di Federica Marengo lunedì 16 dicembre 2024
-Proseguono gli attacchi aerei delle forze israeliane sulla Striscia di Gaza. Nelle ultime 24 ore, infatti, secondo l’agenzia palestinese Wafa, 14 persone sono rimaste uccise e 30 ferite in un raid su una tenda di sfollati a Izbat Beit Hanoun, nel nord di Gaza; 4, invece, i morti e numerosi feriti in seguito a un attacco su un’abitazione nel centro di Gaza city. Infine, 12 persone sono rimaste uccise in un raid aereo su scuole rifugio nella parte meridionale della Striscia.
Intanto, mentre Al Jazeera Qatar ha denunciato l’uccisione di un giornalista in un raid israeliano a Gaza, secondo Israele “un membro della Jihad islamica”, sarebbe vicino il raggiungimento dell’accordo tra Israele e Hamas sulla tregua e il rilascio degli ostaggi. In merito, una fonte di Hamas ha dichiarato al giornale saudita Asharq News: ”Siamo più vicini che mai a raggiungere un accordo per il cessate il fuoco e lo scambio di prigionieri, sempre che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu non ostacoli l’accordo. Hamas ha presentato una proposta di accordo mostrando una grande flessibilità per arrivare a una fine graduale della guerra e a un ritiro graduale delle forze israeliane in base a una tempistica condivisa e alle garanzie dei mediatori internazionali”.
A confermare ciò, anche il ministro della Difesa israeliano Katz ,che ha riferito ai deputati della Knesset, il Parlamento israeliano, che “Israele è più vicina che mai a un accordo per la liberazione degli ostaggi”, riecheggiato da un funzionario israeliano che ha dichiarato a Israel Hayom che “l’accordo sugli ostaggi con Hamas sarà probabilmente concluso entro l’Hanukkah che inizia la sera del 25 dicembre”.
Per Channel 13, per ora, i colloqui sono sospesi sul numero di ostaggi da rilasciare in un accordo parziale, in quanto Hamas insiste nel rilasciarne molti meno di quanti ne richieda Israele.
A Bruxelles, si è svolto stamane il Consiglio degli Affari Esteri, il primo presieduto dall’Alta Rappresentante dell’Ue, Kaja Kallas, che , al termine, ha dichiarato: “Oggi al Consiglio Affari Esteri ho proposto di convocare il consiglio di associazione con Israele e la proposta è stata appoggiata anche dai ministri degli Esteri dei Paesi Ue. Nella riunione abbiamo discusso degli sviluppi più ampi in Medio Oriente e a Gaza. I ministri hanno ribadito la necessità del cessate il fuoco, del rilascio degli ostaggi, della consegna in tempo utile e senza ostacoli degli aiuti umanitari e della necessità di un dialogo per spingere verso la soluzione dei due Stati. Dopo il Consiglio di associazione con Israele, verrà convocato presto anche un incontro di alto livello con l’Autorità palestinese”.
In Italia, in un passaggio del suo intervento alla XVII° edizione degli Stati generali della diplomazia alla Farnesina, il Presidente della Repubblica Mattarella ha dichiarato: “Perseguire l’obiettivo, ravvicinato, della statualità palestinese significa offrire al popolo della Cisgiordania e di Gaza un traguardo di giustizia e una convincente prospettiva di speranza per il proprio futuro, irrinunziabile condizione anche per una finalmente solida garanzia di sicurezza per Israele. Con analoga tenacia occorrerà accompagnare la definizione dello Stato che sorgerà dalla nuova situazione siriana, sia dal punto di vista politico sia per quel che riguarda le conseguenze umanitarie”.
Nel frattempo, in Siria, il leader di Hayat Tahrir al-Sham al-Jolani ha incontrato ieri l’inviato delle Nazioni Unite Geir Pedersen, in visita a Damasco, il quale ha chiesto una rapida fine delle sanzioni occidentali dopo la caduta del Presidente Bashar al Assad. Secondo il Times of Israel, al Jolani ha discusso con Pedersen dei “cambiamenti avvenuti sulla scena politica che rendono necessario aggiornare, per adattarla alla nuova realtà, una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 2015 , che stabiliva una tabella di marcia per una soluzione politica in Siria”. Attese in Siria, nei prossimi giorni, anche le delegazioni di Gran Bretagna e USA. Per la Ue, invece, sarà il diplomatico tedesco Michael Ohnmacht , a stabilire un canale di comunicazione con la nuova leadership siriana.
