di Federica Marengo mercoledì 15 maggio 2024
-Non si fermano i raid aerei israeliani: la notte scorsa, infatti, trentasei palestinesi sono rimasti uccisi in due distinti attacchi nel campo profughi di Nuseirat. Ciò, mentre i carri armati dell’Esercito di Tel Aviv avanzano su Rafah e gli USA hanno fatto sapere di ritenere che lo Stato d’Israele abbia ammassato abbastanza truppe per lanciare l’attacco sulla città a Sud di Gaza.
Inoltre, sempre l’esercito israeliano ha chiesto ai palestinesi di altri quartieri del Nord della città di evacuare, proseguendo al tempo stesso anche l’operazione contro i fondamentalisti a Jabalya e, uccidendo in Libano, in un raid, il comandante Hezbollah, Mekki, ritenuto “responsabile della pianificazione ed esecuzione di numerosi attacchi terroristici contro i civili israeliani”.
Il Times of Israel , poi, ha riferito che “L’esercito israeliano ha fatto sapere che una raffica di circa 60 razzi è stata lanciata dal Libano verso il Nord di Israele, mirando principalmente al Monte Meron, in cima al quale si trova una base di controllo del traffico aereo”.
L’ Esercito d’Israele ha spiegato che “molti dei razzi sono stati intercettati dalle difese aeree, mentre alcuni hanno causato “lievi danni” e che “non sono stati registrati feriti”.
Intanto, mentre i palestinesi hanno ricordato la Nabka, l’esodo parallelo alla nascita dello Stato d’Israele nel 1948, la cui costituzione è stata celebrata ieri dagli israeliani, il Premier Netanyahu, ha ribadito che l’operazione di terra a Rafah si farà e che “non vi è e non vi sarà nessuna crisi umanitaria”: “Le nostre forze stanno combattendo in tutta la Striscia di Gaza, a Jabalya, Zaitun e Rafah. Lo facciamo evacuando la popolazione civile e adempiendo al nostro impegno nei confronti dei loro bisogni umanitari. I nostri sforzi responsabili stanno dando i loro frutti”.
Tuttavia, in una nota , l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell ,ha scritto: “L’Ue chiede a Israele di porre fine immediatamente alle operazioni militari in corso a Rafah perché queste stanno ulteriormente peggiorando una situazione umanitaria già molto difficile e porteranno inevitabilmente nuove tensioni nei rapporti tra l’Unione e Israele”.
Invece, secondo quanto riferito da due assistenti del Congresso, l’amministrazione Biden avrebbe comunicato ai parlamentari che invierà a Israele un pacchetto di oltre 1 miliardo di dollari in armi e munizioni. Il nuovo pacchetto comprenderebbe circa 700 milioni di dollari di munizioni per carri armati, 500 milioni di dollari di veicoli tattici e 60 milioni di dollari di proiettili da mortaio. Si tratterebbe della prima spedizione di armi a Israele annunciata dall’amministrazione da quando, all’inizio del mese, gli USA hanno sospeso un altro trasferimento di armi, consistente in 3.500 bombe.
Da venerdì, poi, secondo il media Axios, che cita tre funzionari statunitensi e israeliani non identificati, il Consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Sullivan sarà in missione in Arabia Saudita e in Israele.
Gli USA, inoltre, hanno respinto, insieme con Israele ,la risoluzione ONU che consentirebbe alla Palestina di diventare membro delle Nazioni Unite, suscitando la dura reazione dell’Associazione Nazionale palestinese (ANP), che ha dichiarato che “I palestinesi non lasceranno mai Gaza”.
Il ministro della Difesa israeliano, Gallant , però, ha dichiarato: “La fine della campagna militare deve essere accompagnata da un’azione politica. Il giorno dopo Hamas può essere raggiunto solo con entità palestinesi che prendono il controllo di Gaza, con attori internazionali e l’istituzione di un governo alternativo al posto di Hamas. Questo, soprattutto è l’interesse dello Stato di Israele”.
