesa russo abbia dichiarato che “le truppe di Mosca hanno inflitto pesanti colpi alle unità ucraine” e che “la nuova offensiva ucraina è stata respinta dall’artiglieria e dall’aviazione”.
A tal proposito, il Segretario di Stato USA, uscente, Blinken, nel corso di una conferenza stampa a Seoul, prima tappa dell’ultimo tour diplomatico che lo porterà anche in Giappone, Francia e Italia, prima dell’insediamento del Presidente eletto Trump, ha dichiarato: “La loro posizione a Kursk è importante, perché è certamente un elemento da tenere in considerazione in qualsiasi negoziato che possa aver luogo nel corso del prossimo anno”.
Sotto attacco russo anche Pokrovsk e Kurakhove. Proprio riguardo al fronte di Kurakhove, nella regione di Donetsk, l’esercito di Kiev ha smentito la notizia diffusa ieri da Mosca che la città strategica nell’est dell’Ucraina sia stata conquistata dalle forze russe, facendo sapere che ivi, invece, sono in corso “combattimenti attivi” e che “la situazione è molto difficile”, ma le forze di Kiev “tengono la parte occidentale della città, alla periferia ovest e la centrale elettrica situata in città”.
Tuttavia, il Commissario per i diritti umani del Parlamento ucraino, Lubinets, ha reso noto che esiste un accordo preliminare con Mosca secondo il quale nel 2025 gli scambi di prigionieri di guerra saranno sistematici, con priorità ai malati e ai feriti gravi.
Intanto, il Presidente ucraino Zelensky, nell’intervista rilasciata a un podcaster USA, auspicando di incontrare il Presidente degli USA eletto Trump dopo il suo insediamento, è tornato a chiedere come garanzia di sicurezza per porre fine alla guerra l’adesione dell’Ucraina alla Nato.
Inoltre, Zelensky , sottolineando che se Trump decidesse di uscire dalla Nato, indebolirebbe l’alleanza militare , rafforzerebbe Putin e distruggerebbe l’ Europa, ha affermato che il leader del Cremlino non è interessato a negoziati seri sulla fine della guerra e che dovrebbe essere costretto a fermarsi e ad accettare una pace duratura e che ,per questo ,gli ucraini contano sulla Casa Bianca.
A Mosca, invece, dove la Chiesa ortodossa in queste ore celebra il Natale, il Presidente Putin ha inviato un messaggio di auguri per le festività natalizie e ha partecipato dapprima alla Messa nella chiesa del Gran Martire San Giorgio il Vittorioso, che si trova nel Parco della Vittoria, insieme con i veterani della guerra in Ucraina, e poi si è trasferito nella Cattedrale di Cristo Salvatore dove il Patriarca Kirill ha officiato le celebrazioni e tenuto la sua omelia.
Quanto alla questione del gas e dello stop alle forniture da parte della Russia all’Europa centrale e orientale per tramite dell’Ucraina in corso dal 1° gennaio, alla luce della decisione di Kiev di non rinnovare l’accordo di transito, siglato nel 2019 e scaduto il 31 dicembre 2024, in Transnistria, regione della Moldavia al confine con l’Ucraina, separatista e prevalentemente russofona, più di 51 mila famiglie sono rimaste senza gas e 1500 condomini , 131 scuole e 147 asili sono rimasti senza riscaldamento e le autorità hanno disposto di non riaprirli dopo le vacanze invernali.
A tal proposito, una portavoce della Commissione Ue, ha fatto sapere che “Le autorità della Moldavia hanno offerto assistenza energetica e umanitaria alla Transnistria , ma che “al momento non è stata accettata” e ha invitato “Tiraspol a cooperare con Chisinau per affrontare la situazione nell’interesse della popolazione locale”.