Tuttavia, Israele continua ad attaccare i siti militari siriani. Nelle ultime ore, infatti, Tel Aviv ha compiuto intensi raid aerei sui siti militari nella regione costiera di Tartus, dove si trova una base navale russa e contro diversi siti, tra cui unità di difesa aerea e depositi di missili terra-terra.
A tal riguardo, il Premier israeliano, Netanyahu, anche alla luce delle accuse mosse dalla Turchia di “voler estendere i propri confini in Siria” e dalla Russia , che ha definito “inaccettabile” l’annessione da parte di Tel Aviv delle alture di Golan (che pure Francia e Germania esortano ad abbandonare), in una dichiarazione pubblicata dal suo ufficio, ha replicato: “Non siamo interessati a entrare in uno scontro con la Siria. Determineremo la politica di Israele nei confronti della Siria tenendo conto della situazione sul campo. Vi ricordo che la Siria è un nemico attivo di Israele da decenni. La Siria ha ripetutamente consentito ad altre forze di attaccare Israele dal suo territorio e ha anche consentito all’Iran di fornire armi al movimento libanese Hezbollah. Per garantire che quanto accaduto prima non si ripeta mai più, abbiamo intrapreso azioni intensive negli ultimi giorni. Ho ordinato alle Forze di difesa israeliane di neutralizzare qualsiasi potenziale minaccia dalla Siria e impedire l’occupazione di territori vicini ai nostri confini da parte di terroristi. In pochi giorni, abbiamo distrutto le capacità che il regime di Assad stava costruendo da decenni”,
Proprio a proposito dell’ormai ex Presidente della Siria Assad, quest’ultimo, ora in Russia con la famiglia, ha dato notizie di sé in un post social nel quale ha scritto: “La mia partenza dalla Siria non è stata pianificata né è avvenuta durante le ultime ore delle battaglie, come alcuni hanno sostenuto al contrario, sono rimasto a Damasco, svolgendo le mie funzioni fino alle prime ore di domenica 8 dicembre 2024. Mentre le forze terroristiche si infiltravano a Damasco, mi sono trasferito a Latakia in coordinamento con gli alleati russi per supervisionare le operazioni di combattimento. All’arrivo alla base aerea di Hmeimim, quella mattina, è apparso chiaro che le nostre forze si erano completamente ritirate da tutte le linee di battaglia e che le ultime posizioni dell’esercito erano cadute. Mentre la situazione sul campo continuava a deteriorarsi, la stessa base militare russa è stata sottoposta a un attacco intensivo da parte dei droni. Non avendo alcuna possibilità di lasciare la base, Mosca ha chiesto al comando della base di organizzare un’immediata evacuazione in Russia la sera di domenica 8 dicembre. Ciò è avvenuto un giorno dopo la caduta di Damasco, in seguito al crollo delle ultime posizioni militari e alla conseguente paralisi di tutte le istituzioni statali rimaste. In nessun momento di questi eventi ho preso in considerazione l’idea di dimettermi o di cercare rifugio, né una simile proposta mi è stata fatta da un individuo o da un partito. L’unica linea d’azione era continuare a combattere contro l’assalto dei terroristi. Riaffermo che la persona che, fin dal primo giorno di guerra, si è rifiutata di barattare la salvezza della sua nazione con un guadagno personale, o di compromettere il suo popolo in cambio di numerose offerte e allettamenti, è la stessa persona che è stata al fianco degli ufficiali e dei soldati dell’esercito in prima linea, a pochi metri dai terroristi nei campi di battaglia più pericolosi e intensi. È la stessa persona che, durante gli anni più bui della guerra, non se n’è andata ma è rimasta con la sua famiglia a fianco del suo popolo, affrontando il terrorismo sotto i bombardamenti e le ricorrenti minacce di incursioni terroristiche nella capitale in quattordici anni di guerra. Inoltre, chi non ha mai abbandonato la resistenza in Palestina e in Libano, né ha tradito gli alleati che gli sono stati accanto, non può essere la stessa persona che abbandonerebbe il proprio popolo o tradirebbe l’esercito e la nazione a cui appartiene. Non ho mai cercato posizioni per guadagno personale, ma mi sono sempre considerato il custode di un progetto nazionale, sostenuto dalla fede del popolo siriano, che ha creduto nella sua visione. Quando lo Stato cade nelle mani del terrorismo e si perde la capacità di dare un contributo significativo, qualsiasi posizione diventa priva di scopo, rendendo la sua occupazione priva di significato. Questo non diminuisce in alcun modo il mio profondo senso di appartenenza alla Siria e al suo popolo – un legame che non viene scalfito da nessuna posizione o circostanza. È un’appartenenza piena di speranza che la Siria torni a essere libera e indipendente”.