Gallant ha poi criticato l’indecisione del governo e l’idea di un governo militare e civile israeliano a Gaza, evidenziando: “Questa è un’opzione negativa e pericolosa per lo Stato di Israele strategicamente, militarmente e dal punto di vista della sicurezza. Lo ribadisco: non concorderò con l’istituzione di un governo militare israeliano a Gaza”.
Gallant ha quindi chiesto al Premier Netanyahu di “dichiarare che Israele non governerà la Striscia di Gaza” e, per via di tale richiesta, il ministro della Sicurezza nazionale Ben-Gvir e il ministro delle Comunicazioni Karhi hanno chiesto di destituirlo, in quanto, secondo il ministro Ben Gvir ,citato da Haaretz, “Un simile ministro della Difesa deve essere sostituito per raggiungere gli obiettivi della guerra. Dal punto di vista di Gallant, non c’è differenza se Gaza sarà controllata dai soldati israeliani o dagli assassini di Hamas”.
Quindi, il Premier israeliano Netanyahu in risposta alle dichiarazioni del ministro della Difesa Gallant, ha sottolineato : “Finché Hamas resta a Gaza, nessun altro governerà la Striscia: certamente non l’Autorità nazionale palestinese. Non sono disposto a passare da Hamastan a Fatahstan”, riferendosi a Fatah, la parte politica dominante dell’Anp.
In merito all’astensione dell’ Italia durante il voto all’ Onu sull’ingresso della Palestina nelle Nazioni Unite, il ministro degli esteri Tajani , nel corso del Question Time di oggi alla Camera, ha spiegato: “Il governo sostiene fermamente il principio due popoli, due Stati. La nostra astensione all’ultima risoluzione in Assemblea generale non contraddice questo obiettivo politico, che rimane per noi l’unica soluzione possibile, e sostenibile, per la questione palestinese. Ed è anche la vera garanzia per la sicurezza di Israele, a tutela del suo diritto ad esistere in pace e prosperità. Ma una soluzione territoriale definitiva per lo Stato palestinese dovrebbe essere raggiunta attraverso negoziati diretti tra le parti. L’astensione dell’ Italia durante il voto all’ Onu, non è una presa di distanza dalla necessità di creare uno Stato palestinese: è piuttosto il segnale dell’urgente necessità di un reale e credibile orizzonte politico-negoziale. Non bastano percorsi indiretti, come quello intrapreso in Assemblea generale, per ottenere uno stato palestinese riconosciuto da Israele. Ho invitato a Roma la prossima settimana il ministro degli esteri palestinese. L’Italia sostiene il nuovo governo dell’autorità palestinese e lavora per il suo rafforzamento. Inoltre, insieme ai partner europei, lavoriamo perché non venga ulteriormente compromessa la situazione sul terreno con l’espansione di insediamenti illegali”.
Nel frattempo, un nuovo attacco al governo israeliano è arrivato dal Presidente turco Erdogan, che secondo quanto riportato dall’agenzia turca Anadolu, avrebbe detto: “Non pensate che Israele si fermerà a Gaza, se questo Stato terrorista non viene fermato, prima o poi metterà gli occhi sull’Anatolia con l’illusione che sia una terra promessa. Continueremo a stare dalla parte di Hamas che lotta per l’indipendenza del suo territorio e difende l’Anatolia”.
Infine, sul fronte diplomatico, una delegazione israeliana, guidata dal capo del Cogat, Generale Ghassan Alian, e da alti funzionari dello Shin Bet, si è recata oggi al Cairoper cercare di fermare l’offensiva in corso a Rafah. I colloqui sarebbero stati incentrati sull’urgente necessità di riaprire il valico di Rafah e consentire l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza dopo che Israele ne ha preso il controllo.
L‘Egitto ha rifiutato di riaprire il valico in segno di protesta contro l’offensiva a Rafah, avvertendo che il trattato di pace con Israele è ad alto rischio e annunciando, in seguito, che avrebbe sostenuto la causa del Sudafrica , che accusa Israele di genocidio a Gaza, presso la Corte internazionale di Giustizia.
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