di Federica Marengo mercoledì 22 maggio 2024
–
-All’indomani della decisione del Procuratore capo della Corte penale internazionale di chiedere mandati di arresto sia per il Premier israeliano Netanyahu e per il ministro della Difesa Gallant che per i leader di Hamas, con l’accusa di crimini contro l’umanità, il Premier Netanyahu è tornato sulla vicenda dichiarando: “E una vergogna. Non si possono mettere sullo stesso piano leader israeliani e terroristi di Hamas”, compattando quindi il fronte politico, essendo i suoi oppositori sulla sua stessa linea.
In disaccordo con la Corte Penale Internazionale, gli USA, con il segretario di Stato Blinken che, in un’audizione al Congresso, ha definito la decisione della Corte dell’Aia “una battuta d’arresto”, negli sforzi per un’intesa su una tregua”, dicendosi aperto alla possibilità di lavorare con gli esponenti repubblicani per “una risposta adeguata”.
Di “possibili sanzioni contro la Corte penale internazionale” ha parlato anche la portavoce della Casa Bianca.
Intanto, a Tel Aviv, il procuratore generale di Israele Gali Baharav-Miara e il procuratore di Stato Amit Aisman, in una nota congiunta, hanno definito “senza basi” la richiesta del procuratore della Corte Penale Internazionale di mandati di arresto nei confronti del premier Netanyahu e del ministro della Difesa Gallant e hanno sostenuto di aver esaminato tutte le accuse di violazioni della legga e che la Cpi non ha l’autorità di indagare e incriminare leader israeliani, sottolineando che: “Le forze di sicurezza, inclusa l’Idf combattono la guerra nel pieno rispetto delle regole del diritto internazionale”.
Critiche, poi, sulla decisione della Corte penale internazionale , sono state espresse anche da Hamas, secondo cui: “La Corte ha messo sullo stesso livello vittime e aggressori”. E proprio uno dei leader dell’organizzazione terroristica, Haniyeh, si è recato ai funerali , iniziati questa mattina, del Presidente iraniano Raisi, del ministro degli Esteri iraniano e di altre 7 persone dello staff presidenziale morti domenica scorsa in un incidente in elicottero su cui viaggiavano di ritorno dall’inaugurazione di una diga in Azerbaigian e su cui è stata aperta un’inchiesta. Qui, Haniyeh ha confermato che l’Iran continuerà a sostenere Gaza e la Palestina. Presenti alla cerimonia, presieduta dall’ayatollah Khamenei, oltre a uno dei leader di Hamas, delegazioni di Cina, Turchia e Russia e i leader di Hezbollah.
Riguardo all’operazione di terra a Rafah, su cui il consigliere per la Sicurezza nazionale USA Sullivan ha avuto colloqui “costruttivi” nel corso della sua recente missione in Medio Oriente, Blinken ha ribadito la contrarietà americana: “Gli USA, non sosterranno mai un’operazione su larga scala , perché i civili vanno protetti”. Secondo il Washington Post, Israele avrebbe quindi deciso per un’operazione a Rafah “limitata” .
Proprio da Rafah, in queste ore, vi sarebbe stato uno spostamento in massa della popolazione palestinese, come testimoniato dalle immagini satellitari. Sempre più grave la crisi umanitaria, e il Pentagono ha reso noto che 569 tonnellate di aiuti per Gaza scaricati al molo temporaneo galleggiante al largo della costa , non sono stati ancora consegnati, in quanto “gli USA stanno lavorando con Israele e con l’Onu per percorsi alternativi sicuri per evitare l’assalto ai convogli”.
Nel frattempo, mentre Israele ha autorizzato, tramite il ministro della Difesa Gallant, il ritorno dei coloni in tre insediamenti della Cisgiordania del Nord a vent’anni dal divieto d’ingresso adottato nel 2004 dall’allora governo Sharon in base al piano di disimpegno unilaterale, i Governi norvegese, irlandese e spagnolo, tramite i propri leader, hanno annunciato che riconosceranno lo Stato di Palestina dal 28 maggio.
Quanto agli altri Paesi europei, per il ministro degli Esteri francese, Séjourné, “il riconoscimento della Palestina non è un tabù, ma non è il momento giusto”. Parigi ritiene che “ora non vi siano le condizioni affinché questa decisione abbia un impatto reale”.
Favorevole al riconoscimento anche la Slovenia e in Italia, il Vicepremier e ministro degli Affari Esteri, Tajani, si è detto a favore dell’avvio di un percorso per il riconoscimento dei due Stati , ma ha chiuso al riconoscimento di uno Stato della Palestina se a guida di Hamas.
Immediata la reazione di Israele che ha ritirato i suoi ambasciatori , decisione cui è seguita la dichiarazione del Premier Netanyahu, che ha detto: “L’intenzione di diversi Paesi europei di riconoscere uno Stato palestinese è una ricompensa per il terrorismo. L’80% dei palestinesi in Giudea e Samaria (Cisgiordania) sostiene il terribile massacro del 7 ottobre. A questo male, non bisogna dare un Paese. Questo sarà uno Stato terrorista, tenterà di ripetere continuamente il massacro del 7 ottobre. Un premio al terrorismo non porterà la pace e non ci impedirà nemmeno di sconfiggere Hamas”.
L’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), invece, ha definito “storico” il riconoscimento di uno Stato palestinese da parte di Spagna, Irlanda e Norvegia, riecheggiato dalla presidenza di Abu Mazen che ha salutato con favore l’annuncio di Irlanda, Norvegia e Spagna di riconoscere lo Stato di Palestina e ha esortato gli altri Paesi della Ue “a fare lo stesso”.
In merito, un portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca ha dichiarato alla Cnn: “Lo Stato palestinese dovrebbe essere riconosciuto attraverso trattative, non in modo unilaterale. Il Presidente è un sostenitore di una soluzione a due Stati e lo è stato per tutta la sua carriera, ma crede che uno Stato palestinese dovrebbe essere realizzato tramite trattative dirette fra le parti e non tramite un riconoscimento unilaterale”.
Un funzionario dell’amministrazione USA, ha fatto sapere che “Gli Stati Uniti hanno avvertito Israele di non bloccare i fondi destinati ai palestinesi come forma di ritorsione per il riconoscimento della Palestina da parte di alcuni Paesi europei”, in quanto, “forniscono beni e servizi di base a persone innocenti”.
Infine, come anticipato dal ministro della Sicurezza nazionale Ben Gvir, le tv israeliane hanno trasmesso il video del rapimento delle cinque soldatesse israeliane rapite dal kibbutz di Nahal Oz il 7 ottobre scorso, la cui diffusione è stata autorizzata dal Forum delle famiglie degli ostaggi.
Il video è stato così commentato dal Premier israeliano Netanyahu : “Sono scioccato dal video che documenta il rapimento delle nostre care soldatesse. Continueremo a fare di tutto per riportarle a casa. La brutalità dei terroristi di Hamas non fa che potenziare la mia determinazione a lottare con tutte le mie forze fino all’eliminazione di Hamas, per garantire che ciò che abbiamo visto stasera non accada mai più”.
©Riproduzione riservata