In merito, la ministra del Clima e dell’Ambiente polacca, Paulina Hennig-Kloska, replicando all’avvertimento del Premier slovacco Fico che, viste le perdite subite dalla Slovacchia per via della fine dei flussi di gas tramite l’Ucraina, ha ventilato di tagliare a Kiev le forniture di elettricità, di ridurre gli aiuti ai rifugiati e di chiedere il rinnovo dei transiti di gas o un risarcimento, ha dichiarato che “La Polonia è pronta a fornire elettricità all’Ucraina”.
Dall’Ungheria, invece, il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó, in un post social ha evidenziato: “Da quando il blocco della via di transito ucraina è diventato permanente a metà dicembre, il prezzo del gas naturale sul mercato europeo è aumentato del 20%. Così, l’Ucraina, che cerca di aderire all’UE come Paese candidato, ha nuovamente messo l’economia europea in una situazione difficile con la sua ultima decisione”.
Szijjártó ha aggiunto che l’accordo di associazione UE-Ucraina, che prevede anche il mantenimento delle rotte di trasporto dell’energia, deve essere rispettato da entrambe le parti e ha assicurato che le forniture di gas all’Ungheria continueranno attraverso il Turkish Stream, ritenendo però che la decisione dell’Ucraina dello stop al transito determinerà ulteriori aumenti dei prezzi e ulteriori perdite.
La portavoce della Commissione europea per l’Energia, Anna-Kaisa Itkonen, nel corso della consueta conferenza stampa ha dichiarato : “I livelli di stoccaggio di gas in Ue sono intorno al 70% e non ci sono problemi di sicurezza di approvvigionamento. Ci sono prelievi elevati rispetto al 2024 dell’anno scorso ma i livelli di stoccaggio sono ancora intorno al 70% e rimangono superiori alla media dei livelli pre bellici”.
Per l’Italia, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Pichetto Fratin, riguardo all’aumento dei prezzi del gas in seguito allo stop delle forniture dalla Russia, ai microfoni di Rainews24 , ha dichiarato : “La prima rassicurazione che posso dare è quella nazionale che fa il paio anche con quella europea fatta proprio oggi dalla Commissione: i quantitativi di gas sono in grado di coprire quella che è il fabbisogno e noi abbiamo ancora stoccaggi molto alti, quasi del 78%. Per quanto riguarda l’inverno attuale ,l’Italia non ha un problema di ordine quantitativo. È chiaro che il tema rimane quello del prezzo, da marzo-aprile sarà importante avere un prezzo di carico che sia basso. Ma c’è un sistema di price-cap contro le operazioni puramente finanziarie. C’è stato, a seguito della previsione della chiusura della pipeline che attraversa l’Ucraina, già un aumento che naturalmente ha portato il prezzo del gas da circa 30-35 euro al megawattora a 50 euro nei giorni scorsi , peraltro oggi i primi indicatori lo vedevano in calo, ed è un aumento dovuto al timore che venisse a mancare per alcuni Paesi europei, parlo di Ungheria, di Austria, di Slovacchia, ma su questo c’è un sistema di solidarietà che sta tenendo e quindi anche per quei Paesi non dovrebbe mancare. A livello europeo abbiamo creato le condizioni del meccanismo di solidarietà, che ha già avuto un utilizzo abbastanza rilevante. Infatti, io vorrei ricordare che nell’ultimo anno noi abbiamo fornito per diversi periodi l’Austria, quindi proprio per quell’impegno di solidarietà tra i vari Paesi e questo è il dato di fondo rispetto alla questione quantitativa. Sulla questione prezzo è chiaro che si sta monitorando. Poi c’è un meccanismo che è stato messo a punto un anno e qualche mese fa, che è il cosiddetto price cap, allora era a valori impensabili oggi, a 180 euro, qualcosa di altissimo. Io credo che, avendo il meccanismo pronto, si debba porre la massima attenzione, perché eventualmente, qualora si verificassero quelle situazioni di carattere puramente finanziario, non legato alla quantità del gas che c’è nel mondo e del gas che l’Europa può avere, io credo che si debba intervenire”.
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