In merito alla caduta di Assad ad opera dei ribelli filo-turchi, il Presidente USA eletto Trump ha detto: “E’ stata una presa di potere ostile da parte della Turchia, alleata degli Stati Uniti. Penso che la Turchia sia molto intelligente. La Turchia ha fatto una presa di potere ostile, senza perdere molte vite. Ankara avrà un ruolo chiave su cosa succederà in Siria, dove ci sono ancora molte cose indefinite”.
La Siria, come la guerra in Medio Oriente, è stata poi al centro del primo Consiglio degli Affari Esteri guidato dall’Alta rappresentante UE per la politica estera, Kaja Kallas che ha dichiarato: “La presenza della Russia in Siria è un tema che è stato discusso, e molti ministri degli esteri hanno ripreso la questione per dire che dovrebbe essere una condizione per la nuova leadership, che si liberino anche dell’influenza russa. La loro base da cui conducono anche attività verso l’Africa e i vicini del sud. Quindi questa è sicuramente una preoccupazione anche per la sicurezza europea. Quindi solleveremo questa questione con la leadership: questo è stato sollevato da diversi ministri ed dovrebbe essere qualcosa che sicuramente chiediamo anche noi. Ma venendo dalla Giordania, devo dire che questo è stato discusso anche a questo tavolo con i leader arabi, ed è anche la loro preoccupazione che non hanno bisogno e non vogliono l’influenza russa lì. Quindi penso che questa sia anche una cosa in cui possiamo cooperare e vedere cosa possiamo fare insieme. La Russia e l’Iran non dovrebbero avere un ruolo nel futuro della Siria. Il nuovo potere siriano per ora va nella giusta direzione, perché in questo momento stanno dicendo le cose giuste, ma non tutti sono convinti che faranno le cose giuste; ciò che tutti vogliono è evitare gli errori commessi con la Libia e l’Afghanistan, cose simili in cui è rimasto un vuoto e conosciamo i problemi con quei Paesi. La Siria ha un futuro pieno di speranza ma incerto, dobbiamo vedere che questi passi vadano nella giusta direzione”.
La Presidente della Commissione Ue, von der Leyen, che invece ha incontrato il re Abdullah II ad Amman, ha sottolineato: “Oggi sono venuta ad Amman per incontrare il re Abdullah II, a seguito degli incontri di Aqaba sulla Siria. Ho espresso il pieno sostegno dell’Europa alla Giordania in questi tempi di incertezza. L’Ue lavorerà a stretto contatto con la Giordania e con i nostri partner per garantire una transizione politica in Siria, in linea con i principi stabiliti nella risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Intensificheremo la fornitura di aiuti umanitari attraverso la Giordania e sosterremo il rapido ripristino dei servizi e delle infrastrutture di base. Sono ansioso di accogliere il re Abdullah II a Bruxelles all’inizio del 2025. Insieme avvieremo un partenariato strategico rafforzato tra l’UE e la Giordania”.
E se il ministero degli Esteri egiziano Badr Abdelatty ha sottolineato “l’importanza di mantenere istituzioni statuali in Paesi come la Siria per evitare che nel vuoto si inseriscano entità terroriste”, gli USA, che hanno fatto sapere che resteranno per combattere Isis, hanno effettuato attacchi aerei contro il gruppo dello Stato Islamico in Siria uccidendo almeno 12 dei suoi combattenti.
Per l’Italia, la Presidente del Consiglio, Meloni, in un messaggio inviato agli Stati generali della diplomazia, in corso alla Farnesina, ha sottolineato: “Il Medio Oriente merita una prospettiva nuova di uscita da questa crisi permanente. La tregua in Libano e la caduta del regime di Assad in Siria sono opportunità su cui dobbiamo lavorare insieme ai nostri partner per raggiungere una pace giusta e sostenibile in tutta la regione. L’Italia continuerà a essere in prima linea per chiedere un immediato cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, il rilascio degli ostaggi israeliani e per porre le basi per una soluzione politica duratura, possibile soltanto attraverso una soluzione a due Stati”.
Il Vicepremier e ministro degli Esteri Tajani ha annunciato che domani si terrà un incontro in videoconferenza con i ministri degli Esteri di Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, per discutere degli ultimi sviluppi in Siria.
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